Sindrome nefrosica steroide-dipendente da glomerulonefrite a lesioni minime trattata con Rituximab

Abstract

Signora di 47 anni affetta da glomerulonefrite a lesioni minime già sottoposta a terapia con steroide ad elevate dosi e soggetta a riacutizzazioni della sindrome nefrosica dopo la sospensione della terapia. È stato deciso di sottoporre la signora a trattamento off-label con Rituximab 375 mg/m2 con schema tempo zero, un mese e tre mesi con buona risposta terapeutica e risoluzione del quadro clinico laboratoristico. La terapia è stata ben tollerata e non ha presentato effetti collaterali.

Tale schema potrebbe essere un’alternativa allo schema terapeutico convenzionale con steroide o altre classi di farmaci immunosoppressivi, soprattutto al fine di evitare i problemi legati alla esposizione prolungata alla terapia steroidea.

Parole chiave: glomerulonefrite a lesioni minime, Rituximab, sindrome nefrosica steroide dipendente

Introduzione

La glomerulonefrite a lesioni minime (Minimal Change Disease ‒ MCD) rappresenta circa il 15% delle sindromi nefrosiche dell’adulto. Sebbene l’esatta eziologia della MCD rimanga sconosciuta, nella patogenesi sembra giocare un ruolo importante l’attivazione del sistema immunitario. La MCD è generalmente considerata autolimitante con decorso benigno e con un rischio estremamente basso di progressione verso un end-stage renal disease. Tuttavia negli adulti le manifestazioni cliniche sono più severe. Nuovi approcci sono stati adottati nel tentativo di limitare la sindrome nefrosica negli adulti con MCD. La terapia deve essere in grado di indurre una rapida remissione, evitare recidive e limitare gli effetti avversi [1].

Ci sono pochi trial clinici volti a valutare la terapia in questa condizione negli adulti. Il gold standard per il trattamento rimane tutt’oggi la terapia corticosteroidea [2]. Tuttavia solo il 30% degli adulti va incontro a remissione in 8 settimane, che rappresenta il tempo medio di remissione nei casi pediatrici. Negli adulti che hanno risposta alla terapia il 25% va incontro a relapse e il 30% diventa steroide-dipendente [3].  Inoltre il prolungato uso di steroide provoca numerosi effetti collaterali.

L’approccio terapeutico nella MCD non responsiva alla terapia steroidea si avvale di altri farmaci immunosoppressivi quali inibitori delle calcineurine, ciclofosfamide, micofenolato. 

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