Novembre Dicembre 2024 - Nefrologo in corsia

Ipopotassiemia: non solo tubulopatie

Abstract

L’ipopotassiemia è tra le anomalie elettrolitiche più frequenti, spesso ben tollerata, ma a volte responsabile di un incremento della morbilità e della mortalità per cause cardiovascolari. L’omeostasi del potassio vede come principale attore il rene; il nefrologo, quindi, è la figura professionale direttamente interessata nella diagnosi e cura di detta disionia. Proponiamo il caso clinico di un giovane uomo di 24 anni presentatosi con episodi di emesi multipla e iperpiressia, che ha rapidamente sviluppato una grave ipokaliemia con paralisi flaccida ascendente. Nonostante il trattamento precoce con cloruro di potassio, è stata necessaria una terapia intensiva per gestire le complicazioni. Il caso illustra le sfide diagnostiche e terapeutiche affrontate e dimostra come un approccio multidisciplinare e un iter diagnostico approfondito, inclusi test genetici, abbiano permesso di identificare una mutazione eterozigote del gene CACNA1S, confermando la diagnosi di paralisi periodica ipokaliemica di tipo 1. Viene sottolineata l’importanza del riconoscimento precoce e della gestione appropriata dell’ipokaliemia per prevenire complicazioni potenzialmente fatali.

Parole chiave: ipopotassiemia, paralisi periodica ipokaliemica, canalopatie, gene CACNA1S, malattia di Westphal

Introduzione

L’ipopotassiemia è definita come una condizione caratterizzata da un livello di potassio sierico inferiore a 3,5 mmol/l. Sebbene sia tra le anomalie elettrolitiche più frequenti e può essere ben tollerata, valori estremamente bassi di potassio sierico sono incompatibili con la vita [1]. Tuttavia, in soggetti a rischio per malattie cardiovascolari, anche una ipokaliemia lieve è causa di un incremento della mortalità e della morbilità [2]. L’ipopotassiemia non va considerata come una malattia isolata ma come una condizione legata a un vasto numero di patologie la cui diagnosi differenziale a volte è ardua. Le due grandi categorie nelle quali va ricercata la sua eziologia sono: la redistribuzione di potassio tra il volume extracellulare e intracellulare e l’aumentata perdita/eliminazione. Generalmente la determinazione della cloruria, del potassio sierico e di quello urinario, e la valutazione dell’equilibrio acido/base del sangue, possono essere utili per orientarsi verso una delle possibili affezioni, o escluderle [3].

La Tabella 1 riassume le manifestazioni cliniche legate al deficit di potassio, che sono strettamente correlate all’entità della ipokaliemia.

L’omeostasi del potassio è principalmente sotto il controllo del rene, quindi la figura del nefrologo è direttamente interessata nella diagnosi e nella cura sia delle iper- che delle ipopotassiemie [4].

 

RENALI

– predisposizione alla calcolosi e all’insufficienza renale

– riduzione della capacità di concentrare le urine

– aumentato riassorbimento di bicarbonati con conseguente alcalosi metabolica

CARDIOVASCOLARI

– alterazioni elettrocardiografiche: onde T appiattite o invertite, sottoslivellamento del tratto ST, incremento dell’onda U

– tachicardia e/o fibrillazione atriale

– torsione di punta

– dissociazione atrio ventricolare

NEUROLOGICHE

– parestesie

– riduzione dei riflessi tendinei

– vescica neurologica

MUSCOLARI

– mialgie

– rabdomiolisi

– paralisi flaccida

GASTROINTESTINALI – ileo paralitico
GENITOURINARIE – ritenzione urinaria
METABOLICHE

– iperglicemia

– alterazioni dell’asse renina-angiotensina- aldosterone

 Tabella 1. Ipopotassiemia: manifestazoni cliniche.

