La possibile relazione fra vaccinazione anti COVID-19 e glomerulopatia: uno spunto di riflessione per il nefrologo

Abstract

Per contrastare la pandemia da SARS-CoV-2, a partire da dicembre 2020, in tutto il mondo sono stati lanciati programmi di vaccinazione di massa. La velocità con la quale sono stati sviluppati i nuovi vaccini anti COVID-19 è notevole, e sebbene i dati provenienti dai trial clinici e dagli studi di farmacovigilanza mostrino un accettabile profilo di sicurezza a breve termine, per definire complessivamente la sicurezza sarà necessaria la sorveglianza a lungo termine della popolazione vaccinata. Una possibile relazione fra vaccinazione anti COVID-19 e insorgenza di malattie immuno-mediate, fra cui molti tipi di glomerulopatia, già postulata per altri tipi di vaccino, è stata invocata in seguito all’osservazione di casi insorti subito dopo la vaccinazione in assenza di note condizioni scatenanti. Il nostro gruppo ha condotto una revisione sistematica di questi case report. Ciò che emerge è che le malattie glomerulari più frequentemente associate alla vaccinazione anti COVID-19 sono la nefropatia da IgA e la glomerulopatia a lesioni minime. I casi di nefropatia da IgA sono quasi esclusivamente rappresentati da episodi di ematuria a decorso clinico autolimitante, insorti a poche ore dalla somministrazione della seconda dose. Al contrario, la glomerulopatia a lesioni minime compare da pochi giorni fino a ventotto giorni (in media dieci) dopo la somministrazione di prima o seconda dose, e sono ugualmente rappresentati casi di insorgenza de novo e recidiva. I vaccini associati sono quasi esclusivamente quelli a RNA; ciò potrebbe banalmente riflettere il loro più ampio uso, tuttavia, questi vaccini sembrano determinare una stimolazione più vigorosa dell’immunità cellulare.

Parole chiave: vaccinazione anti COVID-19, glomerulopatia, nefropatie immuno-mediate

Introduzione

La malattia da Coronavirus 2019 (COVID-19), una grave polmonite virale primaria che ha già causato più di 46 milioni di casi confermati e più di 1,2 milioni di morti nel mondo, ha determinato una delle crisi più devastanti della storia degli ultimi anni. Essa è causata da SARS-CoV-2, un nuovo virus della famiglia Coronaviridae che, dopo essere emerso a Wuhan, Hubei, in Cina a dicembre 2019, si è rapidamente diffuso in tutto il mondo. Nonostante la ricerca di un farmaco efficace nel prevenire o curare l’infezione da SARS-CoV-2 sia stata la priorità assoluta per tutta la comunità scientifica, nessun tipo di intervento si è dimostrato risolutivo.

Le attuali indicazioni AIFA sui farmaci utilizzabili per il trattamento del COVID-19 differenziano la gestione dei soggetti non in ossigenoterapia trattati a domicilio e la gestione in setting ospedaliero. Nei pazienti trattati a domicilio, oltre alla terapia sintomatica con paracetamolo o FANS, può dimostrarsi utile l’utilizzo precoce di anticorpi monoclonali e antivirali in soggetti sintomatici a maggior rischio di progressione. Lo standard di cura per i soggetti ospedalizzati in ossigenoterapia convenzionale è invece rappresentato da corticosteroidi ed eparina, riservando l’uso di anticorpi monoclonali e antivirali a casi selezionati. Tuttavia, nei casi di pazienti in ossigenoterapia ad alti flussi o in ventilazione meccanica, la gestione è ancora di supporto.

