Abstract
L’insufficienza renale acuta (AKI) è una complicanza ad alta prevalenza nei pazienti con cancro. Il rischio di AKI dopo la diagnosi di cancro è del 18% nel primo anno, del 27% al quinto anno e il 40% dei pazienti in condizioni critiche con cancro necessita di terapia sostitutiva renale.
Le cause di AKI possono essere pre-renali per problemi emodinamici, correlate alla neoplasia, a complicanze metaboliche, e al trattamento farmacologico o chirurgico.
Bisogna preventivamente proteggere la funzione renale mediante idratazione, utilizzo di farmaci non nefrotossici, correzione dell’anemia, prevenzione dell’AKI indotta da mezzo di contrasto (CI-AKI), aggiustamento della terapia oncologica nei pazienti con CKD. È indispensabile controllare la funzione renale basale, l’andamento della creatinina, gli elettroliti, l’esame urine e la proteinuria, effettuare diagnostica per immagini, eventualmente la biopsia renale.
La valutazione dei pazienti deve essere multidisciplinare e tempestiva prevedendo anche l’avvio del trattamento sostitutivo renale (RRT). Esistono differenti modalità di trattamento sostitutivo in funzione del quadro clinico del paziente con AKI e cancro: emodialisi intermittente (IHD), trattamento sostitutivo prolungato intermittente (PIRRT), trattamento sostitutivo continuo (CRRT). Risulta fondamentale il concetto di dose somministrata, rispetto a quella prescritta, così come l’anticoagulazione dei circuiti extracorporei che deve essere regionale con citrato (RCA) come prima scelta nella gestione delle CRRT, per ottenere un’ottimale anticoagulazione del circuito, con riduzione degli episodi di impaccamento e del downtime, mantenendo inalterato lo stato coagulativo del paziente.
L’approccio multidisciplinare onco-nefrologico è fondamentale per ridurre il tasso di mortalità, che è ancora oggi elevato in questa categoria di pazienti.
Parole chiave: AKI, cancro, RRT, citrato