Il trapianto di organi rappresenta una terapia ormai consolidata, che permette di curare efficacemente persone affette da insufficienza d’organo terminale, per la quale non sono attualmente disponibili terapie alternative. Il trapianto è possibile solo grazie alla donazione: un atto volontario, consapevole, informato, cosciente, etico, solidale, anonimo, gratuito. L’attività trapiantologica in Italia ha inizio a Roma nel 1966 con il primo trapianto di rene, seguito da quello combinato di rene-pancreas nel 1981 e di fegato nel 1983, quello di cuore a Padova nel 1985 e quello di intestino nel 1989 a Bologna. Da allora l’attività trapiantologica è cresciuta progressivamente: infatti dal 1999, anno in cui è stato istituito il Centro Nazionale Trapianti, ad oggi, sono registrati nel Sistema Informativo Trapianti (SIT) quasi 75.000 trapianti (di cui il 51,9% di rene, il 33,2% di fegato, il 9% di cuore, il 3,7% di polmone, l’1,8% di pancreas e lo 0,1% di intestino).
Negli ultimi anni l’attività trapiantologica è aumentata e nell’ultimo biennio si è attestata oltre i 4.000 trapianti all’anno, ottenendo i migliori risultati mai registrati: 4466 interventi nel 2023 e 4692 nel 2024. Questo aumento è da correlare non solo all’incremento delle segnalazioni dei potenziali donatori nelle terapie intensive (3192 nel 2024 vs 3092 nel 2023, con un aumento pari al +3,2%) e dei donatori utilizzati (2110 nel 2024 vs 2054 nel 2023, pari a +2,7%), ma anche alla capacità della rete trapiantologica di utilizzare organi subottimali provenienti da donatori più anziani o da donatori con comorbidità. Infatti, negli ultimi 10 anni abbiamo assistito a una trasformazione della tipologia dei donatori utilizzati: è aumentata l’età (da 57,8 anni nel 2014 a 62,1 nel 2023) ed è incrementata la percentuale di utilizzo di quelli con un livello di rischio non standard (dal 22% nel 2014 al 78% nel 2023), dove per non standard si intende un donatore affetto da una patologia potenzialmente trasmissibile, ma che in base a una valutazione rischio-beneficio, il rischio di morte o di evoluzione di gravi patologie connesso al mantenimento in lista di attesa del ricevente rende accettabile quello conseguente alla eventuale trasmissione della patologia del donatore. Questo processo è stato possibile grazie alle nuove conoscenze scientifiche, all’adozione di protocolli sulla sicurezza periodicamente aggiornati e alla possibilità di poter consultare esperti, disponibili H24, le second opinion nazionali, a cui è demandato il compito di suggerire, in base alla loro “esperienza” e a quanto riportato nella letteratura scientifica internazionale, la più appropriata modalità di gestione della situazione rappresentata. Altro cambiamento importante è rappresentato dall’utilizzo delle macchine di perfusione, che hanno permesso ai Centri Trapianto di utilizzare un pool maggiore di organi, che precedentemente sarebbero stati rifiutati, garantendo comunque interventi sicuri ed efficaci. Sicuramente ciò che ha contribuito ad aumentare i livelli di attività è stata l’introduzione del programma di trapianto da donatore a cuore fermo (DCD, Donation After Cardiac Death) grazie al grande impegno della rete, con un aumento progressivo delle regioni e dei centri attivi in questo tipo di programma. Dal 2015 al 2024 i donatori DCD segnalati sono passati rispettivamente da 9 a 418, quelli utilizzati da 6 a 276, arrivando nel 2024 a 621 trapianti di organi provenienti da questa tipologia di donatori (nel 2024 il 14,5% dei trapianti è stato effettuato con questa tipologia di organi).
Il 2023, inoltre, è stato l’anno di una svolta importante, che con il primo trapianto di cuore da donazione DCD ha permesso di aumentare il numero di cuori disponibili. Nel 2024, grazie a questo programma, sono stati realizzati 45 trapianti di cuore da donatore DCD.
La tipologia di trapianto che in questi ultimi anni ha mostrato il maggiore incremento è il trapianto di rene. Nel 2024 in particolare, il numero di trapianti di rene ha raggiunto il miglior risultato mai registrato con 2393 interventi, pari al +6,6% rispetto al 2023. La maggior parte di questi trapianti sono stati effettuati con organi provenienti da donatori in morte cerebrale (Donor after Brain Death, DBD), ma nel corso degli ultimi anni si è assistito a un importante incremento anche dei trapianti di rene da donatore DCD, che sono stati 323 (rappresentando il 16% dei donatori deceduti), e hanno portato a un aumento del 52% di questa attività rispetto al 2023.
In alcuni pazienti la possibilità di essere avviati a trapianto è più difficile a causa della presenza di anticorpi rivolti contro antigeni leucocitari umani (HLA) di classe I e/o II: elevati livelli di anticorpi donatore specifici (HLA DSA) sono correlati con un maggiore rischio di rigetto iperacuto. Per questi pazienti, definiti iperimmuni, è attivo un programma nazionale, che prevede l’assegnazione prioritaria di reni da donatore deceduto che si rendano disponibili in tutte le Regioni. Nel 2024 i pazienti attivi nella lista PNI erano 258, i trapianti effettuati sono stati 52.