 

Omeostasi del potassio

Il potassio è il principale catione intracellulare e svolge un ruolo chiave in diversi meccanismi biologici, essendo direttamente coinvolto nel corretto funzionamento di cellule nervose e muscolari.  Del pool corporeo totale di potassio (circa 3000-4000 mmol), il 98% è confinato all’interno delle cellule (2500-3000 mmol): soprattutto nelle fibrocellule muscolari, ma anche negli epatociti, nei globuli rossi, nelle cellule dei tubuli renali, e solo il 2% è localizzato nei liquidi extracellulari (circa 60 mmol). Infatti, piuttosto che il valore assoluto del potassio, è di fondamentale importanza mantenere costante il rapporto tra potassio extracellulare e intracellulare, poiché influenza notevolmente le funzioni neuromuscolari, il potenziale di membrana e la propagazione del segnale elettrico neuronale, muscolare e cardiaco [5, 6].

Tre meccanismi mantengono la concentrazione intra- ed extracellulare in un range estremamente ridotto:

  1. regolazione delle concentrazioni di potassio nell’intra- e nell’extracellulare;
  2. secrezione di potassio dalle cellule epiteliali intestinali;
  3. meccanismi renali.

Il potassio introdotto con la dieta (da 50 a 150 mmol/die) viene trasportato attivamente all’interno delle cellule, avendo le membrane cellulari una permeabilità limitata al potassio; la perdita, per gradiente di concentrazione, di potassio intracellulare viene bilanciata da una captazione attiva di potassio all’interno delle cellule [7, 8]. Concorrono a questo processo una serie di meccanismi: la pompa sodio/potassio ATPasi, il gradiente di concentrazione trans-membrana, il pH e la concentrazione extracellulare di bicarbonati [9]. Inoltre, un ruolo fondamentale in questo processo è riservato ai canali ionici, ossia alle proteine trans-membrana che permettono il passaggio di determinati ioni dall’esterno all’interno della cellula o viceversa [10]. I canali del potassio costituiscono il gruppo di canali ionici più ampio e più diversificato e sono espressi praticamente in tutti i tipi di cellule. I canali del potassio sono responsabili di una varietà di funzioni cellulari, tra cui l’eccitabilità della fibrocellula muscolare scheletrica.

Il secondo meccanismo è legato a una secrezione dello ione dalle cellule dell’epitelio del colon: tale funzione può essere particolarmente stimolata quando la capacità secretiva del rene è compromessa [1113].

Infine, i meccanismi renali: essi giocano un ruolo chiave nell’omeostasi del potassio provvedendo sia al riassorbimento del potassio ultrafiltrato che alla sua secrezione, regolando l’una a favore dell’altra a seconda delle necessità dell’organismo. Il potassio filtrato a livello glomerulare è quasi completamente riassorbito a carico del tubulo prossimale, mentre il potassio eliminato con le urine deriva da un processo di secrezione a livello del tubulo contorto distale e del tubulo collettore. La secrezione tubulare di potassio è regolata da una serie di fattori, primo tra tutti la particolare permeabilità al potassio delle cellule del tubulo distale dal lato del lume: infatti, un aumento della concentrazione dello ione all’interno della cellula del tubulo distale, provoca un passaggio del potassio nel lume tubulare. A favorire l’ingresso di potassio nelle cellule del tubulo distale provvedono l’aldosterone, l’insulina e gli ormoni β-adrenergici. In particolar modo l’aldosterone stimola la secrezione di potassio favorendone l’entrata nelle cellule del tubulo distale, ma l’increzione di aldosterone a sua volta è stimolata da valori elevati di kaliemia. Infine, la secrezione distale di potassio è dimostrata essere flusso-dipendente: maggiore è l’apporto distale di liquido tubulare, maggiore sarà la quantità di potassio secreto, ragione per cui i diuretici dell’ansa, favorendo l’apporto distale di volume, aumentano l’escrezione di potassio [1417].

