Novembre Dicembre 2017 - In depth review

Long-term outcome of renal function in women with preeclampia and pregestational diabetes

Abstract

Pre-eclampsia (PE) is an important cause of acute renal failure and an important risk marker for subsequent chronic kidney disease.
In normal pregnancy, there are marked changes in the renin-angiotensin system (RAS) including considerably elevated angiotensin II (ang II) levels. However, vascular resistance decreases markedly during normal pregnancy, suggesting that pregnant individuals are less sensitive to ang II than non-pregnant individuals. In contrast, decreased circulating components of the RAS with enhanced sensitivity to ang II infusion have been
reported during PE.
Patients with a history of PE have an increased risk of microalbuminuria with a prevalence similar to that of subjects with type 1 diabetes mellitus.
Women with gestational or chronic hypertension have a higher risk of end-stage renal disease (ESRD) vs. normotensive ones, but the risk is much greater for women who had PE or eclampsia than those who had gestational hypertension only.
A previous episode of PE should suggest long-term follow-up, especially with respect to hypertension and microalbuminuria within 6–8 weeks of delivery, and should require a nephrological consult if these disorders do not resolve. Pregestational diabetes was also associated with long-term increased risk of ESRD and death.
Lastly, women who have PE and give birth to offspring with low birth weight and short gestation have a substantially increased risk for having a later kidney biopsy.
For all these reasons, short and long-term evaluation of kidney function should be suggested in women with previous complicated pregnancy.

KEYWORDS: Preeclampsia, microalbuminuria, end-stage renal disease, renal biopsy, pregestational diabetes.

Sorry, this entry is only available in Italian.

INTRODUZIONE

La gravidanza può essere considerata un periodo, pur se transitorio, di grande cambiamento della fisiologia dell’intero organismo che poi ritorna alle condizioni basali dopo l’espletamento del parto. Tra queste modificazioni fisiologiche, il cuore aumenta la gittata cardiaca dal 40 al 50%, si incrementa il volume plasmatico con conseguente diluizione della concentrazione di emoglobina (1). La frequenza respiratoria, il pH e il consumo di O2 aumentano causando una lieve e subclinica iperemia ed edema (2). L’aumento del progesterone può causare costipazione e reflusso gastroesofageo (3, 4). Gli elevati livelli di glucocorticoidi, estrogeni e progesterone possono causare un’alterazione del metabolismo del glucosio e aumentare il bisogno d’insulina (5). Infine, si verifica un aumento della velocità di filtrazione glomerulare che può comportare la presenza di bassi livelli di azoto e creatinina (6). In particolare, le alterazioni del tratto renale e urinario sono molto comuni durante la gravidanza. Tra queste spiccano le infezioni delle vie urinarie (IVU), la cui frequenza dipende dal numero delle gravidanze precedenti, dalla razza e dal profilo socio-economico (7). Diversi elementi possono essere responsabili di questo elevato tasso di IVU durante la gravidanza: circa il 90% delle donne durante questo periodo sviluppa dilatazione ureterale, aumento del volume e diminuzione del tono della vescica e riduzione del tono uretrale. Questi fattori possono contribuire ad aumentare la stasi urinaria e il reflusso vescico-ureterale (8). Inoltre, fino al 70% delle donne in gravidanza sviluppa una glicosuria (9) che favorisce la crescita batterica nelle urine. I microrganismi che causano IVU durante la gravidanza sono in gran parte uguali a quelli delle donne non gravide (10). L’Escherichia Coli rappresenta l’80-90% delle infezioni; altri organismi responsabili sono Staphylococcus, Klebsiella, Enterobacter e Proteus. Nella maggior parte dei casi l’IVU può essere gestita facilmente (11), ma diverse evidenze suggeriscono che è possibile lo sviluppo di pielonefrite, basso peso del feto alla nascita, travaglio prematuro, nascita pretermine, ipertensione, preeclampsia e aumentata incidenza di morte perinatale. Un altro elemento che svolge un ruolo dannoso sulla funzione renale è rappresentato dall’iperglicemia materna nelle donne diabetiche, sia in caso di diabete mellito gestazionale (GDM) sia nel diabete mellito preesistente. E’ stato dimostrato, infatti, che i bambini di madri diabetiche hanno livelli più alti di pressione sanguigna rispetto ai controlli (12). Nei modelli sperimentali che riproducono il diabete gestazionale o il diabete di tipo 1 è stato osservato che i figli di madri diabetiche, in età adulta, presentano ipertensione arteriosa, minore velocità di filtrazione glomerulare e ridotta capacità di escrezione di sodio quando sono sottoposti a un sovraccarico di questo ione (13). In particolare, in questo caso a livello della corticale del rene si osserva un’aumentata espressione dei canali del sodio e del sodio/potassio ATPasi (Na+/K+ATPasi) senza riduzione dello scambiatore di sodio/idrogeno (NHE3) o di altri trasportori di sodio. Per tale motivo, la ritenzione di sodio è dovuta all’aumento del riassorbimento di questo ione nei segmenti distali del nefrone.

