Abstract
Tra le varie problematiche relative alla metodica della dialisi peritoneale, dopo le cause infettive, il rischio di malfunzionamento del catetere ha un ruolo rilevante nel condizionamento del prosieguo della metodica, attestandosi fino al al 15-18% delle cause totali di drop-out dalla dialisi. Quando le manovre non invasive, come l’uso di lassativi per la stimolazione della peristalsi intestinale o di eparina e/o urochinasi, non sortiscono alcun effetto, la videolaparoscopia è l’unica metodica che rileva in modo diretto le cause precise di malfunzionamento del catetere peritoneale. Quelle riscontrate sono, con frequenza decrescente, l’avvolgimento del catetere tra le anse intestinali e l’omento (wrapping), la dislocazione del catetere, la combinazione di wrapping e dislocazione, l’occlusione del catetere da tappo di fibrina, le aderenze tra l’intestino e la parete addominale, l’occlusione del catetere da appendici epiploiche o da tessuto annessiale e, occasionalmente, la presenza di una neoformazione tissutale endoperitoneale avvolgente ed ostruente il catetere peritoneale. Riportiamo il caso di un paziente giovane di etnia africana che, dopo soli cinque giorni dal posizionamento del catetere mostra malfunzionamento e, sottoposto ad una videolaparoscopia, mette in evidenza un wrapping con invaginazione di tessuto omentale all’interno del catetere; dopo sbrigliamento omentale si poteva riprendere un buon lavaggio del cavo peritoneale con eparina e dopo un paio di settimane iniziare la dialisi peritoneale automatizzata (APD). A distanza di circa un mese si verifica nuovo malfunzionamento senza segni di coprostasi o problemi al radiogramma dell’addome, ma con successiva cateterografia si certifica il blocco del drenaggio; segue nuova cateterografia ed omentopessi con definitiva soluzione del malfunzionamento del Tenckhoff.
Parole chiave: dialisi peritoneale, catetere peritoneale, omentopessi