 

Case report

Il paziente è un uomo caucasico di 24 anni con anamnesi patologica remota positiva per pregressa epilessia generalizzata idiopatica, calcolosi della colecisti e frequenti episodi di astenia per cui era stato esonerato dalle lezioni di educazione fisica nel corso degli studi di scuola superiore. In anamnesi familiare vengono riportati ipertensione arteriosa e fibrillazione atriale. Inoltre, il padre del paziente riferisce occasionali riscontri di ipokaliemia e lo zio paterno frequenti episodi di astenia e disturbi della deambulazione. Per un episodio critico caratterizzato da mioclonie diffuse, fissità dello sguardo e perdita di coscienza, all’età di 9 anni il paziente veniva ricoverato presso l’U.O. di Pediatria dove eseguiva una serie di accertamenti e veniva dimesso con diagnosi di “epilessia generalizzata idiopatica”. All’esame obiettivo neurologico veniva segnalata una lieve ipotonia muscolare globale.

A marzo 2024 accedeva in pronto soccorso per multipli episodi di emesi e iperpiressia (nella Tabella 2 i rilievi evidenziati nel corso della degenza) e veniva dimesso a domicilio con terapia sintomatica, dieta leggera e con il consiglio di eseguire un ECG secondo Holter. Due giorni dopo comparivano astenia ingravescente, deficit di forza ascendente a partenza dagli arti inferiori e incapacità a mantenere la stazione eretta, motivo per cui il paziente veniva condotto nuovamente in pronto soccorso. All’ingresso il paziente appariva vigile e orientato, eupnoico in aria ambiente e apiretico, la diuresi era presente e valida, l’addome trattabile, non dolente alla palpazione. All’esame neurologico era evidente una tetraplegia flaccida.

Pressione arteriosa 110/70 mmHg
Temperatura corporea 37,8 °C
Frequenza cardiaca 120 bpm
Hb 17,9 g/dl
Creatinina sierica 0,6 mg/dl
Urea 25 mg/dl
Potassiemia   3,6 mEq/l
 

ECG

Tachicardia sinusale con frequenza 120 bpm. Anomalie aspecifiche diffuse della ripolarizzazione ventricolare
Rx Addome

 

Abbondanti residui fecali in presenza di alcuni livelli idroaerei
Tabella 2. Primo accesso in pronto soccorso.

Nella Tabella 3 sono riportati i riscontri di pronto soccorso. Preso atto della grave ipokaliemia venivano somministrate due fiale di cloruro di potassio (40 mEq) diluite in 520 ml di soluzione fisiologica e infuse alla velocità di 80 ml/h. Seguiva una valutazione multidisciplinare, riportata nella Tabella 4, conclusiva per disposizione al ricovero presso l’unità di terapia intensiva cardiologica. All’ingresso in reparto era confermata la grave ipokaliemia (1,7 mEq/l), un incremento del CPK (486 U/l) e della troponina (240 pg/ml). Veniva impostata terapia con aspartato di potassio (K flebo: 30 mEq/l di K+) infusi alla velocità di 80 ml/h in soluzione fisiologica, canrenoato di potassio 1 fiala da 100 mg e cloruro di potassio per os: 2 cp/die. Dopo due ore dall’arrivo in corsia il paziente appariva sudato, confuso, con impossibilità ad articolare la parola. All’ECG evidenza di tachicardia sinusale a 170 bpm e periodi di bigeminismo ventricolare, pressione arteriosa 178/95 mmHg. Per l’instaurarsi di una insufficienza respiratoria il paziente veniva trasferito presso la U.O.C di rianimazione.

Pressione arteriosa 160/90 mmHg
Temperatura corporea 36,4 °C
Frequenza cardiaca 140 bpm
Hb 15,4 g/dl
Creatinina sierica 0,6 mg/dl
Urea 20 mg/dl
Potassiemia   1,7 mEq/l
CPK 559 U/L
Mioglobinemia 259 ng/ml
 

 

Emogasanalisi

– pH 7,37

– pCO2 37,3 mmHg

– pO2 88,2 mmHg

– HCO3 24,3 mmol/L

– BE – 0,8 mmol/L

 

ECG

Tachicardia sinusale con frequenza 120 bpm. Anomalie aspecifiche diffuse della ripolarizzazione ventricolare
 

TAC cranio

 

Non sono evidenti alterazioni della densità encefalica di significato ischemico o emorragico recente
 

 

ECG

Tachicardia sinusale a 170 bpm. Anomalie aspecifiche del recupero ventricolare. Allungamento del QTc.

