Fattori prognostici della peritonite in pazienti in dialisi peritoneale: studio osservazionale monocentrico retrospettivo

Abstract

Background/obiettivi. La dialisi peritoneale rappresenta una forma consolidata di terapia sostitutiva renale; tuttavia, la peritonite rimane una delle principali complicanze ad essa associata. Questo studio, analizzando due decenni di dati della Divisione di Nefrologia, Dialisi e Ipertensione dell’IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, mirava a identificare i fattori prognostici legati agli eventi di peritonite. Ha inoltre cercato di valutare l’idoneità di diverse tecniche di dialisi peritoneale, con particolare attenzione alla dialisi peritoneale automatizzata (APD) e alla dialisi peritoneale ambulatoriale continua (CAPD). Inoltre, lo studio ha valutato l’impatto di un programma educativo introdotto nel 2005 sulla frequenza della peritonite.
Metodi. Conducendo uno studio osservazionale, retrospettivo, monocentrico, sono stati inclusi nell’analisi 323 pazienti, classificati in base al loro utilizzo di APD o CAPD.
Risultati. Nonostante l’uso diffuso dell’APD, non è stata trovata alcuna correlazione significativa tra la tecnica dialitica (APD o CAPD) e l’insorgenza della peritonite. L’analisi dell’impatto del programma educativo non ha rivelato differenze significative nell’insorgenza della peritonite. Tuttavia, è emersa una chiara relazione tra il monitoraggio regolare del paziente presso il centro di riferimento e la durata della dialisi peritoneale.
Conclusioni. Nonostante l’assenza di una chiara associazione tra insorgenza di peritonite e tecnica di dialisi, il monitoraggio regolare dei pazienti presso il centro di riferimento era significativamente correlato alla durata prolungata della dialisi peritoneale.

Parole chiave: malattia renale allo stadio terminale, dialisi peritoneale, peritonite, catetere peritoneale

Introduction

Peritoneal dialysis (PD) is an effective treatment option for patients with end-stage renal disease, particularly for populations such as elderly individuals, diabetics, and those with concomitant pathologies [1, 2]. This technique involves the exchange of solutes and fluids between the patient’s peritoneal capillary blood and the introduced dialysis solution, a process made feasible by the Tenckhoff catheter [3]. This catheter has multiple benefits, including effective fluid exchange, a barrier against infections, and cost-effectiveness [4].

Since 2001, there has been a significant rise in the number of patients opting for dialysis treatments, witnessing an annual growth of approximately seven per cent [5, 6]. This surge can be attributed to an aging population, improved life expectancy for those with end-stage renal disease, and increased access to dialysis for younger patients [7]. The decision between PD and hemodialysis (HD) depends largely on regional and individual circumstances. In developed countries, the choice might be driven by patient preference or accessibility constraints to HD units. In contrast, economic challenges in less affluent regions might render PD as the primary choice [6]. 

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Network di dialisi peritoneale del Triveneto: survey sulla cura dell’exit-site infetto del catetere peritoneale e confronto con le linee guida ISPD

Abstract

Introduzione. Il Network di Dialisi Peritoneale (PD) del Triveneto ha lo scopo di riunire medici e infermieri che si occupano di PD in una rete collaborativa in cui scambiare le reciproche conoscenze ed ottimizzare l’impiego di questa metodica sostitutiva della funzione renale. Un argomento di particolare interesse è risultato essere la gestione dell’exit-site del catetere peritoneale infetto, data la recente pubblicazione delle nuove linee guida della Società Internazionale di Dialisi Peritoneale (ISPD).
Materiali e metodi. La survey riguardava i criteri di esecuzione del tampone nasale e dell’exit-site, la gestione del tessuto di granulazione esuberante “Proud Flesh”, la terapia dell’infezione dell’exit-site (ESI), l’uso di medicazione all’argento, il ruolo dell’ecografia del tunnel sottocutaneo e del cuff shaving.
Risultati. Tutti i centri PD del Triveneto hanno aderito alla survey con almeno un operatore per centro. È risultata un’ampia variabilità tra le indicazioni ad eseguire il tampone dell’exit-site. In presenza di ESI, l’approccio prevalente è quello di una terapia empirica sistemica orale associata (20,0%) o meno (28,9%) a terapia topica, per poi adeguarla in modo mirato all’esame colturale.
Discussione. Dalla discussione della survey è emersa l’importanza dell’ESI come indicatore di esito, che ci permette di verificare se la nostra pratica clinica sia in linea con gli standard di riferimento. È fondamentale conoscere e basare la nostra attività su quanto indicato nelle linee guida nazionali e internazionali e documentare gli eventi che si verificano nella popolazione di pazienti di ogni centro dialisi.

Parole chiave: Dialisi peritoneale, cura dell’exit-site, infezioni correlate al catetere peritoneale, survey

Introduzione

La dialisi peritoneale (PD) è un importante trattamento dialitico domiciliare cui opta quasi un paziente su cinque fra gli afferenti agli ambulatori specialistici nefrologici [1]. Per i pazienti in PD le infezioni correlate al catetere peritoneale (CP) sono tra i principali fattori di rischio di peritoniti, perdita del CP, drop-out dalla metodica. Queste comprendono l’infezione dell’exit-site (ESI) e del tunnel del CP [2].

Il “Network di Dialisi Peritoneale del Triveneto” ha lo scopo di riunire medici e infermieri che si occupano di PD nel Triveneto per la costruzione di una rete collaborativa all’interno della quale sia possibile diffondere la conoscenza e ottimizzare l’impiego di questa metodica sostitutiva della funzione renale. In questi incontri si parte dall’analisi delle evidenze per quindi verificarne l’attuazione nella real life e confrontarle con l’esperienza e i risultati derivanti dalla pratica clinica dei centri dialisi del Triveneto.

Un argomento di particolare interesse è risultato essere la gestione dell’exit-site infetto del CP, soprattutto in considerazione della recente pubblicazione delle nuove linee guida della Società Internazionale di Dialisi Peritoneale (ISPD) [3]. 

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Cuff shaving nelle infezioni recidivanti dell’exit-site in un paziente in dialisi peritoneale

Abstract

Nei pazienti in dialisi peritoneale l’emergenza cutanea (exit-site) rappresenta una potenziale via di accesso al peritoneo e come tale può essere sede di infezioni microbiche che dal limitarsi all’emergenza stessa, possono diffondersi fino al peritoneo provocando vere e proprie peritoniti che rappresentano la causa più frequente di drop-out dalla metodica e del passaggio all’emodialisi. I cateteri peritoneali presentano delle cuffie in dacron che hanno la funzione di contrastare la trazione del catetere stesso e allo stesso tempo fungere da barriera per i microorganismi affinché non si diffondano verso il peritoneo. Nonostante ciò, la stessa cuffia in dacron può rappresentare per i microorganismi una sorta di nido da colonizzare e, con la formazione di un biofilm che ne facilita la proliferazione, rendere inattaccabile gli stessi organismi dalla terapia antibiotica fino alla resistenza agli stessi. Lo strumento più efficace per monitorare lo stato di salute dell’exit-site è rappresentato dall’esame obiettivo dello stesso che, attraverso l’uso di scale ben definite aiuta a fornire uno score patologico dell’exit in modo da attuare le precauzioni del caso. In presenza di infezioni recidivanti dell’exit-site, da germi sia Gram positivi che Gram negativi, la terapia chirurgica mininvasiva è un valido strumento per bloccare questo circolo vizioso ed evitare al paziente di essere sottoposto alla rimozione del catetere peritoneale, al passaggio temporaneo alla metodica emodialitica con posizionamento di un catetere venoso centrale e a un nuovo intervento di riposizionamento di altro catetere peritoneale. Riportiamo il caso di un’infezione recidivante da Staphylococcus Aureus risolta dopo intervento di cuff shaving dell’exit-site.

Parole chiave: dialisi peritoneale, infezioni exit-site, cuff shaving

Introduzione

La via d’accesso al peritoneo continua a costituire un problema nodale nella gestione e nella sopravvivenza della dialisi peritoneale, come lo è l’approccio vascolare in emodialisi. La presenza di un corpo estraneo, il catetere peritoneale, che collega l’ambiente esterno al peritoneo, attraverso cute, sottocute, muscoli e fasce, può favorire le infezioni locali e costituire una via d’accesso per i batteri fino alla cavità peritoneale.

La presenza della cuffia costituisce una barriera protettiva contro l’ingresso dei batteri nel peritoneo, ma a sua volta può essere un fattore irritativo o addirittura un buon nido per i batteri che l’abbiano raggiunta.

La gestione dell’emergenza cutanea del catetere (exit-site) in un paziente in dialisi peritoneale è fondamentale per prevenire ed eventualmente trattare una potenziale infezione della stessa che può rappresentare la porta d’ingresso per i germi e l’evoluzione verso una complicanza più complessa, quale può essere la peritonite che rappresenta poi il rischio fondamentale di fallimento della terapia sostitutiva peritoneale e passaggio all’emodialisi. 

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La dialisi palliativa e di supporto: stato dell’arte e proposte per una buona pratica clinica

Abstract

Per dialisi “di supporto” o “palliativa” si intende il trattamento dialitico rivolto a pazienti che giungono alle fasi più avverse di malattia e nella fase finale della loro vita. Quando le condizioni di salute, le comorbidità, la prognosi sfavorevole e le complicanze legate alla malattia renale avanzata non consentono l’avvio o la prosecuzione del trattamento dialitico standard, occorre identificare i criteri con cui proporre schemi dialitici mirati, integrati con adeguate cure di supporto, sia a pazienti incidenti che prevalenti.

Questo documento riassume le raccomandazioni nefrologiche e le evidenze scientifiche in tema di approccio palliativo alla dialisi, e avanza una proposta operativa per una buona gestione clinica della dialisi palliativa. Dopo un percorso di pianificazione condivisa della cura (“shared-decision-making”) che prevede la valutazione multidimensionale del malato, l’inquadramento prognostico e l’esplicitazione degli obiettivi personali e di salute del paziente, ha inizio un iter di cura mirato a integrare le opzioni terapeutiche disponibili, l’appropriatezza e proporzionalità della cura, e le preferenze del paziente, condivise con i suoi caregiver. Con l’obiettivo di ridurre l’impatto del trattamento dialitico sulla qualità di vita, di garantire un adeguato controllo dei sintomi, di favorire la domiciliazione delle cure e ridurre le ospedalizzazioni nella fase finale della vita, proponiamo una raccolta di indicazioni che agevolino il nefrologo nel mettere in pratica misure di proporzionalità di trattamento nelle condizioni di maggiore fragilità clinica del malato, e nel favorire un percorso decisionale e di cura ad oggi sempre più necessario nella pratica nefrologica, ma non ancora standardizzato.

Parole chiave: cure palliative, malattia renale cronica, fine vita, dialisi palliativa, emodialisi, dialisi peritoneale, pianificazione condivisa delle cure

Introduzione

L’applicazione dei principi della medicina palliativa nei pazienti affetti da malattia renale ha lo scopo di alleviare le sofferenze legate alla malattia e al suo trattamento, ed è appropriata lungo l’intera traiettoria di malattia, incluso (ma non limitato a) il fine vita [1]. L’attenzione è focalizzata sul trattamento dei sintomi e sul sollievo dell’impatto psicologico, sociale e funzionale della malattia. Poiché le cure palliative trovano indicazione ben oltre gli ultimi giorni di vita, quando sono ancora in atto cure volte a prolungare la sopravvivenza, come la dialisi, le linee guida nefrologiche internazionali ne hanno definito i criteri per la popolazione affetta da malattia renale cronica (Chronic Kidney Disease, CKD), e hanno introdotto il termine di “Kidney Supportive Care” (cure nefrologiche di supporto o cure simultanee), in luogo di “cure palliative” [2, 3].

Se confrontati con i pazienti oncologici, i pazienti affetti da CKD avanzata hanno più probabilità di morire in ospedale, meno probabilità di ricevere istruzioni sul fine vita, e sono gravati da analoga incidenza di sintomi severi, quale il dolore moderato-severo [4].

In Italia nel 2015 viene pubblicato un documento intersocietario (SIN-SICP) da nefrologi e palliativisti, che riassume i criteri prognostici e di identificazione precoce dei bisogni di cure di supporto nella fase finale della CKD, e suggerisce un percorso condiviso con i palliativisti di presa in carico di questi pazienti, percorso che contempla anche la rimodulazione e la sospensione della dialisi, quando in atto [5]. Questo documento ha gettato le basi per l’implementazione delle cure palliative e simultanee nel nostro paese, consentendo di sviluppare le prime esperienze condivise: presso l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari di Trento dal 2017 è stato attuato un protocollo integrato di cura per la gestione della fine della vita dei nostri nefropatici e dializzati [6]. 

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Ruolo delle opinioni del Nefrologo e dei fattori strutturali nella scelta del trattamento dialitico ‒ Risultati di un Questionario del Gruppo di Dialisi Peritoneale

Abstract

Obiettivi. L’utilizzo della dialisi peritoneale (DP) dipende da fattori economici, strutturali e organizzativi. L’opinione del nefrologo è che la DP sia utilizzata meno di quel che si dovrebbe. In Italia la DP non viene effettuata nei Centri privati, ma nemmeno in circa un terzo dei Centri Pubblici. Lo scopo di questo studio è stato quello di indagare le opinioni dei nefrologi sulla DP nei soli Centri pubblici, annullando così l’influenza dei fattori economici.
Materiali e metodi. L’indagine è stata effettuata mediante un questionario on-line (Qs) di 26 domande inviato ai 325 Centri pubblici non pediatrici. Sono state indagate le caratteristiche dei Centri e dei nefrologi intervistati e le opinioni su diversi aspetti della scelta e sulla DP. Hanno risposto 454 nefrologi di 270 Centri di cui 205 (370 Qs) utilizzano la DP (DP-SI), 36 (42 Qs) no (DP-NO) e 29 (42 Qs) che non utilizzano la DP ma inviano i pazienti che ne hanno indicazione ad altri Centri (DP-TRASF).
Risultati. I Centri DP-NO e DP-TRASF sono significativamente più piccoli e con maggiore disponibilità di posti letto di HD. Nei Centri DP-SI la presenza di un percorso predialitico e di infermieri dedicati alla sola DP sono associati a un suo maggiore utilizzo.
I nefrologi dei Centri DP-NO valutano la DP in modo più negativo in termini sia di fattori clinici che non clinici. In particolare la convinzione che più del 40% dei pazienti possa effettuare sia la DP che la HD differisce tra i nefrologi dei centri DP-SI (28,6%), DP-TRASF (45,2%) e DP-NO (74,3%). Allo stesso modo, la convinzione che la DP possa essere utilizzata come primo trattamento in più del 30% dei casi differisce tra i nefrologi dei centri DP-SI (49,2%), DP-TRASF (33,3%) e DP-NO (14,3%).
Conclusioni. L’utilizzo della DP nei Centri pubblici è condizionato da fattori strutturali e organizzativi ma anche dal parere del nefrologo sull’utilizzo e sull’efficacia della tecnica.

 

 

Graphical abstract

 

Parole chiave: Dialisi Peritoneale, Emodialisi, Selezione del trattamento dialitico, Opinioni del medico, Malattia Renale Cronica

Introduzione

L’utilizzo della dialisi peritoneale (DP) nel mondo è limitato a una prevalenza di circa il 10% [1]. È noto da tempo [2] come l’utilizzo della DP nei diversi Paesi dipenda da fattori estranei al paziente, quali la tipologia del Sistema Sanitario Nazionale e il rapporto tra settore pubblico e privato di ogni singolo Paese, i rimborsi previsti per l’emodialisi (HD) e la DP, il grado di sviluppo materiale e sociale e il costo del lavoro rispetto ai materiali [2 – 5].  In assenza di barriere economiche e strutturali esistono altri fattori quali il tipo di referral (early o late), la disponibilità di programmi educativi strutturati per i pazienti affetti da CKD, l’addestramento alla DP durante gli studi e la disponibilità di programmi di DP assistita che sono in grado di influenzare l’utilizzo della DP ma che pesuppongono un sistema favorevole a questa metodica.

Per l’Italia, un contributo significativo alla comprensione dei fattori che influenzano l’utilizzo della DP è stato dato dal Censimento della Società Italiana di Nefrologia (SIN) relativo allo stato della dialisi in Italia nel 2004 [5], dalla cui analisi era emerso che i fattori che influenzavano negativamente l’utilizzo della DP erano la presenza di Centri privati (che non utilizzano la DP), il numero di postazioni disponibili per HD rispetto ai pazienti in trattamento emodialitico e una ridotta dimensione del Centro (valutata mediante il numero di pazienti prevalenti in dialisi). Tuttavia, anche considerando solo i Centri pubblici, si evidenziava una notevole variabilità nell’utilizzo della DP con Centri di dimensioni globali modeste ma con programmi di DP relativamente ampi e Centri di grandi dimensioni senza o con ridotti programmi di DP. Tale variabilità suggeriva che vi fossero altri fattori in grado di influenzare l’utilizzo della DP quali il cosiddetto “parere del medico”, la cui importanza è stata evidenziato da Hingwala [6].

Le numerose ricerche [7 – 16] che in passato hanno indagato il ruolo dei medici sulla scelta del trattamento dialitico, evidenziano una notevole discrepanza tra le loro opinioni, in genere favorevoli alla DP, e il reale impiego della DP nel loro Paese, talora marginale. Tali studi presentano spesso un bias di selezione in quanto limitati a Nefrologi che utilizzano in qualche modo la DP.

Obiettivi dello studio

Allo scopo di indagare “l’opinione del medico sulla DP e sulla scelta del trattamento” e il suo eventuale ruolo nel reale utilizzo della DP nel Centro, nel 2006-2007 l’allora Gruppo di Studio della Dialisi Peritoneale (GSDP) della SIN ideò e realizzò una ricerca, sotto forma di un questionario (Qs), limitata ai soli Centri Pubblici per ridurre il più possibile l’influenza dei fattori economici sui risultati ma coinvolgendo anche i Centri che non utilizzavano la DP.

Lo scopo principale dello studio era quello di confrontare le opinioni riguardo alla DP e alla scelta del trattamento, analizzando la prospettiva dei Nefrologi che lavorano in Centri che utilizzano la DP e quelli che non la utilizzano.

Dal momento che la situazione della DP a distanza di 20 anni dal primo Censimento SIN è rimasta sostanzialmente la stessa l’attuale Gruppo di Progetto della DP ha deciso di allegare all’analisi dei dati del Censimento 2022 i risultati di questa indagine, mai pubblicata, ma che per il livello approfondito di analisi e il numero di Nefrologi coinvolti, rimane, oltre che valida, unica nel suo genere.

 

Materiali e metodi

Reclutamento dei centri

Lo studio è stato condotto mediante un questionario (Qs) somministrato on-line, inviato a tutti i Centri Dialisi Pubblici non pediatrici. Diretto a tutti i Nefrologi del Centro, se ne raccomandava la compilazione di almeno 1 per Centro. La compilazione on-line del Qs è stata effettuata tra gennaio e ottobre 2007 e incentivata in occasione dei Congressi e Convegni tenutisi nel periodo. I risultati sono stati parzialmente presentati ai Congressi e Convegni dell’epoca ma non sono mai stati pubblicati.

L’elenco dei Centri dialisi eligibili per l’indagine è stato ricavato dal Censimento SIN relativo al 2004 [5] (Cens-SIN-2004). In sintesi, il Cens-SIN-2004 aveva documentato la presenza in Italia di 658 Centri Dialisi. Dopo esclusione dei Centri privati e dei Centri pediatrici rimanevano 346 Centri a cui è stato inviato il questionario. Tuttavia, di questi 346 Centri ve ne erano 15 a “statuto speciale” (Centri di ricerca) e 6 non avevano pazienti in trattamento dialitico per cui non sono stati considerati. Quindi, come per il Cens-SIN-2004, in questa analisi sono stati considerati i 325 Centri pubblici, non pediatrici, a statuto ordinario e con incidenza in dialisi, DP o HD, diversa da zero. Per quanto riguarda i Nefrologi in questa analisi sono stati considerati solo i medici “strutturati” escludendo “specializzandi” e “medici non strutturati frequentatori”.

Ripartizione dei centri

Nel Cens-SIN-2004 la ripartizione tra Centri che non utilizzavano la DP e Centri che la utilizzavano era stata effettuata in base all’incidenza in DP diversa o uguale a 0, rispettivamente: i Centri che non la utilizzavano erano risultati 116 e quelli che la utilizzavano 209. Nel Qs è stato nuovamente chiesto se il Centro di appartenenza dell’intervistato avesse o meno un programma di DP: dei 270 (83,1%) Centri che hanno risposto 65 non risultavano utilizzare la DP. Tuttavia, di questi 65 ve ne erano 6 che erano stati classificati come Centri che utilizzavano la DP nel 2004 mentre dei 205 che dichiaravano di avere un programma di DP ve ne erano 13 classificati nel 2004 come Centri che non la utilizzavano. Ricordiamo che la classificazione del 2004 si basava sull’incidenza in DP, criterio che ad oggi non ci è sembrato più corretto. Abbiamo pertanto ri-classificato i Centri del Cens-SIN-2004 tenendo conto anche della prevalenza al 31/12/2004 e confrontando i dati con quelli del Censimento GSDP del 2005 [17] e degli anni successivi ove necessario. Dopo la ri-classificazione i casi di discordanza si sono ridotti a 4 Centri che effettivamente avevano cessato il programma di DP e a 6 Centri che lo avevano avviato dopo il 2004.

Nelle discussioni dell’epoca era inoltre emersa una realtà più articolata della semplice distinzione tra Centri che utilizzano o non utilizzano la DP. Infatti tra i Centri che non utilizzavano la DP ve ne erano alcuni che inviavano i pazienti con indicazione alla DP (clinica o per scelta) ad altri Centri. Di questa distinzione, non considerata nel Cens-SIN-2004, se ne è tenuto conto nel Qs differenziando i Centri in Centri che utilizzano la DP (Centri DP-SI), Centri che non utilizzano la DP ma inviano i pazienti che ne hanno indicazione ad altri Centri (Centri DP-TRASF) e Centri che non la considerano in nessun modo (Centri DP-NO).

In conclusione, dei 325 Centri considerati 270 hanno partecipato all’indagine con almeno 1 Qs. Di questi 205 erano Centri DP-SI, 36 erano Centri DP-NO e 29 erano Centri DP-TRASF. Non hanno risposto al Qs 55 Centri di cui 11 classificati nel 2004 come Centri DP-SI e 44 come Centri DP-NO anche se, non avendo risposto al Qs, non se ne conosce realmente lo stato al momento dell’indagine.

Lo studio non riguardava in alcun modo pazienti ma medici, la cui partecipazione è stata volontaria.

Il questionario e i campi di indagine

Il Qs era composto da 26 domande ripartite in 2 parti. Nella prima parte venivano definite le caratteristiche del Nefrologo intervistato e del Centro in cui operava, nella seconda venivano indagate le opinioni del Nefrologo sulla validità della DP e sui fattori che possono influenzare la scelta del trattamento dialitico.

 

Parte 1°

Caratteristiche del Nefrologo

Le caratteristiche del Nefrologo considerate sono state: 1) la formazione ricevuta sulla DP nel percorso di studi; 2) l’esperienza realmente maturata con la DP (nessuna, occasionale e discontinua, continua per un periodo inferiore oppure superiore ai 3 anni); 3) il ruolo gerarchico all’interno del Centro (primario/direttore, responsabile di Struttura Operativa Semplice, medico strutturato); 4) il tempo lavorativo dedicato alla dialisi (non si occupa di dialisi; <25%; tra 25-50% ; tra 50-75%; >75% dell’orario lavorativo) e, in una scala da 1 a 5 (dove 1 è solo HD, 3 HD e DP in parti uguali, 5 solo DP), quanto tempo è dedicato alla HD e quanto alla DP; 5) il coinvolgimento nella scelta del trattamento dialitico (si/no) e, se sì, con quali compiti (informazione, valutazione clinica, valutazione socio-attitudinale) e con che grado di coinvolgimento valutato con una scala da 1 (poco) a 5 (molto).

Caratteristiche del Centro

Le caratteristiche del Centro considerato sono state: 1) l’esistenza di un programma strutturato di scelta del trattamento dialitico (non solo clinico, ma anche educativo e informativo); 2) le attività svolte dagli infermieri che si occupano della DP (predialisi, attività ambulatoriale, degenza, HD) per i Centri DP-SI; 3) la percentuale di pazienti early referral; 4) un giudizio sul grado di informazione che i pazienti early referral ricevono nel proprio Centro sulle diverse metodiche dialitiche; 5) i ruoli professionali coinvolti nel proprio Centro nella scelta del trattamento (responsabile del reparto, medico HD, medico PD, infermiere HD, infermiere PD, infermieri con altre funzioni, psicologo). Per quest’ultima domanda l’intervistato doveva esprimere anche una opinione sul peso che le figure coinvolte avevano sulla scelta della metodica valutandolo con una scala da 1 (trascurabile) a 5 (decisivo). Per le prime tre domande (esistenza di un programma strutturato di scelta del trattamento dialitico, attività svolte dagli infermieri di DP e percentuale di early referral), nei Centri in cui ha risposto più di un Nefrologo, non sempre le risposte concordavano. In caso di discordanza il valore da attribuire al Centro è stato determinato in scala gerachica (in ordine: risposta del Direttore se disponibile, del responsabile SOS se disponibile, del medico con maggior coinvolgimento nell’attività dialitica e infine, se rimaneva discordanza, della maggioranza). Per la percentuale di early referral, trattandosi di dato numerico, la discordanza è risultata eccessiva, per cui in questa analisi non è stata considerata.

Per le ultime due domande (informazione fornita ai pazienti e peso delle diverse figure professionali nel proprio Centro), trattandosi più di opinioni che di valori obiettivi, le risposte sono state considerate singolarmente e non aggiustate in un solo valore per Centro.

 

Parte 2°

Questa parte è stata divisa in tre sottogruppi di domande. Nella prima è stata indagata l’opinione del medico sui fattori generali che possono influenzare la scelta del trattamento ‒ tra cui la validità della metodica ‒ nella seconda l’opinione su alcune condizioni, cliniche e non, dei singoli pazienti e nella terza sul drop out e sulla durata della DP.

Fattori generali NON legati al paziente

I fattori generali dei quali l’intervistato doveva dare una valutazione personale sono stati: 1) il peso, valutato in una scala da 1 (nessuno) a 5 (decisivo), che hanno sulla scelta del trattamento per pazienti senza indicazioni/contro-indicazioni obbligate alla HD o alla DP, il medico, l’infermiere, il paziente, i familiari e gli altri pazienti in RRT. Questa valutazione è stata chiesta sia per pazienti senza sia con barriere all’autogestione della DP; 2) la percentuale ritenuta ottimale di utilizzo della DP graduata da <10% a >50%; 3) se nella scelta della metodica ci si senta condizionati dal rischio di peritonite; 4) Il confronto con la HD sia dell’efficienza dialitica che della sopravvivenza della DP; 5) quanto il costo complessivo del trattamento, la carenza di infermieri, la vicinanza dei Centri privati, la dimensione limitata del Centro (numero di pazienti prevalenti in dialisi) e il tasso di occupazione delle postazioni di HD possono incidere sulla scelta valutandoli con una scala da 1 (molto a favore della HD) a 5 (molto a favore della DP); 6) il peso che i seguenti incentivi possono avere nel favorire l’utilizzo della DP: rimborso economico per il caregiver di pazienti con barriere non idonei all’autogestione della DP (DP assistita), sviluppo della tecnologia di assistenza a distanza (telemedicina), supporto infermieristico telefonico full time (H24) per i pazienti in DP, supporto infermieristico domiciliare per i pazienti in DP, incentivo economico alle Strutture Assistenziali Residenziali (RSA) per assistere i pazienti in DP. Il giudizio era espresso mediante una scala da 1 (nessun peso) a 5 (peso elevato).

Fattori legati al paziente

In questa parte sono indagate le opinioni su alcune condizioni specifiche dei pazienti che possono rappresentare una indicazione o controindicazione alla DP. In dettaglio: 1) giudizio sulla percentuale di pazienti eligibili a entrambe le metodiche; 2) giudizio sul ruolo dei fattori clinici e non clinici associati al paziente ed elencati nella Tabella 1 (l’intervistato doveva esprimere un giudizio su ciascuno dei fattori elencati con una scala da 1 a 5 secondo i seguenti criteri: 1 = indicazione elevata alla HD; 2 = indicazione moderata alla HD; 3 = indicazione indifferente a HD o DP; 4 = indicazione moderata alla DP; 5 = indicazione elevata alla DP).

FATTORI CLINICI FATTORI NON CLINICI
Insufficienza cardiaca congestizia Motivazione all’autogestione
Cardiopatia ischemica Età tra 65 e 75 anni
Diabete Età > 75 anni
Obesità (BMI > 30) Non autosufficiente con caregiver disponibile
Malnutrizione (BMI < 20) Vivere da soli
Diverticolosi estesa oltre il sigma Immagine corporea in pazienti < 50 anni
Nefropatia policistica Attività lavorativa
Flessibilità nello stile di vita e tempo libero
Qualità della vita
Tabella 1. Fattori clinici e non clinici sulla cui influenza nella scelta è stato chiesto un giudizio ai partecipanti.

Durata della DP / Drop Out

In quest’ultima parte l’intervistato doveva dare un giudizio: 1) sulla durata della DP; 2) sulla percentuale annua di drop out ritenuta “fisiologica”; 3) se il drop out alla HD potesse essere influenzato dal numero di pazienti in trattamento.

