La gestione del peso nel paziente in emodialisi: le metodiche strumentali nella pratica clinica

Abstract

Nel paziente in emodialisi, sia la disidratazione che l’iperidratazione favoriscono complicanze intra ed extra dialitiche e cardiovascolari sia nel breve che nel lungo termine, ma la stima della volemia e del peso secco dei pazienti rappresenta ancora oggi una sfida per il nefrologo.

Nonostante la comprensibile necessità di una precisa ed obiettiva definizione del peso secco per il paziente in dialisi, questo viene determinato essenzialmente sulla base di criteri clinici. Per ottenere una maggiore sensibilità, si possono aggiungere altri strumenti come il dosaggio dei peptidi natriuretici, la bioimpedenziometria (Bioelectrical Impedance Analysis, BIA) e, più recentemente, l’ecografia polmonare (Lung Ultra-Sound, LUS). La BIA permette una stima della composizione corporea del soggetto, in particolare dei compartimenti idrici corporei. La presenza di una condizione di iperidratazione determinata con la BIA è predittiva per una aumentata mortalità in numerosi studi osservazionali.

Negli ultimi anni l’ecografia polmonare ha assunto un ruolo sempre più importante nella clinica, non soltanto all’interno delle unità di cardiologia e di terapia intensiva, ma anche in ambito nefrologico e in particolar modo in dialisi.

Lo scopo di questo articolo è quello di analizzare i vantaggi ed i limiti delle metodiche ad oggi disponibili e  potenzialmente utili nella gestione del peso dei pazienti in trattamento emodialitico.

Parole chiave: emodialisi, ecografia polmonare, bio-impendenziometria, iperidratazione, peso secco

Introduzione

Nel paziente in emodialisi, sia la disidratazione che l’iperidratazione favoriscono complicanze intra ed extra dialitiche e cardiovascolari sia nel breve che nel lungo termine, ma la stima della volemia e del peso secco dei pazienti rappresenta ancora oggi una sfida per il nefrologo [1]. L’iperidratazione anche subclinica si associa ad ipertensione arteriosa, incremento della rigidità vascolare, ipertrofia ventricolare sinistra e aumentato rischio di eventi e di mortalità cardiovascolare [2]. 
 

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