Abstract
In questi mesi contraddistinti dalla pandemia da Covid-19, il lockdown a domicilio è stato considerato una strategia fondamentale per rallentare il diffondersi del virus. Anche la domiciliazione terapeutica ha rappresentato una parte importante del confinamento. La dialisi peritoneale, pur essendo praticata autonomamente dal paziente a casa propria con un’efficacia depurativa sovrapponibile all’emodialisi, è ancora oggi utilizzata solo da circa l’11% della popolazione in dialisi. Nei pazienti in dialisi peritoneale si è osservato globalmente una ridotta incidenza di infezione da SARS-Cov-2 rispetto ai pazienti in emodialisi. Questi ultimi devono recarsi più volte la settimana in ospedale esponendosi al rischio di contagio. La domiciliazione della metodica si è dimostrata il principale fattore protettivo che ha permesso ai pazienti in dialisi peritoneale di esser meno coinvolti dalla pandemia. Gli strumenti logistici ed economici messi in campo in aiuto alla sanità italiana dovrebbero stimolare anche una maggiore utilizzazione della dialisi peritoneale con l’assistenza infermieristica domiciliare e con incentivi economici per i caregiver. Serve altresì una maggiore collaborazione tra le Unità di nefrologia per permettere a tutti i pazienti di accedere alla dialisi peritoneale anche se non disponibile nella sede di residenza.
Parole chiave: dialisi peritoneale, pandemia da COVID-19, teledialisi