La microalbuminuria si presenta spesso in gestanti con disfunzione renale come è stato ampiamente dimostrato (14). La microalbuminuria e la riduzione stimata della velocità di filtrazione glomerulare sono state proposte come indicatori integrati utili del danno subclinico di organi bersaglio e delle lesioni endoteliali renali, derivanti da danni vascolari locali o sistemici. Inoltre, la presenza di microalbuminuria in precedenti gravidanze è stata associata a un aumento del rischio di sviluppo di preeclampsia e a un severo outcome materno-fetale (15). Infine, particolare attenzione va posta in due condizioni che riguardano il rene in donne gravide, ovvero quelle che avvengono in corso di trapianto di rene (16) o di glomerulonefrite (17).

FISIOPATOLOGIA DELLA PREECLAMPSIA

La preeclampsia, uno dei disturbi ipertensivi più caratteristici della gravidanza, complica circa il 3% di tutte le gravidanze, con 10-15% di morti materne direttamente correlate (18); anche se la condizione è stata ampiamente studiata, finora la sua esatta causa e patogenesi rimangono ancora da chiarire. Diversi elementi sono stati considerati svolgere un ruolo nell’insorgenza e nella progressione della preeclampsia, inclusi i cambiamenti epigenetici, nonché le disfunzioni immunitarie (19). Indipendentemente dalla sua esatta eziologia, diversi studi suggeriscono che la preeclampsia potrebbe derivare da una disfunzione placentare precoce che si verifica durante la gravidanza, associata a una scarsa perfusione placentare e al successivo rilascio di fattori che scatenano la sindrome infiammatoria sistemica, disfunzione endoteliale e attivazione piastrinica (202122). Secondo la letteratura recente, due stadi caratterizzano la suddetta sindrome: una prima fase in cui l’anormale sviluppo placentare produce una ridotta perfusione della placenta che, nella seconda fase, porta alla liberazione di diversi fattori pro-infiammatori e pro-coagulanti, derivati ​​dalla stessa, nella circolazione materna responsabili del quadro clinico. Sintomi e segni di preeclampsia possono includere ipertensione, proteinuria, grave cefalea, alterazioni della vista (perdita temporanea del visus, visione offuscata o ipersensibilità alla luce), dolori addominali, nausea o vomito, diminuzione dell’escrezione di urina, trombocitopenia e dispnea da modico sforzo (23). Inoltre, considerando che la preeclampsia ha origine dalla disfunzione placentare, in diversi casi si può verificare una riduzione della crescita intrauterina fetale (IUGR) e/o la nascita di neonati piccoli per l’età gestazionale (SGA) (24). Tenendo conto delle possibili complicanze materno-fetali nelle donne preeclamptiche, sforzi crescenti si stanno compiendo per riuscire a delineare il percorso fisiopatologico di questa sindrome e per riuscire a identificare dei markers biochimici che permettano di predire il suo sviluppo in gravidanza. Finora, la valutazione dell’endoglina, del fattore di crescita placentare (PlGF) e della forma solubile del recettore del fattore di crescita endoteliale vascolare (sFlt-1) nel siero materno sembrano essere utili a tal fine (25). Inoltre, nelle pazienti preeclamptiche si sono riscontrati alti livelli di citochine Th1 (IL2, IFNγ, TNFa), sintetizzate dai linfociti deciduali e dalle cellule mononucleate del sangue periferico, mentre la secrezione di citochine Th2 (IL4, IL5, IL13) è ridotta (26), così come è possibile rilevare una diminuzione degli immunosoppressori deciduali CD8+CD25+, FoxP3+Tregs e un aumento di CD4+CCR6+RORc+Th17 (27) oltre che un aumento concorrente di macrofagi proinfiammatori STAT1+IRF5+M1 e diminuzione dei macrofagi anti-infiammatori STAT6+IRF4+M2 (28). Questi dati possono essere dovuti, almeno in parte, al disturbo immunitario dell’interfaccia materno-fetale, che porta al tipico microambiente proinfiammatorio che caratterizza la sindrome (29).

 

LESIONI RENALI NELLA PREECLAMPSIA

In corso di preeclampsia si verificano alcune alterazioni a carico dei reni, ed in particolare della componente glomerulare, molto caratteristiche. Infatti, alla microscopia ottica i glomeruli risultano ingranditi ma raramente ipercellulari ed è possibile osservare il rigonfiamento delle cellule mesangiali ed endoteliali che provoca una riduzione del lume vascolare, processo denominato “endoteliosi glomerulare”; inoltre nelle pareti capillari ispessite è possibile notare la presenza di trombi endoluminali. La conseguenza di tale quadro è la riduzione del flusso plasmatico renale, del filtrato glomerulare con oliguria e ritenzione di sodio e acqua e la comparsa di proteinuria (30). Alla microscopia elettronica le cellule endoteliali mostrano una perdita della loro normale fenestratura, apparendo ingrandite e separate dalla membrana basale da un materiale granulare elettrondenso costituito prevalentemente da fibrinogeno. Infatti, è possibile osservare all’immunofluorescenza la presenza di fibrinogeno in sede endoteliale e mesangiale e al di sotto della membrana basale glomerulare. Raramente si possono ritrovare immunoglobuline e complemento, secondariamente a processi di “trapping”.

