Abstract
Il tumore del rene rappresenta circa il 3.5% di tutte le neoplasie maligne; nell’85% dei casi il tumore è a partenza da cellule del parenchima renale, con un’incidenza del 70% del sottotipo a cellule chiare.
La chirurgia, allo stato attuale, rappresenta il trattamento di scelta per la maggior parte delle neoplasie renali; la terapia medica viene utilizzata nel paziente recidivato o metastatico.
L’armamentario terapeutico a disposizione nella lotta al tumore renale è in continuo rinnovamento grazie all’approvazione di nuovi farmaci. In particolare, negli anni 2000, sono stati introdotti i farmaci ad azione antiangiogenetica che hanno mostrato una buona efficacia in termini di aumento della sopravvivenza libera da malattia e sopravvivenza totale nei pazienti con carcinoma renale avanzato.
L’immunoterapia rappresentava una strategia di trattamento del carcinoma renale già negli anni ’80 quando venivano utilizzate citochine quali l’Interleuchina-2 e l’Interferone. L’avvento dei farmaci antiangiogenetici aveva messo l’immunoterapia in secondo piano fino alla scoperta degli inibitori dei check-point immunitari (ICIs) che sono stati approvati nelle varie linee di trattamento in monoterapia o in combinazione con altri farmaci poiché hanno mostrato di migliorare l’outcome oncologico dei pazienti con neoplasia renale.
In questa revisione della letteratura abbiamo analizzato l’evoluzione dell’immunoterapia nel tumore del rene dal punto di vista del nefrologo con un particolare focus sui principali eventi avversi renali, pembrolizumab, inibitore selettivo di PD-1, e la sua recente approvazione in prima linea in associazione con axitinib.
Parole chiave: immunoterapia, tumore del rene, nefrite interstiziale, insufficienza renale acuta, farmaci a bersaglio molecolare.