Abstract
I pazienti emodializzati (HD) sono ad alto rischio di complicanze infettive come la spondilodiscite. L’obiettivo di questo studio retrospettivo è stato quello di valutare i casi di spondilodiscite infettiva che si sono verificati tra i pazienti in HD presso il nostro centro tra maggio 2005 e ottobre 2019.
In 14 anni, ci sono stati 9 casi (età media 69±12 anni). Le principali comorbidità riscontrate sono state diabete mellito (55,6% dei pazienti), ipertensione (55,6%), malattie ossee (22,2%), neoplasie (11,1%) e artrite reumatoide in terapia con steroidi (11,1%). L’esordio clinico comprendeva dolore al rachide (100% dei casi), febbre (55,6%), deficit neurologici (33,4%), leucocitosi (55,6%) ed elevati valori di PCR (88,9%). La maggior parte dei casi è stata diagnosticata mediante risonanza magnetica (66,7%), con un coinvolgimento più frequente della regione lombare (77,8%). Le emocolture sono risultate positive in cinque pazienti; tre di loro utilizzavano un catetere quale accesso vascolare per HD e, in due casi, è stata necessaria la sua rimozione. L’intervallo di tempo medio tra l’insorgenza dei sintomi e la diagnosi era di 34±42 giorni.
Tutti i pazienti hanno ricevuto una terapia antibiotica per una durata media di 6 settimane; la maggior parte dei casi è stata inizialmente trattata con vancomicina o teicoplanina e ciprofloxacina. La maggior parte dei pazienti (77,8%) è andata incontro a risoluzione dopo una media di 3,5 mesi.
La spondilodiscite infettiva in HD deve essere sospettata in presenza di dolore al rachide, anche in assenza di febbre o dei fattori di rischio tradizionali. Una diagnosi precoce potrebbe migliorare l’outcome. Un attento monitoraggio dell’accesso vascolare, oltre alle corrette procedure di disinfezione, è importante per evitare questa complicanza.
Parole chiave: spondilodisciti, emodialisi, dolore al rachide, accesso vascolare, infezioni, batteriemia