Maggio Giugno 2021 - Book reviews

Book review: ‘Il Connettivista’ di Claudio Ronco (Angelo Colla Editore, 2019)

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“Il Connettivista” è un libro di Claudio Ronco nel quale l’autore si racconta. Detto in questo modo, si può pensare che si tratti di una autobiografia e in qualche modo lo è, seppure il termine autobiografia mi sembri riduttivo e in fondo inadeguato all’opera che voglio descrivere. Dalle 190 pagine uscite dalla penna di Claudio emerge il racconto personalizzato di un’epoca, la descrizione dettagliata e la storia di una persona che racconta di come i desideri, le aspirazioni, le ineffabili speranze di un bambino abbiano trovato realizzazione attraverso l’avventura di una vita vissuta da protagonista.

Il ConnettivistaIl libro non a caso inizia con un capitolo nel quale il richiamo è a Peter Pan, l’emblema della spregiudicata voglia di conquistare la felicità. Il racconto dell’epoca è tramite gli occhi e le sensazioni di un ragazzo proveniente da una buona famiglia della montagna veneta, di tradizione medica, che conquista la notorietà e raggiunge impensabili traguardi nella vita professionale ed umana, senza mai dimenticare le proprie origini.
Potremmo dire che il raggiungimento di tale straordinarietà professionale e umana ha fatto leva sui tratti personali e professionali delle figure grandi e piccole, note o sconosciute, colte o meno, affermate o semplicemente dedite alle loro occupazioni, che Claudio ha incontrato nella sua vita. L’autore, ricordando il suo percorso di vita fin da bambino, nell’adolescenza e poi successivamente negli inizi della vita professionale e nelle sue successive fasi evolutive, mantiene quello sguardo tipico di un bambino aperto di fronte alla realtà e in fondo un po’ ingenuo, come traspare ancora oggi incontrandolo personalmente. Si tratta di un’ingenuità non limitativa ma dettata dal voler mantenere quella spontaneità e quella immediatezza umana che è tipica delle persone di grande spirito. Attraverso il libro, è possibile incontrare, brevemente o in maniera dettagliata, molti personaggi indimenticabili. Per citarne solo due, il titolare di una officina di nome Catterino, legato alla passione per le auto d’epoca da cui Claudio Ronco è affascinato fin dall’infanzia, oppure Fabrizio, detto Cin, che ci fa incontrare un’altra delle grandi sue passioni: il mondo dell’hockey su ghiaccio che ancora oggi trova spazio nelle sue giornate. Un posto particolare occupa la famiglia di Claudio Ronco che potremmo definire una famiglia “allargata” a cui non appartengono solo il padre e la madre, ma anche il medico di famiglia o il parroco. In questi volti vengono messi in risalto lineamenti, profili, episodi di cui l’autore farà tesoro durante la propria vita. Si tratta di pagine in cui, come un pittore tratteggia le proprie sensazioni con qualche pennellata riproducendole in immagini, così l’autore rappresenta piccoli e grandi scorci di vita quotidiana attraverso i quali descrive a tinte personali e umanamente forti le caratteristiche di riferimento che hanno guidato il suo approccio alla professione e che lo hanno condotto a ricercare l’innovazione, migliorare sempre le proprie conoscenze, mantenere una curiosità viva nelle tematiche su cui aveva scelto di investire.

Un ruolo non irrilevante hanno le storie dei pazienti e del metodo scientifico applicato alla medicina, spesso con esiti positivi, talora meno, ma tutte esperienze che descrivono un approccio che alla semiologia classica unisce la passione per la tecnologia e per la medicina interventistica, che hanno sempre affascinato il nostro autore. Un motto si addice a Claudio Ronco: “tutto e subito”.

“Tutto” nell’aspirazione a dare il massimo e “subito” nel desiderio di raggiungere risultati, diagnosi, salute per i propri pazienti, qualità nel proprio lavoro, con la soddisfazione di mantenere interessi ampi e variegati, sulla carta apparentemente inconciliabili ma realizzati nella concretezza quotidiana. L’autore non appare agiografico né autocelebrativo, come si potrebbe forse immaginare da queste mie annotazioni, in quanto in molte parti emerge quasi la casualità di alcuni passaggi della sua vita, le circostanze che di volta in volta si presentavano a guidare le mosse del suo percorso, dalla scelta dell’università, alle prime fasi della carriera medica. Come del resto è successo per tante persone di quel periodo storico, che hanno attraversato fasi incognite e piene di attività assolutamente non correlate con il percorso finale ma certamente arricchenti, non solo in termini di esperienza umana e professionale, ma anche concretamente. Da queste svolte, questi incontri, queste persone, l’autore “prendeva” sempre qualcosa, crescendo nella coscienza di sé stesso, e giungeva ad acquisire competenze ed esperienze che hanno plasmato il suo percorso di vita.

Il libro è, in sintesi, un romanzo da leggere con piacere nella pausa estiva, magari in un momento di relax in qualche bel posto di montagna o di mare. Contiene tratteggiati elementi di metodologia clinica, suggerimenti di approccio alla vita e note di etica medica e professionale che nascono dall’esperienza di uno scienziato che ha vissuto e sta vivendo con intensità la propria vocazione naturale. È un libro che può essere anche di grande aiuto per le nuove generazioni di nefrologi e per tutti i medici che si avvicinano alla professione, spesso tratti in inganno dal pensare di dover apparire, o di dover necessariamente nascondere qualcosa di sé, per raggiungere grandi obiettivi. La libertà con cui Claudio Ronco descrive le proprie incertezze, i propri limiti e qualche debolezza, insieme con le intuizioni e quelle che ha ritenuto essere le chiavi di volta del proprio successo professionale, sono i punti di maggiore ricchezza di questo testo. Attraverso gli occhi dell’autore è possibile anche ripercorrere ed immedesimarsi in passaggi della propria vita e confrontarli con quanto viene descritto, incontrando in questo modo tante persone e tante situazioni interessanti e suggestive. Si tratta dell’esperienza di uno di noi, che ha voluto fare il medico e fare lo scienziato, raggiungendo una notorietà professionale che va dagli Stati Uniti a tutto l’Oriente e che lo ha portato a costruire una scuola nefrologica di livello internazionale a Vicenza. Tutto questo senza trascurare i Bee Gees o i Beatles, senza rinunciare a quella spontaneità che nasceva dal non voler abbandonare le proprie radici e la propria umanità.