 

Tabella 3. Secondo accesso in pronto soccorso.
CONSULENZA

NEUROLOGICA

Tetraplegia flaccida, possibile movimento di flessione del piede bilateralmente. Paralisi flaccida cervicale, con impossibilità a muovere autonomamente il capo. Nervi cranici indenni. Sensibilità superficiale conservata. ROT assenti.
CONSULENZA

NEFROLOGICA

Ipokaliemia severa in normofunzione renale, nella norma il resto degli elettroliti. Paziente normoidratato, diuresi valida.
CONSULENZA

CARDIOLOGICA

Segni ECGrafici di ipokaliemia severa: tachicardia sinusale a 170 bpm con alterazioni aspecifiche della fase di ripolarizzazione, allungamento del QTc
Tabella 4. Consulenze specialistiche.

All’arrivo in terapia intensiva il paziente appariva dispnoico a occhi aperti, con movimento continuo laterale della lingua e tremori distali degli arti superiori, pressione arteriosa 180/95mmHg, frequenza cardiaca di 170 bpm. All’emogasanalisi quadro di acidosi mista (pH 7,06; pCO2 79 mmHg; pO2 189 mmHg; HCO3 16,8 mmol/l; BE – 9,8 mmo/l) e conferma della grave ipokaliemia (1,67 mEq/l). Il paziente veniva sedato e intubato e venivano posizionati un catetere venoso centrale in vena giugulare destra e un sondino nasogastrico. Seguivano infusioni seriate di aspartato di potassio (120 mg in 6 ore) e veniva impostata terapia con canrenoato di potassio 1 fiala da 100 mg/die. Nella Tabella 5 sono riportate le consulenze specialistiche e gli esiti degli approfondimenti diagnostici richiesti. Nella Figura 1 è riportato l’andamento della potassiemia e la terapia praticata: come è dimostrato dal grafico, in rianimazione, in seconda giornata, si è ottenuta la correzione della diselettrolitemia e dell’acidosi: pH 7,53; pCO2 32,7 mmHg; pO2 135 mmHg; HCO3 29 mmol/l; BE 5 mmo/l. In terza giornata il valore della potassiemia era pari a 3,5 mEq/l, per cui, regredita la sintomatologia, il paziente veniva estubato. In quarta giornata veniva trasferito presso la U.O.C. di nefrologia in respiro spontaneo, vigile e collaborante, in assenza di deficit motori a carico dei quattro arti. Veniva eseguita una TAC addome che escludeva la presenza di adenomi surrenalici. Nel corso della degenza in nefrologia ha praticato infusione di soluzione elettrolitica R per sei giorni con valori della potassiemia che si sono mantenuti sempre nei limiti della norma. Sospesa la terapia infusionale ha proseguito con la terapia per os come descritto dalla Figura 2. Nella Tabella 6 sono mostrati gli ulteriori approfondimenti diagnostici richiesti durante il ricovero in nefrologia. È stato inoltre richiesto un test genetico: analisi CES (Clinical Exome Sequencing), sul paziente, sul padre e lo zio paterno, per la ricerca di eventuali mutazioni specifiche per la paralisi periodica ipokaliemica. Il paziente è stato dimesso con la diagnosi di “Ipopotassiemia. Paralisi flaccida ascendente. Sospetta paralisi periodica ipokaliemica”. Nella Tabella 7 i rilievi ematochimici, le indicazioni e la terapia alla dimissione.

Il paziente è stato rivalutato in ambulatorio di nefrologia dopo 15 giorni dalla dimissione e dopo 30: mostrava normali valori della potassiemia, normofunzione renale, assenza di proteinuria.

A 40 giorni dalla dimissione venivano recepiti i risultati dei test genetici, che hanno identificato una variante in eterozigosi del gene CACNA15 (Variation ID: 17625): una variante missenso (Figura 3) che determina un cambio aminoacidico (p.Arg528His), riportata come patogenetica e descritta in letteratura scientifica in associazione alla paralisi periodica ipokaliemica di tipo 1 [18, 20] a trasmissione autosomica dominante. Dall’analisi in trio (DNA del probando e dei genitori) la suddetta variante è risultata di derivazione paterna. Anche l’analisi del DNA dello zio paterno ha evidenziato la stessa mutazione.

