La Nefrologia nella Regione Sicilia

Regione Sicilia

 

 

 

 

 

 

In Sicilia come anche in altre Regioni d’Italia, la sanità è in una fase di profonda trasformazione strutturale di natura organizzativa volta a ridurre gli sprechi, le inefficienze e a migliorare l’accoglienza, non solo alberghiera, ma anche e soprattutto umana al fine di garantire ai pazienti un rapido e qualificato accesso alle strutture sanitarie dell’Isola e rispondere così, al meglio, ai bisogni di Salute dei Siciliani.

 

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La Nefrologia in Emilia-Romagna

Il D.M. 70 del 02.04.2015 ha definito gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera. La regione Emilia Romagna, già con il Piano sanitario regionale 1999-2001, prevedeva il miglioramento del funzionamento della rete ospedaliera regionale secondo precisi indirizzi fissati secondo due modelli complementari.

Il modello organizzativo delle alte specialità, dove veniva considerata anche la Nefrologia, faceva riferimento al principio delle reti cliniche integrate. La casistica più complessa, o che necessita di più articolati sistemi produttivi è concentrata in un numero limitato di centri (HUB). L’attività degli HUB è fortemente integrata, attraverso connessioni funzionali, con quella dei centri ospedalieri periferici (SPOKE).

Il numero delle Unità di Nefrologia venne così fissato a 12, una per provincia, ad eccezione di Bologna dove ne vennero autorizzate due ed una ad Imola aggregata ad una delle due Nefrologie bolognesi. Ogni unità veniva dotata di posti letto nefrologici autonomi e di un centro dialisi che fungeva da centro madre (HUB). Il centro madre, in ottemperanza al piano sanitario regionale, gestisce, a sua volta, i centri dialisi ad assistenza limitata territoriali con solo personale infermieristico (CAL) o centri con saltuaria presenza medica (CAD, centri dialisi ad assistenza decentrata). Questa organizzazione in rete serve per favorire la delocalizzazione del paziente in trattamento dialitico cronico presso centri più prossimi al suo domicilio.
 

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La Nefrologia nella Regione Lazio

La sanità del Lazio è in una fase di trasformazione strutturale, di riorganizzazione e di efficientamento. L’assenza della sanità di prossimità e di sistemi di presa in carico era uno dei grandi punti di debolezza del nostro sistema sanitario. Proprio questo, quindi, è stato uno degli ambiti di intervento su cui abbiamo concentrato la nostra azione. Un’opera nella quale trova ampio spazio anche l’offerta dedicata alle patologie nefrologiche, che viene ripensata mettendo al primo posto la tutela e i bisogni dei pazienti, ottimizzando le risorse a disposizione, senza aumentare la spesa.

Che si tratti di un ambito di grande rilevanza per una regione come il Lazio lo dicono i numeri: la malattia renale cronica nella nostra regione interessa oltre 715.000 persone, pari al 13% della popolazione, di cui in dialisi circa 4.386 (con un aumento annuo di circa altre 900 unità) e circa 850 in attesa di ricevere un trapianto di rene. A queste persone stiamo cercando di dare risposte di cura e assistenza più solide, rispetto al passato. La Regione Lazio ha fatto enormi passi in avanti nella cura e nella presa in carico dei pazienti con patologie nefropatiche. Oggi la rete di nefrologia, dialisi e trapianto del Lazio, infatti, oltre ad occuparsi di prevenzione e diagnosi precoce, prevede programmi assistenziali integrati anche di tipo riabilitativo ed è connessa con una rete informatica per il Registro Regionale di Dialisi e Trapianto, che consente alla Regione Lazio anche la valutazione degli esiti clinico assistenziali secondo le modalità del Piano Nazionale Esiti.