Analisi

Le risposte sono state ripartite nei 3 tipi di Centro e confrontate tra loro con il metodo del chi quadrato o test non parametrici dove indicato. I risultati sono stati considerati significativi per p<0,05 fino a 0,00001.

 

Risultati

Centri e nefrologi partecipanti

Complessivamente il Qs è stato compilato da 454 Nefrologi di 270 Centri (83,1% dei 325 Centri pubblici considerati) con una adesione media di 1,68 Nefrologi per Centro, superiore nei Centri DP-SI (Tabella 2). La percentuale di risposte tra i Centri DP-SI (205 Centri su 216 = 94,9%) è stata significativamente più alta rispetto a quella degli altri Centri (65 Centri su 109 = 59,6%) (p<0,00001). Dei Centri che non utilizzano la DP, 29 inviano i candidati alla DP ad altri Centri. Il numero e le percentuali dei Centri che hanno risposto e dei Qs completati sono riportati in Tabella 2 e in Figura 1.

CENTRI / Qs DP-SI DP-TRASF DP-NO TOTALE
Centri (Cens-SIN-2004)* 209 116 325
Qs-Centri ** 216 109 325
Qs-Centri partecipanti *** 205 29 36 270
Nefrologi 370 42 42 454
Qs per Centro 1,80 1,45 1,17 1,68
Tabella 2. Dei 325 Centri Pubblici risultanti dal Censimento SIN del 2004, in 270 almeno un nefrologo ha risposto al Qs. L’adesione al Censimento è stata significativamente superiore nei Centri che utilizzano la DP.
* Centri (Cens-SIN-2004) riporta la ripartizione dei Centri come risultata dal Censimento SIN 2004 [5]. La distinzione, all’interno del gruppo di 116 Centri pubblici che non utilizzavano la DP, di un sottogruppo di Centri che per la DP si “appoggiano” ad altri Centri all’epoca non era stata considerata. Ricordiamo che tale classificazione era basata sull’utilizzo della DP per i pazienti incidenti. La ripartizione dei Centri nel Qs è lievemente differente per le ragioni riportate nei Materiali e metodi.
** “Qs Centri” sono i Centri riclassificati secondo I criteri riportati nei Materiali e metodi
*** “Qs Centri partecipanti” sono i Centri che hanno prtecipato all’indagine con almeno 1 questionario compilato
Figura 1. Adesione all’indagine dei Centri con almeno 1 Qs compilato.
Figura 1. Adesione all’indagine dei Centri con almeno 1 Qs compilato. Al centro la ripartizione dei 325 Centri pubblici, non pediatrici e a statuto ordinario. A destra l’adesione al Qs tra i 216 Centri che utilizzavano la DP e a sinistra l’adesione tra i 109 che non la utilizzavano.

La Tabella 3 (rappresentata in Figura 3) riporta le caratteristiche dei 270 Centri partecipanti ricavate dai dati del Cens-SIN 2004. Il tasso di occupazione dei posti letto HD e le dimensioni del Centro (pazienti HD + PD) erano superiori (p<0,0001) nei Centri DP-SI rispetto agli altri, mentre non vi sono differenze significative tra i Centri DP-NO e DP-TRASF (Qs-SI in Tabella 3). Il confronto con i Centri che non hanno risposto non è risultato significativamente diverso (Qs-NO in Tabella 3 e in Figura 2).

CENTRI DP INCIDENZA (HD+DP) PREVALENZA (HD+DP) pz HD/PL
TUTTI NO 109 11,9±9,4 50,0±35,3 2,9±0,9
SI 216 28,7±18,4 116,1±65,9 3,4±0,8
Qs SI NO 36 11,4±7,4 48,9±29,9 3,0±1,0
TRASF 29 11,7±9,9 54,4±36,5 2,9±0,7
SI 205 28,9±18,5 116,6±65,8 3,4±0,8
    p<0,0001 p<0,0001 p<0,0001
   
Qs NO NO 44 12,5±10,6 47,8±39 2,9±1,0
SI 11 25,6±16,1 106,9±69,4 3,4±0,8
Tabella 3. Caratteristiche generali (ricavate dal Cens-SIN-2004) dei 270 Centri che hanno risposto al Qs (Qs-SI) e dei 55 Centri che non hanno risposto (Qs-NO). Il confronto tra Centri DP-SI e Centri DP-NO e DP-TRASF è risultato significativo ma non quello tra Centri DP-NO e DP-TRASF così come quello tra Qs-SI e Qs-NO.
Figura 2. Incidenza e prevalenza globali in dialisi (HD + DP) e pazienti prevalenti in HD per posto letto o stazione di HD.
Figura 2. Incidenza e prevalenza globali in dialisi (HD + DP) e pazienti prevalenti in HD per posto letto o stazione di HD. I dati sono ripartiti in Centri DP-SI e Centri che non utilizzano la DP (NO), in questo caso sia che non considerino la DP sia che trasferiscano i candidati alla DP ad altri Centri. Le stesse variabili sono state considerate per tutti i Centri (TUTTI) e confrontando i Centri che hanno aderito all’indagine (Qs SI) oppure no (Qs NO). Per quelli che hanno aderito sono stati considerati separatamente tra i Centri NO quelli che trasferiscono (TRASF) e quelli che non la considerano affatto (NO). Tale distinzione ovviamente non era possibile per i Centri che non hanno aderito. Come si vede, tra i Centri aderenti, non vi era differenza tra i Centri DP-NO e Centri DP-TRASF. I dati sono quelli riportati nel Cens-SIN-2004, relativi appunto all’anno 2004.

Ripartendo i Centri in funzione delle loro dimensioni e della percentuale di utilizzo della DP (Tabella  4) al 31/12/2004 il 17,5% dei Centri pur avendo un ampio programma di dialisi non effettua la DP o la utilizza in meno del 10% dei pazienti, d’altra parte il 13,8% dei Centri pur avendo dimensioni ridotte la utilizza in una percentuale significativa di pazienti. Riguardo alle 4 macroaree italiane di appartenenza l’analisi del del Cens-SIN-2004 aveva mostrato come nelle regioni in cui maggiore era il numero di Centri privati minore era l’utilizzo della DP. Alla presenza di Centri privati erano attribuibili anche le minori dimensioni dei Centri pubblici in tali regioni. Pur essendo mantenuta la relazione tra dimensioni e utilizzo della DP i Centri che utilizzano la DP al Sud sono più piccoli ma con percentuali di pazienti in DP superiore per verosimile compenso all’effetto dei Centri privati e al maggior numero di Centri che non utilizzano la DP. Tali osservazioni sono riassunte nella Tabella 5 e in Figura 3. L’appartenenza geografica dei Centri che hanno partecipato al Qs è riportata in Figura 4.

La ri-classificazione al momento dell’indagine non era possibile per la mancanza dei dati di prevalenza al 2007 per cui l’unica variabile considerata rimane la tipologia del Centro come definita sopra.

PREVALENZA (%) DELLA DP
0 <10% 10-<20% ≥20%
CENTRI 102 74 76 73
PAZIENTI IN DIALISI ≤45 81 18,2 3,4 1,8 1,5
46-80 83 7,7 7,4 4,3 6,2
81-130 80 4,3 5,8 6,5 8,0
>130 81 1,2 6,2 10,8 6,8
Tabella 4. Ripartizione dei Centri in funzione delle dimensioni (quartili del numero complessivo di dializzati per Centro) e della prevalenza percentuale della DP al 31/12/2004.
NORD CENTRO SUD ISOLE TUTTI
CENTRI (numero) 116 72 93 44 325
HD (pz prevalenti) 13.951 5.509 4.911 1.959 26.330
DP (pz prevalenti) 2.368 785 761 286 4.200
DIMENSIONI (PZ/CENTRO) 140,7 87,4 61,0 51,0 93,9
% DP 14,5 12,5 13,4 12,7 13,8
CENTRI DP-NO/DP-TRASF 17 26 38 21 102
% di TUTTI i Centri 14,7 36,1 40,9 47,7 31,4
HD (pz prevalenti) 1.432 1.479 1.214 813 4.938
DP (pz prevalenti) 0 0 0 0 0
DIMENSIONI (PZ/CENTRO) 84,2 56,9 31,9 38,7 48,4
% DP 0 0 0 0 0
CENTRI DP-SI 99 46 55 23 223
% di TUTTI i Centri 85,3 63,9 59,1 52,3 68,6
HD (pz prevalenti) 12.519 4.030 3.697 1.146 21.392
DP (pz prevalenti) 2.368 785 761 286 4.200
DIMENSIONI (PZ/CENTRO) 150,4 104,7 81,1 62,3 95,9
% DP 15,9 16,3 17,1 20,0 16,4
Tabella 5. Caratteristiche dei Centri ripartiti per macroarea di appartenenza e distinti in Centri che non utilizzano la DP (DP-NO e DP-TRASF non erano distinti nel Cens-SIN-2004) e che la utilizzano (DP-SI). I dati sono ricavati dal Cens-SIN-2004 e quindi riferiti al 2004 e non all’epoca dell’indagine (2007).
Figura 3. Ripartizione dei 325 Centri nelle 4 macroaree italiane secondo la definizione
Figura 3. Ripartizione dei 325 Centri nelle 4 macroaree italiane secondo la definizione ISTAT (NORD = Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Liguria – CENTRO = Toscana, Marche, Umbria, Lazio – SUD = Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria – ISOLE = Sicilia, Sardegna). A sinistra (A) e dimensioni medie dei Centri e la prevalenza percentuale della DP (sostanzialmente simile). Al centro (B) in alto la percentuale di Centri che non utilizzano la DP (in nero) e in basso le dimensioni medie dei Centri che utilizzano (grigio) e non utilizzano la DP (nero). Come si vede i Centri che non utilizzano la DP hanno sempre dimensioni inferiori rispetto a quelli che la utilizzano nella stessa macroarea, ma dal NORD alle ISOLE diminuiscono gradualmente. Per cui se vale il principio che minori sono le dimensioni del Centro e minore è l’utilizzo della DP tuttavia, a destra (C), se si considerano solo i Centri che fanno la DP si vede come i Centri del SUD e delle ISOLE pur avendo dimensioni inferiori utilizzano la DP in misura maggiore.
Ripartizione dei Centri nelle quattro macroaree italiane.
Figura 4. Ripartizione dei Centri nelle quattro macroaree italiane. A sinistra (A) sul totale dei 270 Centri aderenti e a destra (B) sul totale dei 325 Centri eligibili. Qs-SI e Qs-NO sono riferiti ai Centri che hanno aderito (con almeno 1 partecipante) o non all’indagine.

 

PARTE 1° – CARATTERISTICHE DEL NEFROLOGO INTERVISTATO E DEL CENTRO DI APPARTENENZA

Caratteristiche del Nefrologo

Le caratteristiche generali dei Nefrologi partecipanti sono riportate in Tabella 6. Tra i tre tipi di Centro non vi sono differenze significative per il genere (per i 2/3 maschile) e l’età, sovrapponibili, mentre l’area geografica sede del Centro di appartenenza dell’intervistato (p<0,0001) riflette la distribuzione dei Centri e l’utilizzo della DP già analizzata nel Cens-SIN-2004 (Figure 2 e 3) [5].

 

CENTRI

(tipo, numero)

NEFROLOGI
(numero)
FEMMINE
(%)
ETÀ MEDIA
(anni ± DS)
NORD
(%)
CENTRO
(%)
SUD
(%)
ISOLE
(%)
DP-NO 36 42 38,1 50,8±6,4 14,3 26,2 31,0 28,6
DP-TRASF 29 42 33,3 51,0±5,4 7,1 7,1 47,6 38,1
DP-SI 205 370 34,1 51,2±6,8 46,5 18,1 19,7 15,7
TUTTI 270 454 34,4 51,2±6,6 39,9 17,8 23,3 18,9
Tabella 6. Caratteristiche generali dei 454 Nefrologi che hanno risposto al Qs.

Ruolo gerarchico. Riguardo al ruolo gerarchico degli intervistati il 20,9% riveste un ruolo apicale (Direttore, Primario, responsabile di UO), il 19,6% di Responsabile SOS (verosimilmente ma non necessariamente di DP). Non sono stati considerati nella presente analisi specializzandi e medici frequentatori non strutturati, all’epoca dello studio presenti esclusivamente nei Centri Universitari. Rispetto ai Centri, nel 29,3% di questi ha partecipato il Direttore/Primario o Responsabile dell’UO di Nefrologia e Dialisi, nel 23,3% il Responsabile SOS e nel 5,9% entrambi (Tabella 7). Complessivamente quindi nel 58,5% dei Centri ha partecipato il Direttore e/o un Responsabile di SOS.

In Tabella 7 sono riportate anche età e genere secondo i diversi ruoli gerarchici.

RUOLO % DP-NO DP-TRASF DP-SI ETÀ FEMMINE (%)
PRIMARIO 95 20,9 38,1 28,6 18,1 53,3±5,7 11,6
SOS 89 19,6 7,1 14,3 21,6 53,5±4,2 30,3
STRUTTURATO 270 59,5 54,8 57,1 60,3 48,6±6,3 43,7
TUTTI 42 42 370 51,2±6,6 34,4
p<0,01 p<0,00001 p<0,00001
Tabella 7. Ruolo gerarchico dei 454 partecipanti all’indagine.

Formazione ed esperienza. La maggioranza dichiarava di non avere o di avere ricevuto una preparazione alla DP insufficiente (score “1” o “2”) nel corso degli studi. Curiosamente la percentuale dei Nefrologi senza o con scarsa preparazione alla DP (somma delle percentuali “Nessuna”, “1”, “2” riportate in Tabella 8) aumenta significativamente dai Centri DP-NO (38,0%) ai Centri DP-TRASF (47,5%) fino ai Centri DP-SI (57,6%) (Tabella 8 e Figura 5-A).

In senso opposto varia, in questo caso secondo le attese, l’esperienza con la DP (Tabella 9) che ovviamente risulta significativamente maggiore e con continuità nei Centri DP-SI rispetto gli altri. In particolare una esperienza con la DP superiore ai 3 anni è stata acquisita dal 16,7% dei Nefrologi dei Centri DP-NO, dal 26,2% nei Centri DP-TRASF e dal 65,1% nei Centri DP-SI (Tabella 9) (Figura 5-B).

 

Insufficiente Idonea alla gestione
Nessuna 1 2 3 4 5
DP-NO 19,0 7,1 11,9 28,6 11,9 21,4
DP-TRASF 33,3 7,1 7,1 21,4 14,3 16,7
DP-SI 39,5 7,3 10,8 15,1 8,9 18,4
ALL 37,0 7,3 10,6 17,0 9,7 18,5
p<0,04
Tabella 8. Preparazione ricevuta durante gli studi sulla DP.
      Continua
Nessuna Discontinua <3 anni >3 anni
DP-NO 40,5 26,2 16,7 16,7
DP-TRASF 35,7 19,0 19,0 26,2
DP-SI 6,5 20,3 8,1 65,1
TUTTI 12,3 20,7 9,9 57,0
Tabella 9. Esperienza maturata con la DP dei 454 partecipanti (p<0,0001).
Figura 5. Caratteristiche del Nefrologo partecipante allo studio
Figura 5. Caratteristiche del Nefrologo partecipante allo studio. A) Formazione sulla DP ricevuta nel corso degli studi (curiosamente la percentuale di quelli che non hanno ricevuto alcuna formazione aumenta dai Centri DP-NO ai Centri DP-SI). B) Esperienza di DP superiore ai 3 anni maturata secondo il ruolo gerarchico dei 454 Nefrologi intervistati.

Attività lavorativa. Per quanto riguarda il settore di attività lavorativa sostanzialmente quasi tutti gli intervistati (97,0%) si occupavano di dialisi. In dettaglio se ne occupavano per più del 50% dell’orario lavorativo il 71,4% degli appartenenti ai Centri DP-NO, il 76,2% di quelli dei Centri DP-TRASF e il 64,4% di quelli dei Centri DP-SI.

Se per i Centri che non utilizzano la DP l’attività dialitica può considerarsi rivolta solo alla HD, nei Centri DP-SI la percentuale di coloro che si occupano prevalentemente o esclusivamente della DP è il 28,6% (106 di 370 Nefrologi) e quelli che vi si dedicano per più del 50% del proprio tempo lavorativo il 18,6% (69 di 370 Nefrologi) (Tabella 10).

0 < 25% 26 – 50% 51 – 75% > 75%
NO 0 0 28,6 26,2 45,2
TRASF 0 11,9 11,9 21,4 54,8
SI 3,0 10,0 22,7 29,5 34,9
solo HD 1,4 0,3 1,1 4,6
prevalent. HD 1,9 3,5 4,6 7,0
HD e DP 4,3 11,4 14,3 14,1
prevalent. DP 1,1 4,6 6,5 5,4
solo DP 1,4 3,0 3,0 3,8
TUTTI 2,4 9,3 22,2 28,4 37,7
Tabella 10. Impegno dialitico – le differenze tra i tre tipi di Centro non sono significative. La modalità nella cui gestione il Nefrologo è coinvolto riguarda ovviamente solo i Centri DP-SI.

Impegno nella scelta del trattamento dialitico. Globalmente il 94,7% (430 intervistati) si sente coinvolto nel processo di scelta del trattamento dialitico senza differenze significative tra i tre tipi di Centri (Tabella 11), anche per quanto riguarda l’entità del coinvolgimento (in una scala da 1, “poco”, a 5, “molto”: DP-NO 3,7 ± 1,1; DP-NO-TRASF 4,2 ± 1,2; DP-SI 3,7 ± 1,4; p = NS).

Rispetto ai 3 aspetti del processo di scelta (informazione, valutazione clinica e valutazione attitudinale) la maggioranza dei medici dei Centri che non utilizzano la DP si sente coinvolta nell’informazione (Tabella 11). Considerando solo gli intervistati coinvolti nel processo di informazione la verifica dei contenuti mostra come il 42,1% degli appartenenti ai Centri DP-NO dichiara di informare su entrambe le metodiche, che, anche se inferiore al 75,0% di quelli dei Centri DP-TRASF e all’84,5% dei Centri DP-SI, non era un dato atteso considerando che si tratta di Centri che non utilizzano e non inviano ad altri Centri gli eventuali candidati alla DP (Figura 6). Il numero di attività svolte nel processo di scelta è riportato in Tabella 12.

VALUTAZIONE
Non coinvolto Informazione Clinica Attitudinale
DP-NO 2,4 90,5 28,6 28,6
DP-TRASF 4,8 85,7 59,5 52,4
DP-SI 5,7 73,2 78,9 68,4
TUTTI 5,3 76,0 72,5 63,2
Tabella 11. Impegno nel processo di scelta del trattamento dialitico – le differenze tra i tre tipi di Centro non sono significative solo per la percentuale dei coinvolti “in un qualche modo” ma anche per quanto riguarda il grado in cui ci si sente coinvolti in questo aspetto. Signficative sono invece le differenze per quanto riguarda la modalità del coinvolgimento (informazione, valutazione clinica e valutazione socio-attitudinale). Il diverso impegno nelle tre attività è invece atteso: nei Centri in cui non si utilizza la DP è naturale che valutazione clinica, per la ricerca di eventuali indicazioni o controindicazioni alla DP, e ancor di più attitudinale (idoneità all’autogestione) siano trascurabili.
ATTIVITÀ SVOLTE
CENTRI 0 1 2 3
DP-NO 2,4 69,0 7,1 21,4
DP-TRASF 4,8 40,5 7,1 47,6
DP-SI 5,7 23,0 16,5 54,9
TUTTI 5,3 28,9 14,8 51,1
p<0,0001
24 131 67 232
GRADO 0 3,7±1,2 3,8±1,0 4,1±1,1
Tabella 12. Impegno nella scelta del trattamento dialitico. I numeri indicano le attività svolte nel processo di scelta del trattamento. Tali attività sono l’informazione, la valutazione clinica e la valutazione socio-attitudinale. Come si vede il 51,1% (prevalentemente nei Centri DP-SI) riferisce di essere coinvolto in tutte e 3 le attività con un impegno medio-elevato.
Figura 6. Coinvolgimento nella scelta del trattamento dialitico.
Figura 6. Coinvolgimento nella scelta del trattamento dialitico. A) Percentuali dei 430 intervistati coinvolti nei settori della valutazione (informazione sulle metodiche disponibili, valutazione clinica e socio-attitudinale) – B) Per i 345 Nefrologi coinvolti nell’informazione, la/le metodiche illustrate dall’intervistato al paziente. Come si vede più del 40% dei Nefrologi dei Centri DP-NO dichiara di informare anche sulla DP.

Caratteristiche del Centro di appartenenza

Le risposte a questa parte dell’indagine possono essere considerate in alcuni casi delle opinioni, come verrà specificato nei singoli aspetti. Per alcune domande, in alcuni Centri nei quali ha partecipato più di un Nefrologo, sono emerse valutazioni discordanti tra i Nefrologi di uno stesso Centro. Tali casi sono stati risolti come riportato nei “Materiali e metodi”.

Percorso di scelta del trattamento dialitico. L’esistenza di un percorso di predialisi aumenta dal 47,2% dei Centri DP-NO al 55,2% dei Centri DP-TRASF fino al 73,2% dei 205 Centri DP-SI (p<0,00005) (Figura 7). Dei 97 Centri con più di un Qs in 61 Centri (62,9% – 3,1 Qs per Centro) tutti i partecipanti danno una risposta concorde mentre nei rimanenti 36 Centri (37,1% – 2,6 Qs per Centro) vi è almeno una risposta che non concorda con quelle degli altri Nefrologi dello stesso Centro. In 6 di questi 36 Centri la risposta del primario o responsabile SOS non concorda con quella della maggioranza, in particolare in 1 caso per il Primario/Direttore non esiste alcun percorso mentre la maggioranza lo conferma ed in 5 casi il contrario.

Figura 7. Presenza di un percorso strutturato (con personale dedicato e con un programma di valutazione pre-definito) nei diversi tipi di Centro.
Figura 7. Presenza di un percorso strutturato (con personale dedicato e con un programma di valutazione pre-definito) nei diversi tipi di Centro.

Altre attività svolte dall’infermiere di DP. Dei 205 Centri che effettuano la DP solo in 26 (12,7%) l’infermiere si occupa esclusivamente di DP mentre delle attività considerate (predialisi, attività ambulatoriale, degenza e HD) una, due, tre o tutte e quattro sono a carico dell’infermiere di DP rispettivamente nel 45,4% (93 Centri), 28,8% (59 Centri), 10,7% (22 Centri) e 2,4% (5 Centri) dei rimanenti 244 Centri (Figura 8 A). L’attività principale nella quale è coinvolto l’infermiere di DP è il predialisi (Figura 8). Le dimensioni del programma di DP sono inversamente proporzionali al numero di “altre attività” (Figura 9).

Figura 8. Altre attività svolte dagli infermieri che si occupano di DP.
Figura 8. Altre attività svolte dagli infermieri che si occupano di DP. I dati sono riferiti ovviamente ai 205 Centri DP-SI. A) Numero di altre attività svolte (solo nel 13% dei Centri gli infermieri si occupano esclusivamente della DP). B) Tipo di attività svolte sul totale delle “altre attività”.
. Il numero di “altre attività” svolte dagli infermieri di DP aumenta al diminuire dei pazienti in trattamento con la DP.
Figura 9. Il numero di “altre attività” svolte dagli infermieri di DP aumenta al diminuire dei pazienti in trattamento con la DP. Ovviamente il grafico può anche essere letto in senso inverso, maggiore è il numero di altre attività svolte e minore è il numero di pazienti in DP.

Completezza dell’informazione fornita ai pazienti (opinione). I pazienti incidenti in HD sono informati adeguatamente sulla HD ma in maniera insufficiente sulla DP in tutti e tre i tipi di Centro anche se, per quest’ultima, il grado migliora passando dai Centri DP-NO ai Centri DP-SI (Tabella 13). Per i pazienti incidenti in DP il grado di informazione sulle due metodiche è equivalente (non considerati ovviamente i Centri DP-NP) (Tabella 13). Il risultato non cambia se si considerano le risposte fornite dai medici coinvolti nelle attività dialitiche per più del 50% del loro tempo lavorativo.

INCIDENTI IN HD INCIDENTI IN DP
INFORMAZIONE FORNITA HD DP HD DP
NO 4,4 2,8
NO-INVIO 4,4 3,3 3,0 3,2
SI 4,2 3,7 4,3 4,7
TUTTI 4,2 3,6 4,0 4,3
N.S. p<0,00005 p<0,00001 p<0,00001
Tabella 13. Informazione fornita ai pazienti incidenti early referral. Score variabile tra 1 e 5 (“1”= nessuna;  ”2”= scarsa; ”3”= sufficiente; ”4”= buona; ”5”= idonea alla scelta).

“Le figure professionali ritenute determinanti nel proprio Centro per la scelta rimangono il Primario e il Medico della HD per tutti i Centri mentre il Medico e l’Infermiere di DP hanno un peso ma solo nei Centri DP-SI (Figura 10)”. Il Primario è riconosciuto avere un ruolo decisivo anche se con un peso diverso secondo il ruolo dell’intervistato (Figura 11).

Le differenze relative al Medico e Infermiere di DP
Figura 10. Giudizio sul peso che ha (in ordine, da sinistra verso destra) il Primario (Direttore o Responsabile di Unità Operativa), il Medico che si occupa di HD, il Medico che si occupa della DP, un Medico che non si occupa di Dialisi, l’Infermiere della HD, l’Infermiere di DP, un infermiere che non si occupa direttamente di dialisi e infine lo Psicologo. Le differenze relative al Medico e Infermiere di DP sono quelle attese, come atteso è il giudizio sovrapponibile tra Centri DP-NO e Centri DP-TRASF. Sul ruolo del Primario concordano gli intervistati di tutti e tre i tipi di Centro.
Figura 11. Il giudizio sul ruolo del Primario nella scelta secondo il ruolo dell’intervistato
Figura 11. Il giudizio sul ruolo del Primario nella scelta secondo il ruolo dell’intervistato (Primario, Responsabile di SOS o Medico strutturato). Il peso è espresso come media (± DS) degli score del peso attribuito dalle tre figure professionali al Primario (score da 0, nessun peso, a 5, decisivo).

 

PARTE 2° – LE OPINIONI DEL NEFROLOGO

Fattori generali indipendenti dal paziente

Peso di diverse figure, tra cui paziente e familiari, nei pazienti autosufficienti e NON autosufficienti. Complessivamente (considerando insieme i tre tipi di Centro) il “peso” attribuito a Medico e infermiere è lo stesso sia che il paziente sia autosufficiente sia che non lo sia. Come atteso, il “peso” sulla scelta attribuito al paziente è maggiore se questo è autosufficiente rispetto al caso in cui non lo sia mentre per quelli non autosufficienti lo ha il familiare, in quest’ultimo caso superiore persino a quello del medico (Figura 12). Il ruolo di altri pazienti è minore e molto scarso per i pazienti non autosufficienti.

L’appartenenza ai diversi Centri si evidenza nel giudizio espresso sull’importanza dell’infermiere, del paziente e dei familiari (Figure 13 e 14). Per i pazienti autosufficienti gli intervistati dei Centri DP-SI assegnano un ruolo significativamente maggiore, rispetto gli altri Centri, a tutte e tre queste figure (Figura 13). Per i pazienti NON autosufficienti la differenza tra Centri DP-SI e gli altri riguarda solo infermiere e familiare (Figura 14).

trattamento dialitico in pazienti autosufficienti o con necessità di caregiver per la DP
Figura 12. Giudizio globale (tutti i Centri) sul ruolo che le principali figure coinvolte hanno sulla scelta del trattamento dialitico in pazienti autosufficienti o con necessità di caregiver per la DP. Il valore è lo score medio (in questo caso la scala è da 1, assente o irrilevante, a 5, decisivo).
Figura 13. Giudizio, ripartito secondo il tipo di Centro
Figura 13. Giudizio, ripartito secondo il tipo di Centro, sul peso che le principali figure coinvolte hanno sulla scelta del trattamento dialitico in pazienti autosufficienti. Il valore è lo score medio (in questo caso la scala è da 1, assente o irrilevante, a 5, decisivo).
Figura 14. Giudizio, ripartito secondo il tipo di Centro
Figura 14. Giudizio, ripartito secondo il tipo di Centro, sul peso che le principali figure coinvolte hanno sulla scelta del trattamento dialitico per pazienti NON autosufficienti (necessità di caregiver per la DP). Il valore è lo score medio (in questo caso la scala è da 1, assente o irrilevante, a 5, decisivo).

Percentuale ottimale di DP. Le risposte relative alla percentuale ritenuta ottimale confermano l’importanza del tipo di Centro in cui lavora il Nefrologo (Tabella 14). Chi lavora in Centri che non utilizzano la DP esprime percentuali significativamente inferiori come valore ottimale di utilizzo della DP rispetti agli altri. La percentuale non cambia se si considerano solo i 350 Nefrologi occupati per più del 50% del loro tempo dalla dialisi e i primari (Figura 15).

% OTTIMALE NO TRASF SI
≤ 10 21,4 2,4 0,3
tra 11 e 20 28,6 31,0 19,5
21 – 30 35,7 33,3 31,1
31 – 40 7,1 11,9 28,6
41 – 50 7,1 21,4 13,8
> 50 0,0 0,0 6,8
Tabella 14. Valutazione della percentuale di pazienti in dialisi con la DP ritenuta ottimale (p<0,00001).
Figura 15. Percentuale ottimale di utilizzo della DP secondo i Nefrologi dei diversi tipi di Centro
Figura 15. Percentuale ottimale di utilizzo della DP secondo i Nefrologi dei diversi tipi di Centro. In B sono stati considerati solo i 350 Nefrologi con elevato impegno nella dialisi (più del 50% del tempo lavorativo dedicato alla dialisi). Tra A e B non vi sono differenze statisticamente significative.