1° CONSULENZA

NEUROLOGICA

Paziente sedato, non risvegliabile. ROT presenti ai 4 arti. Hoffman negativo. ROC presente. Si richiede i seguenti approfondimenti diagnostici:
RM encefalo e rachide NEGATIVA
Rachicentesi con esame standard, liquorcoltura NEGATIVA
PCR per virus e batteri neurotropi NEGATIVA
Ricerca tossina Clostridium botulinum

Sierologia per anticorpi antigangliosidi e antisulfatidi

Dosaggio onconeurali e oncomarkers

 

 

NEGATIVA

2° CONSULENZA

NEUROLOGICA

I reperti clinico-anamnestici non appaiono compatibili con GBS-AMAN (neuropatia assonale motoria acuta). Appare poco probabile anche la diagnosi di intossicazione da tossina botulinica per assenza di sintomi preminenti a livello della muscolatura estrinseca oculare
EASAME URINE STANDARD Proteine: 100 mg/dl

Albumina/Creatinina: 300 mg/g

 

ELETTROLITURIA

U-Calcio: 3,10 mg/dl (10-40)

U-Sodio: 90 mEq/l (54-150)

U-potassio: 80 mEq/l (20-80)

U-Cloro: 44 mEq/l (40-170)

U-Magnesio: 2,42 mg/dl (4,10-13,80)

Tabella 5. Degenza presso la rianimazione.
 

ELETTROMIOGRAFIA

Sofferenza lieve neurogena cronica L5-S1 di sinistra associate a mononeuropatia dello SPE (nervo sciatico popliteo esterno) omolaterale
ECG RS a 95bpm. T negative aspecifiche in DIII
 

ECOGRAFIA

Aree di iperecogenicità sfumata alla giunzione cortico-midollare
 

ESAME URINE

dU-Proteine totali: 320 mg/24h

dU-Potassio: 90 mEq/24h (30-120)

dU-Sodio: 250 mEq/24h (40-220)

dU-Calcio: 176 mEq/24h (0-300)

 

ESAMI EMATOCHIMICI

T3, T4, TSH, tireoglobulina, anticorpi antitireoglobulina e antitireoperossidasi: nella norma. ALDOSTERONE: 4,52 ng/dl
Tabella 6. Degenza in nefrologia.
EMOGAS ANALISI pH 7,38

pCO2 36,5 mmHg

pO2 86,2 mmHg

HCO3 23,1 mmol/l

BE – 0,8 mmol/l

 

 

ESAMI EMATOCHIMICI

K+ 3,5 mmol/l

Na+ 141 mmol/l

Cl 102 mmol/l

Ca++ 9,3 mg/dl

Mg++ 2 mg/Dl

sCr 0,70 mg/dl

Urea 15 mg/dl

 

INDICAZIONI

●      Valutazione presso centro di Malattie Rare

●      Esecuzione di EMG/ENG dopo 15gg

●      Controllo settimanale della potassiemia

●      Rivalutazione nefrologica ambulatoriale a 15 gg

●      Dieta con cibi ricchi di potassio

 

TERAPIA

●      LENTOKALIUM 600 mg 1cp × 2/die

●      DIDROGYL 1,5mg 7gtt/die

●      CARDICOR 1,25mg 1cp/die

●      LANSOPRAZOLO 30mg 1cp/die

Tabella 7. Dimissione.
Andamento della potassiemia e terapia praticata
Figura 1. Andamento della potassiemia e terapia praticata nel corso della degenza in rianimazione.
Andamento della potassiemia e terapia praticata
Figura 2. Andamento della potassiemia e terapia praticata nel corso della degenza in nefrologia.
Clinical exome sequencing: mutazione
Figura 3. Clinical exome sequencing: mutazione c.1583G>A (p.Arg528His) del gene CACNA1S.

