Abstract
La Malattia Renale Cronica (MRC) ha una prevalenza in Italia del 7.05% [1]. I trattamenti dialitici sostitutivi provocano l’emissione di gas serra [2] contribuendo al cambiamento climatico, importante fonte di rischio alla salute globale [3]. Inoltre, la percentuale del Prodotto Interno Lordo (PIL) italiano destinata alla spesa sanitaria si è progressivamente contratta [4]. La provincia di Belluno, con un’area di 3610 km2, una densità abitativa di 56 persone/km2, e un indice di vecchiaia di 248.5 [5], offre 4 centri dialisi; tuttavia, diversi pazienti impiegano fino a 8 ore/settimana per il trasporto al centro dialitico, con notevole impatto ambientale ed economico.
Abbiamo quindi investigato l’utilizzo dell’emodialisi domiciliare (ED-D), sia come emodialisi domiciliare assistita (ED-DA), che in forma di emodialisi domiciliare non assistita (ED-DN), per valutarne la sostenibilità ambientale ed economica, e in particolare l’effettivo impatto dovuto alla loro adozione da parte di 5 pazienti.
Grazie all’ED-DA è possibile una riduzione fino a 3767 kg di CO2 all’anno, e un risparmio economico fino a 32 456 €/anno. Con un trattamento di ED-DN è invece raggiungibile una riduzione di 5330 kg di CO2 all’anno, e una contrazione della spesa sanitaria di 30 156 €/anno. Infine, l’adozione di ED-D per 5 pazienti ha permesso una riduzione delle emissioni di 14 537 kg di CO2 e un risparmio economico netto di 57 975 €.
Consideriamo perciò l’ED-D una valida opzione per pazienti residenti in realtà a ridotta densità abitativa, in cui i trasporti incidono in modo significativo, permettendo una netta riduzione delle emissioni equivalenti di CO2 e un notevole risparmio delle risorse sanitarie impiegate.
Parole chiave: emodialisi ospedaliera, emodialisi domiciliare, sostenibilità economica, spesa sanitaria, sostenibilità ambientale, emissioni CO2.