Abstract
Premesse. L’approccio tradizionale all’esame morfologico del sedimento urinario (EMS) ne prevede l’abbinamento con l’esame chimico-fisico (ECF), con ricadute sui carichi di lavoro e conseguente ricerca di totale automazione nella sua esecuzione.
Metodi. Nel considerare l’EMS come un esame specialistico, accuratamente eseguibile solo con una specifica professionalità, dal 2005 il nostro laboratorio ne ha deciso l’esecuzione ai pazienti degenti solo in seguito a richiesta specifica. A distanza di 11 anni, abbiamo voluto analizzare l’impatto a lungo termine di questo approccio sul servizio fornito. Sono stati valutati i risultati nel periodo 2009-2016, nel quale il nostro ospedale non ha subito modifiche sia nel numero dei letti di degenza che nel case-mix.
Risultati. Nel periodo 2009-2013 sono stati richiesti una media di 2264 EMS/anno e di 10.204 ECF/anno, con un rapporto medio del 22,2%. Dal 2014, a seguito di una nuova modalità di accettazione informatica dell’EMS, si è registrata un’ulteriore diminuzione delle richieste (media/anno: 923), che non si associava a una diminuzione di ECF (media/anno: 9810) (media EMS/ECF, 9,4%). Le richieste di EMS pervenivano principalmente da Pediatria (47,8%), Nefrologia (20,9%) e Reumatologia (18,3%). Mediante la compilazione di un questionario, i reparti hanno valutato il servizio fornito in modo soddisfacente, mettendo d’altro canto in luce alcune criticità di tipo preanalitico.
Conclusioni. La modalità di gestione dell’EMS da noi implementata riduce drasticamente il numero delle richieste e aumenta l’appropriatezza della richiesta. Ciò è ottenuto senza impatto negativo sulla cura dei pazienti.
Parole chiave: Esame urine, Governo clinico, Sicurezza del paziente