 

Discussione

La paralisi periodica ipokaliemica è una malattia genetica rara: si tratta di una canalopatia muscolare a trasmissione autosomica dominante, dovuta alle mutazioni del gene SCN4A o del gene CACLN1A3. La nostra è stata una diagnosi di esclusione per arrivare alla quale sono state escluse le altre cause di ipokaliemia descritte nella Figura 4. L’anamnesi personale e dei familiari ha permesso di non considerare come possibili cause il ridotto apporto alimentare, come accade nei casi di severa malnutrizione o disturbi alimentari, o l’utilizzo di farmaci ad azione potassio disperdente. I valori normali del pH ematico escludevano una redistribuzione degli ioni K+ tra l’ambiente extracellulare e quello intracellulare che si verifica in corso di alcalemia per il tentativo di tamponare il pH elevato (attraverso gli appositi scambiatori H+/K+ presenti sulla membrana cellulare).

Tra le cause di redistribuzione escluse, citiamo anche la crisi tireotossica, l’attività insulinica e quella β-adrenergica, che favoriscono l’ingresso di K+ nelle cellule per aumentata attività della pompa Na+/K+ ATPasi, e l’ipotermia.

Abbiamo inoltre escluso le cause da perdita extra-renale, riferibili principalmente alle perdite dall’apparato gastro-enterico in corso di vomito, diarrea, adenomi villosi del colon o fistole intestinali. La concentrazione di potassio nel secreto gastrico è piuttosto bassa, tuttavia la deplezione di volume attiva il sistema RAAS determinando un iperaldosteronismo secondario; inoltre, la perdita di HCl favorisce l’alcalosi che, oltre a determinare lo shift intra-cellulare, porta a un aumento del bicarbonato filtrato che agisce come ione non riassorbibile che richiama ioni potassio nel nefrone distale per compensare l’elettronegatività. Nel caso del nostro paziente, nonostante la storia clinica sia iniziata con i ripetuti episodi di emesi, la perdita gastrointestinale è stata esclusa perché la kaliemia nel primo accesso in pronto soccorso risultava nel range di normalità, il pH ematico era compensato e soprattutto, all’instaurarsi dell’ipokaliemia severa, quest’ultima non veniva corretta dalla terapia infusiva ad alte dosi.

Le ipokaliemie legate a perdite renali sono state escluse in quanto il paziente non assumeva diuretici [2123]; il dosaggio degli ormoni mineralcorticoidi risultava nella norma; l’autoimmunità negativa escludeva patologie sistemiche; non erano presenti insufficienza renale o segni di nefropatia tubulointerstiziale. Il quadro clinico-laboratoristico escludeva una sindrome nefrosica, lo scompenso cardiaco, l’insufficienza epatica e la tireotossicosi come possibili cause di ipopotassiemia [2427]. Nella Tabella 8 sono elencate le sindromi ipokaliemiche rare [2833] e i criteri di esclusione adottati.

Riteniamo che i numerosi episodi di emesi che hanno preceduto il ricovero del paziente, possano essere stati la spina irritativa di una condizione predisponente misconosciuta legata alla malattia di Westphal, o paralisi periodica ipokaliemica [3436], una patologia appartenente al gruppo delle canalopatie muscolari, malattie rare causate da un’alterazione dei canali ionici muscolari voltaggio dipendenti fondamentali per l’eccitabilità delle membrane muscolari.

Flow chart diagnostica delle ipopotassiemie.
Figura 4. Flow chart diagnostica delle ipopotassiemie.
SINDROMI IPOKALIEMICHE RARE CRITERI DI ESCLUSIONE
 

 

 

SINDROME DI BARTER

Ipokaliemia

Alcalosi metabolica

Ipereninemia

Magnesiemia normale

Calciuria aumentata

Poliuria

Polidipsia

 

Renina nella norma

pH ematico nella norma al ricovero

Calciuria nella norma

Assenza di poliuria/polidipsia

 

