Il D.M. 70 del 02.04.2015 ha definito gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera. La regione Emilia Romagna, già con il Piano sanitario regionale 1999-2001, prevedeva il miglioramento del funzionamento della rete ospedaliera regionale secondo precisi indirizzi fissati secondo due modelli complementari.
Il modello organizzativo delle alte specialità, dove veniva considerata anche la Nefrologia, faceva riferimento al principio delle reti cliniche integrate. La casistica più complessa, o che necessita di più articolati sistemi produttivi è concentrata in un numero limitato di centri (HUB). L’attività degli HUB è fortemente integrata, attraverso connessioni funzionali, con quella dei centri ospedalieri periferici (SPOKE).
Il numero delle Unità di Nefrologia venne così fissato a 12, una per provincia, ad eccezione di Bologna dove ne vennero autorizzate due ed una ad Imola aggregata ad una delle due Nefrologie bolognesi. Ogni unità veniva dotata di posti letto nefrologici autonomi e di un centro dialisi che fungeva da centro madre (HUB). Il centro madre, in ottemperanza al piano sanitario regionale, gestisce, a sua volta, i centri dialisi ad assistenza limitata territoriali con solo personale infermieristico (CAL) o centri con saltuaria presenza medica (CAD, centri dialisi ad assistenza decentrata). Questa organizzazione in rete serve per favorire la delocalizzazione del paziente in trattamento dialitico cronico presso centri più prossimi al suo domicilio.
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