Appropriatezza del dispositivo di incannulazione nella gestione della FAV

Abstract

L’incannulazione della FAV in emodialisi utilizza un dispositivo notoriamente dannoso che inoltre espone l’operatore ad un elevato rischio di puntura accidentale. La decennale esperienza giapponese, che ha introdotto con un eccellente tasso di successo un nuovo dispositivo per l’incannulazione rappresentato da una cannula in plastica mandrinata, offre una interessante prospettiva da indagare.

L’obiettivo di questa revisione è verificare se siano descritti in letteratura dei vantaggi nell’utilizzo della cannula in plastica mandrinata in emodialisi rispetto all’ago tradizionale in metallo, in relazione al trauma vascolare meccanico ed emodinamico, adeguatezza del trattamento, comfort del paziente e sicurezza dell’operatore. Lo studio è stato condotto mediante ricerca, revisione e selezione di articoli scientifici attraverso motori di ricerca e riviste specializzate di settore.

Le peculiarità del dispositivo permettono di ampliare le possibilità attualmente esistenti nella pratica dell’incannulazione in emodialisi, producendo outcomes positivi per il paziente e l’operatore. Ciononostante, emerge necessità di ulteriori studi ed un aggiornamento del design del presidio.

Parole chiave: cannula per emodialisi, incannulazione dell’accesso vascolare, fistola arterovenosa

Introduzione

La fistola artero-venosa (FAV) autologa è a tutt’oggi considerata dalle più recenti linee guida di settore [1, 2], il gold standard tra gli accessi vascolari per il trattamento emodialitico, in rapporto al minor tasso di complicanze ed ai maggiori tempi di sopravvivenza. Ciononostante, la sua fragilità è sottolineata da possibili complicanze che possono emergere durante il processo di maturazione, o post-maturazione, spesso correlate all’infissione di aghi metallici [3].

Un’appropriata tecnica di incannulazione dovrebbe andare di pari passo con l’oculata scelta del device: il giusto ago per il giusto paziente. A tal proposito dovrebbero essere valutati bisogni e rischi individuali considerando le preferenze del paziente stesso, valorizzando in tal modo una presa in carico personalizzata e centralizzata, allo scopo di rafforzare la possibilità di raggiungere migliori outcomes in termini di sopravvivenza della FAV e comfort dell’assistito. Il processo di decisione dovrebbe quindi avvenire in discussione con il paziente, mediante una valutazione olistica dei suoi bisogni. Le linee guida 2018 della British Renal Society sui principi per una buona procedura di incannulazione [2] raccomandano come questa debba essere orientata a minimizzare il danno arrecato all’AV, le complicanze, il dolore e l’ansia correlati all’incannulazione.

 

La visualizzazione dell’intero documento è riservata a Soci attivi, devi essere registrato e aver eseguito la Login con utente e password.