Dengue: un problema di salute pubblica in crescita in Europa con potenziale grave coinvolgimento renale

Abstract

La dengue è un’infezione arbovirale trasmessa dalla zanzara del genere Aedes, diffusa soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali ma ormai con coinvolgimento mondiale. I casi di contagio sono in progressivo aumento anche in Europa e la diagnosi differenziale con altre infezioni non è sempre facile. Il coinvolgimento renale con insufficienza renale acuta è possibile ed è causato dall’azione diretta del virus, instabilità emodinamica, rabdomiolisi e/o danno glomerulare acuto. Nei pazienti più a rischio di coinvolgimento renale si riscontra una maggiore morbilità e mortalità, con degenze ospedaliere e follow-up più lunghi nel tempo, il che aumenta il carico sui sistemi sanitari. La conoscenza di questa infezione da parte dei nefrologi è essenziale per la riduzione della morbilità, della mortalità e, quindi, dei costi sanitari. 

Parole chiave: insufficienza renale acuta, arbovirus, dengue classica, febbre emorragica da dengue, sindrome da shock dengue, diagnosi precoce

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Introduction 

The dengue virus, responsible for the disease, is an arbovirus with four antigenically and genetically distinct DENV serotypes (DENV1–4). It is an important mosquito-borne viral infection, once confined to tropical and subtropical regions but now it is a growing global public health concern.
DENV has a single-stranded RNA genome composed of three structural protein genes: core protein (C), a membrane-associated protein (M), an envelope protein (E) and seven nonstructural protein (NS) genes, and glycoprotein NS1 has diagnostic importance. Infection with any serotype confers lifelong immunity to that viral serotype. However, in cross immunity for the other serotypes, the recovery is only partial, and temporary. Genetic variation within each serotype is called “subtypes” or “genotypes”. Currently, three subtypes are identified for DENV-1, six for DENV-2, four for DENV-3, and four for DENV-4. 

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Nuove strategie per la prevenzione e la diagnosi precoce della nefropatia da mezzo di contrasto iodato: revisione sistematica della letteratura

Abstract

La nefropatia da mezzo di contrasto iodato è una delle complicanze più temute degli interventi coronarici percutanei e si associa ad un’aumentata mortalità cardio-vascolare e ad una più rapida progressione verso l’insufficienza renale terminale. Gli effetti del mezzo di contrasto iodato sull’emodinamica intra-renale e la sua azione citotossica diretta sulle cellule tubulari prossimali contribuiscono in modo sinergico all’eziopatogenesi del danno renale. Poiché le opzioni terapeutiche sono estremamente limitate, la rapida identificazione dei fattori di rischio e la tempestiva messa in atto di strategie preventive costituiscono fattori indispensabili per ridurre l’incidenza della nefropatia da mezzo di contrasto iodato. Ad oggi, tuttavia, i criteri di definizione e stadiazione della nefropatia da mezzo di contrasto si basano sulle oscillazioni della creatininemia e della diuresi, parametri caratterizzati da una bassa specificità che pertanto non consentono una diagnosi precoce. Lo scopo della presente review è quello di riesaminare le ultime evidenze sui meccanismi fisiopatologici che concorrono al danno renale da mezzo di contrasto iodato, sugli strumenti di stratificazione del rischio e sui nuovi biomarkers precoci di nefropatia da mezzo di contrasto, focalizzando altresì l’attenzione sulle strategie preventive maggiormente validate in letteratura.

 

Parole chiave: mezzo di contrasto, nefropatia, fattori di rischio, diagnosi precoce, prevenzione

Introduzione

La nefropatia da mezzo di contrasto iodato (Contrast Induced Nephropathy – CIN) rappresenta la terza causa di danno renale acuto (Acute Kidney Injury – AKI) acquisita durante un ricovero ospedaliero. La CIN ha un impatto nettamente sfavorevole sull’outcome del paziente, in quanto si associa ad un’elevata incidenza di eventi cardio-vascolari, una ridotta sopravvivenza sia nel breve che nel medio-lungo termine e a un prolungamento dei tempi di ospedalizzazione, con importanti ripercussioni sulla spesa sanitaria. Un recente studio retrospettivo condotto su 11.249 pazienti sottoposti ad angiografia coronarica ha inoltre dimostrato che lo sviluppo di CIN correla con una progressione più rapida verso l’insufficienza renale cronica [1,2]. Questi dati dipendono non solo dal numero sempre più crescente di procedure radiologiche eseguite per fini diagnostici e/o terapeutici, ma soprattutto dalle caratteristiche demografiche dell’utenza che beneficia di tali procedure: nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di pazienti anziani affetti da una o più comorbilità, (ad es., scompenso cardiaco cronico, ipertensione arteriosa, diabete mellito, malattia renale cronica – MRC – preesistente, etc.,), che correlano con un aumentato rischio di CIN rispetto alla popolazione generale [3]. Sebbene l’associazione tra esposizione a mezzo di contrasto (MDC) e tossicità renale sia nota dagli anni ’60, ad oggi non vi è accordo in letteratura sulle modalità di definizione e stadiazione della CIN, che si basano ancora su parametri, quali la creatininemia e la diuresi, privi di specificità e che non consentono una diagnosi precoce. Negli ultimi anni il tema della tossicità renale da MDC è stato oggetto di nuovi studi in ambito nefrologico, cardiologico e radiologico, che hanno consentito di acquisire importanti conoscenze sulla fisiopatologia, i fattori di rischio e le strategie di prevenzione della CIN. Lo scopo della presente review è stato quello di riesaminare le ultime evidenze sui meccanismi fisiopatologici che concorrono al danno renale da MDC, sugli strumenti di stratificazione del rischio e sui nuovi biomarkers precoci di CIN, focalizzando altresì l’attenzione sulle strategie preventive maggiormente validate in letteratura. 

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