La sanità del Lazio è in una fase di trasformazione strutturale, di riorganizzazione e di efficientamento. L’assenza della sanità di prossimità e di sistemi di presa in carico era uno dei grandi punti di debolezza del nostro sistema sanitario. Proprio questo, quindi, è stato uno degli ambiti di intervento su cui abbiamo concentrato la nostra azione. Un’opera nella quale trova ampio spazio anche l’offerta dedicata alle patologie nefrologiche, che viene ripensata mettendo al primo posto la tutela e i bisogni dei pazienti, ottimizzando le risorse a disposizione, senza aumentare la spesa.
Che si tratti di un ambito di grande rilevanza per una regione come il Lazio lo dicono i numeri: la malattia renale cronica nella nostra regione interessa oltre 715.000 persone, pari al 13% della popolazione, di cui in dialisi circa 4.386 (con un aumento annuo di circa altre 900 unità) e circa 850 in attesa di ricevere un trapianto di rene. A queste persone stiamo cercando di dare risposte di cura e assistenza più solide, rispetto al passato. La Regione Lazio ha fatto enormi passi in avanti nella cura e nella presa in carico dei pazienti con patologie nefropatiche. Oggi la rete di nefrologia, dialisi e trapianto del Lazio, infatti, oltre ad occuparsi di prevenzione e diagnosi precoce, prevede programmi assistenziali integrati anche di tipo riabilitativo ed è connessa con una rete informatica per il Registro Regionale di Dialisi e Trapianto, che consente alla Regione Lazio anche la valutazione degli esiti clinico assistenziali secondo le modalità del Piano Nazionale Esiti.
Siamo però consapevoli che c’è ancora moltissimo da fare, soprattutto nel rafforzamento della rete e nel miglioramento dei processi di presa in carico del paziente nefropatico. Il processo di riqualificazione dell’assistenza territoriale e ospedaliera passa attraverso l’ascolto dei medici e delle associazioni dei nefropatici, naturalmente nel perimetro della normativa nazionale. Il programma regionale per la nefrologia e dialisi dovrà assicurare sempre più il coordinamento di programmi di prevenzione primaria e secondaria non solo all’interno della rete nefrologica, sviluppando sul territorio attività di collaborazione multispecialistiche, sul modello già in atto nel Lazio nelle Case della Salute.
Il governo della rete di Nefrologia e Dialisi terrà conto dei livelli di competenze clinico-organizzative e di funzioni per livelli di complessità, secondo il modello Hub – Spoke, cercando di superare le suddivisioni amministrative delle aziende sanitarie di riferimento. In particolare, abbiamo previsto una rete nefrologica ospedale-territorio che individua un numero definito di strutture di riferimento di elevata capacità diagnosticoterapeutica e in grado di assorbire la domanda di cure complesse, a sua volta selezionata e proposta dai più piccoli centri di nefrologia e dialisi che compongono la rete. A questi ultimi, saranno affidate le prestazioni a minore complessità e in maggiore continuità con il territorio circostante.
La definizione dei numeri di Hub e Spoke sarà determinata dal fabbisogno nefro-dialitico accertato dai dati epidemiologici della Regione Lazio e nel rispetto delle aree di offerta sanitaria definita dalla normativa in vigore, anche a seguito del recente accorpamento delle ASL e delle Aziende Ospedaliere che la Regione Lazio ha in corso. Si individueranno, inoltre, i singoli poli di nefrologia e dialisi che, per risorse, organizzazione, funzioni assicurate e competenze specifiche possano consentire la centralizzazione dell’offerta assistenziale regionale di più elevata specializzazione.
Un lavoro impegnativo che è stato avviato, ma che per essere portato a compimento richiederà lo sforzo di tutti, con l’obiettivo comune di migliorare e perfezionare al massimo l’assistenza ai pazienti per una risposta organica alla frammentazione delle cure e all’assistenza sul territorio.