Il timore della peritonite. Dei 454 intervistati 24 non sono stati considerati in quanto non coinvolti in alcun modo nel processo di scelta del trattamento. Riferiscono di essere condizionati dalla paura della peritonite il 48,8%, il 19,5% e il 15,5% rispettivamente dei Nefrologi dei Centri DP-NO, DP-TRASF e DP-SI (Tabella 15). Considerando solo chi ha una esperienza di DP di oltre 3 anni la differenza non è più significativa ma il ridotto numero di intervistati con esperienza >3 anni nei Centri DP-NO e DP-TRASF (complessivamente 16 su 82), per quanto suggestivo, non consente di trarre conclusioni sicure al riguardo, mentre nei Centri DP-SI non vi è differenza significativa tra chi ha una esperienza di DP maggiore o minore di 3 anni (Figura 16).

TIMORE PERITONITE NO TRASF SI
NO 21 32 295
SI 20 8 54
Tabella 15. Il timore della peritonite diminuisce dai Centri DP-NO (48,8%) ai Centri DP-TRASF (20,0%) e DP-SI (15,5%).
Influenza del timore della peritonite nel percorso di scelta.
Figura 16. Influenza del timore della peritonite nel percorso di scelta. Considerati i 430 Nefrologi coinvolti nella scelta. A) Tutti i partecipanti. B) Ripartizione in funzione dell’esperienza minore o superiore a 3 anni.

Validità della metodica: adeguatezza. In Tabella 16 sono riportate le percentuali dei diversi giudizi espressi dagli intervistati circa la validità dell’adeguatezza depurativa della DP rispetto alla HD. La maggioranza nei Centri DP-NO la ritiene inferiore mentre nei Centri DP-TRASF e DP-SI la maggioranza la ritiene uguale o superiore (Figura 17). Il risultato non cambia se si considerano solo gli intervistati con alto coinvolgimento nel percorso di scelta del trattamento.

ADEGUATEZZA DIALITICA SOPRAVVIVENZA
CENTRI INFERIORE UGUALE SUPERIORE INFERIORE UGUALE SUPERIORE
NO 57,1 40,5 2,4 45,2 47,6 7,1
TRASF 35,7 45,2 19,0 21,4 54,8 23,8
SI 25,7 61,4 13,0 14,1 64,9 21,1
TUTTI 29,5 57,9 12,6 17,6 62,3 20,0
Tabella 16. Valutazione della validità della DP rispetto alla HD. Entrambe valutate in manidera significativamente diversa nei tre tipi di <Centro (adeguatezza dialitica p<0,0005 – sopravvvenza p<0,00002).
Valutazione dell’adeguatezza dialitica e della sopravvivenza in DP rispetto alla HD.
Figura 17. Valutazione dell’adeguatezza dialitica e della sopravvivenza in DP rispetto alla HD.

Validità della metodica: sopravvivenza. I risultati per la sopravvivenza sono simili a quelli dell’adeguatezza anche se meno accentuati (Tabella 16) (Figura 17). La maggioranza dei partecipanti la ritiene uguale in tutti e tre i tipi di Centro ma nei Centri DP-NO sono pochi di meno quelli che la ritengono peggiore (47,6% uguale – 45,2% peggiore). L’inverso si riscontra tra i Centri DP-SI (uguale 64,9% – peggiore 14,1%) e la valutazione è intermedia nei Centri NO-TRASF (uguale 54,8% – peggiore 28,1%).  Il risultato non cambia se si considerano solo i 300 intervistati con alto coinvolgimento dialitico (sopravvivenza inferiore: NO = 43,3% – TRASF = 21,9% – SI = 13,0%; sopravvivenza uguale: NO = 53,3% – TRASF = 50,0% – SI = 64,3%).

Fattori strutturali condizionanti l’utilizzo della DP. Dei cinque fattori considerati (costi, carenza di infermieri, vicinanza di Centri privati, dimensioni globali del Centro ridotte, esubero di posti letto di HD) la maggioranza in tutte le tre tipologie di Centro concorda che siano fattori favorevoli per la HD la presenza di Centri privati nelle vicinanze, le dimensioni ridotte del Centro e l’esubero dei posti letto (Tabella 17) (Figure 18 e 19). Per quanto riguarda i costi la maggioranza degli appartenenti ai Centri DP-NO li considera un fattore non importante mentre nei Centri DP-TRASF e DP-SI li considera un’indicazione alla DP. Tale differente giudizio sui costi non è più significativo se si considerano solo i Nefrologi ad alto coinvolgimento. Il giudizio espresso sulla carenza degli infermieri come fattore condizionante una metodica è simile a quello dei costi: la maggioranza (38,1%) nei Centri DP-NO la ritiene un fattore non determinante mentre nei Centri DP-TRASF e DP-SI (rispettivamente il 61,9% e 66,8%) è considerata una indicazione alla DP sia globalmente che dai soli Nefrologi ad alto coinvolgimento dialitico. Nei Centri DP-NO comunque più di un quarto degli intervistati (26,1%) la ritiene una indicazione alla HD.

INDICAZIONE ALLA HD (1 – 2); INDIFFERENTE (3); INDICAZIONE ALLA DP (4 – 5)
  1 2 3 4 5
COSTI (p<0,05)
NO 4,8 4,8 59,5 23,8 7,1
TRASF 7,1 4,8 28,6 33,3 26,2
SI 3,0 3,8 36,2 26,8 30,3
TUTTI 3,5 4,0 37,7 27,1 27,8
CARENZA INFERMIERI (p<0,0001)
NO 11,9 14,3 38,1 26,2 9,5
TRASF 14,3 7,1 16,7 42,9 19,0
SI 3,0 5,7 24,6 33,8 33,0
TUTTI 4,8 6,6 25,1 33,9 29,5
VICINANZA CENTRI PRIVATI (N.S.)
NO 47,6 14,3 38,1 0,0 0,0
TRASF 28,6 19,0 42,9 7,1 2,4
SI 33,5 12,2 43,5 5,4 5,4
TUTTI 34,4 13,0 43,0 5,1 4,6
DIMENSIONI RIDOTTE DEL CENTRO (N.S.)
NO 28,6 23,8 31,0 14,3 2,4
TRASF 33,3 9,5 35,7 14,3 7,1
SI 18,1 22,4 35,7 14,1 9,7
TUTTI 20,5 21,4 35,2 14,1 8,8
ESUBERO POSTI LETTO DI HD (N.S.)
NO 54,8 16,7 23,8 2,4 2,4
TRASF 38,1 19,0 28,6 7,1 7,1
SI 36,2 17,6 33,5 6,2 6,5
TUTTI 38,1 17,6 32,2 5,9 6,2
Tabella 17. Valutazione, come indicazione alla DP od alla HD, dei fattori strutturali riportati in Tabella. Se si considerano solo gli intervistati (300) con alto coinvolgimento nel percorso di scelta (dati non riportati) la differenza riguardo il giudizio sui costi tra i tre tipi di Centro non è più significativa.
Valutazione globale (454 Nefrologi) dell’indicazione alla DP o alla HD graduata
Figura 18. Valutazione globale (454 Nefrologi) dell’indicazione alla DP o alla HD graduata da 1 a 5 di ciascuno dei fattori strutturali soprariportati.
Valutazione dell’indicazione alla DP od alla HD
Figura 19. Valutazione dell’indicazione alla DP od alla HD graduata da 1 a 5 di ciascuno dei fattori strutturali soprariportati. I partecipanti sono stati ripartiti in funzione del tipo di Centro di appartenenza.

Possibili incentivi alla DP. La maggioranza degli intervistati (Figura 20) (Tabella 18) valuta positivamente tutti e cinque gli incentivi considerati. L’analisi per i tipi di Centro mostra differenze significative per il sostegno economico alla DP assistita, la telemedicina e l’applicazione di incentivi economici alle RSA disponibili a gestire la DP ma mentre il sostegno economico alla DP assistita e alle RSA è caldeggiato dagli appartenenti ai Centri DP-TRASF e DP-SI, la telemedicina dai Centri DP-NO (Figura 21).

da nessuna importanza (1) a peso rilevante (5)
  1 2 3 4 5
SOSTEGNO ECONOMICO PER L’ASSISTENZA (p<0,00001)
NO 33,3 16,7 16,7 21,4 11,9
TRASF 14,3 4,8 28,6 26,2 26,2
SI 4,9 6,8 15,4 28,4 44,6
TUTTI 8,4 7,5 16,7 27,5 39,9
TELEMEDICINA (p<0,0005)
NO 7,1 7,1 14,3 54,8 16,7
TRASF 2,4 7,1 31,0 31,0 28,6
SI 11,1 17,0 26,2 25,9 19,7
TUTTI 9,9 15,2 25,6 29,1 20,3
SUPPORTO TELEFONICO INFERMIERISTICO H24 (N.S.)
NO 2,4 4,8 14,3 57,1 21,4
TRASF 0,0 7,1 16,7 38,1 38,1
SI 3,2 9,2 17,0 34,1 36,5
TUTTI 2,9 8,6 16,7 36,6 35,2
SUPPORTO INFERMIERISTICO DOMICILIARE (N.S.)
NO 4,8 4,8 16,7 40,5 33,3
TRASF 0,0 2,4 14,3 38,1 45,2
SI 2,4 3,8 9,7 29,5 54,6
TUTTI 2,4 3,7 10,8 31,3 51,8
SOSTEGNO ECONOMICO PER LE RSA (p<0,0005)
NO 7,1 4,8 28,6 42,9 16,7
TRASF 2,4 7,1 19,0 33,3 38,1
SI 3,5 4,9 10,8 26,5 54,3
TUTTI 3,7 5,1 13,2 28,6 49,3
Tabella 18. Valutazione del peso che gli incentivi alla DP riportati in Tabella hanno sulla scelta della DP secondo i Nefrologi ripartiti per tipo di Centro.
Opinione sull’efficacia di diverse iniziative generalmente considerate incentivi alla DP
Figura 20. Opinione sull’efficacia di diverse iniziative generalmente considerate incentivi alla DP: sostegno economico destinato al Caregiver dell’eventuale DP assistita; Telemedicina; Supporto Infermieristico telefonico H24; Supporto infermieristico domiciliare; Sostegno economico per le RSA disposte ad ospitare e gestire pazienti in DP. Tutti gli intervistati considerati insieme (454 Nefrologi).
. Opinione dei Nefrologi sull’efficacia di diverse iniziative generalmente considerate
Figura 21. Opinione dei Nefrologi sull’efficacia di diverse iniziative generalmente considerate incentivi alla DP ripartiti in funzione del Centro di appartenenza.

Fattori generali dipendenti dal paziente

Rappresenta l’insieme delle più comuni indicazioni e controindicazioni, cliniche e socio-attitudinali, alla DP che vengono di norma valutate durante il percorso predialitico.

Percentuale di pazienti senza alcun condizionamento. La percentuale di pazienti early referral e liberi di scegliere tra HD e DP è valutata in maniera significativamente differente secondo il tipo di Centro di appartenenza (Tabella 19). In particolare mentre per i Centri DP-NO il 92,8% ritiene sia meno del 50%, il 47,6% degli intervistati dei Centri DP-SI ritiene sia superiore al 50% dei pazienti incidenti (Figura 22), considerando poi solo i 300 intervistati con alto coinvolgimento nell’attività dialitica il risultato non cambia (rispettivamente il 96,7% e il 48,3%).

≤40% 40-50% 50-60% 60-70% ≥70%
NO 71,4 21,4 4,8 0,0 2,4
NO-INVIO 54,8 23,8 9,5 4,8 7,1
SI 25,7 26,8 21,1 14,1 12,4
TUTTI 32,6 26,0 18,5 11,9 11,0
Tabella 19. Percentuale di pazienti liberi di scegliere la modalità dialitica (p<0,00001).
Opinione sulla percentuale di pazienti senza alcun condizionamento clinico o sociale
Figura 22. Opinione sulla percentuale di pazienti senza alcun condizionamento clinico o sociale e che possono pertanto scegliere tra DP ed HD sul totale degli incidenti in dialisi (p<0,00001).

Particolari condizioni cliniche. In Figura 23 è riportato il confronto delle valutazioni date dagli appartenenti ai Centri DP-NO e DP-TRASF considerati insieme (82 intervistati) con quelle degli appartenenti ai Centri DP-SI (370 intervistati) considerando insieme le indicazioni elevate o moderate alla HD (risposte 1 e 2) e alla DP (risposte 4 e 5). Sulla cardiopatia ischemica (CAD), la malnutrizione e la diverticolosi le risposte, indicazione alla DP per la CAD e controindicazione alla DP per BMI<20 e diverticolosi estesa oltre il sigma, non sono risultate significativamente differenti tra i diversi tipi di Centro. Opposte valutazioni sono state date dalla maggioranza degli intervistati invece per l’insufficienza cardiaca (indicazione per i Centri DP-SI e controindicazione o indifferente per i Centri DP-NO/TRASF) e la nefropatia policistica (controindicazione per i Centri DP-NO/TRASF e indifferente per i Centri DP-SI) (Figura 24). Riguardo al diabete mellito (DM) tipo 2 nei Centri DP-NO/TRASF tra quelli che lo ritengono indifferente o una indicazione alla DP questi ultimi (indifferente 41,7% – indicazione 35,7%) sono in proporzione superiore rispetto agli appartenenti ai Centri DP-SI (indifferente 52,4% – indicazione 21,9%). Anche per l’obesità, giudicata da oltre il 75% in entrambi i gruppi una controindicazione alla DP la quota di quelli che la ritengono indifferente è superiore tra i Centri NO/TRASF (17,9% vs 8,4%). Il confronto tra Centri NO e Centri TRASF è risultato significativamente diverso solo per la Nefropatia policistica (Figura 24), per tutte le altre condizioni la valutazione tra Centri NO e Centri TRASF non è risultata significativamente diversa.

I risultati dettagliati per tutti e tre i tipi di Centro con le risposte graduate da 1 a 5 sono riportati in Tabella 20.

INDICAZIONE ALLA HD (1 – 2); INDIFFERENTE (3); INDICAZIONE ALLA DP (4 – 5)
  1 2 3 4 5
INSUFFICIENZA CARDIACA CONGESTIZIA (p<0,005)
NO 28,6 14,3 16,7 33,3 7,1
TRASF 23,8 14,3 19,0 31,0 11,9
SI 11,1 10,8 17,6 29,2 31,4
TUTTI 13,9 11,5 17,6 29,7 27,3
CARDIOPATIA ISCHEMICA (p<0,0005)
NO 14,3 7,1 26,2 45,2 7,1
TRASF 2,4 4,8 21,4 52,4 19,0
SI 1,6 5,4 30,0 38,9 24,1
TUTTI 2,9 5,5 28,9 40,7 22,0
DIABETE (p<0,01)
NO 14,3 11,9 47,6 23,8 2,4
TRASF 7,1 11,9 35,7 31,0 14,3
SI 5,1 20,5 52,4 15,9 5,9
TUTTI 6,2 18,9 50,4 18,1 6,4
OBESITÀ – BMI>30 kg/mq (N.S.)
NO 57,1 16,7 21,4 4,8 0,0
TRASF 50,0 33,3 14,3 0,0 2,4
SI 52,4 35,1 8,4 3,2 0,8
TUTTI 52,6 33,3 10,1 3,1 0,9
MALNUTRIZIONE – BMI<20 Kg/mq (p<0,05)
NO 38,1 14,3 9,5 35,7 2,4
TRASF 31,0 23,8 19,0 14,3 11,9
SI 24,1 23,2 25,7 19,7 7,3
TUTTI 26,0 22,5 23,6 20,7 7,3
DIVERTICOLOSI DIFFUSA OLTRE IL SIGMA (p<0,01)
NO 57,1 16,7 21,4 0,0 4,8
TRASF 66,7 19,0 7,1 2,4 4,8
SI 41,9 35,9 17,3 3,5 1,4
TUTTI 45,6 32,6 16,7 3,1 2,0
APKD (p<0,00001)
NO 35,7 23,8 35,7 0,0 4,8
TRASF 50,0 33,3 11,9 0,0 4,8
SI 15,4 25,7 50,3 5,9 2,7
TUTTI 20,5 26,2 45,4 4,8 3,1
Tabella 20. Valutazione dettagliata dei singoli fattori clinici (in percentuale) su cui è stata richiesta l’opinione del Nefrologo.
Valutazione dei principali fattori clinici che possono condizionare la scelta del trattamento.
Figura 23. Valutazione dei principali fattori clinici che possono condizionare la scelta del trattamento. «CHF» Insufficienza Cardiaca Congestizia; 2. «CAD» Cardiopatia Ischemica; 3. «DM» Diabete Mellito tipo 2; 4. «BMI>30» Obesità; 5. «BMI<20» Malnutrizione; 6. «Diverticolosi» è intesa come diverticolosi estesa oltre il sigma; 7. «ADPKD» Nefropatia Policistica. NOTE – Gli intervistati dei Centri NO e TRASF (82) sono stati considerati insieme e confrontati con quelli dei Centri SI-DP (370).
Nefropatia policistica e cardiopatia congestizia nel giudizio degli intervistati ripartiti per tipo di Centro.
Figura 24. Nefropatia policistica e cardiopatia congestizia nel giudizio degli intervistati ripartiti per tipo di Centro.

Particolari condizioni sociali (fattori legati al paziente NON clinici). In Figura 25 e Figura 26 è riportato il confronto delle valutazioni date dagli appartenenti ai Centri DP-NO e DP-TRASF considerati insieme (82 intervistati) con quelle degli appartenenti ai Centri DP-SI (370 intervistati) considerando insieme le indicazioni elevate o moderate alla HD (risposte 1 e 2) e alla DP (risposte 4 e 5). Gli intervistati concordano (p = N.S.) che motivazione alla autogestione, attività lavorativa, esigenza di avere degli orari per la dialisi flessibili e, nel caso di pazienti NON autonomi ma con un caregiver disponibile rappresentano tutte indicazioni alla DP così come una ridotta aderenza alla terapia (NON compliance) sia una indicazione valida alla HD. Il giudizio è invece significativamente diverso tra i tre gruppi per quanto riguarda l’importanza dell’immagine corporea, l’età, la qualità della vita e il vivere soli. In particolare per l’immagine corporea il 52,4% nei Centri DP-NO/TRASF la ritiene una indicazione alla HD mentre il 62,7% nei Centri DP-SI la ritiene una indicazione alla DP o indifferente (p<0,05); per la qualità della vita se il 51,2% nei Centri DP-NO/TRASF la ritiene una indicazione alla DP questa percentuale sale al 67,3% nei Centri DP-SI (p<0,01); per una età compresa tra 65 e 75 anni il 15,5% e il 50,0% nei Centri DP-NO/TRASF la ritiene rispettivamente una indicazione alla HD o indifferente mentre nei Centri DP-SI tali percentuali sono rispettivamente il 4,1% e il 57,3% (p<0,0005); per una età > 75 anni la differenza è più marcata: nei Centri DP-NO/TRASF tale condizione è ritenuta una indicazione alla HD dal 48,8% degli intervistati contro il 24,3% nei Centri DP-SI (p<0,00005); infine il vivere soli è una indicazione alla HD per il 78,6% nei Centri DP-NO/TRASF contro il 51,6% nei Centri DP-SI (p<0,00005).

Condizioni NON cliniche valutate secondo il grado di indicazione alla HD o alla DP
Figura 25. Condizioni NON cliniche valutate secondo il grado di indicazione alla HD o alla DP. «MOTIVAZ. AUTOGEST.»: paziente motivato ad autogestire la dialisi; «FLESSIBILITA’» degli orari; «Q of L»: Qualità della Vita; «NON COMPLIANCE»: ridotta aderenza alle prescrizioni. NOTE – Gli intervistati dei Centri DP-NO e DP-TRASF (84) sono stati considerati insieme e confrontati con quelli dei Centri DP-SI (370).
Condizioni NON cliniche valutate secondo il grado di indicazione alla HD o alla DP.
Figura 26. Condizioni NON cliniche valutate secondo il grado di indicazione alla HD o alla DP. «ASSIST-DP» paziente NON autonomo con necessità di Caregiver (CG) che è disponibile. NOTE – Gli intervistati dei Centri NO e TRASF (82) sono stati considerati insieme e confrontati con quelli dei Centri SI-DP (370).

Per tutte le condizioni NON cliniche considerate la valutazione tra Centri DP-NO e Centri DP-TRASF non è risultata significativamente diversa. I risultati dettagliati per tutti e tre i tipi di Centro con le risposte graduate da 1 a 5 sono riportati in Tabella 21. L’analisi limitata ai 300 Nefrologi con alto coinvolgimento nelle attività dialitiche ha mostrato risultati sovrapponibili a quelli riportati in Tabella 21.

INDICAZIONE ALLA HD (1 – 2); INDIFFERENTE (3); INDICAZIONE ALLA DP (4 – 5)
  1 2 3 4 5
MOTIVAZIONE ALL’AUTOGESTIONE (p<0,00001)
NO 2,4 0,0 0,0 64,3 33,3
TRASF 0,0 0,0 4,8 31,0 64,3
SI 0,8 0,5 2,4 13,0 83,2
TUTTI 0,9 0,4 2,4 19,4 76,9
ETÀ TRA 65 E 75 ANNI (p<0,0005)
NO 7,1 9,5 57,1 21,4 4,8
TRASF 4,8 9,5 42,9 35,7 7,1
SI 0,3 3,8 57,3 25,9 12,7
TUTTI 1,3 4,8 55,9 26,4 11,5
ETÀ > 75 ANNI (p<0,00001)
NO 40,5 11,9 19,0 21,4 7,1
TRASF 21,4 23,8 23,8 14,3 16,7
SI 5,1 19,2 40,0 24,6 11,1
TUTTI 9,9 18,9 36,6 23,3 11,2
NON AUTONOMO CON CAREGIVER DISPONIBILE (p<0,005)
NO 11,9 7,1 11,9 61,9 7,1
TRASF 19,0 4,8 19,0 40,5 16,7
SI 8,6 6,2 10,3 40,5 34,3
TUTTI 9,9 6,2 11,2 42,5 30,2
VIVE SOLO/A (p<0,005)
NO 50,0 26,2 21,4 0,0 2,4
TRASF 42,9 38,1 11,9 4,8 2,4
SI 25,1 26,5 40,3 5,4 2,7
TUTTI 29,1 27,5 35,9 4,8 2,6
IMMAGINE CORPOREA (p<0,05)
NO 26,2 31,0 35,7 7,1 0,0
TRASF 23,8 23,8 40,5 9,5 2,4
SI 8,6 28,6 50,3 9,2 3,2
TUTTI 11,7 28,4 48,0 9,0 2,9
LAVORO (p<0,05)
NO 2,4 4,8 19,0 59,5 14,3
TRASF 2,4 4,8 19,0 38,1 35,7
SI 1,6 1,9 17,3 33,5 45,7
TUTTI 1,8 2,4 17,6 36,3 41,9
FLESSIBILITÀ DEGLI ORARI (p<0,005)
NO 7,1 0,0 14,3 61,9 16,7
TRASF 0,0 2,4 14,3 47,6 35,7
SI 1,4 0,5 10,8 34,3 53,0
TUTTI 1,8 0,7 11,5 38,1 48,0
QUALITÀ DELLA VITA (p<0,00001)
NO 2,4 2,4 47,6 45,2 2,4
TRASF 0,0 11,9 33,3 40,5 14,3
SI 1,4 1,9 29,5 28,6 38,6
TUTTI 1,3 2,9 31,5 31,3 33,0
NON COMPLIANCE (p= N.S.)
NO 71,4 11,9 14,3 2,4 0,0
TRASF 66,7 14,3 11,9 4,8 2,4
SI 67,6 17,0 12,2 1,6 1,6
TUTTI 67,8 16,3 12,3 2,0 1,5
Tabella 21. Valutazione dettagliata dei singoli fattori NON clinici (in percentuale) su cui è stata richiesta l’opinione del Nefrologo.

Durata della DP e drop out alla HD

Durata della DP. Alla domanda se il drop out dalla DP fosse da considerare un evento probabile dopo 2, 4 o 5 anni oppure se la DP non abbia un limite temporale definibile a priori le risposte sono risultate significativamente diverse come riportato in Tabella 22. Tuttavia la differenza non riguarda la ripartizione tra chi crede che abbia una durata predeterminata e chi no (p = N.S.) ma nella stima che della durata fanno chi la crede determinata (Figura 27). La stessa analisi limitata ai 300 intervistati con alto coinvolgimento nelle attività dialitiche non è risultata significativa.

2 anni 3 anni 5 anni INDEFINITA
NO 14,3 19,0 19,0 47,6
TRASF 2,4 21,4 19,0 57,1
SI 2,7 11,6 30,5 55,1
TUTTI 3,7 13,2 28,4 54,6
Tabella 22. Durata della DP.
La durata della DP nell’opinione degli intervistati ripartiti secondo il tipo di Centro.
Figura 27. La durata della DP nell’opinione degli intervistati ripartiti secondo il tipo di Centro.

Durata della DP e dimensioni del programma DP. La maggioranza degli intervistati (63,7%) ritiene che le dimensioni del programma DP del Centro (pazienti globalmente trattati e/o in trattamento) non abbia influenza sulla percentuale di drop out alla HD (Figura 28-A) senza significative differenze tra i tre tipi di Centro (stesso risultato anche considerando solo i 300 ad alto impegno dialitico).

 La risposta relativa al tasso di drop annuo è simile a quella sulla durata della DP (A).
Figura 28. La risposta relativa al tasso di drop annuo è simile a quella sulla durata della DP (A). In B l’opinione del Nefrologo, secondo il Centro di appartenenza, sull’influenza che le dimensioni del programma di DP può avere sul drop out.

Percentuale di drop out annuo. Anche a questa domanda gli intervistati hanno risposto in modo simile tra i tre tipi di Centro (Figura 28-B). Complessivamente il 48,9% ritiene non vi sia una percentuale fisiologica di drop out mentre tra i rimanenti il 17,6% e il 19,6% ritiene sia, rispettivamente, inferiore al 6% o tra il 6 e il 10%.

 

Interesse per l’argomento

Alla domanda se “In futuro, desideri essere informato sui risultati di questo questionario e su eventuali nuove iniziative che potranno seguire a questa?” complessivamente il 91,6% ha manifestato interesse anche se con una differenza fortemente significativa tra i tipi di Centro. Infatti mentre quasi tutti gli appartenenti ai Centri DP-SI (98,6%) sono interessati tra i Centri DP-NO la percentuale degli interessati scende al 47,6% (Figura 29).

Figura 29. La risposta a questa domanda, considerata più di cortesia che di inchiesta, può essere un indicatore dell’interesse dell’intervistato per la DP.
Figura 29. La risposta a questa domanda, considerata più di cortesia che di inchiesta, può essere un indicatore dell’interesse dell’intervistato per la DP.

 

Discussione

Il Cens-SIN-2004 aveva mostrato l’importanza dei fattori strutturali (estensione dei Centri privati, dimensioni del Centro e tasso di occupazione delle stazioni di HD) nell’utilizzo della DP: i Centri che non utilizzano la DP sono più piccoli, hanno un minor tasso di occupazione dei posti letto di HD e sono situati in regioni in cui numerosi sono i Centri Dialisi privati. Se contassero solo i fattori strutturali il giudizio sulla DP non sarebbe diverso tra chi utilizza la DP e chi non la utilizza mentre invece le opinioni sono risultate significativamente differenti secondo l’appartenenza a un Centro piuttosto che un altro: negativo per chi non la utilizza e positivo per chi la utilizza.

Dal momento che in genere la scelta della sede di lavoro precede l’esperienza lavorativa sembra che l’opinione che si ha sulla DP sia determinata dall’esperienza maturata con la metodica, confermando l’importanza dei fattori strutturali sull’utilizzo della metodica. Tuttavia la presenza di Centri che inviano i candidati alla DP (Centri DP-TRASF) ad altri Centri e che hanno le stesse caratteristiche strutturali dei Centri che non considerano affatto la DP per dimensioni (ridotte) e occupazione dei posti letto di HD (minore) ma opinioni favorevoli alla DP dimostra che oltre ai fattori strutturali anche l’opinione sulla metodica ha importanza.

In sintesi l’utilizzo della DP nei Centri pubblici italiani sembra il risultato di un equilibrio tra fattori strutturali e opinioni in cui però queste ultime sono, ma solo in parte, condizionate dai primi dal momento che l’esperienza maturata con la DP ne migliora il giudizio.

Discutiamo in dettaglio i principali risultati dello studio riassunti nella Tabella 23.