Una possibilità di trapianto ulteriore è rappresentata dal trapianto di rene da donatore vivente. La donazione da vivente in Italia è consentita dalla Legge n. 458 del 26 giugno 1967. Il donatore vivente può essere geneticamente (es. genitore, fratello/sorella, cugino/a, figlio/a) o emotivamente (es. marito/moglie, compagno/a) correlato al ricevente. Dal 2014 in Italia è possibile, inoltre, la cosiddetta donazione “samaritana”, in questo caso una persona, in maniera del tutto gratuita e anonima, decide di donare il proprio rene.
In Italia, il programma di trapianto da donatore vivente, a differenza di quello da donatore deceduto, mostra dati stazionari dal 2021, con 331 interventi (5,6 pmp) nel 2024.
Uno dei limiti del trapianto da vivente è rappresentato dall’incompatibilità tra donatore e ricevente, dovuta alla presenza di anticorpi anti-HLA o anti-AB0, che possono attaccare e provocare il rigetto dell’organo trapiantato. Per superare questo limite, il CNT ha sviluppato un protocollo nazionale definito “crossover”, che prevede un “incrocio” di donatori viventi tra due coppie che altrimenti sarebbero incompatibili. A questo scopo è stato istituito un registro di coppie tra di loro incompatibili gestito dal CNT che periodicamente verifica la possibilità di incrociare i potenziali donatori. Ciò dà luogo alla creazione di una catena di coppie incrociate compatibili che a cascata vengono sottoposte all’intervento di prelievo e trapianto.
Da marzo 2018, per poter aumentare le possibilità di incrocio tra coppie incompatibili e pertanto offrire la possibilità di un organo a un maggior numero di pazienti è attivo su tutto il territorio nazionale il trapianto da vivente in modalità DECK (DECeased Kidney). Si tratta di una particolare tipologia di trapianto crossover nel quale la catena di scambio di donatori viventi tra coppie incompatibili viene innescata da un donatore deceduto. La catena si conclude con la “restituzione” dell’organo da parte dell’ultimo donatore vivente a un paziente in lista da donatore deceduto. Tale protocollo ha permesso di realizzare alla fine del 2024 79 trapianti di rene, con il coinvolgimento di 52 coppie tra loro incompatibili grazie al rene di 30 donatori deceduti. Dal 2014, anno in cui in Italia è attiva la donazione da vivente con donatore samaritano, sono stati effettuati 21 trapianti, partendo da 9 donatori samaritani che hanno permesso l’attivazione di catene crossover.
Nel 2017 l’Italia ha stretto un accordo di collaborazione con la Spagna e il Portogallo, elaborando un protocollo crossover internazionale. Dal punto di vista operativo due volte l’anno le coppie di difficile trapiantabilità di Italia, Spagna e Portogallo vengono inserite in un software internazionale per verificare la possibilità di incroci ed elaborazione di catene crossover. Dal 2017 al 2024 le coppie Italiane trapiantate nel suddetto programma sono state 5.
Nonostante sia stata osservata una crescita complessiva dell’attività di donazione, procurement e trapianto nel 2024, il numero dei pazienti in lista d’attesa rimane elevato (7960), dei quali la maggior parte, il 74%, è in attesa di un rene. L’insufficiente disponibilità di organi da trapiantare deriva senza dubbio dal tasso di opposizione alla donazione che si mantiene ancora elevato (29,3%) nelle terapie intensive e del 36,4% derivante dall’espressione di volontà dichiarata attraverso la CIE. Per quanto riguarda il trapianto di rene è necessario sottolineare anche la mancata crescita dell’attività da vivente negli anni, rispetto ad altri Paesi europei, non solo perché poco proposto da parte di molti centri, ma anche perché prevede tempi lunghi di presa in carico delle coppie candidabili. L’incremento del trapianto di rene da vivente è da diversi anni un obiettivo importante del CNT, per tale motivo è stato istituito un gruppo di lavoro nazionale che ha elaborato un progetto per l’implementazione dell’attività di trapianto di rene da vivente. Tale progetto è stato firmato nell’Accordo Stato Regioni del 4 agosto 2021. Nel progetto sono presenti delle azioni programmate per promuovere la donazione da vivente, attraverso campagne di informazione e il coinvolgimento delle strutture nefro-dialitiche; agevolare la selezione, valutazione e gestione delle coppie candidate al trapianto da vivente, attraverso percorsi facilitati per la valutazione delle coppie e attuazione di progetti regionali. Inoltre è previsto un supporto ai centri trapianto attraverso l’attribuzione di un DRG specifico e l’adeguamento della pianta organica.
Il CNT è impegnato costantemente insieme alla rete trapianti italiana a rendere i trapianti di rene sempre più accessibili ed efficienti investendo nella ricerca ma soprattutto nella sensibilizzazione.