Siamo però consapevoli che c’è ancora moltissimo da fare, soprattutto nel rafforzamento della rete e nel miglioramento dei processi di presa in carico del paziente nefropatico. Il processo di riqualificazione dell’assistenza territoriale e ospedaliera passa attraverso l’ascolto dei medici e delle associazioni dei nefropatici, naturalmente nel perimetro della normativa nazionale. Il programma regionale per la nefrologia e dialisi dovrà assicurare sempre più il coordinamento di programmi di prevenzione primaria e secondaria non solo all’interno della rete nefrologica, sviluppando sul territorio attività di collaborazione multispecialistiche, sul modello già in atto nel Lazio nelle Case della Salute.

Il governo della rete di Nefrologia e Dialisi terrà conto dei livelli di competenze clinico-organizzative e di funzioni per livelli di complessità, secondo il modello Hub – Spoke, cercando di superare le suddivisioni amministrative delle aziende sanitarie di riferimento. In particolare, abbiamo previsto una rete nefrologica ospedale-territorio che individua un numero definito di strutture di riferimento di elevata capacità diagnosticoterapeutica e in grado di assorbire la domanda di cure complesse, a sua volta selezionata e proposta dai più piccoli centri di nefrologia e dialisi che compongono la rete. A questi ultimi, saranno affidate le prestazioni a minore complessità e in maggiore continuità con il territorio circostante.

La definizione dei numeri di Hub e Spoke sarà determinata dal fabbisogno nefro-dialitico accertato dai dati epidemiologici della Regione Lazio e nel rispetto delle aree di offerta sanitaria definita dalla normativa in vigore, anche a seguito del recente accorpamento delle ASL e delle Aziende Ospedaliere che la Regione Lazio ha in corso. Si individueranno, inoltre, i singoli poli di nefrologia e dialisi che, per risorse, organizzazione, funzioni assicurate e competenze specifiche possano consentire la centralizzazione dell’offerta assistenziale regionale di più elevata specializzazione.

Un lavoro impegnativo che è stato avviato, ma che per essere portato a compimento richiederà lo sforzo di tutti, con l’obiettivo comune di migliorare e perfezionare al massimo l’assistenza ai pazienti per una risposta organica alla frammentazione delle cure e all’assistenza sul territorio.

Nefrologia e Dialisi in Abruzzo

Abstract

Il testo, dopo brevi note di storia della nefrologia dal papiro di Ebers, datato 1552 a.c. scoperto a Luxor in Egitto, al primo apparecchio di dialisi realizzato dall’olandese Willem Kolff ed alla prima seduta dialitica da lui effettuata su paziente uremica nel 1943, accenna alla prima seduta emodialitica clinica in Italia.

Questa è stata effettuata presso Policlinico Umberto 1° di Roma nell’ottobre del 1961, nell’Istituto di Clinica Chirurgica diretto dal prof. Paride Stefanini, dall’abruzzese prof. Carlo Umberto Casciani e dal suo staff; presso lo stesso Istituto il 3 maggio 1966 è stato effettuato da Stefanini il primo trapianto di rene in Italia, utilizzando un rene prelevato in Abruzzo, presso l’Ospedale di L’Aquila.

In Abruzzo la prima emodialisi è stata effettuata nell’autunno del 1969 presso l’Ospedale di L’Aquila (professor Giorgio Splendiani) e presso l’Ospedale di Pescara (dr. Tonino D’Andrea).

Il testo ripercorre la crescita della rete regionale fino al Convegno Celebrativo del Cinquantenario della Dialisi in Italia, organizzato a Pescara dal dr. Antonio Ciofani il 23 novembre 2011, in cui sono stati premiati dal ministro della Salute Renato Balduzzi i pionieri medici ed infermieri della disciplina in Abruzzo.

Viene anche descritta l’attività di prelievo di organi a scopo di trapianto, iniziata a L’Aquila e, nelle ultime pagine, l’attuale rete regionale riportata in dettagliate schede riassuntive ed in una cartina geografica esplicativa.

Parole chiave: abruzzo, dialisi, nefrologia, storia

 

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