Abstract
Un numero sempre maggiore di evidenze sperimentali e cliniche confermano che l’aldosterone contribuisce, indipendentemente dai suoi classici effetti omeostatici, alla patogenesi ed alla progressione della malattia renale cronica (CKD).
Infatti, l’attivazione del recettore mineralcorticoide (MR), presente nel rene a livello podocitario e mesangiale oltre che endoteliale e tubulo-interstiziale, è stata messa in relazione con il danno podocitario e la conseguente apoptosi, la proliferazione delle cellule mesangiali, l’infiammazione del compartimento tubulointerstiziale con l’esito in fibrosi interstiziale e glomerulare.
Pertanto, il blocco del MR può rappresentare un trattamento efficace della terapia della CKD. Oggi sono disponibili diverse molecole in grado di inibire il MR, con caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche differenti.
In questa breve review ci soffermeremo sulle caratteristiche di queste molecole ed in particolare del Finerenone, un inibitore del MR (MRA) di nuova generazione, non steroideo, contraddistinto da minimi effetti collaterali ed elevata efficacia farmacologica.
Parole chiave: antagonisti del recettore mineralcorticoide dell’aldosterone, malattia renale cronica, iperpotassiemia, rischio cardiovascolare, finerenone