Abstract
L’ondata epidemica che ha travolto l’Italia a partire dal 21 febbraio 2020, giorno in cui l’Istituto Superiore di Sanità ha confermato il primo caso di positività per COVID-19, ha costretto i Centri Dialisi ad una rapida ed efficace riprogrammazione, sia organizzativa che strutturale, delle attività, per contenere la diffusione del virus.
In questo articolo viene riassunta l’esperienza del Centro Dialisi Cronici della UO Nefrologia dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria di Parma e dei CAL periferici dell’Azienda Sanitaria della provincia di Parma, nel periodo che va dal 1° marzo al 15 giugno 2020.
Il numero dei pazienti dializzati positivi al SARS‑CoV‑2 è stato di 37 su 283 (13%), 9 dei quali (24,3%) sono deceduti per cause direttamente ascrivibili al virus. In 23 pazienti si è reso necessario il ricovero, mentre i restanti sono stati gestiti al domicilio.
Le misure fondamentali applicate per ridurre il contagio sono state: il potenziamento dell’utilizzo dei dispositivi di protezione personale, l’identificazione precoce di soggetti infetti attraverso lo screening a tappeto del personale e dei pazienti tramite l’esecuzione di tamponi oro-rinofaringei, l’istituzione di un protocollo di triage all’ingresso in Sala di Emodialisi ed, infine, la suddivisione della sala in sezioni fisicamente distinte, gestite da équipes dedicate, per separare i pazienti infetti dai soggetti sani e per consentire la gestione dei pazienti “grigi”.
Dalla nostra esperienza è emersa l’importanza delle misure sopra descritte per contenere l’epidemia ed è stata confermata una più elevata letalità per COVID-19 nei pazienti dializzati rispetto alla popolazione generale.
Parole chiave: Covid-19, emodialisi, Parma, Emilia-Romagna