Novembre Dicembre 2017 - Articoli originali

Rimozione della bilirubina con Coupled Plasma Filtration and Adsorption in pazienti con colangiocarcinoma ilare

Abstract

Background: I pazienti affetti da colangiocarcinoma ilare possono essere operati solo nel 20-30% dei casi e sono gravati da una mortalità postoperatoria stimata intorno al 40-50%. Il trattamento di questa neoplasia necessita di un approccio multidisciplinare che coinvolge chirurghi, gastroenterologi, oncologi e radioterapisti. Recenti lavori hanno riportato che i livelli di bilirubina preoperatoria sono predittivi di morbidità e mortalità dopo la chirurgia.
La Coupled Plasma Filtration and Adsorption (CPFA) è una metodica di depurazione extracorporea già validata per il trattamento dei pazienti settici e in grado di rimuovere la bilirubina.
Metodi: Abbiamo trattato 10 pazienti afferiti al nostro Ospedale con colangiocarcinoma ilare complicato da ittero ostruttivo con 34 sedute di CPFA per verificarne la capacità di ridurre la bilirubinemia preoperatoria. Abbiamo poi valutato la mortalità postoperatoria a 90 giorni.
Risultati: La CPFA ha ridotto mediamente la bilirubina preoperatoria di circa il 30% ad ogni trattamento. Abbiamo inoltre riscontrato un miglioramento di alcuni indici di infiammazione e coagulazione. La mortalità a 90 giorni è stata del 40%.
Conclusioni: La CPFA si pone come un’alternativa efficace per le iperbilirubinemie in generale. La riduzione dei livelli di bilirubina ed il miglioramento di alcuni parametri di laboratorio della coagulazione e dell’infiammazione hanno consentito di ottimizzare il protocollo assistenziale, ma non di migliorare la mortalità. Ulteriori studi su campioni più numerosi servono per chiarire l’impatto del trattamento sulla sopravvivenza e sulle complicanze operatorie.

PAROLE CHIAVE: colangiocarcinoma ilare, Coupled Plasma Filtration and Adsorption, CPFA, bilirubina

INTRODUZIONE

La bilirubina è responsabile di tossicità acuta per valori molto elevati, ma anche di tossicità cronica per valori moderati se persistenti. Oltre i 15-20 mg/dl la bilirubina crea danno alle cellule alterando il sistema mitocondriale e la produzione di energia. Il danno neurologico è il più noto, ma anche altri organi ed apparati sono coinvolti (1).

Relativamente al sistema nervoso centrale (SNC) valori elevati di bilirubina nel neonato causano ittero nucleare con danno motorio severo, ipotonia o spasticità e sordità. Anche l’esposizione persistente a livelli moderati di bilirubina può causare danno allo sviluppo del SNC con manifestazioni neurologiche minori che sono identificate dalla “syndrome of bilirubin-induced neurologic dysfunction (BIND)” (2, 3).

La bilirubina esercita i suoi effetti tossici sul sistema nervoso con meccanismi di danno noti (4), ai quali se ne sono aggiunti altri recentemente scoperti come il blocco dell’ubiquitina nelle cellule dell’ippocampo con inibizione del proteasoma e danno cellulare (5). 

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