Narrare le donazioni per ridurre le opposizioni al trapianto

Abstract

In Italia nel 2017 su 2738 accertamenti di morte c’è stato un 28,7% di opposizioni dei familiari all’espianto degli organi post mortem. L’opposizione è una grave limitante allo sviluppo dei programmi dei trapianti. Il trapianto dà la qualità di vita e la sopravvivenza migliori al minor costo. Si propone l’impiego della Medicina Narrativa (MN) per ridurre le opposizioni. La Medicina Narrativa – come attestato da Rita Charon – “fortifica la pratica clinica con la competenza narrativa per riconoscere, assorbire, metabolizzare, interpretare ed essere mossi dalle storie di malattia”. Sono state raccolte otto storie che hanno avuto particolare eco. 1. Quella di Nicholas Green, il bambino americano ucciso sulla Salerno-Reggio Calabria i cui organi salvarono sette persone. 2 La storia di Ylenia, che impara la solidarietà dai trapianti. 3. Quella di Robin JA Eady, Professore di Dermatologia a Londra e seconda persona messa in dialisi da Scribner a Seattle. 4. La storia di Liberato Venditti, un giovane che amava la vita e le arrampicate in motocicletta. 5. La storia del giovane calciatore del Real San Felice (Caserta) Giuseppe Feola, ricordato dal campione del Napoli Gonzalo Higuaín. 6. La donazione degli organi del Professor Bruno Memoli. 7. Le riflessioni di un cardiochirurgo espiantatore. 8. La storia di Federico Finozzi che racconta del suo trapianto.

Come scrive Trisha Greenhalgh “le storie hanno una dimensione etica. La persona che legge o ascolta un tale storia incorre nel dovere di agire. Le storie sono aperte e sovversive”.

Parole chiave: Medicina Narrativa, donazione degli organi, opposizione alla rimozione degli organi, insufficienza degli organi da trapiantare, narrazione della donazione degli organi.

Introduzione

Giovanni Paolo II nel discorso tenuto ai partecipanti del Primo Congresso Internazionale della Society for Organ Sharing sottolineava che: “Soprattutto, questa forma di trattamento è inseparabile da un atto umano di donazione. In effetti, il trapianto presuppone una decisione anteriore, esplicita, libera e consapevole da parte del donatore o di qualcuno che legittimamente lo rappresenti, di solito i parenti più stretti.  

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