Fortunatamente, le alterazioni della funzione renale tendono a risolversi con l’espletamento del parto. Un danno persistente, infatti, si presenta solo in caso di alterazioni ischemiche irreversibili di cui sono stati riportati in letteratura solo un numero ridotto di casi. Tuttavia, esistono poche evidenze in letteratura che mettono in luce la reversibilità delle lesioni morfologiche a causa del fatto che la normalizzazione degli indici di funzionalità renale esclude la necessità per le pazienti di sottoporsi a biopsia. Peraltro, esiste uno studio in tal senso, condotto su dieci pazienti da Fadel, in cui donne preeclampiche venivano sottoposte, prima del parto, alla biopsia renale con riscontro del classico quadro dell’endoteliosi glomerulare. Nel post-partum venivano sottoposte a nuova biopsia renale di controllo che mostrava, nelle donne con funzione renale normale, la risoluzione del danno acuto glomerulare indotto dalla preeclampsia (31). Un riscontro simile si è verificato casualmente in una donna sottoposta a biopsia renale per proteinuria in cui veniva posta  diagnosi di danno renale da preeclampsia. La stessa, per la comparsa di una nuova proteinuria a distanza di tempo, era stata sottoposta a una nuova biopsia che metteva in evidenza una Malattia di Gaucher, ma con scomparsa delle tipiche alterazioni morfologiche dell’endoteliosi glomerulare precedentemente evidenziate (32).

 

ESITI RENALI A LUNGO TERMINE

Il verificarsi di complicanze durante la gravidanza può essere seguito da esiti avversi che si manifestano a lungo termine nella madre e che coinvolgono principalmente il sistema cardiovascolare e i reni. Il rischio è elevato anche quando l’espletamento del parto determina la remissione completa dei sintomi e dei segni di preeclampsia (33, 34). Diversi studi hanno dimostrato che la preeclampsia è un forte predittore di successivo sviluppo di malattia cardiovascolare e, in particolare, le donne che presentano questo disturbo in gravidanza hanno un rischio maggiore di ipertensione arteriosa, nonché di eventi cardiovascolari fatali e non fatali (soprattutto infarto miocardico e ictus) (35). Un rischio cardiovascolare elevato, inoltre, è stato riportato nelle pazienti con anemia precoce o grave, episodi ricorrenti di preeclampsia, proteinuria, coinvolgimento di altri organi o complicazioni placentari (36, 37). L’aumento del rischio di malattie cardiovascolari e di eventi ischemici è probabilmente correlato al fatto che la preeclampsia e l’aterosclerosi hanno gli stessi fattori di rischio sottostanti, tra cui la dislipidemia, l’abitudine al fumo, l’obesità, il diabete mellito e l’ipertensione arteriosa. Un altro punto in comune è rappresentato dalla disfunzione endoteliale, che è uno dei principali processi che si verificano nella fisiopatologia della preeclampsia (3438). Sia la preeclampsia sia altre complicanze della gravidanza predispongono inoltre alla comparsa di microalbuminuria e alla diminuzione progressiva della funzionalità renale.

Al di là dei fattori di rischio cardiovascolari condivisi sia dalla preeclampsia sia dalla malattia renale cronica come la disfunzione endoteliale o l’ipertensione, lo sviluppo della malattia renale cronica potrebbe essere il risultato di un danno renale preesistente che si è slatentizzato durante la gravidanza e si è manifestato sotto forma di preeclampsia. Inoltre, la preeclampsia stessa potrebbe determinare lesioni renali permanenti o ridurre indirettamente e gradualmente la funzionalità renale, inducendo danni endoteliali e aumentando i valori della pressione arteriosa (39, 40). Un ruolo può essere giocato anche dalla microalbuminuria persistente in una significativa percentuale di pazienti, dato che l’aumentata escrezione di proteine con le urine può causare infiammazione interstiziale (41). Infine, lo sviluppo di danno renale a distanza di tempo può essere correlato anche con l’attività del sistema renina-angiotensina-aldosterone e allo squilibrio tra fattori angiogenici e antiangiogenici, poiché questi processi agiscono nella fisiopatologia sia della preeclampsia sia della malattia renale cronica (42). Qualunque sia il meccanismo, il periodo prolungato che intercorre nella maggior parte dei casi tra gravidanza complicata e sviluppo di malattia cardiovascolare/renale consentirebbe ai medici di attuare strategie preventive in modo da migliorare i risultati futuri. Una gestione efficace delle donne con gravidanza complicata prevedrebbe l’utilizzo di biomarcatori precoci e affidabili per valutare l’efficacia del trattamento della preeclampsia e la possibile comparsa di esiti avversi a lungo termine. Risultati promettenti sono stati ottenuti in studi clinici che hanno analizzato il ruolo diagnostico e prognostico di NGAL (neutrophil gelatinase-associated lipocalin), un biomarker emergente in nefrologia. Altri potenziali biomarcatori utili nella diagnosi precoce di complicanze materne (eclampsia, sindrome HELLP, insufficienza renale acuta, edema polmonare, ematoma epatico sottocapsulare, malattia intravascolare disseminata) (43, 44, 45, 46) e nella valutazione della sua gravità sono la relaxina-2 (47), la Tirosin chinasi 1 (sFlt1), l’endoglina solubile e la proteina plasmatica A associata alla gravidanza (PAPP-A) (34). Tuttavia, ci sono ancora pochi dati sull’esistenza di sostanze in grado di prevedere effettivamente il rischio cardiovascolare e renale a lungo termine in donne con precedenti gravidanze complicate (48,49, 50).

