Abstract
Per contrastare la pandemia da SARS-CoV-2, a partire da dicembre 2020, in tutto il mondo sono stati lanciati programmi di vaccinazione di massa. La velocità con la quale sono stati sviluppati i nuovi vaccini anti COVID-19 è notevole, e sebbene i dati provenienti dai trial clinici e dagli studi di farmacovigilanza mostrino un accettabile profilo di sicurezza a breve termine, per definire complessivamente la sicurezza sarà necessaria la sorveglianza a lungo termine della popolazione vaccinata. Una possibile relazione fra vaccinazione anti COVID-19 e insorgenza di malattie immuno-mediate, fra cui molti tipi di glomerulopatia, già postulata per altri tipi di vaccino, è stata invocata in seguito all’osservazione di casi insorti subito dopo la vaccinazione in assenza di note condizioni scatenanti. Il nostro gruppo ha condotto una revisione sistematica di questi case report. Ciò che emerge è che le malattie glomerulari più frequentemente associate alla vaccinazione anti COVID-19 sono la nefropatia da IgA e la glomerulopatia a lesioni minime. I casi di nefropatia da IgA sono quasi esclusivamente rappresentati da episodi di ematuria a decorso clinico autolimitante, insorti a poche ore dalla somministrazione della seconda dose. Al contrario, la glomerulopatia a lesioni minime compare da pochi giorni fino a ventotto giorni (in media dieci) dopo la somministrazione di prima o seconda dose, e sono ugualmente rappresentati casi di insorgenza de novo e recidiva. I vaccini associati sono quasi esclusivamente quelli a RNA; ciò potrebbe banalmente riflettere il loro più ampio uso, tuttavia, questi vaccini sembrano determinare una stimolazione più vigorosa dell’immunità cellulare.
Parole chiave: vaccinazione anti COVID-19, glomerulopatia, nefropatie immuno-mediate