Factors Associated with Neonatal Arterial Hypertension: Case and Control Study

Abstract

Background. Neonatal high blood pressure has been diagnosed more frequently in recent years, and its impact extends to adulthood. However, the knowledge gaps on associated factors, diagnosis, and treatment are challenging for medical personnel. The incidence of this condition varies depending on neonatal conditions. Patients in the Newborn Unit are at increased risk of developing high blood pressure. The persistence of this condition beyond the neonatal stage increases the risk of cardiovascular disease and chronic kidney disease in childhood and adulthood.
Methodology. A case-control study was carried out. It included hospitalized patients with neonatal hypertension as cases. Three controls were randomly selected for each case and matched by gestational age. The variables were analyzed based on their nature. Multivariate analysis was performed using a multivariate conditional regression model to identify variables associated with the outcome. Finally, the model was adjusted for possible confounders.
Results. 37 cases were obtained and matched with 111 controls. In the univariate analysis, heart disease (OR 2.86; 95% CI 1.22-6.71), kidney disease (OR 7.24; 95% CI 1.92-28.28), bronchopulmonary dysplasia (OR 6.62; 95% CI 1.42-50.82) and major surgical procedures (OR 3.71; 95% CI 1.64-8.39) had an association with neonatal arterial hypertension. Only the latter maintained this finding in the multivariate analysis (adjusted OR 2.88; 95% CI 1.14-7.30). A significant association of two or more comorbidities with neonatal arterial hypertension was also found (OR 3.81; 95% CI 1.53-9.49).
Conclusions. The study analyzed the factors related to high blood pressure in hospitalized neonates, finding relevant associations in the said population. The importance of meticulous neonatal care and monitoring of risk factors such as birth weight and major surgeries is highlighted.

Keywords: Hypertension, Prematurity, Bronchopulmonary Dysplasia, Epigenetics, Neonate, Prematurity, Kidney Disease, Blood Pressure

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Introduction

With technological advances in neonatal care, Newborn Units (NU) have undergone significant changes, increasing survival in low-weight patients due to prematurity or intrauterine growth retardation. Low birth weight (LBW) is determined to correspond to weights less than 2500 grams (Table 1).

Birth Weight
Less than 2500 g Low birth weight
Less than 1500 g Very low birth weight
Less than 1000 g Extremely low birth weight
Table 1. Low birth weight classifications. Adapted and translated from Atehortua et al. [1].

 

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Impatto clinico e sociale del telemonitoraggio in dialisi domiciliare

Abstract

Introduzione. Le cure domiciliari permettono di migliorare la gestione e la qualità della vita del paziente cronico. Si sono, quindi, valutati i vantaggi clinici e sociali apportati dal sistema di telemonitoraggio con il programma Doctor Plus® Nephro rispetto allo standard of care. Metodi. L’analisi ha considerato i pazienti in dialisi domiciliare (peritoneale ed extracorporea) inclusi nel servizio di telemonitoraggio del Centro di Nefrologia della ASL Roma 3 tra luglio 2017 ed aprile 2019. Ogni paziente è stato osservato per un periodo compreso tra 4 a 22 mesi, in cui si sono registrate pressione sistolica e diastolica, frequenza cardiaca, peso e ossimetria. Ad ogni paziente è stato anche somministrato il questionario SF-12 e valutato il livello di gradimento del servizio Doctor Plus® Nephro. Risultati. Si sono considerati nell’analisi i 16 pazienti (56,3% maschi, 62 anni in media) che hanno avuto una permanenza di almeno 4 mesi nel programma. Tra di essi, la pressione sistolica si è ridotta nel 69% dei pazienti, quella diastolica nel 62,5%. Il valore medio delle pulsazioni è sceso da 69,4 bpm a 68,8 bpm (p<0,0046). Il questionario SF-12 ha mostrato un miglioramento dello stato di salute percepito in tutti i pazienti. Gli accessi al Pronto Soccorso durante il programma sono diminuiti rispetto al periodo di standard care. Conclusioni. Doctor Plus® Nephro si è dimostrato uno strumento utile per migliorare la gestione clinica dei pazienti, con conseguente diminuzione degli accessi al Pronto Soccorso. I pazienti hanno rilevato un costante e crescente senso di “cura”, che nel tempo li ha aiutati ad accettare maggiormente il loro trattamento domiciliare.