 

MICROALBUMINURIA

Alcuni studi hanno dimostrato che le gravidanze complicate possono indurre danno renale a lungo termine. Un biomarker chiave nell’identificazione di tale condizione è la microalbuminuria. In condizioni fisiologiche, l’integrità della barriera di filtrazione glomerulare assicura che la perdita di proteine ​​con le urine sia molto bassa. Molte malattie renali primitive e secondarie sono caratterizzate da un aumento dei livelli di proteine ​​e soprattutto di albumina nelle urine, a causa di un’alterazione dell’anatomia e della selettività della barriera filtrante. Le donne con una storia di preeclampsia hanno dimostrato di avere un’escrezione di albumina urinaria significativamente maggiore rispetto ai controlli sia dopo 2-4 mesi sia dopo 3-5 anni dal parto, anche se la funzione renale era simile nei due gruppi (41); poiché l’albuminuria è un indicatore precoce sia della malattia renale cronica sia della disfunzione vascolare ed è anche considerata un fattore di rischio indipendente per la mortalità, la sua presenza dopo una gravidanza complicata potrebbe predire l’insorgenza futura di malattie cardiovascolari o renali (51, 52). L’aumento del rischio di comparsa di microalbuminuria nel tempo descritto nelle donne preeclamptiche è stato confermato in una meta-analisi che ha incluso sette studi di coorte in cui sono state valutate complessivamente 273 donne con preeclampsia e 333 con gravidanza fisiologica. Circa sette anni dopo la gravidanza, il 31% delle donne con gravidanza complicata da preeclampsia ha mostrato microalbuminuria rispetto al 7% delle donne che non avevano sperimentato la preeclampsia. Anche in questi casi, la funzionalità renale non differiva significativamente nei due gruppi durante il periodo di follow-up. Gli Autori hanno definito la prevalenza della microalbuminuria nelle donne con preeclampsia comparabile a quella descritta nei soggetti con diabete mellito di tipo 1 (53).

Pertanto la funzione renale deve essere attentamente monitorata nelle donne con precedente gravidanza complicata, in particolare valutando se l’albuminuria indotta dalla preeclampsia scompaia o meno dopo il parto (54).

 

MALATTIA RENALE CRONICA

Rispetto alle donne con precedenti gravidanze fisiologiche, il tasso più elevato di albuminuria osservato nelle pazienti con storia di preeclampsia sembra suggerire che tale condizione implichi anche un aumento del rischio di malattia renale severa (uremia).

Un grande studio di popolazione effettuato in Norvegia che ha incluso 570.433 donne, incrociando dati del registro delle nascite mediche e del registro delle patologie renali Norvegesi, ha trovato un’associazione tra preeclampsia in una o più gravidanze e lo sviluppo di malattia renale cronica severa 17 ± 9 anni dopo la prima gravidanza. In particolare, il rischio relativo di insufficienza renale era più elevato nelle pazienti con più di una gravidanza complicata e nelle donne preeclamptiche in cui si era verificato il parto pretermine o basso peso alla nascita del bambino; ciò suggerisce che la gravità della preeclampsia possa essere un marker aggiuntivo del rischio futuro di uremia terminale (55). La meta-analisi di McDonald e colleghi, che ha mostrato un rischio maggiore di presentare microalbuminuria a distanza di 7,1 anni dopo il parto nelle donne con una storia passata di preeclampsia, non ha fornito risultati precisi e conclusivi sul rischio di sviluppare insufficienza renale severa (5354 5556). Peraltro, uno studio condotto su 582 donne con malattia renale diagnosticata grazie alla biopsia dopo la gravidanza ha messo in luce che una storia di preeclampsia non rappresenta un fattore di rischio per la progressione dell’insufficienza renale. Ulteriori studi sono necessari per confermare definitivamente che una storia di preeclampsia sia un fattore di rischio per lo sviluppo di insufficienza renale.

 

