Abstract
L’istomorfometria o istologia quantitativa è l’analisi su sezioni istologiche dei parametri di riassorbimento, neoformazione e struttura dell’osso. Grazie alla marcatura con tetraciclina è la sola metodica che permette la valutazione dinamica dell’attività osteoblastica. Inoltre, con l’introduzione dell’analisi d’immagine computerizzata, permette anche di valutare la microarchitettura ossea.
Nonostante sia considerato un esame invasivo, l’istomorfometria è una metodica sicura e ben tollerata. Il campione osseo è prelevato a livello della cresta iliaca in anestesia locale e sedazione, successivamente viene incluso in resina di metacrilato da cui vengono allestite le sezioni per la lettura al microscopio dei vari parametri.
Oltre ad essere impiegata per escludere o confermare la diagnosi di osteomalacia, nella valutazione dei danni ossei legati a particolari trattamenti (es. glucocorticoidi, anticonvulsivanti) o in corso di altre patologie ossee rare (osteogenesi imperfetta), la biopsia ossea per istomorfometria trova rinnovato utilizzo nell’inquadramento della patologia scheletrica in corso di malattia renale cronica (CKD). In tale ambito essa costituisce un approccio importante per distinguere le diverse forme di osteodistrofia, a basso o elevato turnover, e poter quindi intraprendere un trattamento mirato. Le linee guida del Kidney Disease Improving Global Outcomes (KDIGO) hanno ben delineato le indicazioni all’esecuzione della biopsia ossea per analisi istomorfometrica nei pazienti con CKD. Nuove tecniche che implementano anche l’utilizzo della biologia molecolare potranno inoltre migliorare ulteriormente l’accuratezza e il potere predittivo di tale approccio.
PAROLE CHIAVE: istomorfometria, istologia ossea, malattie dello scheletro, microarchitettura, cellule staminali mesenchimali