Parole chiave: telemonitoraggio, dialisi, dialisi domiciliare, pressione arteriosa, qualità della vita

Introduzione

Puntare sulle cure domiciliari per migliorare la gestione e la qualità della vita del paziente cronico e della sua famiglia è l’indicazione contenuta nell’ultimo Piano Nazionale della Cronicità (PNC) approvato dal Ministero della Salute Italiano, che dedica una particolare attenzione alla malattia renale cronica e all’insufficienza renale. Nel capitolo del PNC dedicato alle malattie croniche e all’insufficienza renale uno degli obiettivi generali è favorire l’assistenza domiciliare del paziente; una delle linee di intervento proposte a supporto è sperimentare modelli di dialisi domiciliare (dialisi peritoneale e emodialisi domiciliare), utilizzando strumenti di tele-dialisi assistita [1].

La dialisi domiciliare offre numerosi vantaggi se comparata con la dialisi effettuata in ospedale. Gli studi dimostrano diversi benefici per i pazienti in dialisi domiciliare in termini di sopravvivenza, qualità di vita, costi di spostamento, autonomia e benefici clinici, quali aumento del controllo dei valori pressori e del fosforo [28]. Inoltre, nella maggior parte dei paesi, il costo della dialisi domiciliare è inferiore al costo della dialisi effettuata in ospedale [911].

 

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Tra vecchi e nuovi target: il controllo pressorio negli ipertesi ambulatoriali in un’Unità di Nefrologia

Abstract

Obiettivo. Nei Paesi sviluppati il controllo pressorio è aumentato nelle ultime decadi ed è attualmente prossimo al 70% dei pazienti trattati. Riportiamo qui i risultati di uno studio trasversale condotto su soggetti ipertesi ambulatoriali.

Disegno e metodi. I seguenti parametri sono stati valutati in una coorte di 1412 pazienti ipertesi consecutivi (790 femmine, 622 maschi; età media: 60.3±12.2 anni) valutati da gennaio 2015 a dicembre 2016: età, genere, indice di massa corporea (IMC), circonferenza addominale (CA), abitudine al fumo, pressione arteriosa (PA), filtrato glomerulare stimato (eGFR), glicemia, assetto lipidico, farmaci antiipertensivi. In accordo con le linee guida europee, l’ipertensione è stata definita come livelli pressori ≥140/90 mmHg o l’uso di farmaci antiipertensivi. I pazienti la cui PA era <140/90 mmHg sono stati considerati come aventi raggiunto il controllo pressorio. Inoltre, in accordo con la ridefinizione di ipertensione suggerita dall’American College of Cardiology/American Heart Association (ACC/AHA), è stato valutato un secondo livello di controllo pressorio (PA <130/80 mmHg).

Risultati. Complessivamente, il 75.7% dei pazienti ipertesi ha raggiunto il target pressorio di <140/90 mmHg, mentre il 50.5% ha raggiunto quello di <130/80 mmHg. In entrambi i contesti, in confronto con i pazienti la cui PA non era controllata, quelli con PA controllata erano più giovani e di genere femminile, con una più bassa prevalenza di obesità, diabete e malattia renale cronica. Essi avevano, inoltre, una più bassa CA ed un più alto eGFR.

Conclusioni. Quasi il 76% dei pazienti raggiungeva il target pressorio di <140/90 mmHg, un risultato maggiore del 70% ottenuto in Europa. Il 50.6% raggiungeva quello di <130/80 mmHg, un risultato leggermente più alto del 47% di recente riportato in USA. 

Parole chiave: Pressione arteriosa, ipertensione arteriosa, controllo pressorio

Introduzione

L’ipertensione arteriosa è uno dei maggiori fattori di rischio indipendenti e modificabili per cardiopatia ischemica, scompenso cardiaco, accidenti cerebrovascolari, insufficienza renale e mortalità cardiovascolare in tutti i gruppi di età (1).

 

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