DIABETE MELLITO E OUTCOME RENALE A LUNGO TERMINE

Il diabete mellito pregestazionale è la condizione in cui il diabete di tipo 1 o tipo 2 sia presente prima della gravidanza. La sua prevalenza sta aumentando a causa di un aumento del diabete di tipo 2 ed è responsabile sia di malformazioni neonatali sia di eventi avversi nella madre (57). I difetti congeniti riguardano principalmente il cuore e il sistema nervoso centrale e il loro tasso è direttamente proporzionale ai livelli di glucosio nel sangue materno (58). Gli studi su modelli animali suggeriscono che il diabete pregestazionale induca uno stress ossidativo con conseguenti alterazioni dell’espressione genica, diminuzione della proliferazione cellulare e aumento dell’apoptosi cellulare negli organi interessati (59). Il diabete materno può anche provocare aborti spontanei, parto pretermine, preeclampsia, anomalie di crescita fetale e mortalità perinatale (60). In particolare, sembra che un controllo glicemico insufficiente e l’aumento dell’età materna siano i fattori di rischio più importanti per l’aborto spontaneo durante il primo trimestre in donne con diabete pregestazionale (61). Un ruolo importante nello sviluppo di eventuali complicanze è giocato anche dall’indice di massa corporea. Infatti, l’obesità e la super-obesità sono associate a un maggior rischio di preeclampsia, macrosomia e parto cesareo elettivo in donne con diabete pregestazionale o gestazionale (62). Anche la gravidanza può avere effetti rilevanti sul diabete e sull’outcome materno. Un recente studio di coorte retrospettivo ha riportato che le donne con diabete pregestazionale di tipo 1 avevano un peggioramento del controllo glicemico durante la gravidanza; inoltre, sia il diabete di tipo 1 sia quello di tipo 2 hanno mostrato un impatto rilevante sulla crescita e lo sviluppo placentare con un simile tasso d’incidenza della preeclampsia nei due gruppi (63). Il diabete pregestazionale è stato anche associato a un maggior rischio di mortalità materna durante il ricovero in ospedale (64). Tra i possibili effetti avversi sulla donna gravida del diabete preesistente è possibile citare la nefropatia diabetica. La malattia renale sembra essere più frequente nelle donne con diabete pregestazionale rispetto a quelle con diabete gestazionale, come recentemente osservato in uno studio retrospettivo eseguito analizzando tutti i parti inclusi nel California Health Discharge Database dal 2001 al 2007 (65). L’influenza della gravidanza sul decorso della nefropatia diabetica è stata esaminata da vari Autori, ma i risultati sono controversi. Alcuni studi effettuati su un piccolo campione hanno riportato una progressione accelerata della nefropatia diabetica, con la necessità di iniziare la dialisi prima del previsto nelle donne con diabete di tipo 1 e nefropatia diabetica (66, 67). Al contrario, sembra che la gravidanza non peggiori la nefropatia nelle pazienti diabetiche con funzionalità renale conservata e in trattamento intensivo per l’ipertensione arteriosa e l’iperglicemia (68, 69, 70). Un vasto studio di popolazione ha valutato le potenziali conseguenze renali a lungo termine in donne con diabete pregestazionale attraverso l’incrocio dei dati tra il Registro delle nascite della Norvegia, il Registro delle Malattie Norvegesi e il Registro Norvegese delle Cause di Morte, includendo un totale di 639.018 donne dal 1967 al 1994; il diabete pregestazionale era presente in 2.204 di queste. Gli Autori hanno dimostrato che le donne diabetiche che avevano sviluppato la preeclampsia o in cui si era verificato un parto pretermine avevano un rischio aumentato di andare incontro a uremia e un tasso di mortalità più elevato a lungo termine. Il legame tra diabete, preeclampsia, disfunzione placentare e successiva malattia cardiovascolare e renale può essere spiegato dalla disfunzione endoteliale che accomuna tutte queste patologie (71). In conclusione, sembra che le pazienti diabetiche con funzionalità renale conservata e assenza di proteinuria franca prima della gravidanza mostrino un rischio ridotto di progressione della malattia renale durante la gestazione (72), mentre il rischio è rilevante nelle donne diabetiche con alterazione della funzionalità renale prima della gravidanza. Inoltre, la possibilità di accedere a sistemi di cura adeguati e un appropriato trattamento dell’iperglicemia e dell’ipertensione arteriosa possono ridurre le complicanze associate alla gravidanza e il rischio di declino della funzionalità renale (68, 69, 7073).

 

BIOPSIE RENALI IN DONNE CON STORIA DI PREECLAMPSIA

L’associazione tra la preeclampsia e il rischio futuro di sviluppare la malattia renale in fase uremica è suggerita dal rischio più elevato di sottoporre alla biopsia renale le pazienti con una storia di gravidanza complicata. Un ampio studio sulla popolazione nazionale norvegese ha incrociato i dati del registro delle nascite della Norvegia di tutte le donne primipare dal 1967 al 1998 con il registro norvegese delle biopsie renali. In questa coorte, 588 delle 756.420 pazienti selezionate hanno effettuato una biopsia renale dopo un follow-up medio di 15,9 ± 9,4 anni. Gli autori hanno osservato che, rispetto alle donne con gravidanza normale e figli con peso alla nascita > 2,5 kg, il rischio di essere sottoposte successivamente a biopsia renale è stato progressivamente superiore andando dalle donne senza preeclampsia i cui figli hanno presentato un peso alla nascita compreso tra 1,5 e 2,5 kg (rischio relativo, RR: 1,7) a coloro che avevano preeclampsia e peso alla nascita dei figli> 2,5 kg (RR: 2,5), a pazienti senza preeclampsia e con figli con peso alla nascita <1,5 kg (RR: 2,9) a donne preeclamptiche con figli il cui peso alla nascita oscilla da 1,5 a 2,5 kg (RR: 4,5), a donne con preeclampsia e figli con peso alla nascita <1,5 kg (RR: 17). Tali risultati sono rimasti simili anche dopo correzione per i fattori confondenti come l’età materna, la nascita di feti morti, l’anno del parto e altri, e dopo l’esclusione di soggetti con diagnosi di diabete, malattie renali o malattie reumatiche prima della gestazione (74). La glomerulosclerosi focale e segmentaria (GSFS) sembra essere la principale lesione glomerulare che si osserva in donne con precedenti episodi di preeclampsia. L’ipertensione glomerulare conseguente a vasodilatazione renale cronica potrebbe essere alla base della formazione di aree di glomerulosclerosi segmentaria. Le donne affette da preeclampsia, infatti, tendono ad avere valori pressori molto elevati e glomeruli dilatati. L’associazione tra queste due condizioni è stata evidenziata in uno studio retrospettivo su biopsie renali in cui erano confrontate 32 donne con storia di preeclampsia precedente e 95 donne senza storia di preeclampsia. Nel primo gruppo, 12 delle 32 donne (37,5%) hanno presentato alla biopsia un quadro di GSFS. Al contrario nel secondo gruppo non si osservavano lesioni di questo tipo alla biopsia renale (75). Ad ogni modo bisogna precisare che la diagnosi di GSFS risulta in generale essere del 19% in Nord America e del 15% in Europa.

