Maggio Giugno 2020 - In depth review

Inflammation in kidney diseases

Abstract

The term “inflammation” is certainly one of the oldest medical terms still in use. However, its meaning has changed over the centuries. This work gives a historical and critical review of the concept of inflammation, with special reference to kidney diseases. Over time the definition of inflammation has shifted from a pure collection of symptoms to a histopathological definition, characterized by the tissue “inflammatory infiltrates” and different subcategories according to the cell type involved. The advantages of this classification are the generally good response to corticosteroids (with only a few exceptions) and the availability of specific drugs for each inflammatory infiltrate. Finally, a “molecular” definition of inflammation has arisen, where the inflammatory infiltrates make room to a plethora of plasma mediators. The authors show that the use of plasma biomarkers as a tool to define inflammatory state leads to net inflation of the number of “inflammatory” diseases – an effect that shows clearly in the field of nephrology.

 

Keywords: inflammation, acute phase proteins, nephritis, immune suppressors

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Introduzione

In pochi sanno che in tutti i libri medici, a partire dal 1900, è riportata una “invenzione” storica, ovvero che Aulo Cornelio Celso (26a.C-50dC) introdusse la tetrade dolor-rubor-tumor-calor per identificare la infiammazione e che Galeno (129 dC-c.a 200 dC) o, in alcuni testi, Rudolf Ludwig Karl Virchow (1821-1902) ha poi introdotto la functio laesa quale ulteriore sintomo di infiammazione. Questo è un “falso storico” che è stato reiterato nei tempi [1]. Nella realtà Celso era un enciclopedista, non un medico, e aveva compilato una quantità enorme di informazioni su molti svariati argomenti non inerenti alla medicina; ma per vari accidenti solo il suo trattato De Medicina è arrivato fino a noi. Nel secondo libro del De Medicina, Celso parla del caso della febbre accompagnata da mal di testa e dolore al torace, ed afferma, discutendo una opinione del suo tempo, “Notae vero inflammationis sunt quattuor: rubor et tumor cum calore et dolore” [2]. Questa affermazione non rientra però nel successivo corpus Galenico. Galeno tratta della infiammazione nel De Arte Curativa ad Glauconem [3] ed usa il termine inflammatio come una sorta di febbre locale: “Siccam [inflammationis] verò, quando nullo humore influente, calor naturalis efferuescit. Haec autem usque ad aliquid quidem veluti febris est membri”. Questa frase viene poi citata da Virchow come “inflammatio veluti febris est membri”. Successivamente, per i medici Galenici, il segno principe della infiammazione è solo il calore-fiamma (da cui infiammazione o flegma in greco), come spiegato da van Swieten nel 1776 [1], e rappresenta uno specifico tipo di Flemmone, una tumefazione di natura diversa dai Tumori. Alcuni autori Galenici, danno una lista di ben 7 sintomi per descrivere il flemmone (non la infiammazione): tumor, calor, rubor, pulsatio, tensio, durities, renixus, dolor [4].

 

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