Perciò, a partire da dicembre 2020, sono stati lanciati globalmente programmi di vaccinazione di massa. Ventisei sono attualmente i vaccini autorizzati da almeno un’agenzia regolatrice, e i più utilizzati durante il primo anno di campagna vaccinale sono stati i vaccini a RNA (fra cui Pfizer e Moderna) e i vaccini a vettore virale (fra cui AstraZeneca e Johnson&Johnson). Studi condotti su popolazioni che hanno già praticato la vaccinazione confermano che i vaccini anti COVID-19 sono estremamente efficaci nel proteggere da SARS-CoV-2, sebbene non eliminino del tutto il rischio di infezione. Di conseguenza, i casi, le ospedalizzazioni e le morti relative al COVID-19 si sono fortemente ridotti nei Paesi che hanno raggiunto una copertura vaccinale adeguata. In soggetti immunocompetenti, l’immunizzazione si ottiene generalmente due settimane dopo il completamento del ciclo vaccinale primario, che consiste in una o due dosi a seconda dello specifico vaccino utilizzato. Ciononostante, un’ulteriore somministrazione di vaccino al termine del ciclo vaccinale primario (dose booster, richiamo) si è rivelata necessaria per mantenere nel tempo o ripristinare un idoneo livello di risposta immunitaria nella popolazione vaccinata. In relazione all’andamento della pandemia COVID-19, dosi booster successive potrebbero essere regolamentate. L’efficienza con la quale sono stati sviluppati i nuovi vaccini anti COVID-19, favorita dall’urgenza clinica e dagli enormi incentivi economici, è notevole se si pensa che il tempo necessario per mettere a punto un vaccino, a partire dagli studi pre-clinici fino al vero e proprio lancio sul mercato, può arrivare anche a 15 anni [1].

Sebbene i dati provenienti dai trial clinici e dagli studi di farmacovigilanza mostrino un accettabile profilo di sicurezza a breve termine, per definire complessivamente la sicurezza dei vaccini anti COVID-19 saranno necessari studi aggiuntivi e dati relativi alla sorveglianza della popolazione vaccinata a lungo termine [2]. Fra le domande a cui la comunità scientifica sarà chiamata a rispondere, una possibile relazione fra la vaccinazione di massa anti COVID-19 e l’insorgenza di malattie immuno-mediate è forse una delle più interessanti. La letteratura comprende numerosi articoli che corroborano o confutano l’ipotesi che la vaccinazione in generale possa innescare un’immunopatia. Tuttavia, mentre questa possibile associazione è supportata solamente da modelli teorici e case report, diversi studi hanno ridimensionato il ruolo dei vaccini come causa rilevante di malattie immuno-mediate. Ad ogni modo, sappiamo che lo sviluppo di una patologia immuno-mediata è una combinazione di genetica e fattori ambientali, in cui un trigger può essere rappresentato da una forte stimolazione del sistema immunitario, come ad esempio un’infezione e, appunto, una vaccinazione. Perciò, non è totalmente da escludere l’eventualità che un sottogruppo geneticamente predisposto possa risultare a più alto rischio di sviluppare tali patologie in seguito alla vaccinazione, senza però causare un aumento dell’incidenza complessiva [3]. Sebbene rare, esistono anche testimonianze che ricollegano specificamente l’insorgenza di malattia renale immuno-mediata, ed in particolare glomerulare, con molti tipi di vaccino [4]. Allo stesso modo, dall’inizio della campagna di vaccinazione di massa anti COVID-19, stiamo assistendo a casi in cui lo sviluppo di manifestazioni autoimmuni in generale (come porpora trombotica trombocitopenica, malattie epatiche autoimmuni, sindrome di Guillain-Barré, artrite reumatoide) [5], nonché di malattia glomerulare su base immuno-mediata, avviene subito dopo la vaccinazione, e, sebbene non sia possibile stabilire una relazione causale, esiste una correlazione temporale in assenza di altre condizioni scatenanti la malattia [6]. Il nostro gruppo ha recentemente condotto una revisione sistematica dei case report relativi alla possibile associazione fra vaccinazione anti COVID-19 e l’insorgenza di glomerulopatia de novo o recidivante.

 

Materiali e metodi

Sono stati consultati tutti i case report di insorgenza di glomerulopatia in seguito a vaccinazione anti COVID-19 pubblicati fino al 10 dicembre 2021, estrapolando da ciascuna fonte informazioni circa caratteristiche demografiche (sesso ed età), comorbidità, tipo di vaccino, tipo di dose (prima, seconda, booster), tempo di comparsa delle manifestazioni, tipo di manifestazioni, trattamento ed evoluzione.

 

Risultati

Al tempo della scrittura di questo articolo, sono stati pubblicati 69 case report di glomerulopatia de novo o recidivante in seguito a vaccinazione anti COVID-19. La nefropatia da IgA (IgA Nephropathy, IgAN) (N=23) è la malattia glomerulare più frequentemente osservata, seguita dalla glomerulopatia a lesioni minime (Minimal Change Disease, MCD) (N=21) e dalle vasculiti (N=11). Gli altri casi (N=14) sono rappresentati da nefrite da anticorpi anti-membrana basale glomerulare (N=5), nefropatia membranosa (N=4), crisi renale sclerodermica, nefrite lupica, microangiopatia trombotica, nefrite da IgG4 e glomerulosclerosi focale e segmentale.