 

CONCLUSIONI

Le complicanze di tipo ipertensivo della gravidanza sono accomunate spesso da alterazioni a livello renale che riconoscono la loro fisiopatologia in: vasodilatazione generalizzata, danno alla membrana glomerulare (endoteliosi dei capillari glomerulari), diminuzione della filtrazione glomerulare (oliguria) e aumentata permeabilità alle proteine (proteinuria).Tali alterazioni tendono progressivamente a risolversi dopo l’espletamento del parto ma sono in molti casi la spia di una predisposizione allo sviluppo di una successiva insufficienza renale cronica. Sulla base di ciò, in tutte le donne con storia di preeclampsia dovrebbe essere eseguito un follow-up a lungo termine per riuscire a identificare le donne che potrebbero beneficiare di misure di prevenzione precoce in modo economicamente efficace.

 

BIBLIOGRAFIA

  1. Clark SL, Cotton DB, Lee W, et al. Central hemodynamic assessment of normal term pregnancy. Am J Obstet Gynecol. 1989;161:1439–1442
  2. Hegewald MJ, Crapo RO. Respiratory physiology in pregnancy. Clin Chest Med. 2011;32:1–13
  3. Parry E, Shields R, Turnbull AC. The effect of pregnancy on the colonic absorption of sodium, potassium and water. J Obstet Gynaecol Br Commonw. 1970;77:616–619
  4. Fisher RS, Roberts GS, Grabowski CJ, Cohen S. Altered lower esophageal sphincter function during early pregnancy. Gastroenterology. 1978;74:1233–1237
  1. Petraglia F, Florio P, Nappi C, Genazzani AR. Peptide signaling in human placenta and membranes: autocrine, paracrine, and endocrine mechanisms. Endocr Rev 1996;17:156–186
  2. Davison JM, Dunlop W. Renal hemodynamics and tubular function in normal human pregnancy. Kidney Int. 1980;18:152–161
  3. Badran YA, El-Kashef TA, Abdelaziz AS, Ali MM. Impact of genital hygiene and sexual activity on urinary tract infection during pregnancy. Urol Ann. 2015;7(4):478-81
  4. Delzell JE, Jr, Lefevre ML. Urinary tract infections during pregnancy. Am Fam Physician. 2000;61:713–21.).
  5. Corrado F, D’Anna R, Laganà AS, Di Benedetto A. Abnormal glucose tolerance later in life in women affected by glucose intolerance during pregnancy. J Obstet Gynaecol. 2014;34(2):123-6
  6. Olsen BE, Hinderaker SG, Lie RT, et al. The diagnosis of urinary tract infections among pregnant women in rural Tanzania; prevalences and correspondence between different diagnostic methods. Acta Obstet Gynecol Scand. 2000;79:729–36
  7. Scholes D, Hooton TM, Roberts PL, et al. Risk factors associated with acute pyelonephritis in healthy women. Ann Intern Med. 2005;142:20–7
  8. Aceti A, Santhakumaran S, Logan KM, et al. The diabetic pregnancy and offspring blood pressure in childhood: a systematic review and meta-analysis. Diabetologia. 2012;55(11):3114-27
  9. Nehiri T, Duong Van Huyen JP, Viltard M, et al. Exposure to maternal diabetes induces salt-sensitive hypertension and impairs renal function in adult rat offspring. Diabetes. 2008;57(8):2167-75).
  10. Verdecchia P, Reboldi GP. Hypertension and microalbuminuria: the new detrimental duo. Blood Press. 2004;13:198-211.
  11. Laganà AS, Favilli A, Triolo O, et al. Early serum markers of pre-eclampsia: are we stepping forward? J Matern Fetal Neonatal Med. 2015 Nov 23:1-5
  12. Kovács DÁ, Szabó L, Jenei K, et al. Pregnancy management of women with kidney transplantation. Interv Med Appl Sci. 2015;7(4):161-5
  13. Stanhope TJ, White WM, Moder KG, et al. Obstetric nephrology: lupus and lupus nephritis in pregnancy. Clin J Am Soc Nephrol. 2012;7(12):2089-99
  14. Tannetta DS, Hunt K, Jones CI, et al. Syncytiotrophoblast Extracellular Vesicles from Pre-Eclampsia Placentas Differentially Affect Platelet Function. PLoS One. 2015;10(11)
  15. Roten LT, Thomsen LC, Gundersen AS, et al. The Norwegian preeclampsia family cohort study: a new resource for investigating genetic aspects and heritability of preeclampsia and related phenotypes. BMC Pregnancy Childbirth. 2015;15(1):319
  16. Harmon AC, Cornelius DC, Amaral LM, et al. The role of inflammation in the pathology of preeclampsia. Clin Sci (Lond). 2016;130(6):409-19.)
  17. Redman CW, Sargent IL. Placental stress and pre-eclampsia: a revised view. Placenta. 2009;30 Suppl A:S38-42.)
  18. Roberts JM, Hubel CA. The Two Stage Model of Preeclampsia: Variations on the Theme. Placenta. 2009;23:S32–7),
  19. Yıldırım G, Güngördük K, Aslan H, et al. Comparison of perinatal and maternal outcomes of severe preeclampsia, eclampsia, and HELLP syndrome. J Turk Ger Gynecol Assoc. 2011;12(2):90-6
