La gestione dell’emergenza COVID-19 in ambito nefrologico: i risultati di un’indagine trasversale sulla gestione delle procedure atte a fronteggiare la pandemia

Abstract

A partire da metà marzo 2020, la pandemia da COVID 19 ha posto le strutture sanitarie di fronte alla necessità di attuare una immediata e profonda riorganizzazione, ma molti ospedali non hanno avuto il tempo di organizzare una risposta rapida ed efficace, sia per la velocità di diffusione del virus sia per la mancanza di precedenti esperienze sulla gestione di una pandemia di questa portata. La Società Infermieri Area Nefrologica (SIAN), attraverso la conduzione di un’indagine online, rivolta a tutti i professionisti iscritti, ha indagato se le procedure e raccomandazioni adottate dalle Aziende durante tale periodo, nei servizi di dialisi ed emodialisi dei centri italiani, siano giunte alla conoscenza di tutti e adottate in risposte organizzative. L’indagine è stata condotta nella prima e seconda ondata della pandemia.

Il questionario online è stato compilato da 150 infermieri. Dalle risposte si evince che i servizi hanno predisposto protocolli e procedure per la gestione dei pazienti durante la pandemia, tuttavia non tutti i professionisti ne erano a conoscenza. Per quanto riguarda la formazione del personale all’utilizzo dei DPI, il 18.6% dichiara di non aver ricevuto formazione. Quasi la totalità del campione ha attuato precauzioni specifiche per la gestione dei pazienti, la sensibilizzazione e le informazioni.

Parole chiave: emodialisi, dialisi peritoneale, competenze infermieristiche, procedure, COVID-19

Introduzione

La malattia da coronavirus (COVID-19) è stata identificata a dicembre 2019 a Wuhan, in Cina, e si è diffusa rapidamente, con oltre 81 000 casi confermati in tutta la Cina. Nel febbraio 2020, l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha introdotto la sua definizione [1]. L’11 marzo 2020 l’OMS, dopo aver valutato i livelli di gravità e la diffusione globale dell’infezione, ha dichiarato che l’epidemia da COVID-19 doveva essere considerata una pandemia [2]. L’Italia è stata tra i Paesi più gravemente colpiti dalla pandemia da COVID-19 [13], con una crescita schiacciante di casi attivi e mortalità, uno dei più alti al mondo [4]. Il primo paziente italiano positivo al COVID-19 è stato confermato il 21 febbraio 2020 all’Ospedale di Codogno in Lombardia. Inizialmente, il COVID-19 si era diffuso rapidamente in tutto il Paese, ma in modo eterogeneo, con maggiore diffusione nelle regioni del Nord e minore nelle regioni meridionali e nelle isole principali [5]. La relazione tra infezione da SARS-CoV-2 e la comorbilità è complessa, sfaccettata e ulteriormente complicata da un numero imprecisato di casi asintomatici [6]. Tuttavia, i casi più gravi e mortali sono spesso riportati nei pazienti anziani, specialmente in quelli con comorbilità [7]. 

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