Aziende sanitarie italiane e Web Marketing strategy: miglioramenti indispensabili, anche in nefrologia

Abstract

La completa digitalizzazione del sistema sanitario è un obiettivo che dal 2014 l’Italia sta rincorrendo faticosamente, spronata dalle numerose iniziative europee ad essa dedicate. Nonostante il background socio-culturale sia palesemente adatto a un’attuazione delle strategie di rinnovamento, e-Health e m-Health stentano a decollare in tutto il territorio. Le maggiori difficoltà si riscontrano in ambito locale e non risparmiano nessuna disciplina medica, compresa la nefrologia. Lo dimostrano le caratteristiche dei portali ufficiali delle Aziende Sanitarie locali, ancora oggi scarsamente presenti nel panorama dei Social Media e della Smart Mobile Technology italiane.

L’articolo illustra le principali caratteristiche del fenomeno e invita a riflettere sull’assoluta necessità di accelerare il rinnovamento della comunicazione con il paziente in senso digitale. Una strategia capace di ridurre le cronicità attraverso la prevenzione e, potenzialmente, anche i costi sanitari.

Parole chiave: Aziende Sanitarie Locali, Web 2.0, Social Network, digitalizzazione, e-Health, m-Health.

Introduzione

Nell’ultimo decennio, le comunicazioni fra esseri umani sono cambiate irrevocabilmente a causa dell’avvento della rete e delle nuove tecnologie mobili. I processi d’informazione e formazione sono diventati glocali (1), cioè di rilevanza internazionale ma legati strettamente al territorio.

La digitalizzazione ha travolto le piccole e grandi istituzioni europee, provocando la nascita di strategie, più o meno efficaci, dedicate al rinnovamento degli enti pubblici e delle organizzazioni private (2). Fra queste, l’Europa 2020, costituita da ben sette iniziative (3).

La massima espansione dell’Internet of things è ad esempio l’obiettivo principale dell’HORIZON 2020 work programme (4). Il documento, redatto dalla Commissione Europea, è una guida strategica all’applicazione massiccia delle tecnologie Web ai luoghi pubblici e agli oggetti di uso comune. Prevede per l’attuazione del progetto un investimento totale di 139 milioni di euro, con un coinvolgimento anche del sistema sanitario.
 

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