Sicurezza emodialitica: dallo studio del minimum data set alla creazione della scheda di sorveglianza CUSTODE

Abstract

Background: Scopo dello studio è identificare, mediante un’indagine conoscitiva, i parametri che necessitano di monitoraggio durante una seduta emodialitica e farli confluire in una scheda di sorveglianza che permetta la conduzione ottimale del trattamento.
Metodi: Lo studio è stato condotto attraverso la metodologia del questionario e ha coinvolto 78 infermieri che lavorano in area nefrologica in Italia. La maggioranza dei partecipanti presenta un’età di servizio maggiore di 10 anni e appartiene a un contesto di emodialisi.
Risultati: I dati mostrano come la scheda di sorveglianza sia uno strumento diversificato in base ai trattamenti svolti. Tuttavia la maggioranza delle schede dialitiche presenta una sezione dedicata al diario medico-infermieristico, uno spazio di registrazione delle caratteristiche dell’accesso ed è inoltre presente un buon livello di digitalizzazione dello strumento.
La frequenza di rilevazione dei parametri vitali e di quelli inerenti al monitor varia sulla base del trattamento effettuato, la registrazione del numero identificativo e dell’etichetta filtro non sono una pratica uniforme. Infine, la maggioranza segnala la necessità di un miglioramento della scheda di sorveglianza in uso.
Conclusioni: La ricerca mette in luce la mancata uniformità del processo di sorveglianza dialitica.
Lo studio propone come soluzione al problema una scheda medico-infermieristica universale, denominata CUSTODE, che possa guidare il professionista nella gestione del trattamento emodialitico, attraverso la registrazione di un minimum data set.

Parole chiave: scheda di sorveglianza dialitica, minimum data set, trattamento emodialitico, sicurezza, CUSTODE

Introduzione

Nell’ultimo ventennio il numero di pazienti con danno renale che necessita di un trattamento sostitutivo è aumentato notevolmente [1, 2].

La platea degli emodializzati si è inoltre modificata nel tempo, inglobando assistiti con una criticità e compromissione tali da dover essere trattati al di fuori delle aree nefrologiche. Questo ha stimolato lo sviluppo di metodiche dialitiche nuove rispetto a quelle utilizzate nell’uremia terminale e in condizioni emodinamicamente stabili [3].

La  gestione del paziente con danno renale che necessita di un supporto emodialitico è complessa [4] e richiede oggi un approccio multidisciplinare in cui i professionisti concordino la gestione più appropriata del trattamento extracorporeo.
Scopo dello studio è quello di progettare uno strumento medico-infermieristico completo e intuitivo che guidi il professionista, che si confronta con le diverse metodiche dialitiche, nella conduzione ottimale del trattamento attraverso la registrazione di un minimum data set. L’analisi parte dallo studio di schede dialitiche già in uso in alcune realtà italiane (A.O. di Perugia, ASL Viterbo, A.O. San Giovanni Battista di Torino, A.O.U. di Pisa) andando a ricercare quelle che sono le somiglianze e le differenze tra esse in modo da uniformare la gestione dei trattamenti [57]. 

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