Abstract
Le malattie cardiovascolari e renali costituiscono uno dei principali problemi di salute in tutti i paesi industrializzati. La loro incidenza è in continua crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione e della maggiore prevalenza di obesità e diabete (DM) di tipo 2.
Evidenze cliniche suggeriscono un ruolo dell’aldosterone e dell’attivazione dei recettori dei mineralcorticoidi (MR) nella fisiopatologia delle patologie cardiovascolari e renali e studi clinici dimostrano comprovati benefici degli antagonisti dei recettori dei mineralcorticoidi (MRA) sulla mortalità e sulla progressione del danno cardiaco e renale [3, 4].
L’aldosterone, oltre agli effetti renali sull’omeostasi dei fluidi corporei, esplica molteplici effetti extrarenali tra i quali l’induzione dell’infiammazione, la rigidità vascolare, la formazione del collagene e la stimolazione della fibrosi [2].
Dato il ruolo fondamentale dell’attivazione dei MR nella fibrosi renale e cardiaca, il blocco efficace e selettivo del segnale con gli MRA può essere utilizzato nella pratica clinica per prevenire o rallentare la progressione di malattie cardiache e renali [18, 29].
L’obiettivo del presente lavoro è rivedere il ruolo degli MRA alla luce delle nuove evidenze scientifiche e il potenziale uso come antifibrotico nella malattia renale cronica. I risultati clinici iniziali suggeriscono la potenziale utilità degli MRA nel trattamento dei pazienti con malattia renale cronica, in particolare nella nefropatia diabetica, ma mancano ancora dati di efficacia e sicurezza sulla progressione della malattia renale sino allo stadio terminale (ESRD), che rappresentano importanti obiettivi per le sperimentazioni future.
Parole Chiave: recettori dei mineralcorticoidi, aldosterone, rene, cuore, fibrosi