Abstract
I pazienti con malattia renale cronica (CKD) presentano una elevata prevalenza di disfunzione cardiaca cronica ed un’aumentata incidenza di eventi cardiovascolari. Diverse tossine uremiche (acido urico, fosfati, endotelina-1, prodotti avanzati di glicosilazione, dimetilarginina asimmetrica) sono coinvolte, direttamente o attraverso lo sviluppo di stress ossidativo e disfunzione endoteliale, nel processo che porta alla disfunzione vascolare ed all’aumento della rigidità aortica in corso di CKD, un noto fattore di rischio cardiovascolare ed un biomarcatore di danno vascolare (all’aumentare della rigidità aortica si ha un parallelo aumento dell’incidenza di eventi cardiovascolari; inoltre, nei pazienti con malattia renale cronica in fase uremica la riduzione della rigidità aortica è associata ad un migliore outcome cardiovascolare). Al fine di ridurre gli eventi cardiovascolari nei pazienti nefropatici risulta, pertanto, utile per il clinico conoscere le opzioni terapeutiche proposte in letteratura per ridurre la rigidità arteriosa.
Lo scopo di questo articolo è, quindi, quello di riportare le opzioni terapeutiche proposte in letteratura per ridurre la rigidità arteriosa potenzialmente utilizzabili nei pazienti nefropatici.
Parole chiave: rigidità arteriosa, “sindrome cardiorenale”, malattia renale cronica, infiammazione, spessore medio-intimale, tossine uremiche