Abstract
La glomerulonefrite membranosa (MN) si caratterizza per la presenza di depositi di immunocomplessi a livello dello spazio subepiteliale. Tradizionalmente è distinta in una forma primitiva (80% dei casi) quando non è associata ad altre patologie e una forma secondaria (20% dei casi) se correlata a malattie autoimmuni, infezioni o neoplasie. Il principale passo in avanti per la comprensione della patogenesi è stato l’identificazione di anticorpi diretti contro antigeni podocitari. Nel 2009 è stato identificato il recettore della fosfolipasi A2 (M-type phospholipase A2 receptor, PLA2R) e nel 2014 il recettore della trombospondina con dominio 7A (THSD7A), che rappresentano gli antigeni bersaglio in circa il 70% di tutti i casi di MN primitiva. Negli ultimi anni, grazie all’utilizzo di metodiche diagnostiche innovative, come la microdissezione laser con spettrometria di massa (MS/MS), è stato possibile identificare nuove proteine/antigeni bersaglio, tra cui la EXT1/2, NELL-1, NCAM1, SEMA3B, PCHD7, HTRA1, TGFBR3. Alcune di queste proteine sono state riscontrate sia in MN primitive sia in MN secondarie, così da rendere più labile il confine fra le due forme. Diversi studi sono ancora in corso e altri sono necessari per andare a definire e comprendere meglio i meccanismi fisiopatologici, l’espressione clinica, la risposta al trattamento e il monitoraggio, associati ai diversi antigeni. Scopo di questa review è analizzare più da vicino i nuovi antigeni identificati in questi ultimi anni e di comprendere come la loro scoperta possa modificare la classificazione della MN.
Parole chiave: Glomerulonefrite membranosa, Istopatologia renale, antigeni podocitari, spettrometria di massa