Le Tabelle I, II e III sintetizzano e mettono a confronto i dati emersi relativamente ai casi di IgAN e MCD, le due glomerulopatie maggiormente rappresentate.

  IgAN MCD
Casi (N; % sul totale dei casi) 23, 33,3 * 21; 30,4 ***
De novo (N; %) 6; 26 11; 52,4
Recidive (N; %) 17; 74 ** 10; 47,6
Età (media ± deviazione standard; intervallo) 37,2 ±15,7; [13-67] 50,4 ±19,6; [19-83]
Maschi (N; %) 14; 60,9 11; 52,4
Femmine (N; %) 9; 39,1 10; 47,6
Pfizer (N; %) 8; 34,8 11; 52,4
Moderna (N; %) 15; 65,2 4; 19
AstraZeneca (N; %) 0; 0 4; 19
Johnson&Johnson (N; %) 0; 0 1; 4,8
Altro (N; %) 0; 0 1; 4,8
Prima dose (N; %) 4; 17,4 15; 71,4
Seconda dose (N; %) 19; 82,6 6; 28,6
Associazione temporale in giorni (media; intervallo) 2,9; [1,30] § 9,7; [1-28]
Riferimento bibliografico 7-16 16-31
* include un caso di recidiva di IgAN nello stesso paziente sia dopo la prima che dopo la seconda dose

** alcuni casi da considerare recidiva anche se classificati come de novo, perché permettono una diagnosi certa di IgAN in pazienti che avevano storia clinica e/o lesioni istologiche compatibili con malattia pregressa

*** include un caso di recidiva di MCD nello stesso paziente sia dopo la prima che dopo la seconda dose

§ dato influenzato dalla presenza di un singolo valore outlier di 30, mentre la maggior parte dei casi insorge dopo 1 o 2 giorni

