Abstract
L’autore, riassumendo i contenuti della sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 25 settembre 2019, prova a formulare una prima proposta perché questo nuovo diritto iscritto nella libertà della persona non trasfiguri nell’eutanasia e nelle pur sempre possibili derive che minano la dignità delle persone più fragili e vulnerabili. Sviluppa le sue argomentazioni in chiave pratica nella consapevolezza che, spesso, i diritti dichiarati sono poi traditi nella fase della loro concreta applicazione pur nella convinzione che occorre responsabilmente ricostruire l’equilibrio che la legge n. 217/2007 aveva cercato di offrire alla relazione medico-paziente. Senza però delegittimare la deontologia medica che deve continuare ad illuminare, con i suoi principi-guida, i comportamenti professionali.
Parole chiave: aiuto al suicidio, auto-determinazione della persona nel fine-vita, doveri del medico, doveri delle strutture sanitarie pubbliche, deontologia medica