Caratteristiche dei Nefrologi e dei loro Centri

Per quanto riguarda i Nefrologi, fra i tre tipi di Centro l’unica differenza significativa riguarda, come naturale, l’esperienza con la DP mentre caratteristiche anagrafiche, preparazione e impegno lavorativo in dialisi, grado di coinvolgimento nella scelta del trattamento sono sostanzialmente simili. I Centri che hanno partecipato all’indagine non sono significativamente differenti da quelli che non hanno partecipato. Tra i tre tipi di Centro la differenza principale riguarda la presenza di un percorso strutturato di scelta del trattamento, che, rispetto ai Centri DP-SI è minore nei Centri DP-NO e intermedio nei Centri DP-TRASF. In accordo a tale dato è la percentuale di coloro che sono coinvolti in tutte e 3 le componenti della scelta (informazione, valutazione clinica e valutazione socio-attitudinale). Se ciò concorda con la natura del Centro (dove non si effettua la DP non si pone il problema della scelta), il grado di coinvolgimento di chi si definisce coinvolto nella scelta è medio-elevato in tutti e tre i tipi di Centro. Tale contraddizione potrebbe essere espressione di una impostazione culturale differente per cui nei Centri DP-NO la scelta è ridotta sostanzialmente all’informazione. Stranamente però anche nei Centri DP-NO i pazienti incidenti in HD vengono comunque informati sulla DP seppure in maniera meno che sufficiente. Tuttavia la differenza, sempre  per quanto riguarda l’informazione fornita ai pazienti incidenti in HD, tra Centri DP-NO e DP-SI non è rilevante (rispettivamente 2,8 vs 3,7 in una scala da 1 a 5). Dal momento che la domanda sull’informazione fornita era riferita ai pazienti early referral ma non specificava l’assenza di controindicazioni alla DP è possibile che queste, logicamente più numerose nei pazienti incidenti in HD dei Centri DP-SI, influenzino l’informazione (la presenza di controindicazioni alla DP è ritenuta nella pratica quotidiana un motivo che rende “non necessario” informare il paziente su questa metodica).

Le opinioni: i protagonisti della scelta

In accordo a quanto detto sopra, la percentuale di pazienti che potrebbero fare sia la DP che la HD (senza controindicazioni) è valutata in maniera nettamente diversa dai Nefrologi dei tre tipi di Centro in accordo con quanto detto prima. Se la scelta è influenzata dagli operatori sanitari, per quanto riguarda il proprio Centro, tutti riconoscono il ruolo determinante del Direttore mentre il peso di altre figure quali il medico o l’infermiere di DP e lo psicologo dipendono ovviamente dal tipo di Centro e disponibilità del Servizio. Interessante è il ruolo dello psicologo, rilevante solo nei Centri DP-SI, indicatore di un percorso di scelta più articolato in questi Centri. Per quanto riguarda il ruolo in generale del medico, dell’infermiere, del paziente, dei familiari e degli altri pazienti tutti concordano sul ruolo determinante del medico, importante del paziente o dei familiari a seconda che il paziente sia autosufficiente oppure no, e irrilevante degli altri pazienti.  La differenza principale tra i tre tipi di Centro riguarda la valutazione del ruolo dell’infermiere che è visto NON marginale solo dal 14,3% dei Nefrologi dei Centri DP-NO rispetto al 60,5% dei Centri DP-SI.

Le opinioni: la validità della metodica, la percentuale ottimale e il drop out

Anche il giudizio sull’adeguatezza e sulla sopravvivenza della DP rispetto alla HD è notevolmente differente nei tre tipi di Centro: peggiori per i Centri DP-NO, uguali o migliori della HD nei Centri DP-SI. Circa la metà ritiene che la DP non abbia una durata predefinita, senza differenze tra i Centri, tuttavia della restante metà la percentuale di coloro che le danno una durata massima di 2 o 3 anni rispetto a 5 anni è significativamente superiore tra i Centri DP-NO. È quindi naturale che solo il 14,3% nei Centri DP-NO giudichi ottimale una percentuale di pazienti trattati con la DP superiore al 30% mentre il 21,4% collochi questa percentuale al di sotto del 10% a differenza degli altri Centri. Tuttavia, sempre nei Centri DP-NO coloro che valutano ottimale una percentuale di pazienti trattati con la DP tra il 10% e il 30% (percentuale reale della DP nei Centri DP-SI) [18] sia il 64,3%. Per tale aspetto, come per diversi altri, la valutazione data dai Nefrologi dei Centri DP-TRASF è simile a quella dei Centri DP-SI.

Le opinioni: fattori generali che condizionano la scelta del trattamento

Il timore della peritonite è maggiormente sentito nei Centri DP-NO, minimo nei Centri DP-SI e intermedio nei Centri DP-TRASF. Interessante il riscontro che, considerando solo gli intervistati con un’esperienza con la DP > 3 anni, tale differenza non sia più significativa. Le dimensioni del Centro, la minor pressione sui posti letto di HD e la vicinanza dei Centri privati sono riconosciuti essere fattori che favoriscono o indicano l’utilizzo della HD senza differenze significative tra i Centri mentre i costi e la carenza degli infermieri sono indicazioni alla DP nei Centri DP-SI e DP-TRASF ma non nei Centri DP-NO nei quali anzi rappresentano per la maggioranza una indicazione alla HD o non hanno alcuna importanza. Questo dato può essere giustificato dalla differente prospettiva che hanno i Nefrologi dei diversi tipi di Centro. Infatti se il rapporto infermieri/pazienti è nettamente favorevole alla DP e quindi la carenza degli infermieri dovrebbe rappresentarne un incentivo, nei Centri DP-NO la prospettiva è però quella di chi deve avviare un programma di DP e, come noto, l’investimento iniziale comporta sempre un maggior consumo di risorse piuttosto che un risparmio, evidente solo a programma avviato.

Le opinioni: fattori specifici dei pazienti che condizionano la scelta del trattamento

Mentre tutti sostanzialmente concordano che diverticolosi e obesità siano una indicazione alla HD, che la malattia coronarica sia una indicazione alla DP e che malnutrizione e diabete siano indifferenti, discordante è il giudizio sulla cardiopatia congestizia (indicazione netta alla DP nei Centri DP-SI) e la nefropatia policistica (indicazione netta alla HD nei Centri DP-SI e DP-TRASF). Per i fattori non clinici tutti concordano che la motivazione all’autogestione, l’essere impegnati da un’attività lavorativa, la necessità di orari flessibili siano tutte indicazioni alla DP mentre la scarsa compliance lo sia per la HD. Le differenze riguardano l’immagine corporea, considerata una indicazione alla HD nei Centri DP-NO e DP-TRASF mentre il 50% la considera indifferente nei Centri DP-SI e la Qualità della vita è giudicata da tutti nettamente migliore in DP ma maggiormente nei Centri DP-SI. Per quanto riguarda l’età tra 65 e 75 anni, la maggioranza la considera indifferente o una indicazione alla DP mentre differente tra i Centri è la valutazione di una età superiore a 75 anni e il vivere soli. Un’età >75 anni per la maggioranza nei Centri DP-NO è una indicazione alla HD ma non nei Centri DP-SI, mentre se il vivere soli rappresenta per tutti una indicazione alla HD lo è molto di più nei Centri DP-NO; tuttavia se il paziente non è autosufficiente e ha un caregiver disponibile la DP è riconosciuta da tutti il trattamento indicato. Per quanto riguarda i possibili incentivi alla DP il sostegno economico al caregiver o alla RSA è valutato maggiormente importante nei Centri DP-SI mentre, curiosamente, la telemedicina e l’innovazione tecnologica lo sono per gli intervistati dei Centri DP-NO.

DP-NO DP-TRASF DP-SI
CARATTERISTICHE DEL NEFROLOGO
esistenza di un percorso di scelta strutturato (SI, %) 47,2 55,2 73,2
coinvolgimento in tutte e tre le attività del predialisi (%) 21,4 47,6 54,9
Nefrologi con esperienza in DP >3 anni (%) 16,7 26,2 65,1
informazione fornita ai pz in HD sulla DP (score da 1 a 5) 2,8 3,3 3,7
LA SCELTA – I PROTAGONISTI
percentuale >40% dei pz incidenti che potrebbero fare la DP (%) 28,6 45,2 74,3
ruolo dell’infermiere nella scelta NON marginale (%) 14,3 31,0 60,5
IL VALORE DELLA DP
adeguatezza dialitica inferiore alla HD (%) 57,1 35,7 25,7
sopravvivenza inferiore alla HD (%) 45,2 21,4 14,1
drop out atteso a 2 o 3 anni (%) 33,3 23,9 14,3
percentuale ottimale di pazienti trattati con la DP >30% 14,3 33,3 49,2
percentuale ottimale di pazienti trattati con la DP <10% 21,4 2,4 0,3
FATTORI CHE CONDIZIONANO LA SCELTA – indicazioni alla DP
costi (%) 41,0 59,5 57,0
carenza degli infermieri (%) 35,7 61,9 66,8
insufficienza cardiaca congestizia (%) 40,4 42,9 60,6
Qualità della Vita (%) 47,6 54,8 67,2
paziente non autonomo con caregiver disponibile (%) 69,0 57,2 84,8
FATTORI CHE CONDIZIONANO LA SCELTA – indicazioni alla HD
età > 75 anni (%) 52,4 45,2 24,3
vivere soli (%) 76,2 81,0 51,6
ADPKD 59,5 83,3 41,1
Body Image indicazione a HD 57,2 47,6 37,2
timore della peritonite 48,8 20,0 15,5
Tabella 23. Riassunto delle principali differenze (considerate solo quelle significative) di opinione tra i Nefrologi dei tre tipi di Centro.

 

Limiti dello studio

Lo studio presenta diversi limiti. I dati sono stati rianalizzati dopo diversi anni dalla loro raccolta per cui è possibile che non siano stati messi in evidenza o discussi alcuni riscontri legati all’epoca in cui si è svolta. I dati di prevalenza e incidenza sono riferiti al 2004 e non all’anno dello studio. Infine i partecipanti sono stati selezionati in base a una adesione volontaria. Tuttavia la numerosità del campione, l’inclusione di un numero consistente di Nefrologi che non prescrivono la DP e i diversi aspetti considerati ne rappresentano un indubbio punto di forza.

 

Conclusioni

Lo studio conferma l’importanza dell’opinione o l’esistenza di un “pregiudizio” del Nefrologo legato al tipo Centro in cui lavora. Nei Centri in cui la DP non è effettuata rispetto ai Centri che la utilizzano il giudizio sulla DP è più negativo, un percorso predialitico di scelta è meno presente e semplificato alla sola informazione e la percentuale di pazienti da trattare con la DP giudicata ottimale è minore. Tuttavia anche in tali Centri il giudizio è comunque variabile (non tutti la pensano allo stesso modo), condizionato dall’esperienza che il Nefrologo ha con la DP e, su diversi aspetti specifici, può essere addirittura positivo. Tutto ciò insieme all’esistenza di Centri che pur non effettuando la DP inviano i pazienti che possono averne indicazione ad altri Centri, messa in evidenza per la prima volta da questo studio, suggerisce che l’utilizzo della DP dipenda dalla combinazione di fattori strutturali (dimensioni, privato circostante e posti letto di HD) e opinioni, condizionate però in parte dai primi.

 

Bibliografia

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La Dialisi Peritoneale in Italia: 8° censimento del GPDP-SIN 2022 – 2° Parte: i Centri

Abstract

Obiettivi. Si presentano i risultati del 8° Censimento (Cs-22) Nazionale del Gruppo di Progetto Dialisi Peritoneale della Società Italiana di Nefrologia relativi alle caratteristiche dei Centri che hanno utilizzato la DP in Italia nel 2022.
Materiali e metodi. Hanno partecipato i 227 centri non pediatrici che hanno utilizzato la Dialisi Peritoneale (DP) nel 2022. I dati richiesti sono stati inviati in forma aggregata. Oltre alle visite domiciliari sono stati per la prima volta indagati le risorse disponibili e il training. I Centri sono stati distinti in quartili in funzione del numero di pazienti in DP prevalenti al 31/12/2022.
Risultati. I Centri con un programma di DP inferiore (<9 pz) sono caratterizzati da 1. dimensioni globali minori – 2. minore presenza di personale (medici/infermieri) dedicato alla DP – 3. maggior ricorso a personale esterno per il training – 4. minore prescrizione incrementale e valutazione della permeabilità peritoneale – 5. maggior drop out alla HD in particolare per scelta/impossibilità a  proseguire e per adeguatezza/problemi correlati al catetere. I Centri  con un programma di DP più esteso (≥25 pz)  hanno registrato una minor tasso di peritoniti. Le visite domiciliari sono effettuate regolarmente da una esigua minoranza di Centri. Conclusioni. L’analisi mostra una associazione tra dimensioni del programma di DP del Centro e risorse disponibili, modalità di utilizzo della DP e outcome.

 

 

Graphical abstract

 

Parole chiave: Dialisi Peritoneale, effetto del Centro, fallimento della tecnica

Introduzione

Il Censimento del Gruppo di Progetto di Dialisi Peritoneale (GDP) oltre ai risultati della dialisi peritoneale (DP) indaga alcuni aspetti organizzativi che nell’ultima edizione relativa all’anno 2022 sono stati ampliati alle risorse disponibili per la DP (locali e personale dedicato) e al training. I risultati della DP sono stati recentemente pubblicati su questo Giornale [1]. In questa seconda parte verranno riportate le caratteristiche dei 227 Centri che hanno utilizzato la DP nel 2022 e che in quasi 20 anni di monitoraggio sono rimasti numericamente pressocché gli stessi, ovvero una minoranza dei Centri Dialisi presenti in Italia.

Il primo Censimento della Società Italiana di Nefrologia relativo al 2004 aveva mostrato che la DP era utilizzata nel 64,3% dei Centri pubblici non pediatrici (209 di 325 Centri) e praticamente non utilizzata in nessuno dei 286 Centri privati censiti all’epoca. L’utilizzo della DP era condizionato dalla natura pubblica o privata del Centro (assente nei Centri privati), dalle dimensioni del Centro e dallo stato di occupazione dei posti letto di HD (maggiore le dimensioni e la pressione sui posti HD, maggiore l’utilizzo della DP). A sua volta la presenza di Centri privati, consistente in alcune regioni, riducendo le dimensioni dei Centri pubblici rinforza l’effetto negativo sull’utilizzo della DP.

Tuttavia vi erano Centri pubblici, grandi e con un tasso elevato di occupazione dei posti letto di HD che non utilizzavano la DP mentre altri con caratteristiche opposte la utilizzavano anche ampiamente. Evidentemente, oltre ai fattori strutturali riportati vi era un quarto elemento che condizionava l’utilizzo della DP: la “politica” del Centro. Quest’ultimo aspetto venne indagato mediante un questionario condotto nel 2007, sempre a cura del Gruppo di Studio della DP, i cui risultati non sono però mai stai pubblicati. La metodologia e l’ampiezza di questa indagine erano tali che, ancora oggi, la rendono unica nel suo genere. Nel tentativo di comprendere la realtà italiana ci è sembrato doveroso recuperarne i risultati allegandoli al presente lavoro.

 

Materiali e metodi

La metodologia del Censimento è stata ampiamente descritta nel recente lavoro pubblicato su questo Giornale [1].

Le caratteristiche dei Centri indagate sono state l’esistenza di locali per la DP, la presenza di personale medico e infermieristico dedicato alla DP (per il quale la DP è l’attività esclusiva o cui è attribuita esclusivamente), le modalità del training, sia per chi lo esegue che per la sede in cui viene svolto, l’esecuzione del PET ed infine le visite domiciliari.

Analogamente ad altre analisi simili, per rendere più agevole l’interpretazione dei risultati, i Centri sono stati riparti in quartili (Tabella 1) in base al numero di pazienti prevalenti in trattamento al 31/12/2022 con la DP.

QUARTILE PREVALENTI IN DP CENTRI %
MIN (da) MAX (a)
1° Q 1 8 55 24,2
2° Q 9 14 58 25,6
3° Q 15 24 58 25,6
4° Q 25 112 56 24,7
227  
Tabella 1. Ripartizione in quartili dei 227 Centri DP censiti in funzione del numero di pazienti prevalenti in DP al 31 dicembre 2022.

I gruppi sono stati confrontati quindi per le caratteristiche “strutturali” (dimensioni e utilizzo percentuale della DP, distribuzione geografica, presenza di personale e spazi dedicati, modalità del training, visite domiciliari ed esecuzione del PET), per le caratteristiche di “utilizzo” della DP (modalità manuale o automatizzata, DP incrementale, DP assisita) e per i “risultati” ottenuti (drop out e turnover, peritoniti).

Il Censimento rappresenta una fotografia della realtà della DP in Italia. L’analisi statistica è stata pertanto limitata alle eventuali differenze tra i gruppi (chi quadrato).

 

Risultati

CARATTERISTICHE STRUTTURALI DEI CENTRI

Dimensioni dei Centri ed utilizzo percentuale della DP

In Tabella 2 sono riportate le caratteristiche strutturali dei Centri ripartiti nei 4 quartili di prevalenza della DP. Le dimensioni dei Centri sono state valutate considerando il numero complessivo (HD + DP) di dializzati al 31/12/2022 e l’analisi è quindi limitata ai 183 Centri che hanno fornito i dati relativi alla prevalenza in HD. Come si vede in Tabella 2, all’aumentare delle dimensioni globali del Centro aumenta non solo il numero ma anche la proporzione percentuale dei pazienti in DP rispetto il totale dei dializzati che sale dal 6,5% dei Centri con un programma DP minimo (1° Quartile, 1-8 pazienti DP per Centro) al 20,9% dei Centri “grandi” (4° Quartile, ≥25 pazienti).

La stima può essere considerata valida, anche se non certa, dal momento che il numero di pazienti in DP per Centro (“PZ DP per CENTRO”) è praticamente sovrapponibile a quello registrato in tutti i 227 Centri (Tabella 2).

TUTTI I CENTRI DP CENTRI CON PREVALENZA HD DISPONIBILE
CENTRI PREVAL.
DP
PZ DP per CENTRO CENTRI PREVAL.
DP
PREVAL.
HD
PZ DP per CENTRO PZ HD per CENTRO PZ TOT per CENTRO %DP
1° Q 55 265 4,8 45 213 3063 4,7 68,1 72,8 6,5
2° Q 58 662 11,4 46 535 4466 11,6 97,1 108,7 10,7
3° Q 58 1124 19,4 47 903 5134 19,2 109,2 128,4 15,0
4° Q 56 2101 37,5 45 1661 6279 36,9 139,5 176,4 20,9
ITALIA 227 4152 18,3 183 3312 18942 18,1 103,5 121,6 14,9
Tabella 2. Utilizzo percentuale della DP e dimensioni dei Centri. L’analisi è stata possibile solo per i 183 Centri che hanno fornito i dati di prevalenza della HD. I Centri mancanti sono risultati equamente ripartiti nei 4 gruppi e le dimensioni del programma di DP sono risultate praticamente sovrapponibili (“PZ DP per CENTRO”). Le dimensioni complessive del Centro sono indicate nella colonna “PZ TOT per CENTRO”, somma dei pazienti prevalenti in HD e DP.

La distribuzione dei Centri riportata in Figura 1 mostra come vi siano alcuni Centri di dimensioni rilevanti che utilizzano poco la DP e altri di dimensioni ridotte che la utilizzano in una percentuale elevata di pazienti confermando quanto riscontrato nel primo Censimento SIN.

Figura 1. Distribuzione dei 183 Centri che hanno fornito i dati anche della HD. Prevalenza della DP in
Figura 1. Distribuzione dei 183 Centri che hanno fornito i dati anche della HD. Prevalenza della DP in funzione delle dimensioni dei Centri (HD e DP). Le linee delimitano i quartili delle 2 variabili.

Distribuzione geografica

In parte già analizzata nel precedente lavoro, la ripartizione geografica dei Centri in funzione delle loro dimensioni mostra come nei Centri del Nord i programmi di DP siano più estesi.

Se il numero dei Centri che utilizzano la DP per milione di abitante (pmp) è praticamente sovrapponibile (Tabella 3) variando di poco rispetto alla media nazionale di 3,9 Centri DP per milione di abitanti (pmp), quelli situati al NORD seguono un numero maggiore di pazienti (21,9 ±16,5 pazienti per Centro) rispetto agli altri. Ne consegue che anche la prevalenza della DP pmp al NORD (81,7 pazienti DP pmp) è superiore rispetto ai Centri del Centro Italia (72,9 pazienti DP pmp) e del SUD e delle ISOLE in cui è praticamente identica (rispettivamente di 55,22 e 55,20 pazienti DP pmp) (Tabella 3). Tuttavia l’esame dei Centri che hanno inviato i dati anche per la HD conferma (Tabella 4) quanto riscontrato 20 anni or sono. I Centri del SUD e ISOLE che utilizzano  la DP sono in media più piccoli, sia per le dimensioni globali che per il  programma DP, ma con una percentuale di pazienti in DP superiore (Tabella 4).

PREVAL. DP per CENTRO
CENTRI
(num)
POPOLAZIONE
(abit)
PREVAL. DP
(num pz)
PREVAL. DP
(pmp)
CENTRI
(pmp)
MEDIA (±DS)
(num pz)
MEDIANA
(num pz)
NORD 102 27.349.747 2235 81,7 3,7 21,9±16,5 19
CENTRO 54 11.693.240 853 72,9 4,6 15,8±12,0 12
SUD 47 12.894.027 712 55,2 3,6 15,1±13,1 13
ISOLE 24 6.377.044 352 55,2 3,8 14,7±13,9 10
ITALIA 227 58.314.058 4152 71,2 3,9 18,3 ±14,8 15
Tabella 3. Distribuzione geografica dei Centri nelle 4 macroregioni italiane e dimensioni del programma di DP nei rispettivi Centri. La ripartizione delle regioni e i dati della popolazione sono ricavati dall’ISTAT 2022, la prevalenza è al 31/12/2022. pmp = per milione di abitanti; ripartizione ISTAT delle regioni italiane: NORD = Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Liguria – CENTRO = Toscana, Marche, Umbria, Lazio – SUD = Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria – ISOLE = Sicilia, Sardegna
CENTRI PREVALENZA (num)
num % HD DP DIMENSIONI DP/CENTRO %DP
NORD 83 81,4 11588 1751 160,7 21,1 13,1
CENTRO 51 94,4 4210 821 98,6 16,1 16,3
SUD 29 61,7 2057 443 86,2 15,3 17,7
ISOLE 20 83,3 1087 297 69,2 14,9 21,5
ITALIA 183 80,6 18942 3312 121,6 18,1 14,9
Tabella 4. Caratteristiche dei Centri che hanno inviato anche i dati relativi alla HD nelle 4 macroaree italiane. “DIMENSIONI” = numero complessivo (HD + DP) di pazienti in trattamento al 31/12/2022 – “DP/CENTRO” = pazienti prevalenti in DP per Centro – “%DP” = prevalenza percentuale media della DP nei Centri.

Risorse dedicate alla DP

La maggioranza dei Centri (95,1%) dispone di locali dedicati alla DP indipendentemente dalle dimensioni del programma di DP mentre differenze significative vi sono per quanto riguarda il personale dedicato alla DP, sia medico che infermieristico (Tabella 5).

In particolare quasi la metà dei Centri di piccole dimensioni (48,1%) non ha una figura di riferimento né medica né infermieristica (“tutti possono occuparsi anche della DP”). Tale percentuale si riduce al 12,5% nei Centri con un programma di DP esteso (Tabella 5).

CENTRI SPAZI MEDICI INFERMIERI ENTRAMBI NESSUNO MEDICO O INFERMIERE (%)
1° Q 54* 49 20 23 15 26 51,9
2° Q 58 54 19 30 17 26 55,2
3° Q 57* 56 32 44 31 12 78,9
4° Q 56 55 36 45 41 7 87,5
ITALIA 225 214 107 142 104 71 68,4
NS p<0,005 p<0,00005     p<0,00005
Tabella 5. Risorse per la DP nei 227 Centri che la utilizzano. Per il personale si considerano come operatori dedicati i medici e infermieri che si occupano esclusivamente di DP ma anche quelli a cui, in particolare nei Centri “piccoli”, è attribuito il compito esclusivo di occuparsene. “Entrambi” è riferito ai Centri che prevedono sia medici che infermieri dedicati alla DP (la differenza tra “Medici” e “Infermieri” con “Entrambi” fornisce il numero di Centri che ha o solo il Medico o solo l’Infermiere come operatori dedicati alla DP).  “Nessuno” è riferito ai Centri che non hanno nessun operatore dedicato alla DP. * Due Centri (1° e 3° Q) non hanno fornito informazioni sul Training.

Attività

Le attività considerate dal Censimento sono il training, le visite domiciliari e l’esecuzione del PET.

Training. Il training è svolto da personale del Centro nel 57,3% dei Centri, da personale esterno nel 11,6% e infine da entrambi nel 31,1%.  Il contributo del personale esterno è minore nei Centri grandi e medio-piccoli (4°Q e 2°Q, rispettivamente il 26,8% e 41,4% dei Centri) e maggiore nei Centri con un programmma DP piccolo o medio-grande (1° Q e 3° Q, rispettivamente nel 51,9% e 50,9% dei Centri) (Tabella 6).  La sede in cui il training viene effettuato più frequentemente è il Centro (52,4% dei casi), mentre in parte al domicilio e in parte in Centro nel 37,8% dei casi ed esclusivamente al domicilio solo nel 9,8% dei Centri (Tabella 6). La sede del training dipende dall’operatore. Infatti quando il training è svolto solo dal personale del Centro (57,3% dei Centri) la sede è prevalentemente l’Ospedale (80,6% dei casi) mentre nei Centri in cui per il training è coinvolto solo o in parte personale esterno (42,7% dei Centri) il training è effettuato a domicilio, esclusivamente o in parte (85,4% dei Centri, p<0,000001) (Figura 2).

OPERATORE SEDE DEL TRAINING
CENTRI CENTRO ESTERNO ENTRAMBI % CENTRO CENTRO HOME ENTRAMBI % HOME
1° Q 54* 26 7 21 48,1 27 5 22 50,0
2° Q 58 34 11 13 58,6 36 5 17 37,9
3° Q 57* 28 5 24 49,1 20 6 31 64,9
4° Q 56 41 3 12 73,2 35 6 15 37,5
ITALIA 225 129 26 70 57,3 118 22 85 47,6
p<0,03 p<0,001
Tabella 6. Chi effettua il Training e Luogo in cui viene svolto. L’Operatore (CHI effettua il Training) può essere solo personale del “Centro”, solo personale “Esterno” oppure “Entrambi” se nel Centro è effettuato sia da personale del Centro che esterno. I valori assoluti e le percentuali sono riferiti ai Centri e NON al numero di Training. * Due Centri non hanno fornito informazioni sul Training. “% CENTRO”  è la percentuale di Centri in cui il Training è effettuato dal personale del Centro. “% HOME” è la percentuale di Centri che effettuano il Training a domicilio, esclusivamente o in parte.
Figura 2. Il Training ripartito in funzione dell’operatore. Per ciascun operatore è riportata la sede (domicilio, ospedale o entrambi) in cui viene effettuato.
Figura 2. Il Training ripartito in funzione dell’operatore. Per ciascun operatore è riportata la sede (domicilio, ospedale o entrambi) in cui viene effettuato.

Visite domiciliari. In accordo con la pratica del training è il programma di visite domiciliari una volta avviata la DP. La maggioranza dei Centri, senza differenze significativa tra i 4 gruppi (Tabella 7) non le prevede (55,2%) mentre dei restanti solo una minoranza li effettua regolarmente secondo un programma predefinito (8,5%). Negli altri Centri vengono effettuate fondamentalmente al bisogno. Rispetto gli anni precedenti è aumentata la percentuale dei Centri che non ha un programma di VD dopo l’avvio della DP (il 48,5% nel 2016) mentre invariato, anche come valore assoluto, la percentuale del numero dei Centri che ha un programma di VD regolari (Figura 3).

FREQUENZA VISITE DOMICILIARI
CENTRI NON PREVISTE VARIABILE REGOLARE % NO
1° Q 53 25 25 3 47,2
2° Q 57 32 21 4 56,1
3° Q 57 30 22 5 52,6
4° Q 56 36 13 7 64,3
ITALIA 223 123 81 19 55,2
Tabella 7. Frequenza delle visite domiciliari dopo l’avvio della DP. Hanno risposto alla domanda 223 Centri dei 227 considerati. La differenza tra i gruppi NON è risultata significativa. Per frequenza variabile si intende “solo nel periodo iniziale”, non ulteriormente specificato, “all’inizio poi se necessita” e infine “solo se necessario”. “Non previste” se il Centro non le considera per il follow-up della DP.

 

Figura 3. Visite domiciliari nel tempo. I dati relativi al 2019 sono incompleti. Le visite domiciliari considerate sono quelle effettuate a DP avviata, escluse cioè quelle del training. “All’inizio” = nelle prime settimane e/o mesi (intervallo non definito nella domanda) – “All’inizio e poi S.N.” = nel periodo iniziale e poi secondo necessità – “Solo S.N.” = solo in caso di necessità (non meglio definita nella domanda) – “Regolarmente” = secondo una frequenza prestabilita.

PET. La valutazione della membrana peritoneale mediante il PET non viene effettuata nel 11,9% dei Centri, maggiormente nei Centri più piccoli (NO PET – 1°Q = 18,2%; 2° Q = 13,8%; 3°Q = 12,1%; 4°Q= 3,6% – p= N.S.) anche se la differenza non è statisticamente significativa.

 

MODALITÀ DI UTILIZZO DELLA DP

CAPD/APD e DP incrementale nei pazienti incidenti

Complessivamente nei pazienti incidenti la modalità di DP più utilizzata è la CAPD (52,1%) ma con una differenza significativa tra i gruppi con divesre dimensioni del programma di DP: i centri di minori dimensioni utilizzano maggiormente la APD mentre la CAPD è la modalità più utilizzata nei Centri più grandi (p<0,005). Ciò è in parte associato alla prescrizione incrementale, per la quale è preferita la CAPD, il cui utilizzo aumenta al crescere delle dimensioni del Centro (Tabella 8). Infine gli ingressi da HD e da trapianto aumentano (percentualmente rispetto al totale degli ingressi) all’aumentare del programma DP anche se non significativamente.

