I programmi educativi nell’emodialisi domiciliare: scoping review

Abstract

Introduzione. L’emodialisi domiciliare rappresenta una scelta terapeutica efficace nei pazienti con malattia renale cronica. La gestione della stessa, come evidenziato in letteratura, richiede una buona capacità di self-care del paziente e di un adeguato contributo al self-care relativo al caregiver. Pertanto, la strutturazione di programmi educativi riveste un ruolo fondamentale per la presa in carico del paziente.
Scopo. Lo scopo del presente studio è quello di mappare i programmi educativi rivolti al caregiver e al paziente sottoposto a trattamento emodialitico domiciliare, al fine di definire le lacune in letteratura rispetto a tale focus.
Metodi. È stata condotta una Scoping Review, secondo le linee guida della Joanna Briggs Institute. Gli articoli potenzialmente rilevanti sono stati identificati in seguito ad un processo di selezione sui principali database (PubMed, Scopus, CINAHL, EMBASE, Web of Science e Google Scholar), non adottando alcun limite temporale.
Risultati. I programmi educativi presenti in letteratura per il paziente in emodialisi domiciliare si concentrano su focus sia di natura clinica che psicologica; la formazione mediante un approccio “pratico” rappresenta la strategia di più alto impiego.
Discussione e conclusioni. La review sottolinea il ruolo cruciale che un approccio educativo multidisciplinare e multidimensionale può fornire al paziente in emodialisi domiciliare. È necessario ottimizzare le strategie educative nei confronti di questa popolazione al fine di un miglioramento degli esiti sui pazienti.

Parole chiave: infermieristica domiciliare, infermieristica in nefrologia, emodialisi, self-care, dialisi

Introduzione

La malattia renale cronica (Chronic Kidney Disease – CKD) è una patologia cronica con andamento progressivo definita dalle linee guida “Kidney disease improving global outcome” (KDIGO) come “un’anomalia della struttura o della funzione renale, presenti per 3 mesi, con implicazioni per la salute” (KDIGO 2024) [1]. Nell’ambito della gestione della malattia renale cronica vengono definite diverse strategie terapeutiche partendo dall’approccio conservativo fino ad arrivare al trattamento renale sostitutivo o al trapianto [2]. Il trattamento renale sostitutivo è rappresentato dalla dialisi, un procedimento fisico che mediante la presenza di una membrana semipermeabile e una soluzione di lavaggio, detta dializzato, determina l’eliminazione delle sostanze tossiche dall’organismo [3]. Attualmente sono disponibili due metodiche di svolgimento della dialisi, ovvero l’emodialisi e la dialisi peritoneale domiciliare [4]. Nonostante l’emodialisi in centro comporti diversi vantaggi, tra cui l’assistenza diretta e un gruppo multidisciplinare a completa disposizione che fornisce supporto, l’elevata frequenza delle sedute in ospedale può determinare un impatto notevole sulla qualità di vita del paziente [5]; pertanto l’emodialisi domiciliare rappresenta una valida alternativa. La letteratura definisce che, negli ultimi anni i tassi di ospedalizzazione e mortalità̀ dei pazienti gestiti in emodialisi in struttura risultano elevati rispetto ai dati provenienti dai pazienti gestiti in emodialisi domiciliare [6]. Il trattamento emodialitico domiciliare presenta diversi benefici in quanto mantiene l’autonomia del paziente e diminuisce il rischio di contrarre infezioni ospedaliere [7]; tuttavia, esistono dei fattori ostacolanti l’inizio di tale trattamento che possono essere di varia natura [7]: tecnica, legate alla difficoltà di gestione della fistola; psicosociale, legata a sentimenti di paura del paziente e della famiglia; clinica, legata alle complicanze relative alla malattia e al trattamento. Questi rischi possono essere ridotti da un appropriato processo di preparazione e educazione del paziente e del caregiver [7]. 

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