Tabella I: Sintesi dei case report di IgAN e MCD glomerulopatia dopo vaccinazione anti COVID-19
  Riferimento bibliografico De novo o recidiva Età Sesso Se diagnosi già nota, clinica prima della vaccinazione Se diagnosi già nota, terapia in atto prima della vaccinazione Tipo di vaccino N° dose Associazione temporale in giorni Presentazione (Re) Biopsia Modifiche terapia Evoluzione
1 Negrea [7] Recidiva 38 F Proteinuria non nefrosica, eGFR conservato RAASi Moderna 2 1 Ematuria macroscopica e aumento di proteinuria No No Risoluzione spontanea in 3 giorni
2 Negrea [7] Recidiva 38 F Proteinuria non nefrosica, eGFR conservato RAASi Moderna 2 1 Ematuria macroscopica No No Risoluzione spontanea in 5 giorni
3 Rahim [8] Recidiva 52 F Proteinuria non nefrosica, eGFR conservato RAASi Pfizer 2 1 Ematuria macroscopica e aumento di proteinuria No No Risoluzione spontanea in 5 giorni
4 Tan [9] Verosimile recidiva * 41 F NA NA Pfizer 2 1 Insorgenza di ipertensione arteriosa e proteinuria non nefrosica de novo No Risoluzione spontanea
5 Perrin [10] Recidiva 22 M Proteinuria non nefrosica, eGFR lievemente ridotto RAASi Moderna 1 2 Ematuria macroscopica e aumento di proteinuria No No Risoluzione spontanea
6 Perrin [10] Recidiva 22 M Proteinuria non nefrosica, eGFR lievemente ridotto RAASi Moderna 2 2 Ematuria macroscopica e aumento di proteinuria No No Risoluzione spontanea
7 Perrin [10] Recidiva 41 F Paziente portatore di trapianto renale Streroidi, tacrolimus e micofenolato Pfizer 1 2 Ematuria macroscopica, AKI No No Risoluzione spontanea
8 Perrin [10] Recidiva 27 F Paziente in emodialisi RAASi Pfizer 2 2 Ematuria macroscopica No No Risoluzione spontanea
9 Andregg [11] De novo 39 M NA NA Moderna 2 1 Insorgenza di ematuria macroscopica, proteinuria non nefrosica e AKI Cortisone ad alte dosi e ciclofosfamide Miglioramento di proteinuria e AKI dopo una settimana
10 Kudose [12] Verosimile recidiva * 50 F NA NA Moderna 2 2 Ematuria macroscopica, peggioramento proteinuria e AKI su eGFR precedentemente ridotto ND Risoluzione di macroematuria dopo 5 giorni
11 Kudose [12] Verosimile recidiva * 19 M NA NA Moderna 2 2 Ematuria macroscopica e AKI su eGFR precedentemente ridotto ND Risoluzione di macroematuria dopo 2 giorni
12 Park [13] Recidiva 22 F ND Nessuna Moderna 2 2 Macroematuria, peggioramento proteinuria, AKI No No Dopo un mese, microematuria rientrata ai valori baseline
13 Park [13] De novo 39 F NA NA Moderna 2 2 Insorgenza di ematuria macroscopica e proteinuria non nefrosica No No Dopo un mese, microematuria e proteinuria rientrate ai valori baseline
14 Park [13] Verosimile recidiva * 50 M NA NA Moderna 2 1 Ematuria macroscopica, peggioramento proteinuria e AKI su eGFR precedentemente ridotto RAASi Dopo un mese, microematuria e proteinuria in miglioramento, creatininemia in miglioramento ma al di sopra di valori baseline
15 Park [13] Verosimile recidiva * 67 M NA NA Moderna 2 30 Ematuria macroscopica, peggioramento proteinuria e AKI su eGFR precedentemente ridotto No Steroidi Dopo un mese, microematuria e proteinuria in miglioramento, creatininemia in miglioramento ma al di sopra di valori baseline
16 Hanna [14] Recidiva 13 M Microematuria e proteinuria non nefrosica RAASi Pfizer 2 1 Macroematuria e AKI No No Risoluzione spontanea dopo una settimana
17 Hanna [14] Verosimile recidiva * 17 M NA NA Pfizer 2 1 Macroematuria e AKI Boli di steroidi Scomparsa della macroematuria, miglioramento della creatininemia
18 Abramson [15] De novo 30 M NA NA Moderna 2 1 Macroematuria e proteinuria non nefrosica RAASi Scomparsa della macroematuria, miglioramento della proteinuria
19 Klomjit [16] De novo 38 M NA NA Pfizer 2 2 Macroematuria ND ND ND
20 Klomjit [16] De novo 44 M NA NA Moderna 1 2 AKI ND Steroidi ad alte dosi ND
