Novembre Dicembre 2019 - Editoriali

La sfida del Centro Nefrologico periferico: una storia bresciana

Abstract

Nei piccoli Centri nefrologici periferici può essere talvolta difficile ottenere una diagnosi precoce o assicurare un trattamento adeguato e, nei casi più complicati, il paziente deve essere necessariamente trasferito al Centro Nefrologico di riferimento per recuperare la funzione renale e/o per garantire la sopravvivenza. Un’altra sfida, sempre più frequente, è legata al progressivo invecchiamento della popolazione e al rapporto con pazienti con problematiche onconefrologiche, spesso erroneamente considerati come “terminali”, per i quali sarebbe auspicabile la creazione di ambulatori dedicati.

I piccoli Centri offrono, tuttavia, anche molti vantaggi, come la possibilità di partecipare a molte iniziative di formazione o di gestire meglio il proprio tempo lavorativo, conciliandolo anche con la vita familiare. La collaborazione e l’affiatamento con gli altri colleghi medici e con le altre figure professionali, come il personale infermieristico, consente di offrire un’ottima assistenza ai pazienti nefropatici che vivono in aree lontane dai grandi Centri di riferimento nefrologico.

Ogni Centro periferico può rappresentare una risorsa per il grande Centro a cui fa riferimento in quanto rappresenta il primo punto di incontro con il paziente, filtrando e individuando le situazioni più gravi da trasferire e successivamente può proseguire il follow-up in terapia conservativa o sostitutiva.

Parole chiave: Centri Nefrologici periferici, Centri di riferimento, follow-up, sfida, risorsa

I grandi Centri nefrologici presenti nel nostro Paese rappresentano un forte polo di attrazione per i giovani specialisti in quanto hanno a disposizione notevoli risorse umane ed economiche, nonché strumenti all’avanguardia in grado di garantire una diagnostica fine e rapida. È dunque naturale che l’inziale ambizione di un professionista sia quella di poter lavorare in uno di questi Centri di riferimento per poter proseguire la propria crescita professionale e scientifica e seguire il paziente in tutto il suo iter, dalla diagnosi al trattamento medico, a quello dialitico sino al trapianto di rene, ove possibile.

 

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