  20. Yıldırım G, Güngördük K, Aslan H, Gül A, et al. Comparison of perinatal and maternal outcomes of severe preeclampsia, eclampsia, and HELLP syndrome. J Turk Ger Gynecol Assoc. 2011;12(2):90-6
  21. De Vivo A, Baviera G, Giordano D, et al. Endoglin, PlGF and sFlt-1 as markers for predicting pre-eclampsia. Acta Obstet Gynecol Scand. 2008;87(8):837-42
  22. Tangerås LH, Austdal M, Skråstad RB, et al. Distinct First Trimester Cytokine Profiles for Gestational Hypertension and Preeclampsia. Arterioscler Thromb Vasc Biol. 2015;35(11):2478-85.).
  23. Boij R, Mjösberg J, Svensson-Arvelund J, et al. Regulatory T-cell Subpopulations in Severe or Early-onset Preeclampsia. Am J Reprod Immunol. 2015;74(4):368-78.);
  24. Faas MM, Spaans F, De Vos P. Monocytes and macrophages in pregnancy and pre-eclampsia. Front Immunol. 2014;5:298.).
  25. Nancy P, Erlebacher A. T cell behavior at the maternal-fetal interface. Int J Dev Biol. 2014;58(2-4):189-98).
  26. Pescetto G. et al. Ginecologia e ostetricia. Società Editrice Universo, edizione:IV,2009.
  27. Fadel HE, et al Reversibility of the renal lesion and functional impairment in preeclampsia diagnosed by renal biopsy. Obstet Gynecol. 1969
  28. Santoro D, Rosenbloom BE, Cohen AH. Gaucher disease with nephrotic syndrome: response to enzyme replacement therapy. Am J Kidney Dis. 2002 Jul;40(1):E4.
  1. Buemi M, Bolignano D, Barilla A, et al. Preeclampsia and cardiovascular risk: general characteristics, counseling and follow-up. J Nephrol. 2008;21(5):663-672.
  2. Donato V, Lacquaniti A, Cernaro V, et al. Before and after preeclampsia: what biomarkers are there? Current Women’s Health Reviews. 2012;8:269-275.
  3. Lee G, Tubby J. Preeclampsia and the risk of cardiovascular disease later in life – A review of the evidence. Midwifery. 2015;31(12):1127-1134.
  4. Magee LA, von Dadelszen P. Pre-eclampsia and increased cardiovascular risk. BMJ. 2007;335(7627):945-946.
  5. McDonald SD, Malinowski A, Zhou Q, et al. Cardiovascular sequelae of preeclampsia/eclampsia: a systematic review and meta-analyses. Am Heart J. 2008;156(5):918-930.
  6. Chang X, Bian Y, Wu Y, et al. Endocan of the maternal placenta tissue is increased in pre-eclampsia. Int J Clin Exp Pathol. 2015;8(11):14733-14740.
  7. Munkhaugen J, Vikse BE. New aspects of pre-eclampsia: lessons for the nephrologist. Nephrol Dial Transplant. 2009;24(10):2964-2967.
  8. Nisell H, Lintu H, Lunell NO, et al. Blood pressure and renal function seven years after pregnancy complicated by hypertension. Br J Obstet Gynaecol. 1995;102(11):876-81
  9. Bar J, Kaplan B, Wittenberg C, et al. Microalbuminuria after pregnancy complicated by pre-eclampsia. Nephrol Dial Transplant. 1999;14(5):1129-1132.
  10. van der Graaf AM, Toering TJ, Faas MM, Lely AT. From preeclampsia to renal disease: a role of angiogenic factors and the renin-angiotensin aldosterone system? Nephrol Dial Transplant. 2012;27 Suppl 3:iii51-7
  11. Cernaro V, Bolignano D, Donato V, et al. NGAL is a precocious marker of therapeutic response. Curr Pharm Des. 2011;17(8):844-9
  12. Cernaro V, Bolignano D, Buemi A, et al. An overview of neutrophil gelatinase-associated lipocalin (NGAL) as a biomarker in nephrology” in the volume “Biomarkers in Disease: Methods, Discoveries and Applications”, Springer Netherlands, 2016
  13. Kim SM, Park JS, Norwitz ER, et al. Circulating levels of neutrophil gelatinase-associated lipocalin (NGAL) correlate with the presence and severity of preeclampsia. Reprod Sci. 2013;20(9):1083-1089.
  14. Scazzochio E, Munmany M, Garcia L, et al. Prognostic role of maternal neutrophil gelatinase-associated lipocalin in women with severe early-onset preeclampsia. Fetal Diagn Ther. 2014;35(2):127-32
  15. Cernaro V, Lacquaniti A, Lupica R, et al. Relaxin: new pathophysiological aspects and pharmacological perspectives for an old protein. Med Res Rev. 2014;34(1):77-105.
  16. Freeman DJ, McManus F, Brown EA, et al. Short- and long-term changes in plasma inflammatory markers associated with preeclampsia. Hypertension. 2004;44(5):708-714.
  17. Kvehaugen AS, Dechend R, Ramstad HB, et al. Endothelial function and circulating biomarkers are disturbed in women and children after preeclampsia. Hypertension. 2011;58(1):63-69.
  18. Hermes W, Tamsma JT, Grootendorst DC, et al. Cardiovascular risk estimation in women with a history of hypertensive pregnancy disorders at term: a longitudinal follow-up study. BMC Pregnancy Childbirth. 2013;13:126.