21 Klomjit [16] De novo 66 M NA NA Moderna 1 2 Macroematuria ND Steroidi ND
22 Klomjit [16] Verosimile recidiva * 62 M NA NA Pfizer 2 6 AKI ND ND ND
23 Klomjit [16] Recidiva 19 M ND RAASi Moderna 2 1 Macroematuria ND No ND
*prima diagnosi bioptica di IgAN in pazienti che avevano storia clinica e/o lesioni istologiche compatibili con malattia pregressa
Tabella II: Sintesi dei case report di IgAN dopo vaccinazione anti COVID-19
  Riferimento bibliografico De novo o recidiva Età Sesso Se diagnosi già nota, clinica prima della vaccinazione Se diagnosi già nota, terapia in atto prima della vaccinazione Tipo di vaccino N° dose Associazione temporale in giorni Presentazione (Re) Biopsia Modifiche terapia Evoluzione
1 Lebedev [17] De novo 50 M NA NA Pfizer 1 4 Insorgenza di sindrome nefrosica e AKI Steroidi Graduale normalizzazione della funzione renale
2 Kervella [18] Recidiva 34 F Proteinuria non nefrosica Steroidi 0,4 mg/kg (paziente steroido-dipendente) Pfizer 1 10 Sindrome nefrosica No Aumento steroidi a 0,5 mg/kg Miglioramento proteinuria
3 Kervella [18] Recidiva 34 F Proteinuria non nefrosica Steroidi 0,5 mg/kg (paziente steroido-dipendente) Pfizer 2 Pochi giorni Sindrome nefrosica No Aumento steroidi a 1 mg/kg Remissione completa
4 Maas [19] De novo Primi 80 M NA NA Pfizer 1 7 Sindrome nefrosica e AKI Steroidi Miglioramento proteinuria a 10 giorni
5 Komaba [20] Recidiva Metà 60 M Remissione clinica Nessuna Pfizer 1 8 Proteinuria nefrosica No Steroidi e ciclosporina Scomparsa della proteinuria dopo 2 settimane
6 Holzworth [21] De novo 63 F NA NA Moderna 1 >7 Sindrome nefrosica e AKI Boli di steroidi seguiti da steroidi per os, RAASi ND
7 Schwotzer [22] Recidiva 22 M Remissione clinica Steroidi (paziente steroido-dipendente) e tacrolimus Pfizer 1 1,5 Sindrome nefrosica No Aumento steroidi Remissione dopo 17 giorni dalle modifiche terapeutiche
8 Morlidge [23] Recidiva 30 M Remissione Nessuna Astra-Zeneca 1 2 Peggioramento proteninuria No Steroidi Remissione completa dopo 10 giorni dalle modifiche terapeutiche
9 Morlidge [23] Recidiva 40 F ND Steroidi e Tacrolimus Astra-Zeneca 1 1 Sindrome nefrosica No Aumento steroidi Remissione completa dopo 2 settimane dalle modifiche terapeutiche
10 Wejers [24] De novo 61 F NA NA Pfizer 1 1 Sindrome nefrosica e AKI Steroidi, emodialisi Interruzione emodialisi dopo 3 settimane
11 Mancianti [25] Recidiva 39 M Remissione clinica ND Pfizer 1 3 Sindrome nefrosica e AKI Steroidi Remissione completa
12 Leclerc [26] De novo 71 M NA NA Astra-Zeneca 1 1 Sindrome nefrosica e AKI Boli di steroidi seguiti da steroidi per os, emodialisi Interruzione emodialisi dopo 38 giorni
13 Dirim [27] De novo 65 M NA NA Sinovac 1 7 Sindrome nefrosica Steroidi Remissione dopo 12 giorni di terapia
14 Anupama [28] De novo 19 F NA NA Astra-Zeneca 1 8 Sindrome nefrosica Steroidi Remissione completa
15 Salem [29] Recidiva 33 F Remissione clinica ND Moderna 2 21 Proteinuria nefrosica ND ND
16 Salem [29] De novo 41 F NA NA Pfizer 2 5 Proteinuria nefrosica e microematuria ND ND
17 Salem [29] Recidiva 34 F ND ND Pfizer 2 28 Proteinuria nefrosica ND ND
18 Lim [30] De novo 51 M NA NA J&J 1 7 Sindrome nefrosica e AKI Steroidi ad alte dosi Normalizzazione della funzione renale e della proteinuria 3 settimane dopo l’inizio della terapia
19 Kobayashi [31] De novo 75 M NA NA Pfizer 2 <7 Sindrome nefrosica Boli di steroidi seguiti da steroidi per os Remissione completa dopo 35 giorni di terapia
20 Klomjit [16] De novo 83 M NA NA Moderna 2 4 AKI Steroidi ad alte dosi ND
21 Klomjit [16] Recidiva 67 F Remissione clinica Steroidi Moderna 1 3 Sindrome nefrosica No Steroidi ad alte dosi e rituximab ND
Tabella III: Sintesi dei case report di MCD dopo vaccinazione anti COVID-19

