La comunicazione Medico-Paziente

Abstract

Il rapporto tra Medico e Paziente è di fondamentale importanza in Medicina e nei secoli ha subito profonde trasformazioni. Si è passati dalla figura del medico “autoritario”, cui tutto era permesso senza nessun tipo di limite, attraverso quella del medico “paternalistico”, che agiva per il bene del malato, fino al medico “umano” che coinvolge il malato nel processo di cura. Attualmente il malato interagisce attivamente con il medico, che lo informa in modo adeguato e comprensibile, perché questo è l’unico modo per avere una comunicazione efficace che eviti fraintendimenti dovuti al diverso significato che può essere attribuito alle parole, da parte del medico da un lato e del paziente dall’altro. Il medico deve sempre verificare che il paziente abbia compreso correttamente quanto spiegato perché solo a seguito di una corretta comunicazione il paziente può decidere in modo informato quali siano i suoi bisogni. A tal proposito, il Corso di Laurea in Medicina dovrebbe prevedere corsi di comunicazione “ad hoc”.

Parole chiave: medico, paziente, comunicazione, umanizzazione

Introduzione

Il rapporto medico-paziente è un libro aperto, un “work in progress”, che nel corso dei secoli ha subito e continua a subire profonde trasformazioni in relazione e parallelamente a quelle della vita sociale.

Sulla problematicità del rapporto comunicativo tra medico e paziente tanto è già stato scritto: molta attenzione è stata dedicata all’argomento sia dai clinici, sia dagli psicologi, sia dai sociologi, ma solo negli ultimi anni il problema è stato affrontato con il metodo della ricerca scientifica.

In questa sede si vuole brevemente porre in evidenza le molteplici caratteristiche di questo rapporto, che è alla base della vita di quasi tutti i cittadini. 

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Relazioni tra Medicina e Spiritualità

Abstract

Questa rassegna ha l’intento di analizzare i legami tra medicina e spiritualità, due concetti apparentemente distanti. Agli albori, la medicina era intrisa di rituali con i quali s’invocavano interventi di entità soprannaturali, non sapendo gli uomini fare molto per fronteggiare la malattia, la sofferenza e la fragilità del proprio corpo. Oggigiorno, nell’era post-genomica, la medicina può beneficiare di conoscenze scientifiche e tecnologiche che permettono approcci diagnostici e terapeutici molto sofisticati e che offrono possibilità di cura impensabili prima d’ora. L’elevato sviluppo della medicina, anche tecnologico, non deve però far dimenticare che una malattia induce, sempre e comunque, cambiamenti non solo nel corpo del paziente, ma anche nella sua sfera affettiva e sociale. La malattia, specialmente quando è grave e/o con prognosi infausta, suscita interrogativi profondi sul significato della vita, degli affetti, della morte e del dopo-morte. Negli ultimi decenni molti studiosi, tra cui medici, religiosi, teologi e psicologi, proprio in considerazione di tali interrogativi, hanno sottolineato come la spiritualità possa costituire una rilevante componente per la cura del malato e della sua malattia.

Partendo da alcune frasi del libro “Quando il respiro si fa aria”, scritto dal medico Paul Kalanithi, vorremmo sottolineare alcune riflessioni che evidenziano perché la spiritualità dovrebbe essere percepita come un importante fattore per il percorso terapeutico. L’obiettivo è di approfondire il concetto di spiritualità, differenziandolo da quello di religiosità, fede, e misticismo, e di capire come la spiritualità possa e debba integrarsi con gli aspetti ed effetti positivi della medicina post-genomica.

Parole chiave: Medicina, Spiritualità, Comunicazione, Comunione, Pazienti, Medici

Introduzione

Nel libro “Quando il respiro si fa aria” il medico Paul Kalanithi, un neurochirurgo morto all’età di 37 anni per un tumore incurabile ai polmoni, narrando la sua esperienza di medico e paziente, tratta del rapporto che l’essere umano ha con la malattia e la sofferenza (1). Come medico era stato sempre sensibile al dolore dei pazienti e dei loro cari ed esplicitamente dichiarava che “l’eccellenza tecnica non è abbastanza”. 

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La comunicazione giornalistica in ambito sanitario

Abstract

In un periodo storico in cui il saper comunicare risulta centrale in tutte le attività lavorative, è indispensabile riuscire a comunicare in modo efficace con i ”mass media”. La Sanità non fa eccezione: infatti non raramente il medico si trova nella necessità, se non nell’obbligo, di comunicare non con un singolo paziente o con un gruppo di familiari, ma con “un numero imprecisato di utenti/pazienti” attraverso un microfono, una testata giornalistica, una radio, una televisione. Non si tratta di fornire informazioni specifiche su un singolo caso clinico, ma di fornire informazioni generiche, semplici, comprensibili su una singola patologia o un gruppo di patologie ad un soggetto, l’intervistatore o giornalista, che molte volte le elaborerà a propria discrezione nel tentativo di renderle maggiormente fruibili e interessanti ad un pubblico variegato di soggetti. È necessario pertanto essere attinenti alla domanda, chiari nell’esposizione, ma anche sintetici per non oltrepassare quelli che sono i limiti temporali concessi per l’intervista.

PAROLE CHIAVE: comunicazione, sanità, mass media, pazienti

INTRODUZIONE

Comunicare in modo efficace rappresenta il primo obiettivo di qualsiasi individuo, Azienda o Società, pena l’esclusione da tutte le relazioni ed i processi del mondo circostante (1). 

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