  19. Chronic Kidney Disease Prognosis Consortium, Matsushita K, van der Velde M, Astor BC, et al. Association of estimated glomerular filtration rate and albuminuria with all-cause and cardiovascular mortality in general population cohorts: a collaborative meta-analysis. Lancet. 2010;375(9731):2073-2081.
  20. Chen F, Yang W, Weng J, et al for China National Diabetes and Metabolic Disorders Study Group. Albuminuria: Prevalence, associated risk factors and relationship with cardiovascular disease. J Diabetes Investig. 2014;5(4):464-471.
  21. McDonald SD, Han Z, Walsh MW, et al. Kidney disease after preeclampsia: a systematic review and meta-analysis. Am J Kidney Dis. 2010;55(6):1026-1039.
  22. Spaan J, Lopez van Balen V, Peeters L, Spaanderman M. Pregnancy Hypertension: An International Journal of Women’s Cardiovascular Health. 2015;5(1):35-36.
  23. Vikse BE, Irgens LM, Leivestad T, et al. Preeclampsia and the risk of end-stage renal disease. N Engl J Med. 2008;359(8):800-809.
  24. Vikse BE, Hallan S, Bostad L, et al. Previous preeclampsia and risk for progression of biopsy-verified kidney disease to end-stage renal disease. Nephrol Dial Transplant. 2010;25(10):3289-3296.
  25. Pridjian G. Pregestational diabetes. Obstet Gynecol Clin North Am. 2010;37(2):143-158.
  26. Gabbay-Benziv R, Reece EA, Wang F, Yang P. Birth defects in pregestational diabetes: Defect range, glycemic threshold and pathogenesis. World J Diabetes. 2015;6(3):481-488.
  27. Li X, Weng H, Xu C, et al. Oxidative stress-induced JNK1/2 activation triggers proapoptotic signaling and apoptosis that leads to diabetic embryopathy. Diabetes. 2012;61(8):2084-2092.
  28. Ornoy A, Reece EA, Pavlinkova G, et al. Effect of maternal diabetes on the embryo, fetus, and children: congenital anomalies, genetic and epigenetic changes and developmental outcomes. Birth Defects Res C Embryo Today. 2015;105(1):53-72.
  29. Gutaj P, Zawiejska A, Wender-Ożegowska E, Brązert J. Maternal factors predictive of first-trimester pregnancy loss in women with pregestational diabetes. Pol Arch Med Wewn. 2013;123(1-2):21-28.
  30. Marshall NE, Guild C, Cheng YW, et al. The effect of maternal body mass index on perinatal outcomes in women with diabetes. Am J Perinatol. 2014;31(3):249-256.
  31. Starikov R, Inman K, Chen K, et al. Comparison of placental findings in type 1 and type 2 diabetic pregnancies. Placenta. 2014;35(12):1001-1006.
  32. Campbell KH, Savitz D, Werner EF, et al. Maternal morbidity and risk of death at delivery hospitalization. Obstet Gynecol. 2013;122(3):627-633.
  33. Fong A, Serra A, Herrero T, et al. Pre-gestational versus gestational diabetes: a population based study on clinical and demographic differences. J Diabetes Complications. 2014;28(1):29-34.
  34. Biesenbach G, Stöger H, Zazgornik J. Influence of pregnancy on progression of diabetic nephropathy and subsequent requirement of renal replacement therapy in female type I diabetic patients with impaired renal function. Nephrol Dial Transplant. 1992;7(2):105-109.
  35. Purdy LP, Hantsch CE, Molitch ME, et al. Effect of pregnancy on renal function in patients with moderate-to-severe diabetic renal insufficiency. Diabetes Care. 1996;19(10):1067-1074.
  36. Rossing K, Jacobsen P, Hommel E, et al. Pregnancy and progression of diabetic nephropathy. Diabetologia. 2002;45(1):36-41.
  37. Kimmerle R, Zass RP, Cupisti S, et al. Pregnancies in women with diabetic nephropathy: long-term outcome for mother and child. Diabetologia. 1995;38(2):227-235.
  38. Diabetes Control and Complications Trial Research Group. Effect of pregnancy on microvascular complications in the diabetes control and complications trial. The Diabetes Control and Complications Trial Research Group. Diabetes Care. 2000;23(8):1084-1091.
  39. Sandvik MK, Iversen BM, Irgens LM, et al. Are adverse pregnancy outcomes risk factors for development of end-stage renal disease in women with diabetes? Nephrol Dial Transplant. 2010;25(11):3600-3607.
  40. Powe CE, Thadhani R. Diabetes and the kidney in pregnancy. Semin Nephrol. 2011;31(1):59-69.
  41. Groen B, Links TP, van den Berg PP, et al. Similar adverse pregnancy outcome in native and nonnative dutch women with pregestational type 2 diabetes: a multicentre retrospective study. ISRN Obstet Gynecol. 2013;2013:361435.
  42. Vikse BE, Irgens LM, Bostad L, Iversen BM. Adverse perinatal outcome and later kidney biopsy in the mother. J Am Soc Nephrol. 2006;17(3):837-845.
  43. Suzuki H, Watanabe Y, Arima H, et al. Short- and long-term prognosis of blood pressure and kidney disease in women with a past history of preeclampsia. Clin Exp Nephrol. 2008;12(2):102-109.

 

TORNA ALL’INDICE DEL GIN 6 2017