Discussione

Con le evidenti limitazioni derivanti dalla scarsità delle osservazioni, è comunque possibile ricavare interessanti spunti di riflessione.

Innanzitutto, i casi di malattia glomerulare insorta post-vaccinazione sono quasi esclusivamente associati a vaccini a RNA. Questo dato così evidente va però interpretato con cautela, perché, banalmente, ciò potrebbe riflettere il loro più ampio uso. Tuttavia, se confrontati con i vaccini tradizionali, i vaccini a RNA sembrano determinare una stimolazione più vigorosa dell’immunità cellulare mediata da linfociti T CD8+ e CD4+, con maggiore produzione di chemochine e citochine. Curiosamente la IgAN, la malattia glomerulare più frequentemente osservata in seguito a vaccinazione anti COVID-19, non era stata precedentemente associata ad altri tipi di vaccino.

Un’altra interessante osservazione è che IgAN e MCD sembrano correlare con la vaccinazione in maniera diversa fra loro. Infatti, i casi di IgAN sono quasi esclusivamente rappresentati da episodi di ematuria a decorso clinico più spesso autolimitante, insorti a poche ore dalla somministrazione della seconda dose. A questo proposito, va notato che anche alcuni casi di IgAN apparentemente de novo sono da considerarsi recidive, perché hanno permesso una diagnosi bioptica di IgAN in pazienti che già avevano storia clinica e/o lesioni istologiche compatibili con malattia pregressa. Per quanto riguarda la MCD, questa compare da pochi giorni fino a ventotto giorni (in media dieci) dopo la somministrazione della prima o seconda dose, e sono ugualmente rappresentati casi di insorgenza de novo e recidiva. Fra i pazienti con diagnosi nota di MCD che hanno sviluppato recidiva, sono descritti sia casi in cui la malattia era in remissione, sia casi di remissione parziale e/o malattia corticodipendente. Ad ogni modo, anche in questo caso, dopo opportuna terapia (steroidea, talvolta associata ad immunosoppressore) la prognosi è stata più spesso favorevole anche in casi insorti con insufficienza renale terminale con ricorso ad emodialisi.

Le differenti modalità di presentazione di IgAN e MCD in risposta alla vaccinazione anti-COVID suggeriscono una sostanziale diversità fra i meccanismi responsabili delle due glomerulopatie. In particolare, la IgAN potrebbe essere determinata principalmente dalla risposta anticorpo-mediata, mentre il danno alla base della MCD potrebbe essere dovuto alla risposta cellulare. È verosimile che soggetti geneticamente predisposti a produrre varianti poco glicosilate di IgA1 possano produrre IgA o IgG specifiche contro queste varianti in risposta alla prima dose del vaccino; dopo la seconda dose, questi anticorpi sarebbero rapidamente rilasciati in grande quantità determinando formazione di immunocomplessi con grande affinità per il mesangio e sviluppo di IgAN. Al contrario, il meccanismo alla base della MCD in seguito a vaccinazione potrebbe essere il danno podocitario dovuto a disregolazione dell’immunità cellulare.

 

Conclusioni

I casi che mettono in relazione i vaccini COVID-19 con l’insorgenza di malattia glomerulare de novo o recidivante, anche se crescenti, sono infinitamente più bassi rispetto ai casi in cui la vaccinazione decorre senza complicanze, e l’ipotetica evenienza di una malattia glomerulare correlata ai vaccini è comunque più rara non solo del rischio accertato di contrarre il COVID-19, ma anche di avere una glomerulopatia in seguito al COVID-19. Va sottolineato, inoltre, che la discussione relativa ad eventuali eventi avversi relativi all’utilizzo dei vaccini deve iniziare contestualizzando questi eventi in un quadro più ampio, che consideri anche l’innegabile beneficio che la vaccinazione determina, e ciò è ancora più imprescindibile nel contesto della pandemia COVID-19, in cui la vaccinazione di massa è al momento l’unico strumento realmente efficace a ridurre il peso della malattia nel mondo. Per tutti questi motivi è fondamentale procedere con la vaccinazione anti COVID-19 nei pazienti con glomerulopatia.

Le malattie glomerulari più frequentemente associate alla vaccinazione anti COVID-19 nei case report attualmente disponibili sono la nefropatia da IgA e la glomerulopatia a lesioni minime, e i vaccini utilizzati sono quasi esclusivamente quelli a RNA. Sebbene i vaccini a RNA causino teoricamente una attivazione immunitaria più vigorosa degli altri vaccini, una associazione definitiva con le malattie immuno-mediate non può essere dedotta, soprattutto considerando che sono anche i vaccini più utilizzati in assoluto durante la pandemia COVID-19.

La possibilità che possa esserci una relazione causale fra vaccinazione anti COVID-19 e insorgenza di malattia glomerulare de novo o recidivante è quindi ancora da confermare. Se sarà comprovata una correlazione, andranno approfonditi i relativi meccanismi patogenetici, che potrebbero essere diversi per ciascuna specifica glomerulopatia (rapida risposta anticorpo-mediata per IgAN già note che recidivano a poche ore dalla seconda dose con prognosi benigna; immunità cellulare per MCD che insorgono de novo o recidivano mediamente 10 giorni dopo la prima o la seconda dose).

 

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