Iperuricemia e mutazioni geniche: un caso clinico

Abstract

L’iperuricemia è frequentemente riscontrata nell’attività ambulatoriale nefrologica. Il caso presentato potrebbe dare indicazioni utili a chiarire alcuni aspetti patogenetici.
Si tratta di un paziente di 18 anni, iperuricemico. Genitori non consanguinei, iperuricemia in linea paterna, non patologie neuropsichiatriche in famiglia.
Ritardo nelle acquisizioni neuromotorie, disabilità intellettiva di grado medio, disturbo d’ansia, tratti ossessivo-compulsivi della personalità.
Funzione renale ed ecografia renale nella norma. Evidenza di iperuricemia nel 2015.
Mai episodi gottosi e/o litiasici, avviava allopurinolo: 100 mg a giorni alterni, senza effetti collaterali, controllo dell’uricemia nel range, uricuria lievemente inferiore alla norma.
Visto il complesso quadro clinico, effettuava un’analisi genetica array-CGH. Si evidenziava una delezione sul braccio corto del cromosoma 3 (3p12.3) ed una duplicazione sul braccio lungo del cromosoma 19 (19q13-42).
La delezione 3p12.3 (eredità paterna), coinvolge il gene ROBO2.
La duplicazione 19q13.42, (eredità materna), comprende i geni NLRP12, DPRX, ZNF331.
Il gene ROBO2, con le sue mutazioni, è associato a reflusso vescico ureterale.
Il gene NLRP12 codifica per proteine denominate “NALPs”, formanti una sottofamiglia delle proteine “CATERPILLER”. Molte “NALPs” come anche le NALPs 12 presentano un dominio N-terminale (DYP) con una purina.
Visto che l’acido urico è un sottoprodotto del metabolismo delle purine, considerata la familiarità, riteniamo che si possa ipotizzare che le mutazioni riscontrate, in particolare quelle riguardanti il gene NLRP-12, possano avere un ruolo nella presenza dell’iperuricemia.
Riteniamo che nei pazienti con iperuricemia, associata ad un quadro neurologico di particolare compromissione, è verosimile che sia presente un deficit genetico comune sotteso.

PAROLE CHIAVE: acido urico, disabilità intellettiva, genetica, allopurinolo

Introduzione

Caso clinico

L’iperuricemia (1) è una condizione di frequente riscontro nell’attività ambulatoriale nefrologica ed il caso in oggetto potrebbe dare indicazioni utili a chiarire alcuni aspetti patogenetici.

Descriviamo il caso di un paziente di 18 anni, maschio, caucasico, giunto presso il nostro ambulatorio per il riscontro di iperuricemia. Figlio unico di genitori non consanguinei, iperuricemia in linea paterna (nonna in terapia con allopurinolo, un cugino del padre affetto da IRC secondaria a nefropatia verosimilmente uratica, attualmente portatore di trapianto renale), non patologie di rilievo neurologico/psichiatrico in famiglia a parte depressione post-partum nella nonna materna.

All’anamnesi personale: gravidanza decorsa con minaccia di parto prematuro dalla 22° settimana, peso alla nascita 2700 g. (SGA), APGAR 9/9. Ritardo nelle acquisizioni neuromotorie (deambulazione a 20 mesi). Un episodio di crisi convulsiva in corso di episodio febbrile a 2 anni, all’EEG successivo presenza di anomalie aguzze multifocali attivate dal sonno. Avviava Valproato, poi sospeso. Alla successiva valutazione neuropsichiatrica riscontro di disabilità intellettiva di grado medio, disprassia verbale e gestuale, non auto/eteroaggressività. Ad una valutazione ulteriore si riscontrava disturbo d’ansia a tratti ossessivo-compulsivi della personalità. Alla risonanza magnetica cerebrale riscontro di “sfumata iperintensità in T2 in sede peri e sovratrigonale da ambo i lati da riferire verosimilmente alla presenza di spazi perivascolari prominenti con gliosi periferica, ipoplasia del corpo calloso”.
 

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