Abstract
L’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiara, nelle sue Guiding Principles on Human Cell, Tissue and Organ Transplantation, che la privacy e l’anonimato sia dei donatori che dei riceventi d’organo deve essere sempre protetta. Per questo motivo, la maggioranza dei programmi di trapianto europei proibisce qualsiasi contatto diretto tra la famiglia del donatore e il ricevente. L’anonimato infatti protegge entrambe le parti da possibili abusi, manipolazioni e pressioni di tipo economico.
Negli ultimi anni, tuttavia, si è riaperta la discussione su questo punto, specialmente in Italia dove il Comitato Nazionale di Bioetica ha recentemente adottato una posizione che favorisce gli incontri tra le famiglie dei donatori e i riceventi, nei casi in cui entrambe le parti lo desiderino. Molte famiglie di donatori sentono di voler “completare” la biografia del proprio parente deceduto, anche per far pace con la propria difficile scelta di donare; una proporzione considerevole di riceventi, d’altro canto, desidera riconoscere il ruolo svolto dal donatore e dalla sua famiglia e affrontare il fatto di dover la propria vita a qualcun altro, senza sensi di colpa. Pertanto, un modello basato sulla confidenzialità, l’autonomia e la libertà di fare scelte informate dovrebbe essere preso in considerazione nei paesi in cui le leggi riguardanti il trapianto d’organo sono attualmente soggette ad ampio dibattito.
Parole chiave: leggi sul trapianto d’organo, anonimato, famiglie dei donatori, riceventi