Calcified Fibrin Sheath After Stuck Catheter Removal: Case Report and Literature Review

Abstract

The prevalence of central venous catheters (CVC) in hemodialysis patients is around 20-30%. In this scenario, complications related to the use of the CVC are commonly observed, requiring active management by nephrologists. These include infectious complications as well as those related to CVC malfunction. Among the latter, the formation of a fibrin sheath around the catheter linked to foreign body reaction could cause CVC malfunction in various ways. Even after the removal of the catheter, the fibrin sheath can remain inside the vascular lumen (ghost fibrin sheath) and rarely undergo calcification. We describe the clinical case of a hemodialysis patient who, following the removal of a malfunctioning, stuck CVC, presented a calcified tubular structure in the lumen of the superior vena cava, diagnosed as calcified fibrin sheath (CFS). This rare occurrence, described in the literature in 8 other cases, although rare, is certainly underdiagnosed and can lead to complications such as sepsis resulting from CFS, pulmonary embolisms, and vascular thrombosis. Therapeutic approaches should be considered only in symptomatic cases and involve an invasive surgical approach.

Keywords: CVC complication, fibrin sleeve, fibrin sheath, calcified fibrin sheath, stuck catheter, hemodialysis

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Introduzione

La malattia renale cronica (MRC) rappresenta un crescente problema di sanità pubblica a livello mondiale, associata a morbilità, mortalità e incremento dei costi per la sanità [1, 4]. Nel 2017 è stato stimato che circa 850 milioni di individui fossero affetti da malattia renale cronica, ovvero il doppio della prevalenza stimata del diabete a livello mondiale e oltre venti volte la prevalenza globale stimata dell’HIV o dell’AIDS [5].

I dati derivanti dallo studio Global Burden of Disease (GBD) mostrano come la prevalenza della MRC è aumentata del 19,6% nell’ultima decade [6]. Oltre a questo, come logico aspettarsi, si è osservato un incremento della prevalenza della malattia renale cronica terminale (End-stage renal disease ‒ ESRD), raggiungendo più di 2 milioni di pazienti in trattamento sostitutivo della funzione renale di cui circa l’87% in emodialisi [7]. L’aumento dell’aspettativa di vita e l’incremento di patologie croniche hanno determinato una modifica del fenotipo eziopatogenetico della MRC contando un incremento di ipertensione arteriosa, diabete e cardiopatia quali principali cause di MRC [8].

L’accesso vascolare di prima scelta adatto all’esecuzione della terapia dialitica è rappresentato dalla fistola artero-venosa distale con vasi nativi (FAV), poiché, in confronto agli innesti protesici (graft) e ai cateteri venosi centrali (CVC), presenta una minore incidenza di complicanze infettive e trombotiche oltreché una ridotta morbilità e mortalità e una maggiore durata [9, 10]. 

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