Gennaio Febbraio 2024 - Editoriali

La chiave di rilancio della Sanità italiana è la sinergia

L’epoca attuale ‒ non a caso definita “Era della Sostenibilità” ‒ attraversa incertezze economiche e sfide strutturali che pongono il Servizio Sanitario Nazionale italiano unico rimasto universalistico di fronte a un bivio darwiniano: adattarsi, trasformarsi, ammodernarsi o rischiare di scomparire.

Al netto della resilienza che ogni giorno osserviamo quale risultato generale dell’intero comparto salute ‒ quel tratto tipicamente italiano cui storicamente ci aggrappiamo perché “alla fine ce la si fa” ‒ per garantire la sopravvivenza, lo sviluppo e la sostenibilità della sanità pubblica è sempre più necessario un approccio strategico e collaborativo che coinvolga al contempo tutti gli attori della filiera.

Il primo passo deve essere culturale: la creazione di una rete sinergica tra operatori sanitari, manager, policy maker e industria passa da un cambio radicale di mindset: non “io” ma “noi”. La possibilità di condivisione di informazioni e risorse insieme alla creazione di team di lavoro multidisciplinare è fondamentale per svecchiare un servizio sanitario strutturalmente contestualizzato al 1978, anno di introduzione del “SSN”, ancora perfetto nei valori, molto meno nei modelli organizzativi e contrattuali. Se questo è un cambiamento che ogni manager della salute è chiamato ad alimentare, per rendere efficace il nuovo paradigma dobbiamo al contempo mantenere una forte pressione verso la politica affinché riveda quadri normativi ostili e burocrazia oramai fuori da ogni tempo. Porto l’esempio del trattamento dei dati sanitari che oggi non è possibile rendere disponibile tra professionisti e strutture sanitarie a scapito del paziente che viene così privato di quella snellezza nel percorso di cura che talvolta può essere fastidio, talvolta inefficienza, talvolta molto peggio. Questi vincoli rendono inoltre difficile lo sviluppo del filone della ricerca visto che senza l’accesso e condivisione ai dati non è possibile consentire al patrimonio di know how del nostro Paese di progredire dal punto di vista scientifico lasciando il timone a nazioni che invece hanno compreso il problema e sviluppano risultati e pubblicazioni attraendo capitali e finanziamenti. 

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