PAZIENTI INCIDENTI ALTRI INGRESSI
CENTRI CAPD APD TOT % CAPD INCR % INCR da HD/Tx TOT IN % da HD/Tx
1° Q 55 38 54 92 41,3 25 27,2 12 104 11,5
2° Q 58 104 120 224 46,4 65 29,0 33 257 12,8
3° Q 58 240 164 404 59,4 170 42,1 55 459 12,0
4° Q 56 321 309 630 51,0 217 34,4 126 756 16,7
ITALIA 227 703 647 1350 52,1 477 35,3 226 1576 14,3
P<0,005 P<0,005 N.S.
Tabella 8. Modalità di DP (CAPD e APD) e prescrizione incrementale (“INCR”) all’inizio del trattamento in funzione delle dimensioni del programma di DP. A destra gli ingressi provenienti dalla HD e dal trapianto (Tx) e il loro peso percentuale sul totale degli ingressi in DP registrati nel 2022.

La percentuale dei late referral in DP NON è risultata significativamente diversa tra i gruppi (1° Q = 5,4% – 2°Q = 8,0% – 3° Q = 11,4% – 4°Q = 7,9% – p= N.S.)

CAPD/APD e DP assistita nei pazienti prevalenti

L’APD si conferma la modalità di DP più utilizzata tra i pazienti prevalenti ma, come per gli incidenti, significativamente più utilizzata nei Centri di minori dimensioni (Tabella 9). Il ricorso alla DP assistita è invece maggiore nei Centri più piccoli, in particolare nel secondo quartile rispetto al quarto. Complessivamente è utilizzata nel 26% dei pazienti prevalenti nei centri con meno di 15 pazienti prevalenti in DP e nel 19,8% dei pazienti dei Centri con una prevalenza superiore.

Il tipo di caregiver non è risultato significativamente differente tra i quartili confermandosi il familiare il caregiver maggiormente coinvolto in Italia (86,3%) (Tabella 9).

PREVALENTI – TIPO DP PREVALENTI – DP ASSISTITA
CENTRI CAPD APD TOT % CAPD RSA FAM. BAD. IP TOT DP ASS. % DP ASS.
1° Q 55 98 167 265 37,0 3 47 2 5 57 21,5
2° Q 58 261 401 662 39,4 2 165 14 3 184 27,8
3° Q 58 513 611 1124 45,6 20 212 18 2 252 22,4
4° Q 56 931 1170 2101 44,3 15 334 31 5 385 18,3
ITALIA 227 1803 2349 4152 43,4 40 758 65 15 878 21,1
p<0,01 N.S. p<0,0001
Tabella 9. Modalità di DP (CAPD e APD) e DP assistita nei pazienti prevalenti in DP al 31/12/2022.  “RSA” = casa di riposo, struttura per anziani – “FAM.” = caregiver familiare – “BAD.” = badante, assistente retribuito – “IP” = infermiere (o altra figura sanitaria) che effettua la dialisi a domicilio dle paziente – “% DP ASS.” rappresenta la percentuale di pazienti prevalenti in DP assistita.

 

OUTCOME

Peritoniti

L’incidenza di peritoniti, anche se minore nei Centri di maggiori dimensioni, è risultata sostanzialmente sovrapponibile. Anche la percentuale di colture negative non è risultata significativamente diversa (Tabella 10).

CENTRI PERITONITI INCIDENZA NEGATIVE % NEGATIVE
1° Q 54 50 0,186 7 14,0
2° Q 58 115 0,185 23 20,0
3° Q 58 221 0,209 35 15,8
4° Q 56 310 0,156 69 22,3
ITALIA 226 696 0,176 134 19,3
Tabella 10. Episodi di peritonite (totale e peritoniti a coltura negativa) e dimensioni dei Centri. L’incidenza di peritoniti è espressa in episodi per anno-paziente. “% NEGATIVE” è la percentuale delle peritoniti a coltura negativa sul totale degli espisodi (N.S.). Un solo Centro non ha fornito i dati sulle peritoniti.

Uscita dalla DP

La durata media della DP, ricavata dall’Indice di Ricambio (rapporto tra Prevalenti al 31/12/2022 e tutti gli ingressi registrati nel 2022, valore espresso in anni) è risultata superiore nei Centri più grandi (IR – 1° Q = 2,5 equivalente a 30,6 mesi; 2°Q = 2,6 equivalente a 30,9 mesi; 3° Q = 2,4 equivalente a 29,4 mesi; 4°Q = 2,8 equivalente a 33,3 mesi).

Cause di uscita dalla DP. Nel 2022 complessivamente 464 pazienti sono stati trasferiti in HD, 400 sono deceduti e 296 sono stati trapiantati per un totale di 29,3 uscite dalla DP per 100 anni-paziente. La mortalità non è risultata significativamente differente mentre un maggior numero di trapianti e in particolare di drop out alla HD sono stati registrati nei Centri di piccole dimensioni (Tabella 11).

EVENTI EVENTI / 100 ANNI-PZ
CENTRI PREV. DO MORTE TX DO MORTE TX
1° Q 55 265 64 30 35 22,9 10,8 12,5
2° Q 58 662 80 49 49 12,9 7,9 7,9
3° Q 58 1124 140 120 61 13,2 11,3 5,8
4° Q 56 2101 180 201 151 9,0 10,1 7,6
ITALIA 227 4152 464 400 296 11,7 10,1 7,5
p<0,00001 N.S. p<0,001
Tabella 11. Uscite dalla DP per trasferimento alla HD (DO), morte e trapianto (Tx) nel corso del 2022 ripartite secondo le dimensioni dei Centri.

Per quanto riguarda le cause specifiche di trasferimento alla HD, nei Centri piccoli (gravati da un maggior drop out alla HD) la causa principale è il trasferimento per scelta o impossibilità a proseguire seguita dai problemi del catetere e dell’adeguatezza dialitica. A conferma della validità del dato, come per l’incidenza di peritonite anche la peritonite come causa di drop out è sostanzialmente sovrapponibile nei diversi quartili (Tabella 12).

EVENTI ep/100 anni-pz
CENTRI TOT. DO PERITON. CAT./ADEQ, SC./IMP. PERITON. CAT./ADEQ. SC./IMP.
1° Q 55 64 9 27 28 3,2 9,7 10,0
2° Q 58 80 22 37 21 3,5 6,0 3,4
3° Q 58 140 25 60 55 2,4 5,7 5,2
4° Q 56 180 53 76 51 2,7 3,8 2,6
ITALIA 227 464 109 200 155 2,8 5,1 3,9
p<0,05
Tabella 12. Uscite dalla DP per trasferimento alla HD (DO), morte e trapianto (Tx) nel corso del 2022 ripartite secondo le dimensioni dei Centri. “PERITON:” = peritoniti; “CAT./ADEQ.” = catetere malfunzionante o infetto/adeguatezza sia come depurazione che Ultrafiltrazione; “SC./IMP.” = scelta o impossibilità a proseguire.

 

Discussione

I limiti del Censimento sono stati già ampiamente discussi nella prima parte [1].

I risultati del Censimento 2022 confermano quanto rilevato nel primo Censimento SIN del 2004. L’utilizzo della DP è percentualmente proporzionale alle dimensioni del Centro e, come si ricava dalla distribuzione geografica dei Centri, minore dove vi è una maggior presenza di Centri privati anche se in queste regioni i pochi Centri che la utilizzano lo fanno in misura superiore alla media (vedi Allegato – Questionario).

Dal punto di vista organizativo i Centri di minori dimensioni si caratterizzano innanzittutto per una minore presenza di personale dedicato per la DP.  Per personale dedicato si intende sia il personale esclusivamente dedicato alla DP ma anche quello, nei Centri di dimensioni minori, di riferimento per la DP anche se, sicuramente (Allegato – Questionario) svolge altre attività. Nei Centri in cui non vi è personale dedicato verosimilmente vale il principio “tutti fanno tutto” e finisce per rendere necessario il ricorso a personale esterno nel training, la parte più importante di un programma di DP. Infatti i Centri con un programma di DP limitato per il training fanno un maggior ricorso a personale esterno il cui eventuale ruolo anche nel follow up dei pazienti in DP non è però stato indagato. Se un aspetto positivo del Training effettuato da personale esterno o combinato è quello di essere effettuato a domicilio ciò finisce per “separare” ancor di più il paziente in DP dal proprio Centro. Un’altra caratteristica dei Centri con un programma di DP limitato è quella di una minore prescrizione incrementale e quindi un maggior utilizzo della APD.

Infine si conferma come le visite domiciliari dopo l’avvio della DP siano effettuate regolarmente solo da una esigua minoranza di Centri.

La mortalità è sostanzialmente sovrapponibile nei diversi gruppi mentre nei Centri con un programma di DP modesto il drop out alla HD è significativamente superiore. La causa principale di drop out alla HD in tali Centri è la scelta del paziente e/o l’impossibilità a proseguire. Anche se quest’ultimo termine, come discusso nella prima parte, è ambiguo in quanto riferibile non solo alla perdita di autonomia ma anche a cause cliniche, vi possono contribuire una selezione dei pazienti non accurata o un follow-up insufficiente. Anche il DO per adeguatezza o per cause correlate al catetere è superiore nei Centri più piccoli. Le peritoniti sembrano avere una incidenza minore nei Centri con un programma di DP esteso ma il drop out per tale causa è sostanzialmente analogo.

 

Conclusioni

Nei Centri pubblici che in Italia utilizzano la DP le risorse impiegate, la modalità di utilizzo e il drop out sono associati (in negativo) alle dimensioni del programma di DP. A sua volta le dimensioni del programma di DP risentono di fattori strutturali noti che, come illustrato nell’allegato “Il Questionario” condizionano anche, ma solo in parte, le opinioni che il Nefrologo dei Centri che non utilizzano la DP ha di questa metodica. L’impego limitato della DP ha quindi molteplici ragioni non giustificate dai risultati ottenuti e dalle sue potenzialità ma anche dalla prospettiva di dovere trattare pazienti sempre più fragili con risorse sempre più limitate.

 

Ringraziamenti

Si ringraziano i Referenti dei Centri che hanno aderito al Censimento e che con il loro impegno hanno reso possibile la raccolta dati e il presente lavoro:

Abdulsattar Giamila (Oristano); Alberghini Elena (Cinisello Balsamo); Albrizio Paolo (Voghera); Alessandrello Maria Grazia Ivana (Modica); Alfano Gaetano (Modena); Amar Karen (Cernusco sul Naviglio); Ambrogio Antonina (Rovigo); Ancarani Paolo (Sestri Levante); Angelini Maria Laura (forlì); Ansali Ferruccio (Civitavecchia); Apponi Francesca (Frosinone); Argentino Gennaro (Napoli); Avella Alessandro (Varese); Barattini Marina (Massa); Barbera Vincenzo (Colleferro); Basso Anna (Padova); Bellotti Giovanni (Sapri); Benozzi Luisa (Borgomanero); Bermond Francesca (Torino); Bianco Beatrice (Verona); Bigatti Giada (Sesto San Giovanni); Bilucaglia Donatella (Torino); Boccadoro Roberto (Rimini); Boito Rosalia (Crotone); Bonesso Cristina (San Donà di Piave); Bonincontro Maria Luisa (Bolzano); Bonvegna Francesca (Verbania); Borettaz Ilaria (Melegnano – Vizzolo Predabissi); Borrelli Silvio (Napoli); Bosco Manuela (Gorizia); Braccagni Beatrice (Poggibonsi); Budetta Fernando (Eboli); Cabibbe Mara (Milano); Cabiddu Gianfranca (Cagliari); Cadoni Maria Chiara (San Gavino Monreale); Campolo Maria Angela (Lamezia Terme); Cannarile Daniela Cecilia (Bologna); Cannavo’ Rossella (Firenze); Canonici Marta (Fabriano); Cantarelli Chiara (Parma); Caponetto Carmelo (Siracusa); Cappadona Francesca (Genova); Cappelletti Francesca (Siena); Caprioli Raffaele (Pisa); Capurro De Mauri Federica Andreana (Novara); Caria Simonetta (Quartu Sant’ Elena); Carta Annalisa (Nuoro); Caselli Gian Marco (Firenze); Casuscelli di Tocco Teresa (Messina); Cataldo Emanuela (Altamura); Cernaro Valeria (Messina); Cerroni Franca (Rieti); Ciabattoni Marzia (Savona); Cianfrone Paola (catanzaro); Cimolino Michele (Pordenone); Comegna Carmela (Tivoli); Consaga Marina (Livorno); Contaldo Gina (Monza); Conti Paolo (Arezzo); Cornacchia Flavia (Cremona); Cosa Francesco (Legnano); Cosentini Vincenzo (San Bonifacio); Costantini Luigia (Vercelli); Costantino Ester Grazia Maria (Manerbio); Costanza Giuseppa (Gela); D’Alonzo Silvia (Roma); D’Altri Christian (Martina Franca); D’Amico Maria (Erice); De Blasio Antonietta (Caserta); Del Corso Claudia (Pescia); Della Gatta Carmine (Nola); D’Ercole Martina (La Spezia); Di Franco Antonella (Barletta); Di Liberato Lorenzo (Chieti); Di Loreto Ermanno (Atri); Di Renzo Brigida (Brindisi); Di Somma Agnese (San Marco Argentano); Di Stante Silvio (Pesaro – Fano); Dinnella Angela Maria (Anzio); Distratis Cosimo (Manduria); Dodoi Diana Teodora (Chieri); Domenici Alessandro (Roma); Esposito Samantha (Grosseto); Esposito Vittoria (Pavia); Farina Marco (Lodi); Ferrando Carlo (Cuneo); Ferrannini Michele (Roma); Ferrara Gaetano (San Giovanni Rotondo); Figliano Ivania Maria (Vibo Valentia); Figliola Carmela (Gallarate); Filippini Armando (Roma); Finato Viviana (San Miniato); Fiorenza Saverio (Imola); Frattarelli Daniele (Roma Ostia); Gabrielli Danila (Aosta); Gai Massimo (Torino); Garofalo Donato (Fermo); Gazo Antonietta (Vigevano); Gennarini Alessia (Bergamo); Gherzi Maurizio (Ceva); Giancaspro Vincenzo (Molfetta); Gianni Glauco (Prato); Giovannetti Elisabetta (Camaiore); Giovannetti Elisabetta (Lido di Camaiore); Giozzet Morena (Feltre); Giuliani Anna (Vicenza); Giunta Federica (Macerata); Graziani Romina (Ravenna); Guizzo Marta (Castelfranco Veneto); Heidempergher Marco (Milano); Iacono Rossella (Civita Castellana); Iadarola Gian Maria (Torino); Iannuzzella Francesco (Reggio Emilia); Incalcaterra Francesca (Palermo); La Milia Vincenzo (Lecco); Laudadio Giorgio (Bassano del Grappa); Laudon Alessandro (Trento); Lenci Federica (Ancona); Leonardi Sabina (Trieste); Lepori Gianmario (Olbia); Leveque Alessandro (Citta’ di Castello); Licciardello Daniela (Acireale); Lidestri Vincenzo (Chioggia); Lisi Lucia (Vimercate); Lo Cicero Antonina (San Daniele del Friuli ); Luciani Remo (Roma); Maffei Stefano (Asti); Magnoni Giacomo (Bologna); Malandra Rossella (Teramo); Manca Rizza Giovanni (Pontedera); Mancuso Verdiana (Agrigento); Manfrini Vania (Seriate); Manini Alessandra (Crema); Marcantoni Carmelita (Catania); Marchetti Valentina (Lucca); Marini Alvaro (Popoli); Martella Vilma (Lecce); Masa Maria Alessandra (Sondrio); Mastrippolito Silvia (Lanciano); Mastrosimone Stefania (Treviso); Matalone Massimo (Catania); Mauro Teresa (Corigliano Rossano); Mazzola Giuseppe (Mantova); Melfa Gianvincenzo (Como); Messina Antonina (Catania); Miglio Roberta (Busto Arsizio); Miniello Vincenzo (Pistoia); Mollica Agata (Cosenza); Montalto Gaetano (Taormina); Montanari Marco (Ariccia); Montemurro Vincenzo (Firenze); Musone Dario (Formia); Nardelli Luca (Milano); Neri Loris (Alba); Orani Maria Antonietta (Milano); Palmiero Giuseppe (Napoli); Palumbo Roberto (Roma); Panuccio Vincenzo Antonio (Reggio Calabria); Panzino Antonio Rosario (Catanzaro); Parodi Denise (Arenzano); Pastorino Nadia Rosa (Novi Ligure); Pellegrino Cinzia (Cetraro); Perilli Luciana (Vasto); Perna Concetta (Cerignola); Perosa Paolo (Pinerolo); Pieracci Laura (Imperia); Pietanza Stefania (Putignano); Pignone Eugenia (Torino); Pinerolo Maria Cristina (Milano); Piraina Valentina (ivrea); Pirrottina Maria Anna (San Benedetto del Tronto); Pisani Antonio (Napoli); Pogliani Daniela Rosa Maria (Garbagnate Milanese); Porreca Silvia (Bari); Pozzi Marco (Desio); Prerez Giuseppina (Dolo); Previti Antonino (Santorso); Puliti Maria Laura (Palestrina); Randone Salvatore (Avola); Ricciardi Daniela (Castiglione del Lago); Ricciatti Annamaria (Ancona); Rocca Anna Rachele (Roma); Rubini Camilla (Venezia Mestre); Russo Francesco Giovanni (Scorrano); Russo Roberto (Bari); Sabatino Stefania  (Udine); Sacco Colombano (Biella); Sammartino Fulvio Antonio (Pescara); Santarelli Stefano (Jesi); Santese Domenico (Taranto); Santinello Irene (Piove di Sacco); Santirosi Paola Vittori (Foligno-Spoleto); Santoferrara Angelo (Civitanova Marche); Saraniti Antonello (Milazzo); Savi Umberto (Belluno); Scalso Berta Ida (Cirie’); Scarfia Rosalia Viviana (Caltagirone); Serriello Ilaria (Roma); Signorotti Sara (Cesena); Silvana Baranello (Campobasso); Somma Giovanni (Castellamare di Stabia); Sorice Mario (Senigallia); Spissu Valentina (Sassari); Stacchiotti Lorella (Giulianova); Stucchi Andrea (Milano); Taietti Carlo (Treviglio); Tata Salvatore (Venezia); Teri Antonino (Foggia); Tettamanzi Fabio (Tradate); Timio Francesca (Perugia); Todaro Ignazio (Piazza Armerina); Toriello Gianpiero (Polla); Torraca Serena (Salerno); Trepiccione Francesco (Napoli); Trubian Alessandra (Legnago); Turchetta Luigi (Cassino); Vaccaro Valentino (Alessandria); Valsania Teresa (Piacenza); Vecchi Luigi (Terni); Veronesi Marco (Ferrara); Visciano Bianca (Magenta); Viscione Michelangelo (Avellino); Vizzardi Valerio (Brescia); Zanchettin Gianantonio (Conegliano); Zeiler Matthias (Ascoli Piceno).

 

Bibliografia

  1. Neri L, Viglino G, Vizzardi V, Porreca S, Mastropaolo C, Marinangeli G, Cabiddu G. Peritoneal Dialysis in Italy: the 8th GPDP-SIN census 2022. G Ital Nefrol. 2023 Jun 29;40(3):2023-vol3. PMID: 37427898.
  2. Viglino G, Neri L, Alloatti S, Cabiddu G, Cocchi R, Limido A, Marinangeli G, Russo R, Teatini U, Schena FP. Analysis of the factors conditioning the diffusion of peritoneal dialysis in Italy. Nephrol Dial Transplant. 2007 Dec;22(12):3601-5. https://doi.org/10.1093/ndt/gfm416.

Infezione da West Nile Virus e malattia renale: descrizione di due pazienti in dialisi peritoneale e revisione della letteratura

Abstract

Il virus del Nilo occidentale (WNV), un arbovirus a RNA, è trasmesso dagli uccelli selvatici e veicolato da zecche e zanzare. Ha avuto un’ampia diffusione in tutto il mondo e non si trasmette da uomo a uomo. Può dare sintomi clinici solo in una minoranza di soggetti infetti come febbre, mal di testa, stanchezza muscolare, disturbi visivi, sonnolenza, convulsioni e paralisi muscolare; nei casi più gravi anche un’encefalite potenzialmente fatale. In letteratura sono presenti pochi casi di infezione da WNV in pazienti con malattie renali: qui riportiamo la nostra esperienza su due pazienti in dialisi peritoneale infetti da WNV con una revisione della letteratura.

Parole chiave: infezione da West Nile virus, malattia renale cronica, end-stage kidney failure, dialisi peritoneale, trapianto rene

Introduzione

Il virus del Nilo occidentale (West Nile VirusWNV) (Figura 1), un arbovirus a RNA, fu isolato per la prima volta in Uganda nel 1937 e in seguito si è diffuso in Europa, Asia e Australia. Nel 1996, la prima grande epidemia europea si è verificata in Romania, seguita successivamente da diverse epidemie in vari paesi dell’Eurasia, dove i virus sono attualmente endemici. Nel 1999, il WNV ha raggiunto il continente nordamericano, dove negli USA si è diffuso rapidamente diventando endemico con circa 3 milioni di individui infetti nel 2010 (780.000 che hanno manifestato la malattia) [1, 2].

Il WNV si manifesta in due distinti gruppi, l’1 e il 2, con ceppi diversi, ed è ospite di uccelli selvatici; è veicolato da zecche e zanzare e non si trasmette da uomo a uomo.

La potenziale trasmissione per via orale in un uccello predatore può spiegare la diffusione relativamente rapida del WNV, così come di altri flavivirus caratterizzati da modelli di trasmissione simili [3].

In meno dell’1% dei casi, il WNV può provocare manifestazioni neurologiche, caratterizzate da una mortalità del 10% con meningite, encefalite, paralisi flaccida acuta simile alla poliomielite e sindrome simile a Guillain-Barré. I fattori di rischio associati a peggior prognosi sono la malattia renale cronica (MRC), il cancro, l’abuso di alcol, l’ipertensione, il diabete, l’età avanzata e l’immunosoppressione [4].

Il WNV può essere trovato dopo l’infezione in vari tessuti quali cervello, linfonodi, milza e reni: il virus è stato costantemente rilevato nelle urine di pazienti durante l’infezione acuta, persistendo per un tempo più lungo rispetto al sangue. La presenza di antigeni WNV è stata rilevata anche nel rene nelle autopsie di pazienti trapiantati colpiti da WNV [5]. 

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Encefalopatia indotta da mezzo di contrasto dopo angioplastica percutanea carotidea in un paziente con insufficienza renale cronica terminale in dialisi peritoneale

Abstract

Introduzione. L’encefalopatia indotta da mezzo di contrasto (Contrast Induced Encephalopathy, CIE) fa parte dei rari eventi avversi renali e cardiovascolari maggiori che si manifestano dopo somministrazione di mezzo di contrasto organo-iodato (iodinated contrast medium, IOCM) soprattutto in pazienti con comorbidità come ipertensione, diabete, scompenso cardiaco e malattia renale cronica.
Descriviamo un caso di CIE in un paziente in dialisi peritoneale (PD) cronica.
Caso clinico. Un paziente di 78 anni, affetto da diabete, scompenso cardiaco ed End Stage Renal Disease (ESRD) in PD, veniva sottoposto ad angioplastica percutanea (PTA) di stenosi carotidea. Immediatamente dopo sviluppava confusione e afasia. La TC e la RMN cerebrale escludevano eventi ischemico-emorragici acuti, ma evidenziavano edema cerebrale diffuso. Venivano somministrati mannitolo e steroidi come anti-edemigeni ed implementata la PD. Dopo due giorni si documentava una completa regressione della sintomatologia.
Discussione. La CIE simula patologie neurologiche severe e va sospettata in caso di sintomi immediatamente dopo la somministrazione di IOCM soprattutto per via intra-arteriosa e nei pazienti ad alto rischio. La clinica include cecità corticale transitoria, afasia, deficit neurologici e confusione. Spesso è una diagnosi di esclusione. La sintomatologia solitamente si risolve entro 24-48 ore, raramente in giorni. Come terapia sintomatica nei pazienti con funzione renale residua, si possono considerare mannitolo e steroidi a scopo anti-edemigeno. Sono stati riportati in letteratura pochi casi di CIE in pazienti affetti da malattia renale cronica e in emodialisi cronica, e questo sarebbe il primo caso descritto di paziente in PD.

Parole chiave: dialisi peritoneale, encefalopatia indotta da mezzo di contrasto, mezzo di contrasto organo-iodato

Introduzione

I mezzi di contrasto organo-iodati (Iodinated Contrast Medium, IOCM) sono largamente utilizzati per procedure diagnostiche e interventistiche. È risaputo che il loro uso si associa ad un aumentato rischio di eventi avversi maggiori cardiovascolari e renali (Major Adverse Renal and Cardiovascular Events, MARCE), soprattutto nelle persone ad alto rischio per la presenza di più comorbidità, come ipertensione arteriosa, diabete mellito, scompenso cardiaco e insufficienza renale cronica (Chronic Kidney Disease, CKD).
I MARCE comprendono sia eventi maggiori renali (Major Adverse Kidney Events, MAKE) – che includono il peggioramento della funzione renale, la necessità di avvio del trattamento dialitico – sia eventi cardiovascolari maggiori (MACE, Major Adverse Cardiac Event) tra cui l’infarto miocardico, l’ictus, lo scompenso cardiaco, fino al decesso [1].
Il rischio di eventi avversi si è dimostrato significativamente più basso con volumi minori di mezzo di contrasto, utilizzando mezzi di contrasto iso-osmolari, rispetto a mezzi di contrasto di tipo ipo- o iper-osmolare, e in caso di somministrazione endovenosa piuttosto che intra arteriosa: tale rischio è aumentato per i pazienti con funzione renale già compromessa e/o diabete [24].
Tra gli eventi avversi maggiori legati all’utilizzo di IOCM più rari, ma potenzialmente gravi, vi è l’encefalopatia indotta da mezzo di contrasto (Contrast-Induced Encefalopathy, CIE) [5, 6].
Durante un episodio di CIE i pazienti possono sviluppare un’ampia gamma di deficit neurologici: il più frequente è rappresentato dalla cecità transitoria corticale, afasia, deficit neurologici focali, confusione, simulando quindi la clinica tipica dello stroke, a cui si potrebbe aggiungere il rialzo termico. La sintomatologia nella maggior parte dei casi si risolve entro 24-48 ore, meno spesso, entro pochi giorni [6], in rari casi i danni possono essere permanenti [7].
Nel presente lavoro riportiamo un caso di CIE a seguito dell’utilizzo di IOCM intra arterioso durante una procedura di angioplastica di stenosi carotidea in un paziente affetto da diabete mellito, ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco ed insufficienza renale cronica in fase uremica (End Stage Renal Disease, ESRD) in trattamento dialitico peritoneale (Peritoneal Dialysis, PD) cronico.
Limitatamente alle nostre conoscenze, si tratta del primo caso riportato in letteratura di paziente con ESRD trattato con PD cronica che abbia sviluppato questa rara complicanza.

 

Caso clinico

Riportiamo un caso clinico di un paziente di 78 anni, di etnia caucasica, affetto da ESRD secondaria a nefropatia diabetica con diuresi ancora conservata, in trattamento con Continuous Cycling Peritoneal Dialysis (CCPD1) da dicembre 2019 presso il nostro centro di dialisi peritoneale. Lo schema dialitico domiciliare prevedeva l’utilizzo di 9,5 L di dialisato (agente osmotico: Glucosio 1,36%) per la dialisi automatizzata notturna e 1 scambio diurno con 1,5 L (agente osmotico: Icodestrina 7,5%); l’ultrafiltrazione media giornaliera era pari circa a 1 L, e la diuresi residua media giornaliera era pari a circa 1 L. In anamnesi patologica prossima si documentava un ricovero di circa sei mesi prima per polmonite da SARS-CoV-2 successivamente complicata da peritonite sterile. Tra le principali comorbidità si identificavano l’ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco cronico secondario a cardiopatia ischemica e pregressi attacchi ischemici cerebrali transitori (TIA). Non erano documentate precedenti allergie.

Il paziente veniva ricoverato nel nostro reparto per una peritonite polimicrobica de novo (dagli esami colturali del liquido peritoneale venivano isolati Escherichia Coli, Enterococcus Faecalis, Klebsiella Pneumoniae), trattata con terapia antibiotica endovenosa (Piperacillina/Tazobactam e Linezolid) ed intraperitoneale (Ceftazidime e Vancomicina) ottenendo una buona risposta clinica e laboratoristica. Durante il ricovero lo schema dialitico prevedeva tre scambi di Continuous Ambulatory Peritoneal Dialysis (CAPD) di cui due diurni con agente osmotico Glucosio 1,36% (2 L per scambio) e uno notturno con 1,5 L (agente osmotico: Icodestrina 7,5%). Il ricovero veniva complicato da un infarto NSTEMI (Non ST-segment Elevation Myocardial Infarction), per cui veniva eseguita una coronarografia urgente, durante la quale venivano somministrati per via intra arteriosa 125 mL di IOCM (Iodixanolo 320 mg/mL). Veniva documentata trombosi a carico di un pregresso stent sulla coronaria interventricolare anteriore, che veniva efficacemente trattata tramite una Percutaneous Transluminal Angioplasty (PTA) e il posizionamento di uno stent medicato (drug-eluting stent, DES), pertanto veniva avviata duplice terapia antiaggregante. Alcune ore dopo la procedura, il paziente manifestava un episodio di afasia per cui veniva eseguita una angio-TC (Tomografia Computerizzata) cerebrale che escludeva eventi ischemico-emorragici acuti, ma evidenziava una lesione occipitale subacuta e una stenosi critica della carotide interna sinistra, con indicazione a correzione per via percutanea.

