Abstract
Gli inibitori della calcineurina (CNI) hanno rivoluzionato i risultati del trapianto d’organo e sono tuttora i farmaci immunosoppressori più usati nel trapianto. I CNI inibiscono un sistema di fosfatasi necessario per consentire la translocazione nel nucleo di un fattore di trascrizione da cui dipende la sintesi di interleuchina-2. Questo passaggio è fondamentale per la successiva proliferazione e differenziazione delle cellule T. In questo articolo vengono brevemente riassunte le caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche di CNI, i loro potenziali effetti collaterali renali ed extra-renali ed i risultati ottenuti con CNI nel trapianto renale. Per prevenire eventi avversi le dosi di CNI dovrebbero essere ridotte in presenza di insufficienza renale o ipertensione severa, l’uso di farmaci nefrotossici dovrebbe essere evitato quando possibile, molta attenzione dovrebbe essere posta nell’usare farmaci che interferiscono con l’attività del citocromo P450 o della glicoproteina P. Inoltre, non va fatto troppo affidamento ai livelli ematici di CNI, che non riflettono la concentrazione intracellulare, che è molto superiore e molto più importante di quella plasmatica.
I due inibitori della calcineurina (CNI) attualmente in commercio sono ciclosporina (CsA) e tacrolimus (TAC). CsA è un polipeptide ciclico composto da circa 11 aminoacidi derivato dal fungo Tolypocladium inflatum gums. TAC è un antibiotico macrolide derivato dal fungo Streptomyces tsukubaensis. I due CNI hanno una struttura molecolare diversa, ma entrambi hanno simili caratteristiche farmacologiche ed un simile meccanismo d’azione consistente nell’inibizione della calcineurina intra-cellulare.
I due CNI originali sono stati sostituiti rispettivamente da una nuova microemulsione per la CsA (Neoral) e da una formulazione che consente una mono-somministrazione giornaliera per il TAC (Adavagraf). Sono anche disponibili formulazioni generiche.