SINDROME DI GITELMAN

Ipokaliemiia

Alcalosi metabolica

Ipermagnesiemia

Calcio urinario nella norma

Normale valore del Mg

 

SINDROME DI ROBERTSON-KIHARA

Ipertensione recente

Ipokaliemia

Iperaldosteronismo

Ipereninemia

Paziente ipoteso

Normale valore dell’aldosteronemia

 

 

 

SINDROME DI LIDDLE

Ipokaliemiia

Iporeminemia

Iperaldosteronismo

Alcalosi metabolica

Iperkaliuria

Iponatriuria

Ipertensione

Edemi

 

 

Elettrolituria nella norma

Assenza di edemi

 

 

MORBO DI CONN

Ipokaliemia

Alcalosi metabolica

Iperkaliuria

Ridotta attività reninica plasmatica (PRA)

Aldosterone aumentato o border line

Rapporta aldoster/PRA > 40

Ipertensione

Adenoma surrenalico

Non adenomi surrenalici alla TC

Normale valore del PRA

Non alterazioni del rapporto Aldosterone/PRA

 

ACIDOSI TUBULARE RENALE

Acidosi metabolica

Nefrocalcinosi

Rachitismo

Osteomalacia

Normotipo

Non segni di nefrocalcinosi all’eco reni

Non alterazioni del metabolismo dell’osso

Tabella 8. Sindromi ipokaliemiche.

Le alterazioni di detti canali ionici possono compromettere la capacità del muscolo scheletrico sia nella fase di contrazione, determinando debolezza muscolare e paralisi, che nella fase di rilasciamento, causando miotonia. Una caratteristica delle canalopatie muscolari è rappresentata dalla episodicità dei sintomi che a lungo andare possono determinare una miopatia permanente. Nell’ambito delle canalopatie muscolari riconosciamo due gruppi di patologie: le miotonie non distrofiche e le paralisi periodiche; queste ultime a loro volta suddivise in:

  • paralisi periodica ipokaliemica tipo 1 (80%) (Canale del calcio; gene CACNA1S)
  • paralisi periodica ipokaliemica tipo 2 (10%) (Canale del sodio; gene SCN4A)
  • paralisi periodica iperkaliemica (Canale del sodio; gene SCN4A)
  • sindrome di Andersen-Tawil (Canale del potassio; gene KCNJ2) [3740]

I test genetici eseguiti, avendo messo in evidenza una mutazione del gene CACNA1S, ci consentivano di fare diagnosi di paralisi periodica ipokaliemica tipo 1 [4143], una patologia caratterizzata da episodi di paralisi muscolare. La malattia si presenta con la comparsa di attacchi ricorrenti di paralisi, che durano da qualche ora a qualche giorno. Il paziente, infatti, non riusciva a portare a termine le lezioni di educazione fisica e lo zio paterno riferiva frequenti episodi di astenia e disturbi della deambulazione. La prevalenza è di circa 1/100.000 e l’esordio della malattia, di solito, avviene nella seconda decade di vita. La paralisi interessa i quattro arti e può causare tetraplegia e interessare i muscoli della deglutizione e della respirazione, causando insufficienza respiratoria. Possono essere fattori scatenanti i pasti ricchi di carboidrati, il riposo dopo uno sforzo intenso, la perdita di potassio con la diarrea o con il vomito: condizione che ha caratterizzato i giorni che hanno preceduto il ricovero del paziente.

La terapia preventiva prevede:

  1. Evitare i fattori scatenanti (sforzi fisici intensi, pasti ricchi di carboidrati o sale, alcool etc.)
  2. Incrementare introito di potassio (dieta + terapia per os)
  3. Se non efficace, aggiungere un inibitore dell’anidrasi carbonica (acetazolamide, diclorfenamide).
  4. Se gli inibitori dell’anidrasi carbonica non sono efficaci dopo un uso prolungato, diuretici risparmiatori di potassio (spironolattone, eplerenone).

Gli attacchi acuti possono essere inizialmente gestiti a domicilio utilizzando potassio per os, se inefficace il paziente va ospedalizzato e praticata terapia con infusione continua di potassio.

 

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