Nelle giornate successive il paziente mostrava una graduale e spontanea regressione della sintomatologia, pertanto si procedeva all’esecuzione in elezione di PTA della nota stenosi carotidea. Al fine di ridurre il rischio di nefropatia da mezzo di contrasto (PC-AKI, Post Contrast-Acute Kidney Injury) in paziente con diuresi conservata, nelle 12 ore precedenti l’esame, veniva somministrata soluzione fisiologica 0,9% 1000 mL, anche in considerazione dei valori di pressione arteriosa sistemica ai limiti inferiori (Pressione Arteriosa media, PAm 100/65 mmHg) a seguito dell’evento cardiologico. Al fine, inoltre, di favorire l’eliminazione urinaria di IOCM è stata confermata la terapia diuretica cronica. L’accesso arterioso avveniva tramite l’arteria femorale destra, venivano somministrati di 75 mL di IOCM (Iopidamolo 300 mg/ml) intra arterioso. Veniva posizionato uno stent 10×40 mm a livello del bulbo carotideo poi dilatato con un palloncino 5×20 mm, escludendo così la nota placca ateromasica. L’intervento avveniva in assenza complicanze intra procedurali e si otteneva la completa ricanalizzazione della arteria carotidea.

Dopo due ore dalla procedura il paziente appariva confuso, non collaborante, e disartrico. I nervi cranici esplorati erano intatti, ad eccezione di un deficit aspecifico del VII nervo e del nervo oculomotore in paziente affetto da completa perdita del visus. Nelle ore successive il paziente sviluppava inoltre iperpiressia (TC fino a 38,5 °C), in assenza di segni clinici o laboratoristici suggestivi per infezione in atto (le emocolture e le colture del liquido peritoneale sono risultate negative).  Non vi erano segni clinici di sovraccarico idrico e la diuresi era conservata. I parametri vitali documentavano un quadro di ipotensione (PAm 90/50 mmHg). In Tabella 1 sono riportati i principali parametri biochimici del paziente che si riferiscono a un mese precedente al ricovero in fase di stazionarietà clinica e immediatamente precedenti all’evento acuto (Tabella 1).

  Un mese prima del ricovero in fase di stazionarietà clinica Il giorno precedente l’evento acuto
BMI (kg/m2) 29,4
Pressione arteriosa (mmHg) 160/70 100/65
Diuresi/24 ore (mL) 1100 700
Creatinina (mg/dL) 6,0 4,58
eGFR (mL/min/1,73 m2) 8 11
Urea (mg/dL) 84 65
Na (mmol/L) 137 138
K (mmol/L) 3,6 3,5
Calcio (mg/dL) 8,5 9,0
HCO3(mmol/L) 26,8 28,0
Emoglobina (g/L) 108 138
Albumina (g/dL) 3,9 3,5
BNP (ng/L) 13459 9000
Schema dialitico Agente osmotico, Volume Agente osmotico, Volume
CCPD1 NIPD Glucosio 1,36%, 9.5 L
Scambio diurno Icodestrina 7,5%, 1,5 L
CAPD Scambi diurni Glucosio 1,36%, 2 L x 2
Scambio notturno Icodestrina 7,5%, 2 L
UF nelle 24 ore (ml) 900 mL 1100 mL
Total wKt/Vurea 2,1
Total wCCr (ml/min/1,73m2) 60
Tabella 1. Parametri bioumorali del paziente un mese prima del ricovero in fase di stazionarietà clinica e il giorno precedente l’evento acuto.
BMI: Body Mass Index; eGFR: estimated Glomerular Filtration Rate; UF: Ultrafiltrazione; CCPD1: Continuous Cycling Peritoneal Dialysis; NIPD: Nocturnal Intermittent Peritoneal Dialysis; CAPD: Continuous Ambulatory Peritoneal Dialysis; Total wKt/Vurea: Total (renale e peritoneale) weekly Kt/Vurea; Total wCCr: Total (renale e peritoneale) weekly Clearance della Creatinina; BNP: Brain Natriuretic Peptide.

La TC e la Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) encefaliche escludevano fatti ischemici o emorragici acuti, ma la TC evidenziava segni di edema cerebrale diffuso (Figura 1). L’Elettro Encefalo Gramma (EEG) mostrava segni di anomalie dell’emisfero destro correlabili a sequele di recente ischemia. Veniva quindi impostata idratazione con soluzione fisiologica 0,9% (1000 mL nelle 24 h) e somministrati Mannitolo 18% (100 mg bis in die) e Desametasone (8 mg bis in die) a scopo anti-edemigeno. Il paziente proseguiva il trattamento di CAPD implementato con uno scambio supplementare al giorno (agente osmotico: glucosio 2,27% 2 L) a scopo depurativo. Nei due giorni successivi si documentava una remissione completa della sintomatologia. La clinica, il timing di insorgenza e di regressione, le indagini laboratoristiche e strumentali consentivano pertanto di ipotizzare una encefalopatia secondaria all’utilizzo di IOCM in paziente con numerosi fattori di rischio per tale complicanza.

Figura 1. TC senza mezzo di contrasto: edema cerebrale diffuso.
Figura 1. TC senza mezzo di contrasto: edema cerebrale diffuso.

 

Discussione

Nel presente lavoro abbiamo descritto un raro caso di comparsa di sintomatologia neurologica scatenata dalla somministrazione intra-arteriosa di IOCM in un paziente con più comorbidità (diabete mellito, ESRD, ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco, pregressi TIA) [2, 8].

È noto che la somministrazione di mezzo di contrasto si associa al rischio di sviluppare MARCE, che comprendono sia forme di nefropatia da mezzo di contrasto (PC-AKI) che altre complicanze sistemiche come eventi cardiaci e cerebrali [1, 2]. Se per la PC-AKI vi sono numerose evidenze [9], limitatamente a quanto a noi noto, vi è poca letteratura in merito alle altre forme di MARCE e in particolare alla CIE.

La fisiopatologia della neurotossicità da mezzo di contrasto non è completamente conosciuta: l’ipotesi è che il mezzo, attraversando la barriera ematoencefalica, si accumuli ed eserciti una tossicità diretta nei confronti delle cellule nervose e l’iperosmolarità dello stesso contribuirebbe all’instaurarsi dell’edema cerebrale [10, 11].

Clinicamente, la CIE è una diagnosi di esclusione di altre patologie cerebrali acute e pertanto l’imaging cerebrale è utile per la diagnostica differenziale; l’uso di TC e di RMN consente di escludere eventi embolici, emorragici ed emodinamici. Alla RMN è possibile riscontrare aree corticali edematose che appaiono iper-intense, alla CT è possibile osservare aree di iperattenuazione corticale che simulano lesioni ischemiche subcorticali e lesioni emorragiche; tuttavia la TC potrebbe anche non mostrare alcun reperto patologico [5, 12]. L’imaging del nostro paziente escludeva fatti ischemico-emorragici acuti, mentre la presenza di edema cerebrale diffuso era compatibile con il sospetto clinico di CIE. Una presentazione clinica analoga si potrebbe riscontrare in corso di Posterior Reversible Encephalophaty Syndrome (PRES), quadro neurologico spesso secondario a quadri ipertensivi, indotto da farmaci, preeclampsia e CKD. Questa condizione si associa tipicamente a ipodensità patologiche nelle aree cerebrali posteriori alla TC, e zone di edema vasogenico localizzato, con ipodensità nelle sequenze T1-pesate e iperdensità nelle sequenze T2-pesate alla RMN , che nel nostro paziente non era possibile documentare.

Per quanto riguarda la terapia della PC-AKI, secondo le recenti line guida ESUR (European Society of Urology and Radiology) [14], l’identificazione dei pazienti ad alto rischio, la prevenzione e lo stretto monitoraggio dopo la somministrazione rappresentano le azioni più efficaci per ridurne l’incidenza.

Gli IOCM vengono eliminati rapidamente attraverso il glomerulo; in caso di rallentata eliminazione essi diffondono nel compartimento extravascolare fino all’equilibrio. Pertanto una ridotta funzionalità renale determina una riduzione della clearance e un accumulo di IOCM nei tessuti. Nei pazienti normofunzione renale (eGFR>100 mL/min) il 50% di IOCM è escreto nelle urine dopo circa 2 ore; nei pazienti con danno renale severo (eGFR<25 mL/min) l’eliminazione urinaria del 50% di IOCM si ottiene in 16-84h; mentre nei pazienti con ESRD l’eliminazione è molto più lenta, con un contributo da parte dell’eliminazione biliare [15].

L’emodialisi (Haemodialysis, HD) e la PD risultano efficaci nel rimuovere dal corpo gli agenti di contrasto, anche se la PD in tempi più lunghi rispetto all’HD. In particolare, la CAPD rimuove tra il 36% e l’80% del IOCM somministrato in sette giorni [16]. Nella Tabella II abbiamo riportato le principali evidenze in letteratura in merito all’eliminazione del mezzo di contrasto in relazione alla funzione renale e alle diverse tecniche dialitiche.

  Mezzo (V) Osmolarità (mOsm/kg H2O) Tecnica dialitica Emivita (media) Tasso di rimozione (tempo) Modalità di escrezione Bibliografia
eGFR>100 mL/min Iomeprolo

(50 mL)

730 2h 87% (12h)

90% (24h)

Urine (93%)

Feci (1,5%)

Lorusso, 2001

[15]
eGFR 75-50 mL/min 4-8h Urine (90%)

Feci(2,4%)

eGFR 26-50 mL/min 4-8h Urine (82%)

Feci (2,6%)

eGFR<25 mL/min 16-84h Urine (68%)

Feci (7%)

Bile

HD HD LF 83% (4h) Dialisato (58%)
  Iopromide/

Iomeprol

(64 mL)

777/791 HD LF 1h55’ 64% (4h) Schindler, 2001

[26]
  HD HF 1h40’ 74% (4h)
  Iopromide

Iomeprol (60 mL)

HDF online 1h35’ 82% (4h)
  HF online 2h10’ 62% (4h)
PD Iopamidolo

(30 mL)

796 CAPD (2×3.86%+

1,36%)

38h

 

36-80% (7 giorni) Urine (27%) Donnelly, 1992

[27]
  APD

(36-60l)

16-18h 43-72%  
Tabella 2. Caratteristiche di eliminazione dei mezzi di contrasto in base all’eGFR o alla tecnica renale sostitutiva.
eGFR: estimated Glomerular Filtration Rate; HD: Haemodialysis; PD: Peritoneal Dialysis; LF: Low Flux; HF: High Flux; CAPD: Continuous Ambulatory Peritoneal Dialysis; APD: Automated Peritoneal Dialysis.

Tuttavia non vi sono evidenze che indichino un vantaggio nell’eseguire una seduta dialitica post esposizione all’IOCM per prevenire la PC-AKI anche nei pazienti a rischio [16].

Pertanto per la prevenzione della nefropatia da mezzo di contrasto, la principale strategia è rappresentata dall’idratazione pre- e post-esposizione a mezzo di contrasto con Na bicarbonato 1,4% 3 mL/kg/h nell’ora precedente e con soluzione fisiologica al 0,9% 1 mL/kg/h per 3-4 ore prima e 4-6 ore dopo, compatibilmente con la funzione renale e cardiaca [5, 12, 17]. Anche i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) potrebbero causare una maggior esposizione al mezzo di contrasto per riduzione del flusso ematico renale [18]. Il nostro paziente era in duplice terapia antiaggregante con ticagrelor, inibitore del recettore P2Y12 dell’ADP, che non presenta attività anti-infiammatoria, e con acido acetilsalicilico a bassa dose (100 mg al giorno). A tale dosaggio tale molecola esercita un’azione prevalentemente antiaggregante rispetto a quella anti-infiammatoria [19], con un impatto trascurabile sulla funzionalità renale [20].

Viceversa, per le forme di CIE non vi sono chiare evidenze in letteratura in merito a un trattamento ottimale [21]. La somministrazione di fluidi, al fine di favorirne l’eliminazione renale, sembra essere utile nei pazienti con funzione renale residua; il ricorso a farmaci sintomatici (anticonvulsivanti, anti piretici) è indicato. La somministrazione di steroidi a scopo anti-edemigeno può essere considerata in caso di documentato edema cerebrale [22]; analogamente, il mannitolo, in quanto agente iperosmolare, viene utilizzato per ridurre l’edema cerebrale, richiamando acqua libera in eccesso a livello della barriera ematoencefalica e favorendone l’eliminazione a livello renale; il suo uso nei pazienti con ESRD è dibattuto dal momento che il rallentato metabolismo del IOCM in pazienti oligoanurici potrebbe associarsi a una retrodiffusione dello stesso. Il nostro paziente aveva una diuresi conservata e il mannitolo potrebbe aver contribuito alla sua eliminazione [7, 24].

Limitatamente a quanto per noi noto, non sono riportati in letteratura casi di pazienti in PD che abbiano sviluppato CIE. Sono stati decritti invece pochi casi di CIE in pazienti affetti da CKD e in pazienti con ESRD in HD cronica [21, 23, 25], e alcuni casi di sindromi neurologiche (Posterior Reversible Encephalopathy Syndrome, PRES) in pazienti con CKD [13].

Per i primi è stata somministrata terapia medica, mentre quelli in HD cronica hanno eseguito anche una seduta emodialitica supplementare, che potrebbe aver favorito la rimozione più rapida di mezzo di contrasto [11, 16].

Il nostro paziente, in PD cronica con ancora funzione renale residua, ha raggiunto in pochi giorni una completa risoluzione della sintomatologia, giovandosi di idratazione, somministrazione di mannitolo e steroidi ed implementazione degli scambi di dialisi peritoneale già in corso. Non abbiamo sottoposto il paziente a un trattamento di dialisi peritoneale automatizzata, che rimuoverebbe in maggior percentuale il mezzo di contrasto utilizzando tuttavia alti volumi (36-60 L) in un periodo di tempo lungo (16-18 ore), né ad un trattamento di emodialisi per evitare una conseguente disidratazione e un peggioramento dell’ipotensione [16]. La terapia medica oltre che funzione antiedemigena può aver favorito l’eliminazione renale del IOCM, a cui si è aggiunta la clearance peritoneale che può aver contribuito sia a una miglior depurazione che a una parziale eliminazione del mezzo di contrasto.

 

Conclusioni

La CIE è una complicanza rara, la cui patogenesi al momento non risulta completamente chiara, ma che va ricordata nella diagnosi differenziale nei pazienti con alterazione della funzione renale che sviluppino sintomi neurologici dopo essere stati sottoposti a procedure con mezzo di contrasto intra arterioso, in considerazione della rallentata eliminazione del mezzo di contrasto, e con altri fattori di rischio associati.

 

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La Dialisi Peritoneale in Italia: 8° censimento del GPDP-SIN 2022

Abstract

Obiettivi. Si presentano i risultati del 8° Censimento (Cs-22) Nazionale della Dialisi Peritoneale in Italia, effettuato nel 2022-23 dal Gruppo di Progetto Dialisi Peritoneale della Società Italiana di Nefrologia e relativo all’anno 2022.
Materiali e metodi. Il Censimento è stato condotto nei 227 centri non pediatrici che hanno utilizzato la Dialisi Peritoneale (DP) nel 2022. I risultati sono stati confrontati con i Censimenti precedenti effettuati dal 2005.
Risultati. Incidenza: Nel 2022 hanno iniziato la DP (1° trattamento per ESRD) 1.350 pazienti (CAPD=52,1%). Il 35,3% ha iniziato la DP in modo incrementale in 136 Centri. Il catetere è posizionato solo dal Nefrologo nel 17,0% dei casi specificati. Prevalenza: I pazienti in DP al 31/12/2022 erano 4.152 (CAPD=43,4%). Il 21,1% dei pazienti prevalenti era in DP assistita (caregiver familiare: 86,3%). Out: Nel 2022 l’uscita dalla DP è stata (ep/100anni-pz): 11,7 in HD; 10,1 morte, in calo; 7,5 Tx. La principale causa di trasferimento alla HD rimane la peritonite (23,5%), anche se ne è confermato il calo negli anni (Cs-05: 37,9%). Peritoniti/peritoniti sclerosanti (EPS): L’incidenza di peritoniti nel 2022 (696 episodi) è stata 0,176 ep/anno-pz. L’incidenza di nuovi casi di EPS nel 2021-22 (7 casi) è in calo. Altri risultati: È aumentato il numero di Centri che utilizza il 3,86% per il test di equilibrio peritoneale (PET) (57,7%), la DP per cardiopatia rimane utilizzata in 44 Centri (66 pz).
Conclusioni. Il Cs-22 conferma i buoni risultati della DP in Italia.

Parole chiave: Dialisi Peritoneale, fallimento della tecnica, Dialisi Peritoneale incrementale, peritoniti, test di equilibrio peritoneale (PET)

 

Introduzione

Il Gruppo di Progetto della Dialisi Peritoneale (GPDP) della Società Italiana di Nefrologia (SIN) indaga periodicamente lo stato della Dialisi Peritoneale (DP) in Italia mediante un Censimento condotto nei Centri che la utilizzano [16]. L’ultima edizione, relativa al 2019 [6], dimostrava una sostanziale stabilità della DP rispetto gli anni precedenti anche se l’indagine, condotta in piena pandemia CoViD, è risultata per la prima volta incompleta.

All’edizione attuale, l’Ottava, relativa all’anno 2022, ha aderito nuovamente il 100% dei Centri che utilizzano la DP. Ricordiamo però che tali Centri rappresentano circa i due terzi dei Centri pubblici (nei rimanenti la DP non è disponibile come servizio). Se poi si considera che i Centri privati non utilizzano la DP ne consegue che la metodica è prevista in una minoranza dei Centri Dialisi italiani ed è utilizzata in meno del 10% dei pazienti in Dialisi. Le ragioni di un quadro così sconfortante furono già indagate nel primo Censimento condotta dalla SIN nel 2004 [7] e verosimilmente sono ancora le stesse tanto più se si considera il costante miglioramento dei risultati raggiunti dalla DP negli anni.

L’edizione attuale presenta diversi motivi di interesse e di novità. Innanzitutto è la prima edizione “post-CoViD”. Il numero di Centri che hanno partecipato utilizzando il nuovo sistema di raccolta dati [6] è aumentato significativamente consentendo una maggior precisione dei dati raccolti. Per la prima volta il Censimento ha indagato in maniera completa non solo l’incidenza ma anche l’etiologia delle peritoniti ed alcuni aspetti strutturali dei Centri DP quali il personale dedicato ed il training cui sarà dedicata una prossima analisi.

In questo report sono presentati i risultati della 8° edizione, condotta nel 2022-2023 e relativa all’anno 2022, confrontati con quelli degli anni precedenti.

Il report è completato dall’analisi di alcuni aspetti della DP quali la prescrizione incrementale, la peritonite sclerosante e la valutazione della permeabilità peritoneale, curate dai massimi esperti in materia.

 

Materiali e metodi

Il Censimento del GPDP consiste nella raccolta di dati aggregati relativi alla DP ed è rivolto a tutti i Centri, non pediatrici, che hanno utilizzato la DP nell’anno censito.

Raccolta dati. Come per il 2019 [6] nell’edizione attuale i dati aggregati sono stati raccolti in due modi diversi. La prima modalità, analitica, è stata effettuata attraverso un software sviluppato appositamente per il progetto, una sorta di cartella clinica in cui inserire sistematicamente i singoli pazienti ed esportare i dati, in forma aggregata, per il Censimento. Per la protezione della privacy il programma è stato sviluppato senza una componente cloud, per cui tutti i dati inseriti sono conservati in locale e la possibilità di backup su server è demandata all’operatore. Per il 2022 il numero di Centri che hanno utilizzato questo sistema è aumentato dai 110 del 2019 a 175. Per i rimanenti 52 Centri è stata utilizzata la modalità tradizionale di raccolta dati mediante la compilazione del questionario on-line utilizzato per le edizioni precedenti.

Complessivamente il Censimento riporta i dati di 227 Centri pari al 100% dei Centri DP italiani. Delle 8 edizioni del Censimento solo quella relativa al 2019 è risultata incompleta (198 Centri).

Centri partecipanti. L’elenco iniziale dei Centri pubblici che utilizzavano la DP, rilevati nel primo Censimento della SIN condotto per l’anno 2004 [7], è stato aggiornato negli anni dalle partecipazioni a Congressi, Convegni e successivi Censimenti della SIN.

I Centri che hanno partecipato per il 2022 sono stati 229 di cui 2 esclusi per non aver trattato alcun paziente nel corso del 2022 (cessata attività di DP). Mentre per la DP tutti i Centri hanno risposto alle domande di incidenza e prevalenza, 50 Centri non hanno fornito i dati di incidenza e prevalenza della HD (Figura 1).

Informazioni. La struttura del Censimento prevede un gruppo di informazioni ripetute, rimaste invariate dalla prima edizione del 2005 [1], relative ad incidenza, prevalenza, cambio o interruzione di metodica, DP assistita, peritoniti e DP non renale. A queste, dal 2008, è stata aggiunta la peritonite sclerosante incapsulante (EPS); dal 2010 [2], le visite domiciliari ed il test di equilibrio peritoneale (PET).  Dall’edizione del 2016 [5], sono state riprese le domande sui cateteri. Inoltre con la modalità analitica di raccolta dati sono state disponibili per la prima volta informazioni sulle cause della Insufficienza Renale, sulle cause di morte, su alcuni aspetti organizzativi, quali modalità del training e risorse disponibili, sull’etiologia delle peritoniti.

Verifiche dei dati e confronti. I dati inizialmente raccolti sono stati sottoposti ad una prima analisi di congruenza. Quelli incoerenti sono stati corretti, ove possibile, attraverso un recall telefonico oppure considerati mancanti o incompleti, a seconda dei casi. Le eventuali correzioni ed il numero di Centri coinvolti sono riportati in dettaglio nella presentazione dei singoli risultati.

Definizioni e calcoli. Sono stati considerati pazienti incidenti tutti quelli immessi come primo trattamento in DP ed in HD nel periodo 01/01/2022-31/12/2022. Tra questi, sono stati considerati in DP incrementale (Incr-DP) con CAPD (Incr-CAPD) e APD (Incr-APD) i pazienti che effettuavano rispettivamente ≤2 scambi/die o ≤4 sedute/settimana. La prevalenza è stata riferita ai pazienti in trattamento dialitico al 31 dicembre. Tra i prevalenti la necessità di assistenza è riferita al coinvolgimento di un caregiver nell’esecuzione delle procedure dialitiche. I pazienti trattati con DP per cause non renali (GFR ≥15 ml/min/1,73m2) sono stati considerati a parte: i dati del Censimento sono sempre riferiti solo ai pazienti che hanno iniziato la DP per ESRD.

Il calcolo del follow-up cui rapportare gli eventi rappresenta l’aspetto critico del Censimento. Nell’impossibilità di calcolare il dato reale (somma dei periodi che tutti i pazienti hanno trascorso in DP nel 2022) il follow-up è sempre stato stimato dalla media dei pazienti prevalenti a inizio e fine anno, metodo che è anche stato recentemente validato [8]. I pazienti prevalenti ad inizio anno sono stati calcolati aggiungendo e sottraendo, ai prevalenti di fine anno, rispettivamente le uscite per tutte le cause e gli ingressi dalla DP (informazioni disponibili). Da quest’anno è stato possibile, per i 175 Centri che hanno utilizzato il programma “2.2”, calcolare il follow-up preciso. In questi Centri il confronto tra i due metodi ha evidenziato che il follow-up “tradizionale” sottostima del 5,4% il follow-up “reale” e, quindi, sovrastima di una corrispondente entità l’incidenza degli eventi considerati. Poiché per il 2022 il sistema di raccolta dati è stato ancora misto, per la determinazione del follow-up è stato utilizzato per tutti i 227 Centri il metodo tradizionale con il vantaggio di rendere confrontabili i risultati attuali con quelli del passato.

Le uscite dalla DP registrate nell’anno censito sono state rapportate a 100 anni-paziente di follow-up mentre per le peritoniti l’incidenza è stata calcolata come episodi/anni-paziente (ep/anno-pz). Gli episodi di EPS si riferiscono a tutto il biennio 2021-22 per la raccolta tradizionale ed al triennio 2020-22 per quella analitica.

L’analisi statistica è stata limitata alla ricerca di eventuali differenze con il test Chi quadro.

Centri che hanno utilizzato la DP nel 2022 per almeno 1 paziente.
Figura 1: centri che hanno utilizzato la DP nel 2022 per almeno 1 paziente. Tutti hanno inviato i dati relativi alla DP, 50 di questi non hanno inviato i dati di incidenza e prevalenza relativi alla HD. Nel grafico è riportato il sistema utilizzato per l’invio dei dati: 52 mediante il sistema tradizionale che prevede l’inserimento dei dati aggregati, 175 mediante il programma dedicato che prevede l’inserimento di ciascun paziente con invio dei dati aggregati calcolati dal programma.

 

Risultati

Incidenza e modalità iniziale

I pazienti che hanno iniziato la DP nel 2022 come primo trattamento sono stati 1.350, di cui 703 mediante CAPD e 647 mediante APD. I Centri con incidenza in DP nulla nel 2022 sono risultati 11.

Per quanto riguarda l’HD, i Centri che hanno fornito i dati di incidenza e prevalenza sono stati 177. In questi 177 Centri, i pazienti che hanno iniziato la DP sono stati 1.066 e quelli che hanno iniziato la HD, sempre come primo trattamento, sono stati 4.329, per una incidenza percentuale della DP del 19,8% (Tabella I) (Figura 2). Per il 2022 si registra quindi un calo sia del numero di pazienti globalmente trattati con la DP in Italia (-15,4% rispetto al 2016) che dell’incidenza percentuale della DP, per quanto, come detto, calcolata relativamente ai 177 Centri che hanno inviato i dati anche della HD. La modalità di DP iniziale più utilizzata rimane la CAPD (52,1%).

Tabella I: Pazienti incidenti e modalità iniziale di DP nei Centri non pediatrici
Tabella I: pazienti incidenti e modalità iniziale di DP nei Centri non pediatrici che hanno utilizzato la DP nel 2022 confrontati con gli anni precedenti. Dal 2016 è costantemente aumentato il numero di Centri che non inviano i dati di incidenza della HD.
Numero di nuovi pazienti al 1° trattamento (incidenti) negli anni censiti.
Figura 2: numero di nuovi pazienti al 1° trattamento (incidenti) negli anni censiti. L’incidenza percentuale è calcolata sul totale degli incidenti (DP + HD). Dal 2016 una parte dei Centri non ha inviato i dati di incidenza della HD per cui la percentuale della DP è calcolata solo per i Centri che hanno inviato i dati (giallo chiaro, valore in corsivo). In cima ad ogni colonna è riportato il numero complessivo di pazienti incidenti. Ricordiamo infine che i dati del 2019 sono incompleti.

Per la prima volta, anche se limitatamente ai Centri che hanno inviato i dati con il sistema 2.2, sono disponibili i dati relativi alla nefropatia di base. Le condizioni nelle quali è maggiormente utilizzata la DP sono la Nefrangiosclerosi (24,4%) e la Glomerulonefrite cronica (22,3%). La nefropatia diabetica è causa di ESRD nel 15,4% dei casi mentre nel 15,3% non è nota (Figura 3).

Tipo di nefropatia nei pazienti incidenti in DP.
Figura 3: tipo di nefropatia nei pazienti incidenti in DP. L’informazione non era richiesta dal sistema tradizionale di invio dei dati per cui la ripartizione riportata in Figura è riferita a 1.004 pazienti di 174 Centri (1 Centro escluso per incongruenza dei dati).

Il posizionamento del catetere peritoneale

Per il posizionamento del catetere sono stati considerati tutti gli ingressi. Esclusi 96 pazienti per dati incongruenti (che verranno verificati in una prossima analisi), nei 1.480 pazienti che hanno iniziato la DP nel 2022 è aumentato ulteriormente il posizionamento effettuato dal solo chirurgo, stabile quello dal Chirurgo e Nefrologo insieme, diminuito quello effettuato dal solo Nefrologo (Figura 4).

Operatori coinvolti nel posizionamento del catetere peritoneale.
Figura 4: operatori coinvolti nel posizionamento del catetere peritoneale. La percentuale è stata calcolata anche escludendo i cateteri per i quali è riportata la risposta “altro” o non specificati. Nel riquadro i dati del 2016 (esclusi “altro” e non specificato).

Dose dialitica iniziale – la dialisi peritoneale incrementale

Nel 2022 i pazienti che hanno iniziato la DP con modalità incrementale (Incr-DP) sono stati 477, pari al 35,3% del totale dei pazienti incidenti (Figura 5); il numero dei Centri che l’hanno utilizzata per almeno 1 paziente sono stati 136, pari al 59,9% dei 227 Centri (63,0% se si escludono gli 11 Centri ad incidenza nulla).

Per i pazienti che iniziano la DP a dose incrementale la metodica più utilizzata è, come negli anni precedenti, la CAPD (82,8%) al contrario dei pazienti che iniziano con una prescrizione “full dose” in cui è significativamente più utilizzata l’APD (64,7% – p<0,0001) (Figura 5). La CAPD è una modalità di DP sempre più legata alla prescrizione incrementale ed ai Centri che la praticano.

Negli anni il numero e la percentuale di pazienti incidenti in Incr-DP sono andati costantemente aumentando dal 11,9% del 2005 all’attuale 35,3% (Figura 6). Il numero di Centri che la prescrivono, aumentato fino al 2016, nel 2022 è rimasto percentualmente lo stesso (62,9% nel 2016; 63,0% nel 2022 dei Centri che hanno immesso nuovi pazienti in DP) (Figura 7). L’aumento registrato nel 2022 è quindi da ricondurre ad un aumentato utilizzo nei Centri che già la utilizzavano, in cui è risultata prescritta per il 47,8% dei pazienti.

