COVID-19 e riacutizzazione della nefrite lupica in pazienti non vaccinati: un caso clinico e revisione della letteratura

Abstract

Le infezioni virali rappresentano uno dei trigger più comuni del Lupus Eritematoso Sistemico (LES) e di nefrite lupica. Questo potrebbe verificarsi anche nel caso di un’infezione da SARS-CoV-2, che in questi pazienti potrebbe manifestarsi con un decorso clinico più severo. Riportiamo il caso di una donna di 28 anni con una storia di nefrite lupica, recidivata con una severa forma nefrosica/nefritica dopo la risoluzione di una polmonite da COVID-19. Abbiamo, inoltre, effettuato una revisione dei casi descritti in letteratura di pazienti affetti da nefrite lupica con diagnosi di COVID-19, sia vaccinati che non, evidenziando come il decorso della malattia COVID-19 sia più severo nei pazienti affetti da LES con coinvolgimento renale, specialmente se non vaccinati. La vaccinazione rappresenta la più importante misura per prevenire l’infezione da COVID-19 nelle persone affette da malattie reumatologiche, come il LES. Il caso e i dati che noi presentiamo suggeriscono come i flare di nefrite lupica possano manifestarsi anche quando l’infezione si è risolta e illustrano i benefici della vaccinazione, il ruolo della modulazione della terapia immunosoppressiva durante il COVID-19 e il rischio specifico di riacutizzazione della malattia durante l’infezione da SARS-CoV-2.

Parole chiave: SARS-CoV-2, LES, flare, nefrite lupica, vaccinazione, COVID-19

Introduzione

La nefrite lupica rappresenta una delle manifestazioni più severe del Lupus Eritematoso Sistemico (LES) e colpisce circa il 35-60% dei pazienti a seconda del sesso, dell’etnia e dell’età di insorgenza della malattia [1]. Sulla base della classificazione ISN/RPS [2, 3], la nefrite lupica viene classificata in sei classi istologiche, in cui il rischio di morte per causa renale diventa particolarmente significativo per le classi di tipo proliferativo (classe III, IV e V). Le classi III e IV, infatti, sono associate a prognosi peggiore, con un maggior rischio di progressione verso l’End-Stage Kidney Disease (ESKD) che si manifesta nel 10% dei pazienti.

In questo contesto i flare renali costituiscono una delle principali cause di perdita dei nefroni e pertanto della progressione della funzione renale verso l’ESKD [1, 4]. Per “flare” o recidiva di malattia si intende un incremento di attività della stessa che richiede rimodulazioni terapeutiche. I flare possono essere classificati in nefritici e proteinurici, lievi, moderati o severi. In particolare, si definiscono nefritiche le recidive in cui vi è un aumento riproducibile della creatinina sierica ≥30% (o, una diminuzione del GFR di >10%) e un sedimento urinario attivo con aumento dell’ematuria glomerulare di ≥10 globuli rossi per campo, indipendentemente dalla presenza o meno di proteinuria. I flare nefrosici, invece, sono definiti dal raddoppio riproducibile del rapporto proteine urinarie/creatininuria (UPCR) a >100 mg/mmol dopo una risposta completa o il raddoppio riproducibile dell’UPCR a >200 mg/mmol dopo una risposta parziale [4, 5]. 

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