I Centri che impiegano Incr-DP sono più “grandi” dei Centri che non la prescrivono sia per numero di pazienti incidenti (7,3 pz/anno vs 4,4 pz/anno) che prevalenti (21,3 pazienti vs 15,0 pazienti) (Figura 8).

Escludendo i Centri con incidenza nulla e quelli che non hanno inviato i dati della HD, l’utilizzo della DP incrementale si associa, come per gli anni precedenti, ad un maggior utilizzo della DP in generale (22,4% in 114 Centri vs 14,4% in 56 Centri – p<0,005) (Figura 9).

Dialisi Incrementale nel 2022. Nelle colonne laterali è riportata la metodica di DP
Figura 5: dialisi Incrementale nel 2022. Nelle colonne laterali è riportata la metodica di DP (CAPD ed APD) utilizzata per i pazienti “incrementali” (a sinistra) e per quelli “full dose” (a destra).
Percentuale di pazienti sul totale degli incidenti che hanno iniziato la DP con una prescrizione incrementale
Figura 6: percentuale di pazienti sul totale degli incidenti che hanno iniziato la DP con una prescrizione incrementale (2 o meno scambi in CAPD e 4 o meno sedute in APD).
Percentuale di Centri che hanno utilizzato la prescrizione incrementale per almeno un paziente.
Figura 7: percentuale di Centri che hanno utilizzato la prescrizione incrementale per almeno un paziente. La percentuale è stata calcolata escludendo i Centri che non hanno immesso alcuni pazienti incidente. Se rapportata al numero complessivo di Centri il valore è lievemente inferiore ma il trend nel tempo non cambia.
 la percentuale dei Centri nel tempo ripartiti secondo che non abbiano registrato nuovi pazienti (INCID = 0)
Figura 8: A) la percentuale dei Centri nel tempo ripartiti secondo che non abbiano registrato nuovi pazienti (INCID = 0), che ne abbiano registrato ma non hanno prescritto in maniera incrementale (INCR = 0) o che l’abbiano utilizzata per almeno 1 paziente (INCR>0). B) Dimensioni nei 3 tipi di Centro sia come pazienti incidenti (sopra) che prevalenti (sotto) relativamente al 2022.
la percentuale di della DP per i pazienti incidenti nei Centri che utilizzano o no la prescrizione incrementale.
Figura 9. A) la percentuale di della DP per i pazienti incidenti nei Centri che utilizzano o no la prescrizione incrementale. Il dato è relativo ai 177 Centri con dati anche della HD. Di questi 177 Centri sono stati esclusi 7 Centri ad Incidenza = 0. Dei rimanenti 170 Incr-DP era prescritta in 114 Centri (INCREM.SI). B) l’Odds Ratio di immissione in DP nei Centri INCREM.SI rispetto quelli INCREM.NO negli anni.

Pazienti provenienti da altro trattamento

I pazienti trasferiti dalla HD alla DP nel 2022 sono stati 178 (Figura10) (Tabella II).

1° TRATT. DA HD DA TX INGRESSI DA HD (%) DA Tx (%)
2005 1443 89 25 1557 5,7 1,6
2008 1379 82 32 1493 5,5 2,1
2010 1429 126 36 1591 7,9 2,3
2012 1433 113 50 1596 7,1 3,1
2014 1652 161 46 1859 8,7 2,5
2016 1595 119 50 1764 6,7 2,8
2019 1363 125 44 1532 8,2 2,9
2022 1350 178 48 1576 11,3 3,0
Tabella II: Pazienti (valore assoluto e percentuale su tutti gli ingressi) provenienti dalla HD e dall’esaurimento di un Trapianto.
Figura 10: Ingressi in DP, somma degli Incidenti e dei trasferiti dalla HD e rientrati da un Tx esaurito.
Figura 10: ingressi in DP, somma degli Incidenti e dei trasferiti dalla HD e rientrati da un Tx esaurito.

Tale dato è nettamente inferiore, come atteso, al numero di pazienti che sono passati dalla DP alla HD (464 drop out nel 2022) ma in aumento sia in assoluto che percentuale: nel 2022 rappresenta infatti il 11,3% di tutti gli ingressi rispetto al 5,7% del 2005 (Figura 11). Se nel 2005 per 100 pazienti trasferiti dalla DP alla HD 17 seguivano il percorso inverso, nel 2022 questi ultimi sono risultati 37. Per quanto riguarda il rientro da Trapianto in DP numeri e percentuali sono rimasti sostanzialmente gli stessi nel tempo (Figura 12).

Figura 11: Andamento nel tempo della percentuale dei pazienti che hanno iniziato la DP provenienti dalla HD e dal Tx sul totale degli Ingressi.
Figura 11: andamento nel tempo della percentuale dei pazienti che hanno iniziato la DP provenienti dalla HD e dal Tx sul totale degli Ingressi.
Figura 12: Percentuali dei pazienti rientrati dal Trapianto in HD (rosso) ed in DP. Considerati solo i Centri con dati completi anche per la HD.
Figura 12: percentuali dei pazienti rientrati dal Trapianto in HD (rosso) ed in DP. Considerati solo i Centri con dati completi anche per la HD.

Cambio di modalità di DP

Le informazioni sul cambio di metodica sono risultate disponibili per 224 Centri. In questi Centri nel 2022 i pazienti trasferiti dalla CAPD alla APD sono stati 165 mentre quelli dalla APD alla CAPD 43 (Figura 13). Come per gli anni precedenti il motivo di cambio è stato in circa la metà dei casi la scelta del paziente e/o caregiver. Altri motivi sono stati l’insufficiente depurazione / UF per il passaggio dalla CAPD alla APD ed il malfunzionamento del catetere per quello dalla APD alla CAPD.

Figura 13: Cambio di metodica di DP nel 2022. Tre Centri non hanno fornito i dati.
Figura 13: cambio di metodica di DP nel 2022. Tre Centri non hanno fornito i dati.

Prevalenza e modalità di DP

Al 31 dicembre 2022 risultavano in DP 4.152 pazienti, di cui 1.803 in CAPD e 2.349 in APD. Rispetto al 2016 è stato registrato quindi un calo del 9,9% della popolazione prevalente (Figura 14) (Tabella III). Nei 177 Centri con dati completi di incidenza e prevalenza anche per la HD i pazienti prevalenti in DP erano 3.191 e quelli in HD 18.259 con una prevalenza percentuale della DP pari al 14,9%.

La modalità di DP più utilizzata tra i pazienti prevalenti è l’APD (56,6%) (Figura 15) in ulteriore incremento rispetto gli anni precedenti (Tabella III).

L’indice di ricambio calcolato come rapporto tra pazienti prevalenti e totale degli ingressi per il 2022 è risultato di 31,6 mesi, sostanzialmente invariato rispetto gli anni precedenti (era di 32,9 mesi nel 2008). In Figura 16 l’andamento dettagliato negli anni dell’Indice di Ricambio.

Pazienti prevalenti al 31/12/2022 e modalità di DP nei Centri non pediatrici
Tabella III: pazienti prevalenti al 31/12/2022 e modalità di DP nei Centri non pediatrici che hanno utilizzato la DP nel 2022 confrontati con gli anni precedenti. Dal 2016 è costantemente aumentato il numero di Centri che non inviano i dati di incidenza della HD. * sono riportati i valori del Primo Censimento della SIN condotto nel 2004 dal momento che nel primo censimento del GPDP del 2005 non erano stati richiesti i dati relativi alla HD.
Numero di pazienti in trattamento con DP al 31 dicembre di ogni anno (prevalenti) negli anni censiti.
Figura 14: numero di pazienti in trattamento con DP al 31 dicembre di ogni anno (prevalenti) negli anni censiti. La prevalenza percentuale è calcolata sul totale dei prevalenti (DP + HD). Dal 2016 una parte dei Centri non ha inviato i dati di prevalenza della HD per cui la percentuale della DP è calcolata solo per i Centri che hanno inviato i dati (azzurro, valore in corsivo). In cima ad ogni colonna è riportato il numero complessivo di pazienti prevalenti. Ricordiamo che i dati del 2019 sono incompleti. Nel 2005 i dati di prevalenza della HD non erano richiesti per cui sono stati considerati quelli del Censimento SIN 2004.
Figura 15: Ripartizione tra CAPD ed APD dei pazienti incidenti e prevalenti.
Figura 15: ripartizione tra CAPD ed APD dei pazienti incidenti e prevalenti.
Durata della DP ricavata moltiplicando per 12 il rapporto INGRESSI/PREVALENZA.
Figura 16: durata della DP ricavata moltiplicando per 12 il rapporto INGRESSI/PREVALENZA. Ciò è ovviamente valido in condizioni di steady state mentre per il 2022 potrebbe non essere questa la condizione anche se la minore incidenza è stata in parte compensata dall’aumento dei pazienti provenienti dalla HD.

DP assistita

Nel Cs-22 i pazienti prevalenti con necessità di caregiver (assisted PD) sono risultati 878 (21,15% di tutti i prevalenti in DP) (Figura 17). Rispetto al 2019 (976 pazienti in DP assistita in un Censimento incompleto) si tratta di un calo significativo (p<0,005).

Il caregiver è un familiare nel 86,3% dei casi, un badante nel 7,4%, un infermiere a domicilio nel 1,7%; infine, il 4,6% (40 pazienti) effettua la DP in strutture per anziani. Per il 2022 si conferma il calo delle badanti ed un aumentato coinvolgimento dei familiari. Invariato il numero di pazienti in RSA trattati con la DP (Figura 18).

DP assistita nei pazienti prevalenti al 31/12/2022 e tipo di caregiver coinvolto.
Figura 17: DP assistita nei pazienti prevalenti al 31/12/2022 e tipo di caregiver coinvolto. Per quest’ultimo all’interno del grafico sono riportate le percentuali riferite al totale dei prevalenti, vicino alle singole componenti le percentuali rispetto il totale dei pazienti in DP assistita.
Figura 18: Andamento nel tempo del caregiver coinvolto nella DP assistita.
Figura 18: andamento nel tempo del caregiver coinvolto nella DP assistita.

Cambio di metodica e drop out

In Figura 19 è riportato il drop out globale, per trasferimento in HD, per morte e per trapianto, espresso sia come numero di pazienti che come eventi/100 anni-pz.

Nel 2022 sono stati registrati 400 decessi (10,1 ep/100 anni-pz), 464 trasferimenti alla HD (11,7 ep/100 anni-pz) e 296 trapianti (7,5 ep/100 anni-pz). Per il 2022 si conferma la riduzione della mortalità rispetto al 2016.

Altre cause di uscita dalla DP nel 2022 sono state il rifiuto volontario a proseguire la dialisi (“burn out”) per 21 pazienti, il Recupero della Funzione Renale Residua (RFRR) in 14 pazienti e la motivazione “altro” per 6 pazienti. Il “burn out” è stato proposto per la prima volta nel 2022, è possibile che negli anni passati tali casi venissero attribuiti alla morte o alla categoria “altro”.

Per quanto riguarda il drop out alla HD (Figura 20), la singola causa principale rimane la peritonite (23,5%) ma se ne conferma la riduzione avvenuta negli anni (2005: 37,9%; 2008: 36,7%; 2010: 30,4%; 2012: 28,2%; 2014: 24,8%; 2016: 23,8%). La seconda causa, in aumento significativo, è l’impossibilità a proseguire la DP (22,4%). Tradizionalmente ci si riferisce ad eventi che rendono il paziente non più idoneo all’esecuzione delle procedure dialitiche per la comparsa di barriere all’autonomia (fisiche, psicologiche, cognitive) in assenza o perdita, se già in DP assistita, del caregiver. È possibile che a tale causa vengano comunque attribuiti anche altri eventi clinici. Infine anche il catetere come causa di drop out è in aumento (14,0%).

Per le cause di morte la principale è quella cardiovascolare (42,3%) mentre le peritoniti rappresentano l’1,9% dei decessi (Figura 21).

Figura 19: Cause di cessazione della DP negli anni. Nel 2019 il Censimento è stato incompleto.
Figura 19: cause di cessazione della DP negli anni. Nel 2019 il Censimento è stato incompleto.
Figura 20: Cause di trasferimento alla HD negli anni. Nel 2019 il Censimento è stato incompleto.
Figura 20: cause di trasferimento alla HD negli anni. Nel 2019 il Censimento è stato incompleto.
Figura 21: Cause di morte nei Centri che hanno utilizzato il programma dedicato 2.2 per l’invio dei dati.
Figura 21: cause di morte nei Centri che hanno utilizzato il programma dedicato 2.2 per l’invio dei dati.

Peritoniti

Nel 2022 sono stati registrati 696 episodi di peritonite in 226 Centri che, per un follow-up totale di 3943,5 anni (47.322 mesi), equivalgono a 0,176 episodi per anno-paziente o, in altri termini, ad 1 episodio ogni 68,0 mesi-paziente, un’incidenza inferiore a quelle registrate negli anni precedenti. Per quanto riguarda la percentuale di colture negative (134 episodi, pari al 19,3% del totale), il dato non è significativamente differente dagli anni precedenti (Tabella IV).

L’andamento nel tempo delle peritoniti è riportato sia in Tabella IV che in Figura 22.

L’etiologia è stata analizzata per 627 peritoniti riportate 211 Centri. Un Centro non ha riportato il dato e 15 hanno riportato un numero di peritoniti definite dagli agenti etiologici superiore a quello delle peritoniti globalmente riportate (+18). Tuttavia dal momento che 8 Centri hanno riportato un numero di agenti etiologici per peritonite inferiore al globale dichiarato (-17) la differenza netta è risultata di 1 solo episodio, a conferma della validità del dato globale.

La metà (50,1%) è causata da Gram positivi, il 27,9% da Gram negativi ed il 2,7% da germi non specificati (Figura 23). Le peritoniti a coltura negativa, in questi Centri, sono risultate inferiori (17,9%) di quelle globalmente dichiarate da tutti i Centri (134 episodi, 19,3%). In Figura 24 sono riportati in dettaglio i diversi microrganismi isolati.

Delle peritoniti registrate nel 2022, 323 (46,4%) si sono verificate in corso di CAPD e 373 (53,6%) in corso di APD, ripartizione che riflette quella delle 2 metodiche nei pazienti prevalenti.

Tabella IV: Il 2005 riporta le peritoniti registrate dal 73% dei Centri censiti mentre il 2019 non li ha censiti tutti
Tabella IV: il 2005 riporta le peritoniti registrate dal 73% dei Centri censiti mentre il 2019 non li ha censiti tutti (e 4 non riportavano il dato). Per il 2022 i dati sono riferiti a tutti i Centri tranne 1 per impossibilità al recupero dal dato. Il conteggio è ricavato dal numero complessivo. Di eventuali discrepanze con il numero di agenti etiologici non si è tenuto conto per omogeneità con gli anni precedenti (nei quali l’etiologia non era indagata).
 Incidenza di peritoniti nel 2022. Il 2005 riporta le peritoniti registrate dal 73% dei Centri censiti mentre il 2019 non li ha censiti tutti (e 4 non riportavano il dato).
Figura 22: incidenza di peritoniti nel 2022. Il 2005 riporta le peritoniti registrate dal 73% dei Centri censiti mentre il 2019 non li ha censiti tutti (e 4 non riportavano il dato). Per il 2022 i dati sono riferiti a tutti i Centri tranne 1 per impossibilità al recupero dal dato. Il conteggio è ricavato dal numero complessivo. Di eventuali discrepanze con il numero di agenti etiologici non si è tenuto conto per omogeneità con gli anni precedenti (nei quali l’etiologia non era indagata).
Figura 23: Etiologia delle peritoniti – ripartizione in base alle principali categorie.
Figura 23: etiologia delle peritoniti – ripartizione in base alle principali categorie.
Figura 24: Etiologia dettagliata delle peritoniti.
Figura 24: etiologia dettagliata delle peritoniti.

Peritonite sclerosante (EPS)

Nel periodo 2020-22 sono stati riportati 7 nuovi episodi di EPS di cui 5 diagnosticati in corso di DP e 2 dopo il trasferimento alla HD. Nessun caso dopo il trapianto (Figura 25).

Questo riscontro, analogo a quello del 2019 ma in continuo calo rispetto gli anni precedenti, viene discusso in un intervento dedicato di questo numero.

Figura 25: Peritonite sclerosante nel tempo. Per il 2022 è riportato solo il numero dei casi estratti.
Figura 25: peritonite sclerosante nel tempo. Per il 2022 è riportato solo il numero dei casi estratti.

Il PET

La permeabilità peritoneale viene valutata dalla gran parte dei Centri (88,1%) anche se è ulteriormente aumentato il numero di Centri che non la considera (2,2% nel 2010 vs 11,9% nel 2022).

Il metodo più utilizzato non è più già da tempo il PET secondo Twardowski con il 2,27%, ma il PET con il 3,86% (Figura 26). In aumento i Centri che misurano la permeabilità peritoneale con tecniche più elaborate o in altro modo.

I Centri che utilizzano il 3,86% sono Centri più grandi e con un minor drop out per UFF/insufficiente depurazione (Figura 27).

Figura 26: Valutazione della permeabilità peritoneale con le diverse modalità.
Figura 26: valutazione della permeabilità peritoneale con le diverse modalità.
Figura 27: Caratteristiche dei Centri ripartiti in base alla valutazione della permeabilità peritoneale adottata ed incidenza di drop out per UFF o scarsa depurazione.
Figura 27: caratteristiche dei Centri ripartiti in base alla valutazione della permeabilità peritoneale adottata ed incidenza di drop out per UFF o scarsa depurazione.

La DP per lo scompenso cardiaco

Il Censimento considera a parte gli ingressi in DP per motivi NON renali (GFR > 15 ml/min/1,73m2). La motivazione non renale principale rimane il trattamento dello scompenso cardiaco (PUF) che nel 2022 ha riguardato 66 pazienti in 44 Centri. Il dato è invariato rispetto il 2010 (Figura 28). In questi Centri, con un maggior programma DP ed un maggior ricorso alla DP assistita, la PUF rappresenta il 15% degli ingressi (Figura 29).

Figura 28: Impiego della PUF (DP nello scompenso cardiaco refrattario a GFR>15 ml/min/1,73m2) confrontato con il 2010.
Figura 28: impiego della PUF (DP nello scompenso cardiaco refrattario a GFR>15 ml/min/1,73m²) confrontato con il 2010.
Figura 29: Caratteristiche dei Centri che utilizzano la DP per lo scompenso.
Figura 29: caratteristiche dei Centri che utilizzano la DP per lo scompenso.

Analisi dei Centri

L’incidenza media è risultata di 5,9 pazienti per Centro e la prevalenza media di 18,3 pazienti per Centri con una notevole variabilità da Centro a Centro (Figura 30). La maggior parte dei Centri coinvolti e dei pazienti prevalenti è concentrata al Nord (102 Centri, 45%). La distribuzione geografica è riportata in Figura 31.

Il Censimento 2022 considera diversi aspetti che caratterizzano i Centri DP. L’analisi dei dati è in corso e sarà di prossima pubblicazione.

Figura 30: Distribuzione dei centri e dei pazienti per Macroaree.  
Figura 30: distribuzione dei centri e dei pazienti per Macroaree.     
Figura 31: Ripartizione per incidenza e prevalenza dei Centri DP che hanno partecipato al Censimento 2022.
Figura 31: ripartizione per incidenza e prevalenza dei Centri DP che hanno partecipato al Censimento 2022.

 

Discussione

Limiti e novità

Il Censimento della DP, giunto nel 2022 alla 8° edizione, rappresenta il risultato di un costante sforzo organizzativo del GPDP-SIN e di tutti i referenti DP dei Centri che utilizzano la DP in Italia. Dopo le difficoltà pandemiche della passata edizione, l’adesione dei Centri DP è stata per il 2022 di nuovo del 100%.

Come ribadito più volte, il limite principale risiede nel fatto che si tratta di una fotografia dei soli Centri che fanno la DP, che d’altra parte è anche la sua ragione d’essere.

Un secondo limite è dato dalla difficoltà crescente per i referenti DP di inviare anche le informazioni base relative ai pazienti in HD del proprio Centro. Rilevata per la prima volta nel 2016, la percentuale di Centri che non hanno inviato i dati della HD ha raggiunto nel 2022 il 22%.

Un terzo limite è il calcolo del follow-up. Con i dati disponibili, prevalenza a fine anno, ingressi e uscite, il follow-up è stato sempre calcolato sottraendo ed aggiungendo alla prevalenza di fine anno rispettivamente la metà degli ingressi e la metà delle uscite registrate nell’anno. Tale sistema è stato preferito a quello di considerare la media tra la prevalenza attuale e quella registrata al Censimento precedente (sistema utilizzato solo per il calcolo dell’incidenza della EPS) sia per l’intervallo interposto, a volte di 3 anni che, almeno inizialmente, per la mancanza di dati storici. Tuttavia come d’abitudine riportiamo i valori assoluti di pazienti ed eventi in modo da lasciare a chi lo desidera la possibilità di un ricalcolo. Ricordiamo solo che il sistema adottato è quello più “antieconomico” dal momento che porta a sottostimare il follow-up e quindi a sovrastimare l’incidenza degli eventi. Nonostante ciò, i risultati della DP in Italia si sono dimostrati più che validi.

La novità più importante è rappresentata dal nuovo sistema di raccolta dati mediante un programma dedicato che consente di inviare i dati in forma aggregata. Questo sistema ha ridotto di molto l’incongruenza dei dati, ha aumentato le informazioni disponibili rendendo possibili elaborazioni sempre più dettagliate. Tuttavia, non essendo ancora utilizzato da tutti i Centri, nella edizione attuale sono stati applicati a tutti i Centri i metodi tradizionali di calcolo ed elaborazione.

Utilizzo della DP

Il numero di pazienti incidenti e prevalenti in DP sono in diminuzione. Nel 2022 per gli incidenti, rispetto al 2016, il numero complessivo è diminuito del 15,4% e per i prevalenti del 9,9%. Anche l’incidenza e la prevalenza percentuali, calcolate solo per i Centri che hanno inviato i dati della HD, sono in riduzione: rispetto il 2026 l’incidenza si è ridotta dal 24,0% al 19,8% e la prevalenza da 17,4% al 14,9%. Ricordiamo inoltre che questi valori percentuali sono riferiti ai solo Centri che utilizzano la DP. Se rapportiamo i pazienti prevalenti in DP nel 2022 ai dati di prevalenza della dialisi (HD + DP) in Italia, stimata dal Registro Italiano di Dialisi e Trapianto per il 2019 in 811 pazienti per milione di abitanti (pmp) [9], la prevalenza della DP in Italia è del 8,7% (Figura 32), un dato sconfortante se confrontato con quello di altri Paesi occidentali (Figura 33) (Figura 36-A) [1013] in cui la prevalenza percentuale è più elevata, non è in riduzione e talora in aumento costante come negli USA.

La riduzione della prevalenza ha coinvolto in modo variabile le diverse regioni e macroaree (Figure 34 e 35).

Prevalenza pmp della DP in rapporto a quella totale (HD + DP) riportata dal Registro Italiano di Dialisi e Trapianto.
Figura 32: prevalenza pmp della DP in rapporto a quella totale (HD + DP) riportata dal Registro Italiano di Dialisi e Trapianto. Le percentuali indicano il rapporto tra le due prevalenze. Si ricorda che il Censimento NON comprende paziente pediatrici al contrario del RIDT.
Figura 33: Andamento della prevalenza percentuale della DP riportata dai principali registri Internazionali.
Figura 33: andamento della prevalenza percentuale della DP riportata dai principali registri Internazionali.
Figura 34: Confronto 2016 vs 2022 della prevalenza riferita alla popolazione residente nelle diverse Macroaree italiane.
Figura 34: confronto 2016 vs 2022 della prevalenza riferita alla popolazione residente nelle diverse Macroaree italiane.
Figura 35: Confronto 2016 vs 2022 della prevalenza in valore assoluto e riferita alla popolazione residente nelle diverse Regioni italiane.
Figura 35: confronto 2016 vs 2022 della prevalenza in valore assoluto e riferita alla popolazione residente nelle diverse Regioni italiane.

Dialisi Incrementale

La Dialisi Incrementale è stata indagata fin dalla prima edizione documentandone caratteristiche ed evoluzione nel tempo in maniera dettagliata ed ancora unica, a livello di Registri nazionali, in letteratura [14]. Nel 2022 tale modalità è risultata in ulteriore aumento per un maggior utilizzo nei Centri che già la prescrivono e sembra condizionare in modo sempre più marcato la scelta della modalità di DP: la CAPD per la prescrizione incrementale e l’APD per la DP a dose piena. Il suo utilizzo si conferma associato ad un maggior utilizzo percentuale della DP mentre un aspetto importante ma non ancora risolto rimane quello del suo ruolo nel costante decremento osservato dell’incidenza delle peritoniti. Il dott. Valerio Vizzardi, del Centro di Brescia con ampia esperienza nell’utilizzo di questa prescrizione, ne esamina importanza e limiti nell’allegato dedicato al presente lavoro.

DP assistita

Anche questo aspetto verrà trattato a parte. Per il 2022 si osserva comunque una riduzione significativa del ricorso alla DP assistita.

Come per altri aspetti la DP assistita è maggiormente utilizzata nei Centri più grandi. Il caregiver di gran lunga prevalente è quello familiare. In questo la realtà italiana è sovrapponibile a quella di altri paesi ad eccezione come noto ed ampiamente già discusso in precedenza, della Francia.

Uscita dalla DP

Nel 2022 si conferma il miglioramento osservato per la mortalità mentre sostanzialmente invariato è il trasferimento alla HD ed il trapianto. Se si esclude il 2019, anno per il quale il Censimento è stato condotto in piena pandemia e risultato incompleto sia nel numero di Centri partecipanti che nelle informazioni ricevute, è la prima volta che le uscite dalla DP scendono sotto i 30 episodi per 100 anni-pazienti.

I dati di registro disponibili sono molto scarsi. Confrontati con ANZ e Francia l’Indice di Ricambio italiano è il minore, la mortalità paragonabile se non migliore anche se si osserva come il burn out (ritiro volontario dalla dialisi) sia significativamente minore di quello di altri Paesi (Figura 36-B).

Per le cause di drop out alla HD si evidenzia l’aumento del malfunzionamento del catetere e l’impossibilità a proseguire la DP. Per quest’ultimo aspetto i dati sono contrastanti con quelli di Francia e ANZ verosimilmente per la ridotta definizione di tale categoria.

Una possibile associazione con il minor ruolo del Nefrologo nel posizionamento e con il minor ricorso alla DP assistita registrati nel 2022, per quanto suggestiva, rimane da definire.

Confermata la riduzione osservata negli anni del drop out per peritonite, in accordo con il decremento osservato dell’incidenza delle peritoniti.

Infine, se considerate insieme, drop out per depurazione insufficiente ed UFF sono sovrapponibili a quelle degli altri Paesi (Figura 36-B).

onfronti internazionali. A) prevalenza in valore assoluto e percentuale riportata in diversi registri.
Figura 36: confronti internazionali. A) prevalenza in valore assoluto e percentuale riportata in diversi registri. Il Canada comprende il Québec dal 2020. La Scandinavia comprende Danimarca, Islanda, Svezia, Norvegia, Finlandia. B) i dati di outcome riportati dai Registri di Francia e ANZ.

Peritoniti

L’incidenza delle peritoniti è scesa nel 2022 a 0,176 episodi/anno paziente. In sostanza dai 5 episodi per anno-paziente degli anni ‘80 siamo a meno di 1 episodio ogni 5 anni. In particolare dal primo Censimento del 2005 (1 episodio ogni 36 mesi) ad oggi (1 episodio ogni 68 mesi) l’incidenza di peritoniti si è quasi dimezzata. Tale valore è tra i più bassi registrati nel mondo occidentale, decisamente inferiore al target massimo raccomandato dalle linee guida ISPD del 2022 [15] ed è in accordo al trend mondiale di questa complicanza (Figura 37) [16].

Anche per quanto riguarda l’etiologia, indagata per la prima volta in modo completo, i dati del Censimento sono in accordo con quanto osservato in altri Registri e lavori multicentrici [1719].

Andamento delle peritoniti nel tempo. Dati di Registro ricavato da Marshall et al [16].
Figura 37: andamento delle peritoniti nel tempo. Dati di Registro ricavato da Marshall et al [16]. Sono riportati i target massimi delle linee guida ISPD – 2022 ed il confronto con i dati dei Censimenti del GPDP.
EPS

I dati del 2022 sembrano confermare l’importante riduzione di questa complicanza della DP, limitata a pochi casi insorti in DP ed in HD. Si tratta di un dato controverso, per certi versi pericoloso perché potrebbe generare un calo di attenzione verso la più temibile complicanza della DP e che pertanto merita una analisi approfondita quale quella svolta dal Prof. Guido Garosi e della Dott.ssa Nicoletta Mancianti in allegato al Report.

Valutazione della permeabilità peritoneale

Il monitoraggio della permeabilità peritoneale, e la modalità con cui viene effettuato, è un importante indicatore di qualità di un programma di DP. I dati del Censimento mostrano un costante aumento negli anni del PET al 3,86%, utilizzato dal 15,6% dei Centri nel 2010 al 57,7% nel 2022. A tale successo hanno sicuramente contribuito le ricerche del Dott. Vincenzo La Milia che ne ha analizzato le ragioni in allegato al Report.

La DP per lo scompenso cardiaco refrattario

Quando lo scompenso cardiaco giunge in fase terminale il trattamento della congestione mediante DP rappresenta una possibile soluzione proposta già molti anni or sono. L’esperienza riportata in letteratura [2021] mostra degli evidenti effetti positivi sulla sintomatologia, la qualità della vita e le ospedalizzazioni. Rimangono ancora incerte le indicazioni sul momento di avvio di tale terapia e praticamente impossibile un reale confronto con la HD anche se i dati non mostrano differenze significative. Il Censimento mette in luce un importante aspetto legato a questa terapia. In un arco di tempo di oltre 10 anni il suo utilizzo in Italia rimane relegato allo stesso numero di Centri e per lo stesso numero di pazienti. I Centri che la utilizzano sono più grandi ed hanno un maggior ricorso alla DP assistita.

Effetto Centro

Il numero di Centri che utilizza la DP è rimasto sostanzialmente lo stesso negli anni. In diversi aspetti della DP esaminati (Incr-DP, drop out alla HD, assisted DP, DP non renale, PET) sembra avere importanza il cosiddetto “effetto Centro” valutato sommariamente come dimensione del programma DP (pazienti prevalenti): maggiori sono le dimensioni del programma di DP e migliori sembrano essere l’utilizzo ed i risultati della DP. Il Censimento del 2022 ha indagato in maniera più dettagliata le caratteristiche dei Centri quali la presenza di Medici e Infermieri dedicati, la disponibilità di locali dedicati e di un programma di visite domiciliari, le modalità con cui viene effettuato il Training. L’analisi dettagliata di questo importante Censimento è in corso e sarà di prossima pubblicazione.

 

Conclusioni

Il Censimento della DP, relativo al 2022, conferma la qualità della DP in Italia per l’elasticità delle prescrizioni, la riduzione della mortalità, la riduzione delle peritoniti e della EPS, l’ancora ampio ricorso alla DP assistita, anche se in riduzione, ed il monitoraggio della membrana peritoneale. Tuttavia l’utilizzo della DP sembra essere in riduzione. Il Censimento, limitato ai Centri DP, non consente di identificarne le ragioni ma solo di evidenziarne il contrasto con i risultati ottenuti. Il Censimento, grazie alla partecipazione attiva dei referenti della DP dei singoli Centri, si conferma un valido strumento, in continuo sviluppo, di conoscenza della realtà.

 

Ringraziamenti

Si ringraziano i Referenti dei Centri che hanno aderito al Censimento e che con il loro impegno hanno reso possibile la raccolta dati ed il presente lavoro.

Abdulsattar Giamila (Oristano)
Alberghini Elena (Cinisello Balsamo)
Albrizio Paolo (Voghera)
Alessandrello Maria Grazia Ivana (Modica)
Alfano Gaetano (Modena)
Amar Karen (Cernusco sul Naviglio)
Ambrogio Antonina (Rovigo)
Ancarani Paolo (Sestri Levante)
Angelini Maria Laura (forlì)
Ansali Ferruccio (Civitavecchia)
Apponi Francesca (Frosinone)
Argentino Gennaro (Napoli)
Avella Alessandro (Varese)
Barattini Marina (Massa)
Barbera Vincenzo (Colleferro)
Basso Anna (Padova)
Bellotti Giovanni (Sapri)
Benozzi Luisa (Borgomanero)
Bermond Francesca (Torino)
Bianco Beatrice (Verona)
Bigatti Giada (Sesto San Giovanni)
Bilucaglia Donatella (Torino)
Boccadoro Roberto (Rimini)
Boito Rosalia (Crotone)
Bonesso Cristina (San Donà di Piave)
Bonincontro Maria Luisa (Bolzano)
Bonvegna Francesca (Verbania)
Borettaz Ilaria (Melegnano – Vizzolo Predabissi)
Borrelli Silvio (Napoli)
Bosco Manuela (Gorizia)
Braccagni Beatrice (Poggibonsi)
Budetta Fernando (Eboli)
Cabibbe Mara (Milano)
Cabiddu Gianfranca (Cagliari)
Cadoni Maria Chiara (San Gavino Monreale)
Campolo Maria Angela (Lamezia Terme)
Cannarile Daniela Cecilia (Bologna)
Cannavo’ Rossella (Firenze)
Canonici Marta (Fabriano)
Cantarelli Chiara (Parma)
Caponetto Carmelo (Siracusa)
Cappadona Francesca (Genova)
Cappelletti Francesca (Siena)
Caprioli Raffaele (Pisa)
Capurro De Mauri Federica Andreana (Novara)
Caria Simonetta (Quartu Sant’ Elena)
Carta Annalisa (Nuoro)
Caselli Gian Marco (Firenze)
Casuscelli di Tocco Teresa (Messina)
Cataldo Emanuela (Altamura)
Cernaro Valeria (Messina)
Cerroni Franca (Rieti)
Ciabattoni Marzia (Savona)
Cianfrone Paola (catanzaro)
Cimolino Michele (Pordenone)
Comegna Carmela (Tivoli)
Consaga Marina (Livorno)
Contaldo Gina (Monza)
Conti Paolo (Arezzo)
Cornacchia Flavia (Cremona)
Cosa Francesco (Legnano)
Cosentini Vincenzo (San Bonifacio)
Costantini Luigia (Vercelli)
Costantino Ester Grazia Maria (Manerbio)
Costanza Giuseppa (Gela)
D’Alonzo Silvia (Roma)
D’Altri Christian (Martina Franca)
D’Amico Maria (Erice)
De Blasio Antonietta (Caserta)
Del Corso Claudia (Pescia)
Della Gatta Carmine (Nola)
D’Ercole Martina (La Spezia)
Di Franco Antonella (Barletta)
Di Liberato Lorenzo (Chieti)
Di Loreto Ermanno (Atri)
Di Renzo Brigida (Brindisi)
Di Somma Agnese (San Marco Argentano)
Di Stante Silvio (Pesaro – Fano)
Dinnella Angela Maria (Anzio)
Distratis Cosimo (Manduria)
Dodoi Diana Teodora (Chieri)
Domenici Alessandro (Roma)
Esposito Samantha (Grosseto)
Esposito Vittoria (Pavia)
Farina Marco (Lodi)
Ferrando Carlo (Cuneo)
Ferrannini Michele (Roma)
Ferrara Gaetano (San Giovanni Rotondo)
Figliano Ivania Maria (Vibo Valentia)
Figliola Carmela (Gallarate)
Filippini Armando (Roma)
Finato Viviana (San Miniato)
Fiorenza Saverio (Imola)
Frattarelli Daniele (Roma Ostia)
Gabrielli Danila (Aosta)
Gai Massimo (Torino)
Garofalo Donato (Fermo)
Gazo Antonietta (Vigevano)
Gennarini Alessia (Bergamo)
Gherzi Maurizio (Ceva)
Giancaspro Vincenzo (Molfetta)
Gianni Glauco (Prato)
Giovannetti Elisabetta (Camaiore)
Giovannetti Elisabetta (Lido di Camaiore)
Giozzet Morena (Feltre)
Giuliani Anna (Vicenza)
Giunta Federica (Macerata)
Graziani Romina (Ravenna)
Guizzo Marta (Castelfranco Veneto)
Heidempergher Marco (Milano)
Iacono Rossella (Civita Castellana)
Iadarola Gian Maria (Torino)
Iannuzzella Francesco (Reggio Emilia)
Incalcaterra Francesca (Palermo)
La Milia Vincenzo (Lecco)
Laudadio Giorgio (Bassano del Grappa)
Laudon Alessandro (Trento)
Lenci Federica (Ancona)
Leonardi Sabina (Trieste)
Lepori Gianmario (Olbia)
Leveque Alessandro (Citta’ di Castello)
Licciardello Daniela (Acireale)
Lidestri Vincenzo (Chioggia)
Lisi Lucia (Vimercate)
Lo Cicero Antonina (San Daniele del Friuli )
Luciani Remo (Roma)
Maffei Stefano (Asti)
Magnoni Giacomo (Bologna)
Malandra Rossella (Teramo)
Manca Rizza Giovanni (Pontedera)
Mancuso Verdiana (Agrigento)
Manfrini Vania (Seriate)
Manini Alessandra (Crema)
Marcantoni Carmelita (Catania)
Marchetti Valentina (Lucca)
Marini Alvaro (Popoli)
Martella Vilma (Lecce)
Masa Maria Alessandra (Sondrio)
Mastrippolito Silvia (Lanciano)
Mastrosimone Stefania (Treviso)
Matalone Massimo (Catania)
Mauro Teresa (Corigliano Rossano)
Mazzola Giuseppe (Mantova)
Melfa Gianvincenzo (Como)
Messina Antonina (Catania)
Miglio Roberta (Busto Arsizio)
Miniello Vincenzo (Pistoia)
Mollica Agata (Cosenza)
Montalto Gaetano (Taormina)
Montanari Marco (Ariccia)
Montemurro Vincenzo (Firenze)
Musone Dario (Formia)
Nardelli Luca (Milano)
Neri Loris (Alba)
Orani Maria Antonietta (Milano)
Palmiero Giuseppe (Napoli)
Palumbo Roberto (Roma)
Panuccio Vincenzo Antonio (Reggio Calabria)
Panzino Antonio Rosario (Catanzaro)
Parodi Denise (Arenzano)
Pastorino Nadia Rosa (Novi Ligure)
Pellegrino Cinzia (Cetraro)
Perilli Luciana (Vasto)
Perna Concetta (Cerignola)
Perosa Paolo (Pinerolo)
Pieracci Laura (Imperia)
Pietanza Stefania (Putignano)
Pignone Eugenia (Torino)
Pinerolo Maria Cristina (Milano)
Piraina Valentina (ivrea)
Pirrottina Maria Anna (San Benedetto del Tronto)
Pisani Antonio (Napoli)
Pogliani Daniela Rosa Maria (Garbagnate Milanese)
Porreca Silvia (Bari)
Pozzi Marco (Desio)
Prerez Giuseppina (Dolo)
Previti Antonino (Santorso)
Puliti Maria Laura (Palestrina)
Randone Salvatore (Avola)
Ricciardi Daniela (Castiglione del Lago)
Ricciatti Annamaria (Ancona)
Rocca Anna Rachele (Roma)
Rubini Camilla (Venezia Mestre)
Russo Francesco Giovanni (Scorrano)
Russo Roberto (Bari)
Sabatino Stefania (Udine)
Sacco Colombano (Biella)
Sammartino Fulvio Antonio (Pescara)
Santarelli Stefano (Jesi)
Santese Domenico (Taranto)
Santinello Irene (Piove di Sacco)
Santirosi Paola Vittori (Foligno-Spoleto)
Santoferrara Angelo (Civitanova Marche)
Saraniti Antonello (Milazzo)
Savi Umberto (Belluno)
Scalso Berta Ida (Cirie’)
Scarfia Rosalia Viviana (Caltagirone)
Serriello Ilaria (Roma)
Signorotti Sara (Cesena)
Silvana Baranello (Campobasso)
Somma Giovanni (Castellamare di Stabia)
Sorice Mario (Senigallia)
Spissu Valentina (Sassari)
Stacchiotti Lorella (Giulianova)
Stucchi Andrea (Milano)
Taietti Carlo (Treviglio)
Tata Salvatore (Venezia)
Teri Antonino (Foggia)
Tettamanzi Fabio (Tradate)
Timio Francesca (Perugia)
Todaro Ignazio (Piazza Armerina)
Toriello Gianpiero (Polla)
Torraca Serena (Salerno)
Trepiccione Francesco (Napoli)
Trubian Alessandra (Legnago)
Turchetta Luigi (Cassino)
Vaccaro Valentino (Alessandria)
Valsania Teresa (Piacenza)
Vecchi Luigi (Terni)
Veronesi Marco (Ferrara)
Visciano Bianca (Magenta)
Viscione Michelangelo (Avellino)
Vizzardi Valerio (Brescia)
Zanchettin Gianantonio (Conegliano)
Zeiler Matthias (Ascoli Piceno)

 

Bibliografia

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L’omentopessi nel malfunzionamento del catetere peritoneale

Abstract

Tra le varie problematiche relative alla metodica della dialisi peritoneale, dopo le cause infettive, il rischio di malfunzionamento del catetere ha un ruolo rilevante nel condizionamento del prosieguo della metodica, attestandosi fino al al 15-18% delle cause totali di drop-out dalla dialisi. Quando le manovre non invasive, come l’uso di lassativi per la stimolazione della peristalsi intestinale o di eparina e/o urochinasi, non sortiscono alcun effetto, la videolaparoscopia è l’unica metodica che rileva in modo diretto le cause precise di malfunzionamento del catetere peritoneale. Quelle riscontrate sono, con frequenza decrescente, l’avvolgimento del catetere tra le anse intestinali e l’omento (wrapping), la dislocazione del catetere, la combinazione di wrapping e dislocazione, l’occlusione del catetere da tappo di fibrina, le aderenze tra l’intestino e la parete addominale, l’occlusione del catetere da appendici epiploiche o da tessuto annessiale e, occasionalmente, la presenza di una neoformazione tissutale endoperitoneale avvolgente ed ostruente il catetere peritoneale. Riportiamo il caso di un paziente giovane di etnia africana che, dopo soli cinque giorni dal posizionamento del catetere mostra malfunzionamento e, sottoposto ad una videolaparoscopia, mette in evidenza un wrapping con invaginazione di tessuto omentale all’interno del catetere; dopo sbrigliamento omentale si poteva riprendere un buon lavaggio del cavo peritoneale con eparina e dopo un paio di settimane iniziare la dialisi peritoneale automatizzata (APD). A distanza di circa un mese si verifica nuovo malfunzionamento senza segni di coprostasi o problemi al radiogramma dell’addome, ma con successiva cateterografia si certifica il blocco del drenaggio; segue nuova cateterografia ed omentopessi con definitiva soluzione del malfunzionamento del Tenckhoff.

Parole chiave: dialisi peritoneale, catetere peritoneale, omentopessi

Introduzione

La dialisi peritoneale rappresenta un’opzione dialitica in cui l’accesso alla cavità addominale rimane uno dei punti più importanti sia per la sopravvivenza della tecnica [1] che per la dislocazione o l’infezione del catetere, quali principali cause di fallimento della metodica. Un problema collegato all’accesso suddetto è rappresentato sicuramente dal malfunzionamento del catetere che, se si verifica, comporta l’impossibilità di eseguire in maniera adeguata la dialisi peritoneale, condizionando la sopravvivenza tecnica del catetere e spesso anche il proseguimento della metodica dialitica stessa [24]. Il rischio di malfunzionamento del catetere peritoneale è di circa il 15-18% l’anno [5, 6]. Le tecniche di posizionamento che prevedono l’esecuzione di procedure quali l’omentectomia, l’omentopessi [711], la tunnellizzazione nel retto o la fissazione intra-addominale, sembrano presentare una ridotta insorgenza di malfunzionamento [12, 13]. È opinione condivisa che il catetere peritoneale “ideale” dovrebbe quantomeno assicurare un rapido flusso bidirezionale senza comparsa di complicanze (leakage o infezioni) e che non esista in realtà una variante di catetere superiore all’altra, conferendo al nefrologo la scelta decisiva del tipo di catetere; queste caratteristiche sono sempre state tipiche del catetere originale di Tenckhoff e le sue varianti, proposte successivamente nel tentativo di ridurne le comunque possibili complicanze.

Accanto al classico catetere di Tenckhoff, ideato nel 1968, oggi troviamo tutta una serie di varianti che possono personalizzare la scelta del nefrologo. Il materiale usato è il silicone dotato di minor azione irritante rispetto al polivinile o altri materiali in precedenza utilizzati, atraumatico per i tessuti circostanti, morbido, flessibile e privo di plasticizzanti rilasciabili clinicamente dannosi. Nella forma per l’adulto la lunghezza complessiva è di circa 40 cm, strutturata in un segmento intraperitoneale diritto munito di multipli forellini, un segmento transparietale o intramurale, un segmento sottocutaneo ed un segmento esterno o extra-addominale; il diametro interno è di 2,6 mm; due cuffie di poliestere (Dacron), una profonda intramurale ed una superficiale sottocutanea, lo ancorano ai tessuti; una striscia radiopaca ne permette infine una facile identificazione radiologica in caso di dislocazioni o rotture accidentali. Nel corso degli anni sono state proposte numerose varianti tanto da avere attualmente a disposizione sul mercato diverse combinazioni per quanto riguarda il numero delle cuffie (1 o 2), la configurazione dell’estremità intraperitoneale diritta (straight) o a spirale (coiled), la conformazione del tratto sottocutaneo del catetere diritta o precurvata a “collo di cigno” (swan-neck), la presenza infine di dispositivi atti a impedire la dislocazione del tratto intraperitoneale. Una variante ampiamente usata è, appunto, il catetere Swan-Neck, ovvero un Tenckhoff classico caratterizzato tuttavia da una precurvatura del tratto sottocutaneo compreso fra le due cuffie con un angolatura di 170°-180°, tale da ricordare la sinuosità del collo di cigno che consente di direzionare verso il basso l’uscita del catetere agevolando il drenaggio verso l’esterno di eventuali secrezioni, riducendo così le complicanze infettive dell’exit site ed annullando la memoria elastica del catetere riducendo la dislocazione. Un’altra variante è il catetere Toronto Western Hospital (TWH), un Tenckhoff caratterizzato dalla presenza di due dischi di silicone posizionati perpendicolarmente nell’ultima porzione del tratto intraperitoneale del catetere con il duplice scopo di tenere lontani l’omento e le anse intestinali dai forellini di deflusso e di minimizzare la migrazione del tip; gli svantaggi includono una maggiore difficoltà nell’impianto e nella rimozione del catetere dell’estremità intraperitoneale e l’estrusione della cuffia superficiale. Altra variante il catetere a T di Ash e Janlel, con una porzione intraperitoneale, posizionata a contatto con il peritoneo parietale e che presenta, anziché i forellini laterali, 8 ampie scanalature a becco di flauto; le scanalature e la forma a T garantirebbero rispettivamente un miglior flusso e minori problemi di dislocazione. Altra variante è il catetere autolocante di Di Paolo, un Tenckhoff diritto caratterizzato da un piccolo cilindro di tungsteno dal peso di 12 grammi incorporato nell’estremità intraperitoneale del catetere; un tale “appesantimento” ne impedirebbe la dislocazione al di fuori della pelvi ma protrebbe provocare decubito. Un aspetto che sicuramente incide sulla scelta del tipo di catetere è la sua lunghezza che può variare in funzione della conformazione fisica del paziente: il catetere Swan-Neck, indicato nei pazienti obesi, con uscita presternale è una variante con estremità a spirale, composto da due cateteri in silicone collegati fra di loro in modo termino-terminale da un raccordo di titanio: la parte inferiore costituisce il segmento intra-addominale e parte del segmento intramurale, quello superiore o toracico costituisce la rimanente parte del segmento intramurale e tutto il tunnel sottocutaneo dotato di 2 cuffie di Dacron. Altra variante è il Vicenza cath, un catetere di Tenckhoff diritto a doppia cuffia caratterizzato da una minor lunghezza del tratto intraperitoneale (8 cm vs 15 cm) rispetto al modello originale, ideato dal gruppo di Vicenza ed indicato per l’infissione in sede sovrapubica nell’intento di limitare il rischio di intrappolamento omentale e sua dislocazione.
Oltre alla sede dell’exit-site e al tipo di catetere, è l’omento che gioca un ruolo fondamentale sia per la dialisi peritoneale che per l’equilibrio della cavità addominale e dei suoi visceri. Esso è una formazione sierosa che avvolge gli organi addominali e si distingue in “grande omento” (o grande epiploon o epiploon gastro-colico), plicatura del peritoneo viscerale ed infiltrato di adipe estesa dallo stomaco al colon trasverso che ricopre la massa intestinale a guisa di grembiule, e “piccolo omento” che unisce lo stomaco al fegato.
Il piccolo omento stabilizza i vari organi e veicola alcuni vasi (arteria epatica, dotto coledoco, vena porta). Il grande omento costituisce, invece, una sorta di lamina ventrale che protegge tutti o buona parte degli organi della cavità addominale. Un’anamnesi attenta può essere importante per identificare cause di malfunzionamento come la presenza di costipazione, di frustoli di fibrina e di liquido peritoneale ematico durante lo scarico. Inoltre, la stessa posizione che il paziente deve assumere per evitare problemi di drenaggio può essere indicativa della posizione del catetere all’interno della cavità addominale. Una radiografia dell’addome in proiezioni antero-posteriore e laterale ed, eventualmente, anche in posizione supina, è necessaria per verificare la posizione del catetere e per confermare il sospetto di una sua dislocazione o angolazione e per evidenziare un intasamento fecale del colon. In generale, le metodiche di salvataggio del catetere peritoneale malfunzionante possono essere distinte in tecniche non invasive, o conservative, e tecniche invasive che necessitano di un intervento chirurgico. Tra quelle non invasive, l’uso di lassativi (polietilenglicole, macrogol, etc.), favorendo la motilità intestinale, può aiutare a riportare alla posizione ideale il catetere peritoneale. Sempre tra quelle non invasive, nel caso in cui ci siano problemi di carico/scarico legati ad ostruzione intraluminale certa o sospetta, talvolta sono efficaci le manipolazioni intraluminali come l’introduzione di liquido di dialisi a pressione positiva, l’introduzione di eparina o di urochinasi [14] o di spazzolini endoscopici, cateteri ureterali o del catetere di Fogarty. In quelle invasive, la videolaparoscopia rappresenta l’unica vera metodica che rileva in modo diretto le cause di malfunzionamento del catetere peritoneale e permette inoltre una precoce ripresa della dialisi rispetto alla procedura laparotomica in relazione alla sua mininvasività. Quelle riscontrate sono, con frequenza decrescente, l’avvolgimento del catetere tra le anse intestinali e l’omento (omental wrapping) [1518], la dislocazione del catetere, la combinazione di wrapping e dislocazione, l’occlusione del catetere da tappo di fibrina, le aderenze tra l’intestino e la parete addominale, l’occlusione del catetere da appendici epiploiche o da tessuto annessiale. Una neoformazione tissutale endoperitoneale che avvolge ed ostruisce il catetere peritoneale viene riscontrata solo occasionalmente. Una recente revisione sistematica, attraverso una ricerca bibliografica su Medline, EMBASE, Scopus e Cochrane Library ed in accordo con la Cochrane Collaboration, nel febbraio 2021 ha posto l’attenzione su pazienti sottoposti ad inserimento del catetere peritoneale con e senza manipolazione omentale. I risultati, comunque correlati da bassa a moderata qualità dei dati, hanno messo in evidenza che la manipolazione omentale eseguita al momento dell’inserimento del catetere peritoneale, attarverso tecniche di videolaparoscopia, conferisce benefici in termini di ridotta ostruzione e fallimento che ne richiedano successivamente la rimozione [19].

 

Caso clinico

Riportiamo il caso clinico di un paziente di sesso maschile, di etnia africana, di 48 anni, lavoratore metalmeccanico con una storia anamnestica di gozzo multinodulare tossico dall’età di 36 anni ed ipertensione arteriosa nota dall’età di 43 anni. Nel maggio 2021 aveva riscontrato un quadro di malattia renale cronica IV, sino ad allora misconosciuta, da causa ignota (reni ecograficamente piccoli) ma probabilmente ad etiologia nefroangiosclerotica. Ad inizio 2022 aveva rifiutato di iniziare il trattamento emodialitico presso altro centro per poi essere costretto, dopo pochi mesi, ad iniziare l’emodialisi attraverso un catetere venoso centrale temporaneo, sostituito dopo sole 48h dal suo posizionamento per infezione da S. aureus. Il paziente veniva trasferito per competenza territoriale presso il nostro centro per proseguire l’emodialisi e lo stesso, nel corso di un nostro colloquio predialisi, aveva accettato di intraprendere la strada della dialisi peritoneale, data la giovane età ed il tipo di lavoro. Contemporaneamente alla decisione di essere valutato per la dialisi peritoneale, il paziente accettava di iniziare tutti gli esami strumentali ed ematochimici valevoli per il potenziale inserimento in lista d’attesa per trapianto di rene da donatore cadavere (non erano disponibili potenziali donatori viventi). A seguito di riscontro di tampone cutaneo e nasale positivi allo S. aureus, veniva preventivamente sottoposto a terapia antibiotica (vancomicina ev in centro dialisi), anche propedeutica al successivo posizionamento del catetere peritoneale. Dopo un paio di settimane di emodialisi nel nostro centro, veniva sottoposto ad intervento, in anestesia spinale ed in laparotomia, di posizionamento di catetere di Tenckhoff in fossa iliaca destra, con controllo, post procedura chirurgica, radiografico dell’addome che certificava il buon posizionamento dello stesso, in presenza di qualche piccolo frustolo di fibrina ai primi lavaggi successivi all’intervento. Dopo appena 5 giorni dall’intervento, si manifestavano i primi problemi nello scarico del liquido; un radiogramma dell’addome mostrava un corretto posizionamento del catetere in Douglas senza segni di coprostasi. Il lavaggio del cavo peritoneale con l’eparina prima e lo stazionamento dell’urochinasi poi, non sortivano alcun effetto positivo sulla ripresa del drenaggio peritoneale. La successiva radiografia con mezzo di contrasto (gastrografin) dimostrava, invece, l’ostruzione pressoché completa dei fori del catetere di Tenckhoff per cui si programmava un’intervento, in videolaparoscopia, nel corso del quale si provvedeva alla disostruzione del catetere con sbrigliamento omentale e rimozione di alcuni piccoli frammenti di omento all’interno del lume del catetere stesso. Il successivo lavaggio con soluzione eparinata, nei giorni successivi all’intervento, certificava il ritrovato funzionamento del catetere con l’inizio della APD dopo un paio di settimane. A distanza di poco meno di un mese dall’inizio della APD, si presentava un nuovo problema nello scarico del liquido; anche in questo caso la radiografia dell’addome non mostrava dislocamento del catetere né segni evidenti di coprostasi. Ripetuta radiografia addome con mezzo di contrasto, si dimostrava nuovo impaccamento del catetere con fuoriuscita di liquido solo dai primi fori prossimali del catetere. A questo punto il paziente veniva riportato in sala operatoria e sottoposto, sempre in videolaparoscopia, ad intervento di omentopessi (Fig. 1), con la fissazione, attraverso punti di sutura staccati, dell’omento alla parete anteriore del corpo e dell’antro dello stomaco (Fig. 2). Successivamente al secondo intervento, il paziente non ha mostrato ulteriori problemi di drenaggio del liquido peritoneale, potendo riprendere regolarmente la sua attività lavorativa da un lato e quella dialitica peritoneale con APD dall’altro.

Figura 1: Omento rovesciato su corpo gastrico.
Figura 1: Omento rovesciato su corpo gastrico.
Figura 2: Fissazione omento a corpo gastrico.
Figura 2: Fissazione omento a corpo gastrico.

 

Discussione

È indubbio il ruolo del nefrologo nella scelta del tipo di catetere peritoneale con le varianti disponibili in silicone, considerando che nessuna variante del catetere prevalga sull’altra; è altrettanto noto che il posizionamento e la revisione di un catetere peritoneale, o la pura presenza dello stesso, può comportare uno stimolo attivante la proliferazione fibrobastica con neovascolarizzazione, in qualche caso anche di tipo reazione da corpo estraneo [2021]. Il fenomeno può essere recidivante entro breve tempo. Nella gestione del malfunzionamento del catetere peritoneale l’intervento, molto spesso risolutivo (nel 90% circa dei casi), di una procedura invasiva quale è la videolaparoscopia, deve essere considerata dopo aver seguito una sequenza ben definita di procedure non invasive standardizzate. Probabilmente in pazienti selezionati giovani, l’approccio laparoscopico al posizionamento del catetere peritoneale, utilizzando manovre laparoscopiche standardizzate, può essere eseguito con successo con complicanze perioperatorie a breve e medio termine trascurabili e trascurabili tassi di mortalità [22]. In questo caso clinico, l’omento si è comportato come una calamita sul catetere peritoneale, avvolgendolo nella sua interezza ed invaginandosi al suo interno, attraverso i fori della parte finale del catetere, compromettendo la funzionalità della metodica. Sicuramente la giovane età del paziente e la presenza di fibrina, associati al malfunzionamento precoce della funzionalità del catetere potevano essere segnali premonitori su quanto stesse accadendo, sebbene il soggetto non rientrasse in ulteriori categorie a rischio, caratterizzate dalla presenza di diabete mellito pluricomplicato, presenza di epatite, anamnesi di malfunzionamento di accessi vascolari, forte abitudine tabagica o cardiopatia infartuale recente. Il primo sbrigliamento non è bastato a risolvere il problema e solo l’omentopessi, attraverso un secondo intervento in videolaparoscopia, con fissaggio dell’omento al corpo ed antro dello stomaco, ha potuto risolvere definitivamente la natura del malfunzionamento e far riprendere la dialisi peritoneale al giovane paziente, in attesa del trapianto di rene da donatore cadavere. Il caso clinico in questione fa riflettere sulla scelta della tipologia dell’intervento di posizionamento del catetere peritoneale in quei pazienti giovani con bassi fattori di rischio di malfunzionamento; un’iniziale approccio chirurgico laparoscopico, in anestesia generale, avrebbe consentito di evitare quella trafila chiurgica laparotomica mininvasiva resasi necessaria dopo gli episodi recidivanti, a breve distanza fra loro, di malfunzionamento, garantendo una visione più completa dell’anatomia addominale del paziente ed un più preciso posizionamento del catetere nello scavo del Douglas.

 

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